Rivista "IBC" XXI, 2013, 3

progetti e realizzazioni

Riconciliare le persone con il loro territorio: è questo l'obiettivo di un progetto che collega l'Appennino emiliano con l'Europa, per uscire dalla marginalità e salvare il paesaggio.
Le montagne di casa

Silvia Costetti
[architetto, responsabile del progetto "Reconnecting people with the land"]

Il progetto "Reconnecting people with the land" è nato per partecipare a un bando europeo nell'ambito del programma "Progress", che richiedeva di presentare proposte sperimentali da testare in ambiti circoscritti per verificarne il potenziale di sviluppo su larga scala, con l'obiettivo di contribuire a migliorare la qualità e l'efficacia delle politiche sociali e facilitare il loro adeguamento alle nuove sfide europee. Il bando prevedeva la collaborazione di almeno tre partner di diversa nazionalità. L'ente capofila di "Reconnecting people with the land" è il Consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale, che ha fortemente sostenuto questo progetto, a cui hanno aderito molte amministrazioni pubbliche e università, in Italia e all'estero.

Gli altri partner italiani sono: il Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano; l'Ente di gestione dei parchi dell'Emilia Centrale; la Comunità montana dell'Appennino reggiano; l'Università di Bologna - Facoltà di agraria; i comuni di Toano, Vetto e Villa Minozzo (Reggio Emilia); l'Unione dei comuni montani delle valli del Dolo, Dragone e Secchia: Montefiorino, Frassinoro e Palagano (Modena). I partner europei sono la University of East London (Gran Bretagna), la Municipalità di Velenje (Slovenia), la Sport Association Friends of Nature (Ungheria), la Réseau Européen des Sites Casadéens (Francia).

La fase di progettazione, durata più di un mese, è stata un work in progress che ci ha visto confrontarci con amministratori, ricercatori e docenti universitari italiani, inglesi, ungheresi e francesi interessati al nostro Appennino e desiderosi di mettere a disposizione la loro conoscenza e la loro esperienza per cercare di arginare lo stato di abbandono della nostra montagna e, in generale, per dare nuovo impulso alle aree marginali ed ex rurali in tutta l'Europa.

La nostra proposta di sperimentazione si focalizza infatti sulle aree marginali non metropolitane (presenti in buona parte dell'Europa) e mira a creare/ricreare la relazione tra persone e territorio, per iniziare una transizione partecipata verso un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico, basato sui territori. Il target group è costituito dalla popolazione non attiva (studenti, disoccupati, pensionati, casalinghe, giovani immigrati) che vive in zone marginali non metropolitane (l'Appennino è tale) e che può costituire un potenziale rilevante per il territorio.


Il modello che ha guidato l'espansione e la crescita di tutte le aree non urbanizzate d'Europa negli ultimi cinquant'anni, che prevede una vita pendolare basata sull'attrazione delle grandi città e sulla loro capacità di produrre benessere e opportunità anche per chi viene da fuori, si è profondamente incrinato in questi ultimi anni. La promessa del benessere e della sicurezza è spesso destinata a rimanere tale, e il costante flusso di veicoli e di risorse, in questo modello eterotopo, non è più sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Se questo modello non funziona più, è necessaria una profonda riconversione economica, ma prima di tutto sociale e culturale.

Questa riconversione è l'obiettivo ultimo del nostro progetto: se l'indifferenza spaziale ha dominato gli ultimi cinquant'anni di cultura, forse ora occorre ripartire dai luoghi e trovare in essi stimoli nuovi. E a nostro avviso, per poter trovare strade nuove, è necessario che in un mondo globale ci sia una forte società locale. In un'epoca in cui i servizi pubblici potranno fare sempre meno, il senso di appartenenza a una comunità sana e la capacità di portare avanti progetti condivisi saranno sempre più importanti: per questo il progetto mira a offrire nuovi stimoli per lavorare e dialogare insieme.

"Reconnecting people with the land" si propone, tra l'altro, di definire una chiara metodologia di approccio: il ragionamento sui territori non urbanizzati e le loro problematiche attuali può essere applicato anche a realtà molto diverse tra loro. La metodologia messa a punto nel corso del progetto verrà dunque testata e condivisa per essere valutata e replicata in altri luoghi, con l'aiuto di esperti e di due professori dell'Università di East London, docenti di Economia politica e sviluppo sostenibile

La sperimentazione avrà luogo nei comuni italiani e sloveni coinvolti nel progetto. La fase della disseminazione e condivisione dei risultati interesserà invece tutti i partner. Per il nostro Appennino sarà una sfida all'attuale stato di abbandono del contesto socio-territoriale, che è anche una delle principali cause del dissesto idrogeologico in atto. A oggi non si sa ancora se "Reconnecting people with the land" sarà finanziato dall'Unione Europea ma il Consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale è molto interessato alla sua realizzazione perché reputa più sensato lavorare per prevenire l'abbandono dei luoghi, che per far fronte alle emergenze conseguenti a tale abbandono.


