Rivista "IBC" XV, 2007, 2
biblioteche e archivi / interventi, storie e personaggi
Ricorre quest'anno l'ottantesimo anniversario della morte di Venceslao Santi, noto studioso e autore di pubblicazioni storiche di rilievo, in gran parte incentrate sulla montagna modenese. Nato a Pievepelago il 22 agosto 1855, dal 1883 prende dimora a Modena dove si dedica all'insegnamento di storia e geografia negli istituti superiori (tra cui il prestigioso Liceo "San Carlo") e all'indagine storica a tutto campo finalizzata alle più diverse realizzazioni editoriali (articoli su quotidiani e periodici, saggi, monografie, volumi). È tra i fondatori dell'ottocentesca Accademia dello Scoltenna di Pievepelago e tra i più attivi collaboratori della Deputazione modenese di storia patria. Tra le sue numerose opere: La Via Giardini (1885), Memorie storiche di Sant'Anna Pelago nel Frignano (1892), Memorie storiche del Frignano (1893), i due volumi de La storia nella "Secchia rapita" (1906 e 1909, premiati dall'Accademia dei Lincei) nonché la cura, in collaborazione con Dante Pantanelli, del volume L'Appennino modenese (1896), in cui compare pure il suo saggio Itinerari frignanesi. Muore a Modena l'1 luglio 1927. L'imponente materiale documentario raccolto da Venceslao Santi nel corso di decenni di attività - in copia (anche come "scheda" di lavoro) oppure in originale - confluirà nell'archivio di Albano Sorbelli, prima a Ca' d'Orsolino - Benedello di Pavullo, nel Frignano, e in seguito alla Biblioteca Estense di Modena, compreso nel monumentale Fondo "Sorbelli".1
In alcuni tra i suoi primi scritti giovanili Santi affronta con scarsa indulgenza credenze, pregiudizi e superstizioni popolari in nome del progresso e della scienza,2 ma nel corso degli anni successivi la sua appassionata attività lo condurrà a occuparsi anche di aspetti demologici attraverso la ricerca di documenti di cultura tradizionale, in gran parte rimasti a tutt'oggi inediti e, in un unico caso accertato, analizzati da un altro studioso. Oltre a effettuare ricerche dirette, applica una metodologia tipica dei folkloristi della sua epoca avvalendosi della collaborazione di corrispondenti che, con il suo coordinamento, si muovono più agevolmente nella raccolta locale di testimonianze popolari: dal canto alle costumanze, dalla poesia ai "fogli volanti" dei cantastorie, dalla tradizione dell'ottava rima (mutuata dall'Ariosto, dal Tasso e dal Boiardo) al "maggio" nelle sue diverse tipologie. Intorno a questi suoi quasi sconosciuti interessi, nell'ambito dei progetti del Centro etnografico ferrarese, sto svolgendo una serie di studi specialistici, dei quali fornirò alcune anticipazioni esemplificative come doveroso omaggio all'eminente studioso.
Durante le fasi della redazione della monografia dedicata a Sant'Anna Pelago, Venceslao Santi raccoglie probabilmente il più importante corpus in assoluto di testi della tradizione del maggio lirico sacro, altrimenti definito "delle anime purganti", per i suoi contenuti e per le finalità della questua, i cui proventi venivano (e, in alcuni casi, vengono tuttora) destinati alla celebrazione di messe o di altre sacre funzioni.3 Pubblica soltanto uno di tali documenti, cantato nella località oggetto della sua ricerca, non senza averne sommariamente descritto le modalità esecutive: "Consiste esso in una specie di lauda che ad immemorabili si canta, andando di casa in casa, ogni anno, ordinariamente nell'ultima settimana di maggio o nella prima di giugno a fine di raccogliere elemosine a sollievo delle anime del Purgatorio".4
Il restante materiale verrà studiato nelle sue linee essenziali da Sesto Fontana che, nel 1929, dando alle stampe il suo importante volume "Il Maggio", nel paragrafo dedicato al Maggio sacro, ne utilizzerà alcuni frammenti esemplificativi precisando che si trattava di "saggi da vecchi scartafacci manoscritti gentilmente favoritimi dal [...] prof. Venceslao Santi di Pievepelago".5 Reperita anche con il contributo di don Bartolomeo Bartolotti, parroco di Rotari, questa documentazione è contenuta in dodici fascicoli, comprendenti pure una trascrizione musicale del maggio delle anime cantato a Riolunato e un foglio volante.6 Da segnalare, tra i tanti, un testo raccolto a Rotari portante la dichiarazione "Scritto da me Giovanni Serafini l'anno 1850..." e così commentato da Fontana: "Vi è un Maggio uguale a quello cantato a Riolunato con la variante 'casa casa che tu porti' invece di 'Riolunato che tu porti' nell'ultima strofa".7
Unico centro frignanese in cui hanno convissuto tutte le forme di maggio (reso noto agli studiosi italiani grazie anche alle ricerche di Alan Lomax), Riolunato si distingue, proprio con i suoi maggi, per due relazioni inedite, probabilmente ottocentesche, opera di uno stesso non identificato corrispondente e in talune parti assai simili tra loro.8 Per quanto riguarda il maggio delle anime, si legge in una di esse la descrizione del rituale, le cui modalità esecutive sono peraltro giunte assai simili sino ai nostri giorni: "componimento di quartine in versi di otto sillabe, che alcuni cantori del paese, diretti dal cassiere delle anime del purgatorio, accompagnati dal suono di un violino cantano nella prima domenica di Maggio per le pubbliche strade affine di muovere i buoni paesani a gettare l'obolo volontario in sufraggio dei cari trapassati". Del testo trascriviamo la prima e l'ultima stanza: "Siam venuti a cantar maggio / per quell'anime purganti / che son anni tanti e tanti / che da noi fecer passaggio // Rimanete in santa pace / buona gente in compagnia / sia(n) con voi Gesù e Maria / mentre poi mia lingua tace".9
