Rivista "IBC" XX, 2012, 3

biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni, storie e personaggi

A Reggio Emilia l'Archivio di Zavattini, donato dagli eredi, è stato definitivamente acquisito dalla Biblioteca "Panizzi".
Date a Cesare...

Giorgio Boccolari
[Biblioteca "Antonio Panizzi", Reggio Emilia]

Il prezioso archivio di Cesare Zavattini, scrittore e cineasta reggiano, figura di intellettuale vivace, poliedrico, intransigente, originario di Luzzara, un comune sul Po dov'era nato il 20 settembre 1902, è oggi nella completa disponibilità dell'amministrazione comunale di Reggio Emilia. Si tratta di un risultato di grande rilevanza poiché, oltre a documentare la prorompente attività del suo "produttore", questo straordinario giacimento culturale rappresenta anche un insospettabile strumento per comprendere, attraverso la sua disincantata testimonianza, molti dei passaggi cruciali e delle trasformazioni che hanno caratterizzato la vita artistica e culturale italiana (e non solo) del Novecento.

Scrittore solitario, estremamente critico nei confronti della società del suo tempo, difficile da inquadrare nelle categorie letterarie e artistiche coeve, anche il suo archivio costituisce un caso a sé stante nel panorama dei cosiddetti "archivi di persona". In effetti la vastissima attività creativa di "Za", artista multiforme, sebbene in primis scrittore, è davvero unica e sorprendente. Zavattini fu scrittore versatile, che si cimentò sia in ambito giornalistico (fu redattore e direttore, oltre che fondatore, di giornali e riviste), sia in ambito letterario (scrisse racconti, diari, novelle oltre che essere critico, poeta e commediografo), sia in ambito cinematografico (per il quale fu autore di soggetti e sceneggiature). L'artista luzzarese fu nondimeno pittore, ma pure critico e collezionista d'arte, animatore e organizzatore culturale, nonché autore di soggetti e sceneggiature per i fumetti e persino di significative e innovative escursioni nel settore radiofonico e televisivo.


I prodromi della donazione

La donazione è stata resa possibile, da un lato, grazie al profondo legame di Zavattini con la sua terra ma, dall'altro, anche ai buoni uffici dei suoi figli, Arturo e Marco, nonché dai rapporti di "lunga durata" che lo collegavano a intellettuali, artisti, amministratori pubblici e uomini politici reggiani. Un atto di donazione "modale" adottato nel maggio 2012 da Giordano Gasparini, direttore della Biblioteca "Panizzi" di Reggio Emilia, ha sancito ufficialmente il passaggio delle consegne tra gli eredi di Zavattini e la città.

Un veloce excursus storico sulle origini della donazione ci riconduce alla mostra dei dipinti zavattiniani curata da Renato Barilli che, organizzata dall'amministrazione comunale reggiana con il concorso della Regione Emilia-Romagna, si tenne tra l'ottobre e il novembre del 1988 al Teatro "Romolo Valli" di Reggio. Con l'espressa volontà di Cesare Zavattini, infatti, i figli Arturo e Marco avevano manifestato all'allora assessore alla cultura Giordano Gasparini, proprio durante l'inaugurazione di quella mostra, l'intenzione di cedere alla municipalità di Reggio l'archivio paterno. L'anno successivo, il 1989, subito dopo la scomparsa di Za, gli stessi Arturo e Marco riconfermavano quella volontà.

A sancire l'avvio ufficiale delle procedure di trasferimento dei materiali da Roma a Reggio Emilia fu una convenzione stipulata nel 1990 tra la Regione Emilia-Romagna, il Comune di Reggio e gli eredi Zavattini. Uno dei cardini della convenzione venne individuato nell'Istituto per i beni culturali, e, segnatamente, nell'allora soprintendente ai beni librari e documentari, Nazareno Pisauri. L'IBC avrebbe dovuto occuparsi della definizione, nel metodo, della schedatura e dell'inventariazione dei materiali, in collaborazione con la Biblioteca "Panizzi" e con il direttore della medesima Maurizio Festanti, nonché della loro valorizzazione e tutela.

