Rivista "IBC" XXI, 2013, 4

musei e beni culturali / media, progetti e realizzazioni

Come comunicare e far comunicare i tanti musei e le diverse collezioni musicali che si trovano in Emilia-Romagna? Nell'anno verdiano un progetto prova a metterli tutti in rete e a farli "risuonare" insieme.
Un sistema armonico

Federico Borreani
["BAM! Strategie culturali"]
Isabella Fabbri
[IBC]
Micaela Guarino
[IBC]

Il 2013, anno verdiano e melodrammatico per eccellenza, ha promosso e incoraggiato anche in Emilia-Romagna numerose incursioni in campo musicale. Sotto l'ala protettrice del Maestro di Busseto sono state rappresentate opere, allestiti spettacoli teatrali, realizzati siti internet, scritti libri, valorizzati altri anniversari, come quello del compositore e virtuoso barocco Arcangelo Corelli. L'onda dell'interesse ha toccato anche l'ambito museale. Non parliamo solo dei musei espressamente dedicati alla musica, ma anche e soprattutto delle collezioni, a vario titolo musicali, sparse in musei civici e statali, residenze comunali, ridotti di teatri. Senza dimenticare le case museo e gli studi di compositori, librettisti, direttori d'orchestra, cantanti, e le botteghe artigiane produttrici di strumenti; luoghi che compongono una sorta di mappa musicale diffusa e ricca di aspetti inediti.

Al di là delle istituzioni culturali più conosciute, esistono infatti molte altre realtà meno note, ma ugualmente interessanti.

Tutti sanno, per esempio, che nella nostra regione, tra Parma e Piacenza, si situano i principali luoghi verdiani: a Roncole la casa natale del Maestro, meta di un pellegrinaggio incessante di turisti e scolaresche; Busseto con il Museo-Casa Barezzi, il Teatro, Villa Pallavicino; a Sant'Agata di Villanova sull'Arda la Villa, con annessi giardino e terre, dove Verdi visse con la seconda moglie Giuseppina Strepponi per quasi cinquant'anni e dove compose alcune delle sue opere più famose.

Ma forse non tutti sanno che a Bagnara di Romagna, la chiesa parrocchiale ospita un piccolo, ma ricco museo dedicato a Pietro Mascagni, che era livornese di nascita, ma legato alla Romagna da vincoli sentimentali: la bella Anna Lolli, compagna e musa del compositore, era originaria di Bagnara e alla sua morte ha lasciato alla parrocchia un tesoretto di lettere, spartiti, oggetti, fotografie, libri.

Nello stesso modo, molti conoscono il Museo internazionale della musica aperto a Bologna nel 2004. Ospitato a Palazzo Sanguinetti, in spazi vicini alla residenza bolognese di Rossini in Strada Maggiore, il Museo espone molte collezioni comunali importanti a partire da quella straordinaria - di libri, quadri, oggetti e strumenti - appartenuta al padre francescano Giovan Battista Martini, personalità di statura europea e nume tutelare della musica a Bologna, maestro di Mozart, di Johann Christian Bach e di molti altri compositori.

In questi anni il Museo ha saputo proporsi in modo efficace, realizzando e ospitando mostre ed eventi dedicati a un pubblico di appassionati e di giovani. Ma accanto a un museo dedicato esistono, come dicevamo, moltissime collezioni sparse. Un esempio: basta spostarsi a Modena, nel bel palazzo che ospita sia il Museo civico d'arte sia la Galleria Estense (attualmente chiusa per terremoto), e si possono scoprire ben due nuclei musicali: nel Museo civico d'arte, la collezione del conte musicologo Luigi Francesco Valdrighi, costituita da strumenti ad arco, a fiato, a pizzico e a tastiera tra Seicento e Ottocento, tra cui spiccano un cembalo di Pietro Termanini del 1741 e un raffinato salterio settecentesco uscito dalla bottega di Giovanni Battista Dall'Olio, organista e maestro generale di canto di Francesco III d'Este; nella Galleria Estense, alcuni strumenti musicali straordinari, figli del gusto seicentesco per il collezionismo eccentrico e meraviglioso: una chitarra e un cembalo in marmo di Carrara appartenuti al duca Francesco II d'Este e realizzati sul finire del Seicento da Michele Antonio Grandi, e un violino e un violoncello totalmente e fittamente intagliati dovuti a Domenico Galli.

Se poi vogliamo passare dalle meraviglie sonore degli Estensi a musiche e strumenti più vicini a noi e più popolari, anche qui gli esempi di valore non mancano. Un ipotetico percorso alternativo potrebbe unire: le cornamuse conservate nel Museo "Guatelli" di Ozzano Taro (molto apprezzate dagli studiosi anglosassoni); le botteghe di liuteria con tutti gli strumenti del mestiere conservate a Bologna, Medicina, eccetera; la meravigliosa collezione "Marini" di strumenti musicali meccanici di proprietà della Fondazione Cassa di risparmio di Bologna, in attesa di allestimento; la collezione privata di dischi d'epoca e cimeli ospitata in una residenza comunale a Savignano sul Rubicone, che parte da Verdi e Toscanini per approdare ai Led Zeppelin e ai Beatles.

Gli esempi fatti finora chiariscono la complessità e l'estrema varietà di queste collezioni. Come fare per valorizzarle e per farle conoscere? Come rendere "interessanti" oggetti come gli strumenti musicali che, per la loro stessa natura, non possono essere solo visti, ma vanno spiegati e soprattutto suonati e ascoltati?

