Rivista "IBC" IX, 2001, 2

musei e beni culturali / didattica, mostre e rassegne, progetti e realizzazioni

Chi è di scena

Paola Vancini
[stagista IBC]

Nell'ottobre dello scorso anno, nell'ambito di uno stage svolto presso l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, mi è stato chiesto di elaborare un progetto didattico per la mostra "Chi è di scena? Baracche, burattini e marionette" curata da Micaela Guarino. Lo stage è stata la fase conclusiva di un corso di formazione sulle attività museali, che comprendeva, tra le altre cose, anche la didattica. Precedentemente avevo avuto esperienze didattiche all'interno di mostre temporanee, ma non avevo mai avuto la possibilità di "creare" in autonomia un intero progetto. È stata quindi una sfida ed un'esperienza allettante.

Per prima cosa ho studiato a fondo l'argomento della mostra, cioè il mondo dei burattini e delle marionette. Per svolgere un'attività didattica è necessario conoscere bene l'argomento di cui si tratta, poiché i bambini sono curiosi ed imprevedibili e possono facilmente mettere in difficoltà l'operatore non adeguatamente preparato. Grazie all'IBC ho avuto la possibilità di seguire le attività di musei che operano ad alto livello nel settore della didattica, quali il Museo civico archeologico di Bologna e il Museo internazionale delle ceramiche di Faenza. Osservando il lavoro degli operatori di questi musei e parlando con loro, ho potuto "aggiustare" quello che nella mia mente si andava delineando come progetto didattico. Ho inoltre potuto osservare le reazioni dei bambini ed il loro grado di sopportazione e di ricezione delle informazioni.

Il Museo civico archeologico di Bologna, all'interno del quale era allestita la mostra, si è offerto, grazie agli operatori della Sezione didattica, di occuparsi delle prenotazioni provenienti dalle scuole. Le classi che per prime si sono interessate ed hanno quindi prenotato la visita erano molto diversificate: dalle materne alle superiori. Ho quindi pensato ad un progetto didattico articolato che si potesse adattare alle diverse esigenze e capacità delle scolaresche.

Partendo dal presupposto che la didattica museale non deve essere uno strumento per insegnare ai ragazzi tutto ciò che riguarda gli oggetti esposti, ma deve in primo luogo indurre alla riflessione, ho cercato di sviluppare un progetto che, attraverso i materiali esposti, facesse "ri-vedere" ai ragazzi la realtà che li circonda da nuovi e diversi punti di vista. È in questo ambito che il museo (o la mostra) si deve differenziare dalla scuola; troppo spesso il sapere scolastico viene agito, diffuso, trasmesso, valutato, a volte creativamente rielaborato solamente all'interno della vita scolastica. Il museo deve portare questo sapere nella vita quotidiana, far sì che i ragazzi assimilino le informazioni e le integrino nella loro esperienza.1

Il progetto generale che ho elaborato per la mostra dell'IBC prevedeva una prima visita animata, durante la quale cercavo di interagire con i bambini, guidandoli nella conoscenza delle maschere. La natura stessa della mostra, il suo tema principale, mi hanno facilitato notevolmente le cose, poiché i bambini per primi volevano conoscere tutti i nomi delle "teste di legno" e sapere quale fosse l'origine delle maschere. Quello dei burattini è un mondo che permette diversi approcci: da quello artistico (scultura, pittura, drammatizzazione) a quello psicologico. Proiettare infatti "i propri progetti espressivo-comunicativi su figure simboliche ha un effetto straordinariamente liberatorio; si tira fuori tutto ciò che si ha dentro senza mettersi troppo in discussione".2

Il progetto prevedeva, dopo la visita, diverse attività, a seconda del livello delle classi. Per le scuole elementari e medie ho ideato un gioco con le carte. Ho realizzato ventisette carte con le stampe di diversi oggetti: maschere, luoghi (fondali), oggetti. Poi, seduti tutti in cerchio, a terra, si giocava a inventare una storia. Dividevo il mazzo in tre parti: personaggi, luoghi e oggetti. A turno i bambini dovevano scegliere una carta da uno dei tre mazzi e iniziare a narrare una storia partendo dalla carta stessa. Il gioco continuava fino all'esaurimento delle carte. Sono nate storie divertenti, e i bambini hanno apprezzato molto questo gioco, tanto che spesso mi chiedevano di poterlo rifare.