Nell'altra relazione si legge che questo maggio è effettivamente "considerato come un rito" e che "ha vita da tempi abbastanza remoti". In entrambi i documenti vengono inoltre fornite notizie sul "maggio delle Ragazze", un maggio lirico profano tra i più conosciuti in Italia, oggi eseguito a cadenza triennale, un tempo praticato annualmente "l'ultima sera d'apprile" da schiere di "parecchi giovani del paese accompagnati da un concerto di violini" allo scopo di "cantare a guisa di serenata sotto le finestre delle loro amanti, incominciando dalle autorità civili ed eclesiastiche". I testi ivi riportati, con qualche variante rispetto al testo attualmente utilizzato, presentano in alcune loro parti somiglianze ancora più accentuate con il canto originario, opera di Giulio Cesare Croce. L'ultimo verso della tradizione orale, per esempio, "Torn(i)amci a ritrovare / in bel maggio fiorito / che di nuovo fa invito / qui al ritorno", può essere significativamente comparato con l'analogo, pubblicato nell'edizione 1622 della Canzonetta crociana tratta da I Freschi della Villa: "Deh vienci à consolarci, / O bel Maggio fiorito, / Che di nuovo t'invito / A far ritorno".10
Pure il maggio drammatico è documentato in uno di questi scritti, anche se privo di esempi testuali e non descritto nello svolgimento come i precedenti, forse per un minore interesse locale oppure per minori interessi (o conoscenze) del corrispondente: "Il nome di maggio danno ancora a qualche poema eroico rimato a quartine di otto sillabe che cantano e rappresentano teatralmente all'aperta campagna nella estate".11 Del maggio-dramma Venceslao Santi raccoglie notizie relative alle esecuzioni ottocentesche di Sant'Anna Pelago, località in cui tra l'altro riferisce tenersi, il 4 luglio 1819, La morte di Luigi XVI, che in epoca di piena restaurazione suscita grave scandalo nel locale rappresentante delle forze dell'ordine ducali: "È preciso mio dovere di far conoscere che detto maggio portante la morte del Rè di Francia, non risulta che un abbrobrio e insulti al Governo di Francia presente, presentando in detto maggio, un Barbero, un tiranno, e aplausi alla libertà".12
Di rilevante importanza per la storia del maggio drammatico in area modenese si rivelano inoltre due copioni di maggi epici (gli unici a tutt'oggi reperiti) composti da Pasquale Marchetti di Sant'Anna Pelago (1858-1941), uno tra i più noti autori del Frignano. Pur se non firmati, la paternità è attribuibile a questo poeta popolare grazie al ritrovamento, in un'altra parte del fondo, di due testi in ottava rima presentanti identica grafia e da lui firmati. Del primo dei due copioni il titolo dichiarato risulta Antigono e Berenice, mentre del secondo si può ipotizzare il titolo Amerigo (e Amerisa?), di cui esiste notizia di una rappresentazione a Sant'Anna Pelago nel 1890.13 Autore anche di un introvabile maggio allora di attualità, La presa del forte di Macallè, così viene ricordato da Sesto Fontana: "Aveva una biblioteca composta di soli tre libri: l'Innamorato, il Furioso, la Gerusalemme, che sapeva tutti a memoria, e, con un sia pur così modesto corredo culturale, compose Maggi e poemi [...], non che molte poesie, spesso improvvisate nelle occasioni più varie, giacché egli prestava la sua facile fluente vena a tutta la valle per brindisi, nozze e sagre canterine".14
Altrettanto efficace risulta il ritratto di Pasquale Marchetti in un articolo di Giovanni Cenzato: "Io sono andato a cercarlo. Era a pascolar le vacche. [...] Io non volevo che vederlo così: ispido, rugoso, rozzo. Ma lo sguardo, in mezzo a tutta quella boscaglia che, fra barba e sopracciglia e peli superflui, diremo, era la sua faccia, lo sguardo era soavissimo".15 Venceslao Santi intrattiene probabilmente rapporti personali con Pasquale Marchetti e per tale motivo giunge a disporre di questi suoi testi, del primo dei quali riportiamo i due versi iniziali coincidenti, come da tradizione, con il canto del Paggio che inneggia alla primavera e sintetizza la trama della rappresentazione: "Maggio torna miei signori / Bello e splendido e giocondo / Che rallegra tutto il mondo / E ristora i nostri cuori. // Qua il grazioso zeffiretto / Qua la rosa e le viole / Degli ucelli i strilli il sole / Ci richiamano al diletto". Del secondo copione trascriviamo le ultime quartine (contrassegnate dai numeri 11 e 12) con le quali il Paggio si congeda dall'uditorio e che rafforzerebbero l'ipotesi del titolo Amerigo e Amerisa: "Ora dunque in questa guisa / Udirete il ver racconto / E vedrete il bel trionfo / Di Amerigo e di Amerisa. // Ma se avessi il tutto dire / Vi sarei troppo importuno / Dunque state attenti ognuno / Se volete il fatto udire".
