Rivista "IBC" XVI, 2008, 2
biblioteche e archivi / convegni e seminari, media, pubblicazioni
Quanta memoria è conservata nei documenti sonori e audiovisivi, e quanta di questa memoria rischia di essere perduta per sempre se non si affronta il problema, spinoso e difficile, della loro conservazione e tutela? Da tempo entrati a far parte del patrimonio non solo delle fonoteche e delle mediateche ma anche degli altri istituti culturali, soprattutto biblioteche e centri di documentazione, i documenti sonori e video sono stati compresi nelle categorie destinate a costituire l'archivio nazionale e regionale della produzione editoriale soltanto con le nuove "Norme relative al deposito legale dei documenti di interesse culturale destinati all'uso pubblico" (legge 15 aprile 2004, n. 106). Si tratta di un'acquisizione importante, seppure tardiva rispetto ad altri paesi, in quanto la normativa contempla la necessità di raccogliere e salvaguardare il patrimonio sonoro e audiovisivo, al pari di quello a stampa, "per conservare la memoria della cultura e della vita sociale italiana".
Da queste riflessioni e dai nuovi compiti che la legge affida agli istituti di conservazione è nata l'idea di dedicare alle memorie della voce l'ottavo appuntamento di "Conservare il Novecento", tenutosi il 23 marzo 2007 nell'ambito del Salone del restauro di Ferrara, e oggi raccontato dagli atti pubblicati, come di consueto, dall'Associazione italiana biblioteche (AIB). In questa occasione - al fianco della Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, e ai consueti partner: l'AIB, l'Istituto centrale di patologia del libro, e l'Associazione nazionale archivistica italiana (ANAI) - si è aggiunta la Discoteca di Stato e Museo dell'audiovisivo, la struttura di eccellenza, in Italia, per la raccolta, conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio sonoro e audiovisivo, prodotto con metodi tradizionali o con tecnologie avanzate. La collaborazione scientifica con questa importante istituzione è stata determinante per la predisposizione del convegno.
Riconoscere la pari dignità dei documenti sonori nell'ambito delle fonti che hanno una tradizione più lunga significa anche ripensare il Novecento con una maggiore consapevolezza, con un'attenzione volta alla pluralità dei media e all'opportunità di una lettura critica integrata. La varietà dei temi e dei contenuti della documentazione sonora e audiovisiva - che spazia dalle testimonianze orali del mondo contadino alla musica colta, dall'intimità della vita privata alle celebrazioni istituzionali - costituisce una fonte straordinaria e una componente insostituibile per la ricerca storica e sociale. La crescita delle tipologie documentarie sonore della seconda metà del secolo scorso non è stata tuttavia accompagnata da un adeguato sviluppo di specifiche politiche conservative e non sempre gli addetti alla gestione delle raccolte multimediali sono stati formati sulle migliori modalità di conservazione dei supporti dei vari tipi di documenti. Le raccolte di fonti registrate con diversi strumenti di riproduzione del suono (dai fonografi ai magnetofoni su filo metallico, nastro, cassetta, dai riproduttori su disco a quelli digitali) corrono il rischio di disperdersi in un arco di tempo relativamente breve per il degrado dei supporti, e di non poter essere consultate per l'obsolescenza tecnologica o per la mancanza dell'applicazione di standard per l'archiviazione.
Nel capitolo dedicato alla prima sessione, coordinata dalla rappresentante dell'AIB Giuliana Zagra, oltre alla relazione introduttiva del presidente di Mediasfera Peppino Ortoleva, sono raccolti gli interventi di Lorenzo Bianconi e di Angelo Pompilio, dell'Università di Bologna, sull'impiego dei documenti sonori nello studio della storia della ricezione musicale e sull'esigenza di una ricomposizione culturale del bene musicale, l'intervento del direttore della Discoteca di Stato Massimo Pistacchi sulle implicazioni del cambio di tecniche dei documenti sonori e quello di Patrizia Martini sulle linee guida per la catalogazione dei documenti sonori e audiovisivi in SBN (Servizio bibliotecario nazionale) elaborate dall'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane.
Le pagine dedicate alla seconda sessione, "Esperienze di conservazione", coordinata dalla presidente dell'ANAI Isabella Orefice, riportano il resoconto di Roberto Rossetto sull'attività delle Teche RAI e sulle prospettive di questi cospicui archivi, imprescindibili per ricostruire la storia della società italiana del secolo scorso, un intervento di Giovanni De Mezzo, dell'Università di Udine, sulle fonti audio dell'Archivio "Vittorio Gelmetti" e sulla problematica del riversamento per la conservazione, e due relazioni sulla tutela degli strumenti di riproduzione del suono e sul restauro dei dischi e dei nastri magnetici elaborate da Francesco Aquilanti e Luciano D'Aleo, della Discoteca di Stato.
Conservare il Novecento: le memorie della voce, a cura di G. Zagra, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2008, 127 pagine, 16 euro.
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