Rivista "IBC" XVII, 2009, 1

musei e beni culturali / media, pubblicazioni

L'IBC torna a occuparsi di burattini e marionette con un DVD che raccoglie e sintetizza i personaggi, gli autori, i luoghi, la storia e le parole del mondo abitato dalle figure animate.
Di nuovo in scena

Isabella Fabbri
[IBC]

Lavorando sui burattini e le marionette, capita di imbattersi in belle storie di passione. Come quella del dottor Giordano Mazzavillani di Ravenna, medico dentista che nei primi anni Cinquanta aveva costituito con due amici - Benigno Zaccagnini (proprio lui, il futuro segretario della Democrazia cristiana) e Nicola Ronchi - una compagnia amatoriale detta, per la comune professione degli operatori, "dei tre dottori", con cui girava le province di Ravenna e Ferrara, muovendo Sandrone e Fagiolino e mettendo in scena il repertorio classico del teatro dei burattini. I tre dottori arrivavano in paese la domenica, invitati in genere dal parroco, montavano la baracca e recitavano lo spettacolo. Prima e dopo, visitavano i bambini. Oltre a recitare, Mazzavillani raccoglieva burattini, marionette, copioni, teste, attrezzi di scena. Con gusto sicuro, tanto è vero che oggi la sua collezione, lasciata in eredità ai cinque figli, è una delle più importanti collezioni private italiane.

A mostrarcela è la figlia Cristina, che ricorda bene le trasferte nel Polesine allagato dall'alluvione: lei, bambina come i piccoli spettatori, dava una mano a montare la baracca, a sistemare le quinte, la ribaltina, le luci: "Fra un atto e l'altro" - racconta - "mio padre mi mandava fuori a cantare qualcosa". La signora muove i burattini con grazia e competenza: in fondo sono stati i compagni della sua infanzia e della sua adolescenza. Perché anche la casa di famiglia era piena di burattini e c'era un via vai continuo di burattinai anziani che venivano a proporre al padre i loro materiali, in cambio magari di una dentiera nuova. Ora i burattini del dottor Mazzavillani fanno bella mostra nello studio del genero Riccardo Muti, e sono il suo primo pubblico, impassibile e devoto.

Anche per Remo Melloni, l'incontro con i burattini e le marionette ha rappresentato quasi una folgorazione. "Ma come faranno mai a muoversi e a parlare, quelle figure di legno?" - si chiedeva da piccolo. Di curiosità in curiosità, non ha più abbandonato quel mondo e ne è diventato uno degli studiosi più accreditati, docente al DAMS di Bologna [il corso di laurea in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo, ndr] e oggi alla Scuola d'arte drammatica "Paolo Grassi" di Milano. Perché il mondo delle figure animate è un mondo fascinoso, insieme semplice e complicato, popolare e colto. Basti pensare al repertorio utilizzato da marionettisti e burattinai, copioni e canovacci in genere scritti a mano che costituiscono una sorta di grande deposito stratificato, un repertorio di storie e generi spesso di ascendenza molto antica: dalle vite dei santi ai lazzi ben costruiti della commedia dell'arte, dal melodramma al varietà, dalle epopee dei paladini a quelle dei briganti.

Per secoli le marionette e i burattini hanno rappresentato, in Italia e in Europa, una forma di spettacolo molto diffusa e amata: colte e aristocratiche le prime, ospitate nei palazzi nobiliari e nei teatri; più plebei e volgari i secondi, a loro agio nelle piazze e nelle strade. Uno spettacolo per adulti che intercettava e rappresentava umori e istanze del pubblico, satireggiando e dileggiando spesso le autorità costituite. Nella seconda metà del Novecento, per combattere la concorrenza dei nuovi media e delle nuove forme di intrattenimento, marionettisti e burattinai si rivolgono al pubblico dei bambini, ma sembra che improvvisamente non ci sia più spazio per la comicità primaria dei burattini né per la magia imitativa delle marionette.

