Rivista "IBC" XXV, 2017, 3
musei e beni culturali / progetti e realizzazioni
La ricetta di Museomix formato Italia non è cambiata; anzi, di tappa in tappa acquista tanti nuovi ingredienti quanti i caratteri di chi li abita e le idee che ne scaturiscono. La creatività è entrata in circolo anche nella fucina ferrarese dove, durante il recente Salone dei Restauro, ha preso vita il primo workshop nazionale. La sinergia tra la cooperativa, BAM! Strategie Culturali, l’Istituto per i beni culturali dell’Emilia-Romagna, il Comune di Ferrara e Aster, società che promuove la ricerca industriale come motore di sviluppo economico sostenibile, ha evidenziato i punti fondamentali per un museo che voglia candidarsi alla prossima edizione di “Museomix”, dal 10 al 12 novembre 2017.
1. Gli spazi messi a disposizione dai musei restano una delle componenti principali su cui costruire la propria candidatura: il format internazionale prevede che professionisti e appassionati, addetti ai lavori e semplici curiosi, accademici e matricole si mettano alla prova fianco a fianco. L’approccio bottom-up unito a una visione orizzontale permette alle squadre di amalgamarsi e procedere in un crescendo che dura tre giorni e due notti, sino alla presentazione ufficiale alla città, al tessuto urbano in cui è compreso il museo stesso.
2. Gli strumenti impiegati possono essere di vario genere e fattura. L’immaginazione meno limiti subisce, meglio è. Il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara, tra i protagonisti della scorsa edizione, ad esempio, ha utilizzato la capacità narrativa di un’attrice, sviluppando i contenuti in collezione attraverso la tecnica dello storytelling. È stato un unicum. Parallelamente i Fablab di tutti e quattro i musei italiani protagonisti di “Museomix” 2016 hanno sfruttato l’innovazione digitale e tecnologica per tradurre linguaggi obsoleti, così il Museo Tolomeo di Bologna con l’omonimo “Tolocomando”, prototipo che è stato portato ai workshop come testimonianza.
3. I partner da arruolare sul territorio restano una risorsa da non sottovalutare. Dall’azienda locale che produce caffè o brioche per le colazioni, il carburante per accendere i motori durante la maratona, a quella che si occupa dei fogli di compensato o di polistirolo, dalla cooperativa che metterà a disposizione una stampante 3D a quella che offrirà la pulizia quotidiana del luogo da remixare, ogni partnership può essere spesa a seconda delle necessità del museo. Ogni giornata di Museomix farà delle necessità altrettante virtù, in sostanza delle priorità.
I prototipi risultanti saranno il frutto di questi tre elementi in percentuali diverse, a seconda delle inclinazioni di ciascuna squadra. I siti web, le app online, gli attrezzi analogici prima impensabili per le visite guidate e i supporti capaci di rinfrescare il dialogo tra la realtà quotidiana fuori dal museo e il suo interno, saranno testati dal pubblico il terzo e ultimo giorno. Il metodo, tuttavia, per arrivare alla meta dovrà essere agile e veloce. L’elasticità è la base sulla quale muoversi grazie a piani di lavoro densi e a breve scadenza. In questo modo la lega del prodotto sarà sorprendente, ma soprattutto, in buona percentuale spontanea. Per stimolare i museomixer e rendere loro le collezioni più fruibili, è doveroso calibrare i terreni di gioco, le aree tematiche dentro le quali spaziare liberamente. Le squadre si formano il primo giorno, sull’onda dell’interesse che i componenti manifestano per un tema in particolare. La direzione di ciascuna ciurma. A conti fatti, ogni giornata si terrà un meeting in contemporanea con i musei di tutto il mondo per mostrare le idee e risultati raggiunti, per lasciarsi ispirare dall’entusiasmo altrui.
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