Rivista "IBC" XXVI, 2018, 1

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne

La ricerca fotografica di un giovane autore giapponese alla scoperta del fiume Po in mostra al MAST di Bologna.
Il Po visto da Oriente

Silvia Ferrari
[IBC]

Alla Fondazione MAST di Bologna (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia), una delle realtà culturali più interessanti nate negli ultimi anni nel nostro territorio, è in corso la mostra con i lavori fotografici selezionati per il “MAST Foundation for Photography Grant on Industry and Work”. L’iniziativa annuale, giunta alla quinta edizione, intende dare voce alla ricerca fotografica delle nuove generazioni di artisti sulle tematiche dell’industria, della tecnologia, del lavoro.

Da quest’anno, peraltro, ciò che era nato come concorso finalizzato a un premio e all’acquisizione del lavoro vincitore, si evolve nella forma più estesa della borsa di studio insignita all’artista selezionato per lo sviluppo di nuovi progetti.

In questa occasione la scelta della commissione internazionale ha premiato una ricca e originale ricerca fotografica dedicata al fiume Po e alle terre che esso attraversa, uno studio che contempla i caratteri ambientali e culturali, ma anche quelli economici strettamente connessi alle varie attività del bacino. L’aspetto più inatteso è costituito dal fatto che l’autore è un giovane fotografo giapponese: Sohei Nishino (Hyogo, Giappone, 1982) da diversi anni realizza opere che nascono da viaggi e peregrinazioni personali nei territori scelti. La sua esperienza dei luoghi, che esercita vivendoli di norma per lunghi periodi – molte settimane, a volte mesi – si traduce in grandi “mappe dioramiche” costruite secondo un meticoloso lavoro di collage di migliaia di scatti fotografici realizzati in loco; cercando le prospettive più interessanti e accumulando centinaia di rullini, l’autore stampa manualmente le immagini e le dispone minuziosamente sui pannelli delineando una visione d’insieme da un punto di vista sopraelevato. L’esito è un polittico di grande formato che si presenta come una immensa carta geografica del percorso del fiume composta da una moltitudine di scatti fotografici in bianco e nero che restituiscono al contempo particolari di persone, oggetti, luoghi, città colti nel corso del suo viaggio.

L’itinerario di Sohei Nishino alla scoperta del grande fiume parte dalla sorgente sul Monviso e arriva fino alla foce, sul Mare Adriatico. Lungo i 652 chilometri di percorso, l’artista trascorre 45 giorni visitando città, paesi, distretti industriali e aree rurali che sorgono vicino al bacino fluviale; fotografa paesaggi, imbarcazioni, fabbriche, case, persone impegnate nelle più varie attività lavorative e del tempo libero. “A prima vista – scrive Urs Stahel, curatore della mostra – le mappe sono quasi astratte, ma quando le si esamina in dettaglio si delinea un intero diorama, il teatro in miniatura delle personali esplorazioni urbane dell’artista”.

Un’opera che denota in tutta la sua complessità un’attenzione quasi maniacale per il paesaggio naturale e urbano nelle sue accezioni ambientali, sociologiche, antropologiche; risponde all’interesse dell’autore di interrogarsi sul rapporto che lega le persone al fiume e persegue un obiettivo superiore che è quello di riportare tutte le componenti del territorio contemporaneo in un unico ciclo vitale.

Un grandioso tableaux fotografico, che unisce la prospettiva dall’alto e il dettaglio, il macro- e il microcosmo, lo sguardo d’insieme e la parcellizzazione della visione, quasi una rievocazione di un “paesaggio universale” di bruegheliana memoria. Una rappresentazione vivacissima e poetica del fiume dove non si può evitare di restare colpiti dall’aura fantastica instillata dal colpo d’occhio che abbraccia nello stesso momento il fiume in tutto il suo percorso e i suoi più minimi elementi visibili.

Il lavoro di Sohei Nishino esposto alla MAST Gallery di Bologna, insieme alle altre opere dei giovani fotografi selezionati per la competizione (Mari Bastashevski, Cristòbal Olivares e Sara Cwynar, premiata a pari merito insieme al giovane giapponese) si completa con la presenza di una selezione di scatti di piccolo formato di diversi soggetti impiegati come materiali per la costruzione del polittico e svelano più da vicino e con una più misurata dimensione contemplativa lo sguardo dell’autore sulle cose e le persone pervaso da rispettosa umanità.

Questo nostro grande fiume, riconosciuto dall’artista come “una sorta di figura materna per gli italiani”, e che già ha ispirato nella storia decine di opere di narratori, registi, poeti, fotografi e pittori, si arricchisce oggi di uno sguardo in più, proveniente da Oriente: “Per i buddhisti tutte le cose animate e inanimate fanno parte di un ciclo infinito di nascita, morte e rinascita (Rinne Tensho). Osservare il fiume, il mare e l’acqua significa contemplare questo ciclo infinito, che ha qualcosa in comune con il concetto buddhista. Il flusso dell’acqua è il flusso della vita”. Con queste espressioni Sohei Nishino ci accompagna nel suo viaggio sul Po, visto da Est.

 

Mostra:

MAST Foundation for Photography Grant on Industry and Work
Shoei Nishino
Il Po, 2017
MAST Gallery, Bologna, 31 gennaio-1 maggio 2018

 

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