E invece le teste di legno non muoiono, dimostrando una loro vitalità sotterranea e smentendo le previsioni più cupe che le davano per spacciate, cascami di una cultura popolare senza più sangue e senso. Dagli anni Settanta in poi si è scoperto che il teatro per ragazzi non era affatto un teatro minore, e le figure animate, con la loro storia antica, sono tornate a far mostra di sé in spettacoli nuovi e spesso di qualità, mescolandosi agli attori in carne e ossa, trasformandosi e ricreandosi. Il lavoro sapiente e innovativo di Otello Sarzi, dagli anni Sessanta fino alla morte, ne è la prova migliore. Ci si è accorti, insomma, che le figure animate sanno ancora comunicare.

Queste vicende ci interessano da vicino, perché l'Emilia-Romagna è stata, soprattutto nell'Ottocento, una terra di burattini e burattinai. Nella nostra regione sono nate addirittura due scuole: quella bolognese - stretta intorno al carattere di Fagiolino, ragazzo di città, povero e risoluto, che lotta contro le ingiustizie a colpi di bastone - e quella modenese, legata al personaggio di Sandrone, contadino ignorantissimo ma a suo modo scaltro, inventato da Luigi Rimini Campogalliani. Non è quindi un caso che l'Istituto regionale per i beni culturali si sia occupato di burattini e marionette, operando per la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione di quelli che sono a tutti gli effetti dei beni culturali, intervenendo per evitare la dispersione delle raccolte, promuovendo e finanziando la catalogazione delle collezioni e il restauro dei materiali più compromessi. Un'occasione importante è stata la mostra organizzata a Bologna nel 1999 ("Chi è di scena? Baracche, burattini e marionette dalle collezioni emiliano-romagnole" a cura di Micaela Guarino).1

Oggi l'Istituto torna a occuparsi di figure animate con un DVD curato da Micaela Guarino e Isabella Fabbri. Questa pubblicazione sintetizza e illustra, in altrettante sezioni, tutto quello che attiene al mondo delle figure animate: la mappa e la descrizione sintetica delle collezioni presenti nei musei dell'Emilia-Romagna; una breve storia del teatro delle marionette e dei burattini in ambito nazionale e regionale; una rassegna delle principali maschere e dei più noti caratteri regionali e locali; un dizionario analitico degli artisti/operatori attivi in regione di cui ci sono rimaste testimonianze. Senza dimenticare le informazioni basilari sulle figure, i materiali, le tecniche di movimento e di rappresentazione.

I testi sono corredati da un vasto repertorio iconografico (oltre cinquecento immagini) e da molti brani video con frammenti di spettacoli, interviste, testimonianze realizzati appositamente o provenienti dalle Teche Rai. Una sezione, infine, è dedicata ai giochi interattivi. Ad accompagnare lo "spettatore" un piccolo Balanzone dai grandi baffi, che ha la voce e la simpatia inconfondibili di Romano Danielli, grande burattinaio bolognese che ha mosso per noi la sua muta di burattini, raccontando anche quello che succede dietro le quinte.


Nota

(1) Si vedano in proposito: P. Vancini, Chi è di scena, "IBC", IX, 2001, 2, pp. 35-37; M. Guarino, Benvenuti, burattini!, "IBC", XI, 2003, 3, pp. 94-95; V. Cervetti, Per riprendere il filo, "IBC", XV, 2007, 2, pp. 26-28.


Vita da burattinai

Tournées e repertorio nei registri mastro di Carlo Preti

I registri mastro, in gergo "vacchette", venivano tenuti da tutte le compagnie professioniste di burattinai e marionettisti, che vi annotavano quotidianamente il luogo dello spettacolo, il titolo della rappresentazione, l'incasso. Questa "memoria" della piazza consentiva loro, in caso di ritorno, di programmare gli spettacoli in modo da non replicare quelli già messi in scena, di aver presente il repertorio più gradito, di poter prevedere l'entità degli incassi. A compilare e annotare il registro erano il capocomico o sua moglie, che vi aggiungevano commenti coloriti sulla piazza, avvenimenti importanti riguardanti la propria famiglia, notizie di cronaca e qualunque altra informazione ritenuta particolarmente significativa. Queste fonti ci consentono di entrare nella vita quotidiana dei burattinai e, pur essendo talvolta ripetitive, si rivelano preziose in un contesto spesso privo di altra significativa documentazione.