Nell'Appennino emiliano, come si è detto, esiste una quota importante di popolazione che vive sul territorio e che per varie ragioni non è attiva: bambini, giovani, studenti, madri, disoccupati, anziani e disabili. Queste categorie sociali vivono spesso con disagio la loro collocazione geografica: tanti bambini e ragazzi si annoiano, e non vedono opportunità o valori se non altrove; le donne raramente hanno luoghi di ritrovo adatti alle loro esigenze e le distanze da percorrere per la cura dei figli non lasciano loro tempo per un'attività lavorativa più soddisfacente; molti anziani si sentono soli e inutili; i disoccupati non riescono a vedere opportunità sul territorio e la situazione attuale rende per loro rischioso trasferirsi altrove. Le comunità locali sono sempre più disgregate e chiuse in piccoli gruppi e anche i processi democratici faticano a realizzarsi su un territorio che va spopolandosi.

Da varie esperienze è risultato che la conoscenza del territorio è scarsa in tutte queste categorie, nonostante si sia in presenza di luoghi ricchi di valenze paesaggistiche, storiche, naturalistiche e culturali. Il territorio è spesso assente dalla vita delle persone, soprattutto perché oggi la maggior parte delle persone lavora, compra, socializza, studia - e desidera - altrove. Persone e territorio appaiono quindi scollegati fra loro, in un assetto che non può che essere perdente e che si riflette in una situazione socioeconomica, e soprattutto ambientale, preoccupante.

L'Appennino emiliano è un'area di interesse collettivo, che per mantenere il suo unico e prezioso assetto paesaggistico e naturalistico chiede di essere curato e presidiato, ma attualmente pochi usano e frequentano campi, boschi, fiumi, e il dissesto idrogeologico si sta facendo sempre più estremo. Il territorio produce scarso reddito, e insieme al dissesto idrogeologico, il declino economico e sociale si sta rendendo sempre più evidente, con conseguenze potenzialmente drammatiche anche per i territori circostanti, e soprattutto per le vicine aree urbane. Se le persone che attualmente sono poco o per nulla attive, e che dunque restano limitate in tutte le loro potenzialità umane ed economiche, si riappropriassero del proprio territorio, imparando a conoscerlo, a cercare in esso delle opportunità, e a prendersene cura insieme agli altri, si potrebbe realizzare un cambiamento importante, in grado di innescare, a catena, altri processi virtuosi.

Gli obiettivi principali del progetto sono quindi i seguenti:

· ricostruire un rapporto identitario, sociale, culturale ed economico nuovo e stimolante tra iltarget group e il territorio in cui vive;

· trasformare la stasi che coinvolge e blocca tante persone a causa della crisi economica in un'occasione di rigenerazione personale e di riconversione professionale, sperimentando un'idea di welfare rigenerativo che prevenga possibili cause di esclusione sociale;

· incentivare la frequentazione e il presidio del territorio e promuovere la comprensione del paesaggio e della sua corretta gestione come valore comune condiviso;

· rigenerare le comunità locali e migliorare la qualità della vita nelle aree non urbane marginali e scarsamente popolate;

· sollecitare le persone a intraprendere studi o attività in grado di generare sviluppo sostenibile e altamente specializzato sul territorio;

· trovare modalità sostenibili per trarre reddito, imparando a cogliere le nuove opportunità offerte da un territorio antico di alto valore culturale;

· favorire l'invecchiamento attivo e sostenere il coinvolgimento degli anziani nelle nuove attività utilizzando la loro conoscenza dei luoghi;

· offrire agli immigrati occasioni per socializzare e cercare nuove opportunità per prevenire fenomeni di esclusione ed emarginazione;

· stimolare nei bambini uno spiccato senso di appartenenza ai loro luoghi e contemporaneamente fornire alle madri un servizio di assistenza essenziale, a oggi carente o del tutto assente;

· creare un database in cui tutti i dati dei Comuni interessati al progetto (demografici, socioeconomici, relativi ai servizi pubblici eccetera) possano essere condivisi, aggiornati e consultabili;

· fornire alla popolazione strumenti da utilizzare per comunicare, condividere informazioni e aiutarsi vicendevolmente (in particolare: il sito e il numero verde gestito dal Consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale);

· testare le politiche di progetto in contesti locali differenti (Appennino emiliano, Slovenia, Francia, Ungheria);

· verificare se un metodo che prevede costi contenuti possa realmente innescare processi virtuosi ad alto valore aggiunto.


Il progetto è profondamente place based e verrà attuato con una modalità altamente partecipativa. L'obiettivo di fare incontrare le persone e il territorio viene raggiunto fornendo alle persone stesse servizi e opportunità di crescita e socializzazione pensate e strutturate sul territorio e sulle sue qualità, partendo da una conoscenza condivisa e ragionata dei luoghi, che verranno così vissuti, frequentati e presidiati.