Costruire una narrazione non è un'impresa facile; i bambini incontrano numerosi ostacoli (difficoltà linguistiche, grammaticali, logiche). Nel gioco entravano diversi fattori: la capacità di inventare, la fantasia, la necessità di collocare logicamente gli elementi (luoghi, oggetti, personaggi), l'abilità di narrare e di parlare in pubblico. L'importante non era la perfezione logica della fabula o l'accuratezza della narrazione, ma la sincerità del coinvolgimento e la capacità di vivere forti momenti di spontaneità, di sperimentare la leggerezza e la possibilità di interrompere la routine quotidiana.3

Questa, ad esempio, è una delle tante storie nate durante il gioco delle carte:


(Damina) C'era una volta una Damina che passeggiava a Parigi tutta felice! (Salotto) Questa signorina va a casa da una sua amica e si siedono in salotto. (Caramella) L'amica chiede alla Damina se ha una caramella, ma lei non ce l'ha, per cui la va a comprare. (Arlecchino) Mentre è fuori incontra il burattinaio vestito da Arlecchino. (Piazza) Va in piazza e vede che c'è uno spettacolo di burattini. (Sacchetto di monete) La signorina non ha i soldi e non può vedere lo spettacolo, poi però trova un sacchetto pieno di monete dietro una colonna. (Mago) Il mago le ruba il sacchettino e la trasforma in una rospa. (Uova) La rospa si ritrasforma in Damina e, dato che non aveva uova in casa le va a comperare e si fa una bella frittata. (Insegna aragosta) La frittata non le piace, quindi va al ristorante e si mangia una aragosta. (Campo di grano) Il ristorante aveva un giardino molto grande e lei va a fare una passeggiata. (Principe) Arriva il Principe e la salva! (Alicee!) Il Principe incontra Alicee che è una bambina e la porta a casa. La signorina la adotta. (Cassettiera) La Signorina si siede e si fa bella per il Principe. (Tartaglia) Poi va a vedere uno spettacolo di burattini (ancora!) e incontra Tartaglia. Lei gli chiede il biglietti, ma lui "tartaglia", cioè balbetta qualcosa. (Deserto) Allora la signorina e il Principe fanno il giro del mondo e arrivano nel deserto. (Casetta nel bosco) Poi trovano una casetta disabitata in un bosco dove possono vivere felici e contenti!


Per i bambini delle scuole materne ho ideato un gioco più semplice, ma al tempo stesso stimolante. Dopo aver condotto le classi in una breve visita alla mostra consegnavo ad ogni bambino un oggetto (un pettine, una maschera, degli orecchini, delle nacchere, ecc.). Ognuno di loro doveva tornare a visitare la mostra e assegnare idealmente l'oggetto ad un burattino, motivando la scelta. Poi tutti insieme andavamo alla ricerca degli oggetti depositati davanti alle teche contenenti i burattini e i bambini spiegavano le scelte effettuate mimando il movimento del pupazzo. Ad esempio: un bambino aveva assegnato un'ape di pezza al Dottor Balanzone, in modo che questi potesse fare il miele per i bambini malati. Nella fase recitativa il bambino ha mimato l'atto di mescolare e di mangiare il miele. In questo modo i bambini erano obbligati a guardare con attenzione i vari burattini, a riconoscerli, o a riconoscere il tipo di personaggio, e a pensare all'uso che quel personaggio poteva fare di un determinato oggetto. Con alcune maestre è stato possibile inoltre improvvisare qualche breve rappresentazione davanti alle baracche esposte.