Nei registri mastro redatti alla fine dell'Ottocento dal burattinaio modenese Carlo Preti, per esempio, oltre ai titoli degli spettacoli rappresentati e agli incassi si trovano annotazioni sulle condizioni atmosferiche (importanti per gli spettacoli all'aperto), sulla presenza nella stessa piazza di altre compagnie, su eventi storici come l'uccisione di Umberto I a Monza e lo scoppio della Prima guerra mondiale, su avvenimenti famigliari come la nascita di un figlio, una malattia, la morte di un parente, l'annuncio di novità tecnologiche quali l'introduzione del gas acetilene e della corrente elettrica, ma anche i conti per l'acquisto di vestiario o della provvista di legna per l'inverno.

Le annotazioni di Carlo Preti iniziano nel 1896 dalla piazza di Salsomaggiore Terme (Parma), dove quelli che allora venivano definiti "bagnanti" affluivano numerosi da maggio a settembre, consentendo alla compagnia una lunga permanenza e numerose rappresentazioni, tanto da saltare per lunghi periodi anche il giorno di riposo, di solito fissato nel venerdì, giorno dedicato alle riunioni famigliari. Uno degli spettacoli più popolari era Sandrone reduce dai bagni di Salsomaggiore, replicato in media ogni quindici giorni, corrispondenti al periodo medio di permanenza dei bagnanti. Le cure terminavano di norma la prima settimana di settembre e il registro documenta, a partire da quel periodo, lo spostamento della compagnia in altri luoghi. Si trattava di veri e propri traslochi, con i quali, oltre alle attrezzature di scena, si spostavano anche bauli e armadi, mobili trasformabili per usi diversi (da cassone ad armadio, a tavolo) e utensili di cucina.

Prima tappa è Nonantola (Modena), raggiunta dopo un viaggio di quattro giorni con due carri trainati da cavalli. Un mese di permanenza, ottobre, registra un totale di ben 2949 presenze agli spettacoli, con una media di 120 persone a sera su 24 rappresentazioni. Dopo una tappa a Modena si prosegue per Milano, dove la compagnia si ferma per sei mesi. Può farlo perché la vastità del suo repertorio le consente di variare gli spettacoli. Milano è una piazza significativa, dove agiscono importanti compagnie, dai Colla ai Gorno, e dove è quindi possibile scambiarsi conoscenze ed esperienze. Nel marzo del 1899 la compagnia si trova a San Felice sul Panaro (Modena), dove sperimenta l'utilizzo del gas acetilene per dar luce alla baracca fino ad allora illuminata con candele e lampade a petrolio. A luglio, a Salsomaggiore, viene invece utilizzata la luce elettrica. Si apre così una nuova era per questo tipo di teatro, perché la rappresentazione e gli allestimenti dovranno adeguarsi al nuovo tipo di illuminazione.

Le annotazioni di Carlo Preti proseguono dando conto del raggio di azione della compagnia - l'Emilia, e in particolare Salsomaggiore, dove alla fine la famiglia si stabilisce, ma anche la Lombardia - e sono ricche di spunti significativi, sia per la ricostruzione delle modalità con cui agiva l'impresa, sia per le modificazioni positive o negative che la riguardavano (oltre all'introduzione dell'elettricità, avvenimenti epocali come le prime proiezioni cinematografiche), sia per i rapporti con le altre compagnie e le altre forme di spettacolo. Queste annotazioni terminano alla fine del 1909. Nella compilazione dei registri si avvicenderanno, successivamente, gli altri membri della famiglia.

[Testo tratto dal DVD Chi è di scena. Burattini e marionette in Emilia-Romagna]

Azioni sul documento

Elenco delle riviste

    Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Cod. fiscale 800 812 90 373

    Via Galliera 21, 40121 Bologna - tel. +39 051 527 66 00 - fax +39 051 232 599 - direzioneibc@postacert.regione.emilia-romagna.it

    Informativa utilizzo dei cookie

    Regione Emilia-Romagna (CF 800.625.903.79) - Viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna - Centralino: 051.5271
    Ufficio Relazioni con il Pubblico: Numero Verde URP: 800 66.22.00, urp@regione.emilia-romagna.it, urp@postacert.regione.emilia-romagna.it