Il progetto avrà durata triennale e si articolerà nelle seguenti fasi, dettagliatamente calendarizzate in un articolato piano di lavoro: elaborazione e pianificazione delle azioni; attivazione delle azioni e reclutamento dei partecipanti; fase esplorativa sul territorio ed elaborazione delle mappe ragionate; attivazione dei laboratori; monitoraggio; disseminazione in tutti i paesi dei partner del progetto; audit conclusivo.

Dopo una prima fase conoscitiva, condotta in sinergia dagli stakeholders e dai tutor, in ogni comune sarà messa a punto una mappa ragionata della comunità, che riportando lo stato reale del territorio, e innescando un dibattito costruttivo su questo tema, metterà in evidenza rischi, debolezze, punti di forza e opportunità. Le mappe ragionate della comunità saranno condivise da tutti i partner per declinare in ogni comune le tematiche dei laboratori, avendo chiari sia gli obiettivi generali del progetto, sia il contesto su cui si interviene.

I laboratori avranno il loro filo conduttore nella stagionalità, elemento caratteristico dei territori non urbanizzati, e saranno aperti a tutti per stimolare la partecipazione attiva e lo scambio di esperienze tra generazioni diverse. Dovranno mettere in luce anche le esperienze in atto in altri luoghi per affrontare in modo attivo le nuove vulnerabilità. Ogni laboratorio sarà seguito da uno o più esperti e sarà condotto in modo da mettere a punto un modello replicabile ed esportabile in altre realtà, e soprattutto tale da renderne valutabili gli effetti. Questi i temi attualmente ipotizzati:

· la cittadinanza attiva, per diffondere conoscenza, consapevolezza e rispetto per il luogo in cui si vive;

· l'esplorazione del territorio, specifico per i bambini;

· i consigli comunali dei ragazzi, per avvicinare i bambini delle scuole medie ed elementari alle problematiche e alle opportunità del loro territorio e di quelli limitrofi;

· la documentazione del territorio, per sensibilizzare all'uso dei più moderni sistemi di comunicazione e sviluppare un approccio nuovo ai luoghi e alle persone attraverso la narrazione filmata: l'intento finale è dar vita a un festival del documentario;

· la fotografia e il disegno del paesaggio, per sensibilizzare le persone a guardare con occhi nuovi il loro territorio e per coglierne aspetti inconsueti;

· l'agricoltura biologica multifunzionale, per testare le potenzialità agronomiche dei terreni della media collina e del crinale, recuperare all'agricoltura i versanti sistemati a terrazzi con muri a secco, caratterizzati da particolare microclima (come accade a Vetto), e per verificare la sostenibilità dell'impianto di nuove attività in terreni abbandonati e in disuso;

· la cucina basata sui prodotti locali, per promuovere il consumo di cibi sani e coltivati in loco, per prevenire le malattie legate a una scorretta alimentazione e migliorare lo stato di salute della popolazione;

· gli orti scolastici;

· lo sport all'aperto.


Nella descrizione di un progetto lo spazio finale è di solito riservato ai risultati che ci si attende. In questo caso i verbi in elenco sono tutti coniugati al futuro, non tanto come in un libro dei desideri, quanto per suggellare le proposte con un forte auspicio alla riuscita finale.

Finalmente le aree non urbanizzate diventeranno argomento di dibattito e di interesse per i media e la consapevolezza del valore del paesaggio si diffonderà a larga scala. I residenti diventeranno orgogliosi del loro territorio, percepito come una risorsa, e aumenterà il loro senso di appartenenza. Le zone abbandonate diminuiranno e si tornerà ad avere cura di campi, boschi, sentieri e sorgenti. La maggiore frequentazione del territorio per esigenze di lavoro, sport, cultura e tempo libero, ne garantirà una migliore salvaguardia.

La storia e le peculiarità del paesaggio diventeranno parte importante delle attività didattiche. L'agricoltura di alta qualità su piccola scala diventerà un'attività diffusa, in grado di migliorare i budget delle famiglie. I servizi di cura dell'infanzia legati ai temi del territorio diventeranno un servizio permanente. La messa a punto della mappa dei terreni senza proprietari noti suggerirà ai comuni strategie per recuperarli.

I partner del progetto metteranno a punto nuovi progetti comuni per il futuro. Alcuni dei partecipanti alla sperimentazione decideranno di continuare a lavorare insieme con obiettivi connessi al recupero e alla valorizzazione del territorio e nasceranno nuove attività imprenditoriali. I rapporti tra gli enti locali e gli abitanti diventeranno più produttivi ed efficaci, aumenterà la partecipazione dei residenti alla vita della comunità e i processi democratici di governo del territorio diventeranno più snelli e condivisi.

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