Per quanto riguarda le classi delle scuole superiori mi sono limitata ad una visita animata che però verteva, oltre che sulla conoscenza delle maschere, sull'importanza della tradizione del teatro di figura nella storia, dal Medioevo ad oggi. Avevo procurato diverse stampe utili alla spiegazione; una ad esempio risaliva al periodo fascista e evidenziava la trasformazione della nota maschera di Gioppino, dalla tipica raffigurazione a tre gozzi, alla rappresentazione depurata di un Gioppino sano e privo dei tre antiestetici gozzi, più consona alle esigenze propagandistiche del regime (secondo cui in Italia non dovevano esistere malattie endemiche, come quella che dava il gozzo).

Le classi che hanno partecipato al laboratorio sui burattini sono state numerose, e tutte hanno risposto con entusiasmo. I bambini si sono divertiti molto, ed hanno apprezzato le attività svolte. I ragazzi delle scuole elementari e medie hanno sperimentato quanto può essere facile e divertente inventare delle storie dalle quali potrebbero nascere i copioni degli spettacoli. I bambini delle scuole materne si sono sbizzarriti nella scelta del burattino/marionetta a cui affidare gli oggetti assegnati. I ragazzi degli istituti superiori hanno imparato alcune cose curiose, ad esempio che in periodo di guerra si realizzavano spettacoli di burattini per intrattenere e divertire i soldati.

Penso che ognuno sia uscito dalla mostra portandosi dentro qualcosa di nuovo: un viso scolpito, una bacchetta magica, una storia. Lo scopo della didattica è anche questo: arricchire le persone, perché gli oggetti sono importanti ma le persone lo sono di più. L'incontro con il mondo magico dei burattini si è rivelato una scoperta per i piccoli ed una riscoperta per i grandi.

L'esperienza del laboratorio didattico sui burattini e sulle marionette mi è stata utile recentemente per elaborare un'altra attività simile al Museo civico Davia Bargellini di Bologna. Il progetto "Dov'è finito Pulcinella?", ideato in collaborazione con Rita Novella Nanni, si è svolto l'11 marzo, in occasione dell'iniziativa "Il Museo si diverte" organizzata da "Bologna dei Musei". Partendo dal teatrino del XVIII secolo che si trova all'interno del museo, abbiamo inventato una storia, prendendo spunto dalla fiaba La fuga di Pulcinella di Gianni Rodari. Rita Nanni ha presentato il progetto ai bambini e ai genitori intervenuti, spiegando loro che la marionetta di Pulcinella era fuggita dal teatrino, forse per noia, forse per spirito d'avventura, forse per dispetto. Io, in un'insolita ma divertente veste di detective pasticciona, ho guidato i bambini a caccia di indizi e di impronte per ritrovare la marionetta scomparsa.

Aiutati da foto, lenti d'ingrandimento, guanti di lattice e spirito d'osservazione, abbiamo esplorato il museo scoprendo curiosità relative agli oggetti esposti e immaginando dialoghi improbabili con i vari protagonisti rappresentati nei quadri. L'oggetto della nostra ricerca era una marionetta di Pulcinella del secolo scorso; un Pulcinella un po' sdrucito e privo del caratteristico copricapo a forma di pan di zucchero. Il laboratorio si è concluso con il ritrovamento della marionetta, salutata con un caloroso applauso dai bambini, perfettamente calatisi nella veste di investigatori. Il successo dell'iniziativa lo abbiamo registrato notando l'entusiasmo dei piccoli visitatori, che al termine del laboratorio proponevano di cercare qualcos'altro per poter proseguire l'attività, magari un cappello per il povero Pulcinella!

 

Note

(1) M. Dallari - C. Francucci, L'esperienza pedagogica dell'arte, Scandicci (Firenze), La Nuova Italia, 1998, p. 5.

(2) M. Marinari - A. Casaroli, Mani in alto! Manuale di animazione teatrale con i burattini, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 1992, p. 6.

(3) È molto importante la presentazione dell'attività da svolgere; illustrandola ai bambini come un gioco, essi sono motivati e partecipano con entusiasmo. Proponendolo come compito, probabilmente il risultato non sarebbe stato lo stesso.

 

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