Per concludere ricordiamo, sempre a titolo esemplificativo, che le carte lasciate da Venceslao Santi testimoniano pure i suoi interessi bibliografici per il canto popolare e per la storia di Beatrice Cenci.16 Il suo ultimo lavoro a noi noto è il breve saggio Il fedelissimo amico di Alessandro Tassoni, che pubblica nel 1926 nella sezione letteraria degli Atti e Memorie della Regia Accademia di scienze, lettere e arti di Modena. Gli ultimi anni di vita di questo studioso furono tutt'altro che facili. Precisò Albano Sorbelli nel discorso celebrativo in sua memoria: "Cristiano fervente, fu sorretto dalla fede in mezzo ai dolori atroci che le sventure famigliari gli procurarono. Ebbe tre figli maschi e tutti e tre morirono sul campo o in seguito agli strapazzi di guerra".17
Note
(1) Per ulteriori notizie: A. Sorbelli, A. Rabetti, Dizionario biografico frignanese, Pievepelago (Modena), Accademia dello Scoltenna, 1952, ad vocem, coll. 243 e 244. Sul Fondo "Sorbelli": A. Sorbelli, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, Firenze, Leo S. Olschki: Benedello, volumi LVII (1934), LIX (1935), LXI (1935) e LXII (1940); importanti informazioni su questo fondo mi sono cortesemente pervenute da Annalisa Antonioni e da Livio Migliori, funzionari del Comune di Pievepelago e studiosi dell’Accademia dello Scoltenna.
(2) Due, in particolare, i suoi contributi in tal senso, apparsi in "Lo Scoltenna. Strenna di Pievepelago": Un pregiudizio, I, 1881, pp. 55-58; Superstizione! (Dialogo fra un mezzadro e il suo padrone), II, 1882, pp. 45-49.
(3) Fondo Albano Sorbelli (d’ora in avanti: Sorbelli), 1356, Raccolta di maggi per le anime purganti – Modenese, 1-12.
(4) V. Santi, Memorie storiche di Sant’Anna Pelago nel Frignano, Modena, Società tipografica antica Tipografia Soliani, 1892, pp. 137-145.
(5) S. Fontana, "Il Maggio", Motta di Livenza (Treviso), Tipografia M. Pezzutti, 1929, pp. 22-26 (con la trascrizione musicale riportata nell’Appendice B). Successivamente pubblicato alle pp. 61-66 (con tavole fuori testo, non numerate) nell’edizione ampliata, edita da Olschki nel 1964 (con trascrizione musicale fuori testo, non numerata).
(6) Sorbelli, 1356, 12; l’attribuzione è dichiarata in una specifica relazione (in Sorbelli, 1356, 9, cc. 2), da cui si evince l’esistenza, anche se da noi non reperita, di una seconda trascrizione musicale, sempre per piano-forte, relativa al "Maggio delle Ragazze" di Riolunato: al di là dell’errata collocazione della trascrizione esistente (andrebbe cioè collocata nel fascicolo 12), è importante rilevare che si tratta del più antico documento musicale riguardante il maggio lirico sacro (analoghe considerazioni valgono per la seconda trascrizione, al momento dispersa). Per quanto riguarda il "foglio volante", si tratta de I lamenti dell’anime del Purgatorio/che implorano soccorso dai loro benefattori, di autore anonimo, edito nel 1874 dalla Stamperia Salani di Firenze (Sorbelli, 1356, 11). Il Fontana lo segnala ipotizzandone la stampa effettuata a Firenze o a Lucca (a p. 23 nell’edizione del 1929 e a p. 62 di quella successiva).