Se soltanto una parte del rilevante patrimonio documentario di cui è costituito l'archivio venne inizialmente schedata a Roma, ben presto problemi logistici e di opportunità ne consigliarono il trasferimento a Reggio Emilia presso la "Panizzi". L'istituto bibliotecario reggiano, proprio in riferimento ai suoi compiti istituzionali, si presentava come l'organismo più idoneo, sia per quanto concerneva la schedatura di questo vastissimo materiale, sia come collocazione temporanea dell'archivio (ma già si pensava che questa collocazione sarebbe stata definitiva).

Vennero inizialmente schedate e acquisite in deposito conservativo alcune importanti sezioni autonome: tutta la raccolta dei lavori cinematografici, gran parte dell'epistolario e dei cosiddetti "echi della stampa", cioè ritagli di giornali e riviste, italiani e in parte stranieri, dagli anni Trenta in poi. Tuttavia, data la mole del fondo, la complessità della documentazione e le diverse problematiche di carattere prevalentemente organizzativo, per diversi anni i lavori procedettero con relativa difficoltà e necessitavano di una decisa accelerazione. Mancava ancora all'appello l'archivio vero e proprio: centinaia e centinaia di cartelle con migliaia di carte originali, dattiloscritte e in parte manoscritte o con annotazioni autografe dell'autore sui vari aspetti della sua poetica e del suo impegno artistico e culturale. Mancavano i materiali della sezione multimediale (fotografie, registrazioni sonore, video, i DVD della sua filmografia), libri, manifesti, fotobuste e altro ancora.

Fondamentale per il completamento del ponderoso lavoro di inventariazione fu pertanto la partecipazione della Biblioteca "Panizzi" al convegno internazionale "La memoria del cinema. Archivisti bibliotecari e conservatori a confronto", che si tenne a Torino nel 2003. L'invito a illustrare l'importante documentazione cinematografica contenuta nell'archivio pervenne alla "Panizzi" dall'Associazione nazionale archivistica italiana (ANAI), ente organizzatore del convegno. E tale invito arrivò grazie a una segnalazione della Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna, segnalazione che si rivelerà decisiva per la completa acquisizione dell'Archivio.

Nel corso del convegno, infatti, la Biblioteca "Panizzi", cogliendo l'occasione della descrizione dei materiali cinematografici del vastissimo fondo zavattiniano, presentava anche il sito internet da poco pubblicato, che conteneva un primo sommario elenco di consistenza dei materiali in esso conservati. Antonio Dentoni Litta, all'epoca direttore generale del settore archivistico del Ministero per i beni e le attività culturali, cogliendo l'importanza di questo straordinario archivio, propose un'inventariazione analitica del medesimo grazie a un finanziamento ministeriale. Lo stesso Dentoni Litta e il suo assistente, Mauro Tosti Croce, sollecitarono la "Panizzi" a presentare al Ministero una domanda ufficiale di finanziamento, che fu immediatamente accolta. Vennero assunte due ricercatrici, Chiara Boschini e Francesca Cervi, le quali, grazie a un programma informatizzato duttile e di facile utilizzazione messo loro a disposizione dalla "Panizzi", poterono applicarsi utilmente.

Attraverso un iter travagliato, faticoso e, tuttavia, proprio per questo, altamente fruttuoso, le ricercatrici incaricate, grazie alla meticolosa consulenza di Arturo Zavattini, hanno poi svolto un lavoro certosino ma fondamentale per decodificare le carte e la documentazione di altro genere, potendo così gestire in modo razionale e innovativo, seppure conforme alla descrizione archivistica, le operazioni di schedatura e inventariazione. Questo lavoro non solo ha favorito l'avvio di un rapporto tra la Biblioteca "Panizzi" e gli eredi Zavattini volto all'individuazione di sempre nuovi nuclei di documentazione (rapporto che si è poi cementato nel tempo), ma ha anche condotto allo sviluppo di molteplici filoni di ricerca che hanno suscitato l'interesse di studiosi, di critici, di istituti e fondazioni culturali e di università italiane e straniere, in quest'ultimo periodo principalmente anglosassoni.


