Rivista "IBC" XXIV, 2016, 2
musei e beni culturali / media, progetti e realizzazioni
In soli tre giorni “Museomix” ha consentito, grazie alla sinergia tra aziende, privati e l’amministrazione comunale, di aprire i cancelli del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara ai creativi digitali. Ma di più, persino gli orizzonti mentali della città e di chi la abita quotidianamente. La prima conquista ottenuta con l’arrivo del format internazionale è stata una connessione wifi libera: pochissimi musei di piccole dimensioni possono vantarla. È stato un primo passo che ha consentito al museo di raccontarsi in modo più accattivante e diretto, alla portata di tutti. Percepire come i visitatori leggano la storia che le collezioni propongono è fondamentale, perciò i “terreni di gioco” (cioè i temi sui quali indirizzare i percorsi di ricerca e le proposte operative) e le sono stati realizzati sulla base di un’analisi del sentiment del pubblico. Lo scambio di competenze e il lavoro di squadra hanno innescato un processo di innovazione sociale.
Il Comune di Ferrara, che ha preso a cuore il progetto da inizio anno, ha dato la possibilità ai progettisti di alloggiare gratuitamente all’Ostello Estense. Il team ferrarese ha deciso di dare un esempio concreto di integrazione, affiancando alle tre équipe i rifugiati ospitati dall’ostello. E sono stati proprio loro ad accogliere i museomixer provenienti dal resto d’Italia, allestendo prima le sale e poi affiancandoli sui tavoli di lavoro. D’altronde, per sentirsi a proprio agio nello spazio in cui si vive è indispensabile l’ospitalità di chi ti circonda. Alcuni di loro sono riusciti a sviluppare un link tra la storia africana e quella italiana contemporanea. Giuseppe Garibaldi, il massimo protagonista del nostro Risorgimento nonché il simbolo del museo stesso, è stato rivisitato dagli occhi di un rifugiato: così il passato ha instaurato un nuovo collegamento tra due culture lontane.Entrando nel dettaglio, i “terreni di gioco” scelti dai 18 professionisti si sono modellati sulle potenzialità del museo, ma soprattutto sulle sue necessità. Tre concetti per tre direzioni: la prima équipe ha cominciato con “È importante ricordare da dove si è venuti”. Il museo che racconta periodi storici densi, a partire dal tempo della presenza francese a Ferrara al termine del 1700, fino al secondo dopoguerra, segnato dall’esperienza della Resistenza, è un luogo dove si rischia di perdersi. In questo senso gli innovatori hanno messo a fuoco su come muoversi, avvicinare le informazioni al pubblico, superare le barriere linguistiche, condividere storie comuni. La seconda ha proseguito con “Memorie di persone”: Micro e macro storie che riportano in mente i racconti dei nonni, un museo «commovente e necessario» la cui storia è presente in tutta la città di Ferrara. «È bello che ci siano luoghi dove è permesso conoscere e lodare gli eroi del passato», il museo come luogo di valori condivisi, dove nessuno è escluso e dove si può riflettere sulla propria identità. Infine la terza ha sostenuto che “Solo dal popolo si può cambiare una nazione”: in quest’ottica, invece, l’attenzione è caduta su come espandere lo spazio delle idee oltre alle sale, favorendo l’inclusione dei cittadini attraverso i loro stessi racconti.
Nel caso di un luogo ridotto come questo, può essere fondamentale cercare spazi esterni nelle vicinanze, a cui affidare alcune funzioni; infatti l’Università di Ferrara ha messo a disposizione le sale di Palazzo Turchi di Bagno. L’evento è scaturito dall’impegno di alcuni partner d’eccezione. Oltre che dal Comune e dall’Università di Ferrara, che ha messo a disposizione le sale di Palazzo Turchi di Bagno, l’evento è scaturito dall’impegno di alcuni partner d’eccezione. La responsabilità tecnica del FabLab è stata affidata a Tryeco 2.0, una “creative maker farm” che si occupa di modellazione tridimensionale avanzata, e a MakeInCo Comacchio, che utilizza attrezzature innovative gestite attraverso software open source facilmente accessibili. L’Associazione Mayr+Verdi si è occupata di fornire i pasti per gli ospiti, mentre il Lions Club Estense ha supportato l’iniziativa dalla sua incubazione.
Museomix ha riempito i vuoti di significato senza trascurare la tradizione: dietro a qualsiasi oggetto c’è un essere umano e persino la tecnologia è a misura d’uomo. Il cambiamento, perciò, non è stato vissuto in maniera negativa, ma alla stregua di una trasformazione. Il rapporto tra chi lavora con la tecnologia e chi lavora nel museo si è dimostrato una delle chiavi per consegnare il patrimonio storico di Ferrara e i valori in esso contenuti alle nuove generazioni.
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