(7) La dichiarazione è in: Sorbelli, 1356, 1. Per il commento: S. Fontana, "Il Maggio", cit., rispettivamente alle pp. 24 e 63 delle due edizioni citate.
(8) Su Lomax: Italian Treasury Emilia-Romagna. The Alan Lomax collection, Burlington (Massachusetts - USA), Rounder, 2001 (CD n. 1804), a cura di G. Plastino, T. Magrini e G. P. Borghi. Sul rapporto tra Alan Lomax e questa località, nel 1954: G. P. Borghi, Sulle tracce di Alan Lomax a cinquant’anni dalle sue ricerche sull’Appennino tosco-emiliano, Porretta Terme (Bologna), Gruppo di studi Alta valle del Reno - Porretta Soul Festival - Centro etnografico ferrarese, 2004, pp. 178-185 e 191-192 ("Nuèter-ricerche", 26). Per le due relazioni: Sorbelli, 1356, 9, cit.; Sorbelli, 882 (Busta 11), Luoghi del Frignano, 5 (Riolunato).
(9) Sorbelli, 1356, 9, c. 1 v. Il rituale (con la presenza del cosiddetto "cassiere delle anime", ossia del raccoglitore delle offerte) viene tuttora eseguito la prima domenica di maggio; da alcuni anni la tradizione è stata ripresa anche nella vicina frazione di Castello. Quest’ultima notizia mi è stata puntualmente fornita da Livio Migliori, per anni sindaco di Riolunato.
(10) Sorbelli, 882, 5, c. 4 v. Per le citazioni sui maggi: Sorbelli, 882, 5, c. 5 r. e v.; 1356, 9, c. 1 r. e v. Per i riferimenti bibliografici su questo rituale: Il "Maggio delle Ragazze" di Riolunato. Antologia di studi e di contributi (1906-1954), a cura di G. P. Borghi e G. Vezzani, Riolunato (Modena), Comune di Riolunato, 2004; non è comunque da escludere che le varianti fossero determinate dall’esecuzione del canto da parte di cortei diversi di giovani.
(11) Sorbelli, 1356, 9, c. 2 v.
(12) Sorbelli, 881 (Busta 10), Luoghi del Frignano, n. n., Quaderno scolastico portante in copertina il titolo manoscritto Pievepelago. Dragoni, c. 18 r., 1819. Questa relazione compare, con correzioni ortografiche, unitamente alla cronologia dei maggi drammatici, alle pp. 136 e 137 delle già citate Memorie storiche di Sant’Anna Pelago. Per analoghi problemi di ordine pubblico provocati da questo copione si veda, per l’area pisana e per riferimenti ad altri territori: F. Franceschini, Autorità politiche e clero di fronte al canto del maggio, in La festa, la rappresentazione popolare, il lavoro. Momenti della cultura e della tradizione in territorio pisano, XVI-XIX sec., Pisa, Archivio di Stato, 1984, pp. 107-109 e 112-113.
(13) Su Marchetti: G. Vezzani, Gli autori del maggio drammatico. Dizionario bio-bibliografico, in Il maggio drammatico. Una tradizione di teatro in musica, a cura di T. Magrini, Bologna, Analisi, 1992, p. 382. I due testi in ottava rima sono contenuti in: Sorbelli, 895, Poesie santannesi. Stornelli, 4; il primo porta l’incipit "O tu che leggi questi versi miei" (1891, cc. 6 e 7), il secondo il titolo La partenza di un Giovane coll’Amante che va alla Guerra (1915, cc. 15 e 16). I due copioni sono in: Sorbelli, 1129, Maggio di S. Anna Pelago dal titolo "Antigono e Berenice". Sec. XIX.
(14) Su La presa del forte di Macallè: "A.P." (Adamo Pedrazzi?), Costumi e canti del nostro Appennino, "Gazzetta dell’Emilia", Edizione di Modena, 26-27 giugno 1935, p. 7. La citazione di Fontana è trascritta da p. 9 dell’edizione 1964 di "Il Maggio", cit.
(15) G. Cenzato, Itinerari provinciali. Sul Parnaso in autocorriera, "Corriere della Sera", 2 settembre 1930, p. 3.
(16) Sorbelli, 905, Materiale per studi storico-letterari raccolti (sic) da Venceslao Santi (secc. XVIII-XIX), 1 e 20. Sul rapporto tra Beatrice Cenci e il mondo popolare: E. Silvestrini, Beatrice Cenci nell’immaginario popolare, in I Cenci nobiltà di sangue, Roma, Fondazione Bresso - Editore Colombo, 2002, pp. 411-427.
(17) Dizionario biografico frignanese, cit., col. 243.
Azioni sul documento