Una donazione di tipo "modale"

Completato il trasferimento dei documenti da Roma a Reggio Emilia e perfezionate le operazioni di schedatura, gli eredi hanno così formalizzato la volontà di donare all'amministrazione comunale reggiana l'archivio paterno. I medesimi eredi, tuttavia, per la definizione di un atto negoziale che, ai sensi dell'articolo 793 del Codice civile si configurava come donazione di tipo "modale", hanno posto all'amministrazione comunale, e segnatamente alla Biblioteca "Panizzi", alcune condizioni imprescindibili. Condizioni che, nel momento in cui si è giunti alla definizione e alla registrazione dell'atto (nel maggio 2012), sono state ovviamente accolte.

Innanzitutto gli eredi hanno fissato alcuni punti che, oltre a rispecchiare la volontà del loro illustre genitore, sono anche in consonanza con le recenti disposizioni in materia di archivi. Essi desiderano, infatti, che la Biblioteca "Panizzi" - finché l'archivio resterà presso di essa - abbia la responsabilità della sua custodia, della sua integrità e della sua fruibilità pubblica, con l'indispensabile corollario della messa a disposizione degli utenti di strumenti indispensabili per la conoscenza dell'opera artistica di Za: dal sito web dedicato, ai cataloghi e inventari on line dei diversi fondi che lo compongono.

Più in particolare gli eredi, facendo riferimento al recente concetto di "archivio culturale" per i fondi novecenteschi, hanno ritenuto prioritario che si ponesse l'accento sul tema dell'autonomia e dell'unitarietà dell'archivio, cioè della vincolante necessità della collocazione fisica dei documenti in un unico luogo, in una sede idonea e unitaria che abbia una sua precisa riconoscibilità, sia all'interno che all'esterno del luogo in cui è ospitato.

Altra condizione posta dagli eredi è stata quella relativa alla necessità di una dotazione di personale specializzato anche minima dedicata all'Archivio, uno staff che preveda, oltre a un curatore, una figura con competenze di tipo archivistico che, oltre all'archivio e alle tecniche archivistiche, conosca anche quelle relative alla gestione della documentazione multimediale, e una figura con conoscenze tecniche di tipo biblioteconomico, in grado di schedare tutte le diverse tipologie di pubblicazioni a stampa e su supporti diversi (video, audio, eccetera) relative a Zavattini e alla sua opera. Ulteriore condizione è stata la richiesta di mezzi finanziari sufficienti a garantire all'Archivio l'acquisto di libri e materiali multimediali inerenti l'opera artistica di Cesare Zavattini e/o relativi al medesimo, e a sostenere le iniziative editoriali, espositive e convegnistiche, anche in concorso con altri enti associabili, pubblici e privati.

E ancora, oltre alla custodia e all'incremento della Biblioteca zavattiniana aggregata all'archivio (che conta attualmente circa duemila opere tra monografie opuscoli e periodici), gli eredi hanno consigliato che - sebbene già di proprietà dell'amministrazione comunale reggiana e conservato presso i Musei Civici - venga considerato idealmente collegato all'Archivio "Cesare Zavattini" anche il fondo pittorico, cioè la collezione dei dipinti di Za che è dislocata presso la Galleria Parmeggiani. Essi auspicano che vi si dedichino le cure del caso, sia in relazione all'inventariazione e catalogazione dei quadri, sia sul piano della tutela dell'intera collezione, sia, ancora, per quel che concerne la sua valorizzazione, così come è stato fatto negli ultimi anni in collaborazione con l'IBC. Si vedano, al riguardo le mostre dei quadri della collezione "Zavattini" che si tennero a Bologna nel 2009-2010, a Bagno di Romagna nel 2010, a Comacchio nel 2011 (e i rispettivi contributi dell'IBC).

Gli eredi hanno posto infine un'ultima condizione: che la direzione della Biblioteca "Panizzi" venga coadiuvata da un organismo gestionale autonomo, un comitato scientifico (in via di costituzione), che dovrà comprendere, tra gli altri, un rappresentante dell'IBC. Il comitato avrà il compito di definire le linee programmatiche dell'attività dell'Archivio, di vigilare sulla sua corretta gestione e conservazione, di elaborare proposte legate alla valorizzazione dell'opera e della figura di Cesare Zavattini.

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