Rivista "IBC" XVI, 2008, 2
biblioteche e archivi / mostre e rassegne, restauri, pubblicazioni
In principio fu Alessandro Gambalunga, nobiluomo riminese che nel 1617 redige il proprio testamento. Nel volersi degno davanti a Dio ma anche davanti agli uomini, dispone attentamente dei propri beni, per la cura dell'anima e per l'accrescimento culturale dei suoi simili, aprendo ai cittadini la sua ricca raccolta di libri e fondando di fatto la prima biblioteca civica italiana. Paola Delbianco cura oggi un volume che completa una mostra del 2007 sul passato e futuro della Biblioteca Gambalunga e riunisce interventi di Marcello Di Bella, Giovanni Carbonara, Claudio Galli, Liana D'Alfonso e una erudita appendice documentaria a cura della stessa Delbianco, comprendente il testamento, i codicilli, l'inventario di Palazzo Gambalunga alla morte di Alessandro e una memoria dell'amministratore e bibliotecario.
Oggi è necessario creare un ponte fra un passato assolutamente innovativo e visionario e un futuro che tenga in debito conto il complesso sviluppo della biblioteca, della sua scienza e dell'evoluzione e mobilità della società prossima ventura. Marcello Di Bella pone il problema dello spazio, certo non solo fisico, della Gambalunga, ibrida di contenuto, satura di spazio e memoria della città: pensare a un'utenza che si sposti domani in un "non luogo" di nuova costruzione e anodina aggregazione, dove (come già avviene altrove) lo spirito del centro commerciale di facile accesso rimpiazzi la complessità del centro storico, oppure prevedere una rifunzionalizzazione dei contenitori che si traduca in manutenzione culturale?
Carbonara, parlando di metodo del restauro e riuso architettonico, presenta un elaborato con le caratteristiche di un preventivo piano di fattibilità, con criteri che prudentemente definisce "preprogettuali" dell'intervento; elenca i princìpi che ritiene fondamentali del buon operare nel campo del restauro, senza tacere sui nefasti effetti di recenti tendenze nel riuso dei monumenti, quali la copertura dei grandi cortili e l'introduzione di attività commerciali che possono ledere l'"aura" del monumento. Galli, coprogettista insieme a Carbonara di questa proposta di intervento, parte necessariamente dalla conoscenza del manufatto e descrive pertanto, con frequenti rimandi all'apparato illustrativo, l'accurata fase di rilievo e approfondimento storico, formulando un'ipotesi di attribuzione dell'opera all'Arrigoni e illustrandone contesto morfologico, assetto e crescita tipologica. Momento qualificante del progetto di fattibilità del restauro, per gli aspetti funzionali e simbolici, è sicuramente la torre libraria, collocata nell'ala contemporanea del complesso bibliotecario. L'alleggerimento statico e del carico librario dell'antica struttura ne permetterebbe una fruizione ottimale in regime di sicurezza, mentre la presenza del nuovo manufatto in una zona centralissima del tessuto urbano di Rimini diverrebbe un vero e proprio landmark nel centro storico cittadino.
Ben riassume D'Alfonso quando articola la scelta di edifici storici per biblioteche moderne sui concetti vincenti di collocazione, accessibilità, personalità vernacolare. L'idoneità di un edificio storico a ospitare una biblioteca richiede comunque una visione lungimirante: ampi spazi, flessibili nella destinazione, che possano soddisfare una accresciuta utenza (determinata dall'accresciuta offerta) e diverse modalità d'uso (determinate dai diversi bisogni dell'utenza). Infine, di lungimiranza e scaltrezza dà prova il testamento di Alessandro Gambalunga e le integrazioni apportate coi successivi codicilli. L'edizione diplomatica-interpretativa di Paola Delbianco ce lo restituisce fresco e chiaro nella lettura. "Primieramente l'anima" diventa soggetto di una serie di istruzioni relative alle onoranze funebri, di legati per il suffragio perpetuo e il sostegno di varie opere religiose, ma non vengono dimenticati i fattori e la fedele servitù, mentre il trattamento della moglie, Raffaella Diotallevi, sarà oggetto di uno specifico codicillo del 1619.
Ma il pensiero di Alessandro, quando non volto alla cura dell'anima, è decisamente orientato alla cura della sua biblioteca, per la quale articola il proprio testamento secondo una tassonomia stupendamente moderna: stato giuridico (la sua destinazione civica), il bibliotecario (nomina e provvigioni), la conservazione (istruzioni per la conservazione e manutenzione dei volumi), l'inventario, la consultazione (pubblica, pur se privilegiata per gli eredi), acquisizioni e lasciti, tutela (richiesta di scomunica per i ladri e armadio a chiave per i volumi visionati dall'inquisitore). L'inventario redatto dalla moglie completa in chiave domestica quello del bibliotecario-amministratore e viene qui proposto chiaramente interpolato all'altro nella descrizione della legatoria interna.
La biblioteca di Rimini. Passato, presente e futuro della Biblioteca civica Gambalunga, a cura di P. Delbianco, Bologna, IBC - CLUEB, 2008, 139 pagine, 24 euro.
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