Il progetto messo a punto dall'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) con la collaborazione di "Bam! Strategie culturali" prevede di realizzare, entro la primavera del 2014, un portale dedicato da inserire all'interno del nostro sito istituzionale. In una prima uscita pubblica nel settembre 2013, nell'ambito di "Artelibro", lo abbiamo chiamato "Un Sistema Armonico", ma siamo ancora alla ricerca del nome giusto.

Abbiamo individuato innanzitutto alcuni percorsi in cui sistemare e distribuire tutte le realtà censite (attualmente una quarantina). Gli argomenti dei percorsi sono: luoghi e personaggi; riproduzione del suono; liuteria; strumenti musicali; strumenti musicali meccanici; musica popolare.

All'interno di ogni percorso, a ciascuno dei musei o delle collezioni sarà dedicata una "pagina" con testi (brevi), immagini (numerose) e, se esistono schede pertinenti, link alla banca dati dei musei regionali curata dall'IBC e a tutto ciò che di interessante (audio, video, testi) è possibile rintracciare sul museo o sulla collezione in questione. Per realizzare tutto questo abbiamo coinvolto e lavoriamo in stretto contatto con due tipologie di interlocutori: conservatori e operatori delle istituzioni museali; associazioni o singoli cittadini che conoscono il museo o la collezione, e che intorno a questi nuclei già lavorano.

Accanto alle pagine dedicate, abbiamo poi ipotizzato altre due tipologie di interventi: videonarrazioni affidate a esperti, per ricostruire, mediante tasselli e voci diverse, una sintetica storia della musica in Emilia-Romagna; e registrazioni audio di brani musicali, in collaborazione con il Conservatorio di Bologna e altre istituzioni. Ulteriore tappa del progetto è la realizzazione di ebook scaricabili gratuitamente su temi, curiosità, personaggi del mondo musicale che stiamo esplorando.

Ovviamente, qualsiasi segnalazione e proposta su collezioni da inserire, luoghi e personaggi da conoscere, link da evidenziare, è più che mai benvenuta!

[Isabella Fabbri, Micaela Guarino]


Quando si parla di interaction design si tende a evocare un mondo in cui sistemi meccanici e informatici interagiscono con gli esseri umani, qualcosa che per definizione sembra lontano ed estraneo rispetto alla fruizione dei contenuti culturali. Al contrario: la sfida entusiasmante che ci pone il nuovo progetto "IBC Multimedia" si gioca tutta sul terreno delle interfacce. Nell'accezione un po' più "umanistica" del termine che caratterizza il nostro metodo di lavoro, l'interfaccia è intesa nel senso di un terreno comune, una zona proficua di scambio e di intersezione in cui una persona può apprezzare e godere di un contenuto complesso.

E il bene culturale è complesso per definizione: soprattutto quando la qualità dell'oggetto da valorizzare è alta e i livelli di lettura sono molteplici, la promozione e la comunicazione al più ampio pubblico possibile risultano difficoltose. Per varie ragioni: al fruitore sono spesso richieste competenze o nozioni specifiche nel proprio bagaglio culturale, o anche solo esperienze simili di fruizione pregressa a cui ricondurre quella presente. Oppure da lui si pretende che disponga di un tempo dedicato all'interazione, da affrontare con la dovuta pazienza e con un alto coefficiente di concentrazione.

Per perseguire il suo obiettivo principale, ovvero valorizzare al meglio i propri contenuti e promuoverli presso un ampio pubblico, ogni istituzione culturale deve fare i conti con ciò che gravita intorno al momento dell'interazione: prendersi cura, insomma, del contesto della fruizione. Quando parliamo di interaction design per il patrimonio culturale intendiamo proprio un processo che studia il modo in cui porre i contenuti culturali in un contesto comune e rilevante per il fruitore, agevolando il momento dell'interazione. Occorre dunque capire, prima di tutto, come condividere con gli utenti una base di conoscenze e di preferenze comuni, possibilmente ancor prima di presentare l'oggetto. Costruire quindi un terreno comune: un'interfaccia.

Uno dei metodi più collaudati ed efficaci per progettare questi spazi di condivisione e di scambio - e anche quello che preferiamo - è raccontare storie. Lo storytelling, qui inteso come strumento e tecnica di comunicazione, ha una qualità fondamentale: essere in grado di sintetizzare contenuti complessi in forme semplici. I passaggi attraverso cui questo metodo agisce sono sostanzialmente tre: la priorizzazione dei contenuti, la generazione di percorsi di rilevanza, la previsione di passaggi fluidi e naturali (interfacce, ancora una volta) fra contenuti di diversa natura.

Questa tecnica di scomposizione e ricomposizione coincide con un processo di apertura dei contenuti, volto alla generazione di storie e di racconti: l'oggetto della valorizzazione assume così nuove dimensioni e guadagna nuove vie d'accesso, che si aggiungono in modo naturale all'interpretazione "autentica" fornita dall'istituzione (siano il museo, il curatore, il creatore). In questo modo, ogni fruitore è invitato a trovare la propria stada verso il contenuto.

Questo impianto teorico era già stato condiviso con l'IBC, con cui la nostra società aveva avviato una collaborazione su temi simili. L'attenzione alla musica si è concretizzata in un progetto incentrato sulla realizzazione di un nuovo portale web: una media library dedicata alla condivisione di contenuti culturali multimediali - audio, video, immagini, testi - offerti dai musei o prodotti per l'occasione in modo da renderli disponibili e fruibili dal pubblico in maniera intuitiva e piacevole. È già in opera una fase di raccolta di materiali e di produzione di nuovi contenuti (interviste, video, registrazioni audio) che sta interessando le più importanti collezioni, i musei dedicati alla musica e le istituzioni musicali.

I contenuti caricati on line verranno corredati da varie tipologie di metadati in modo da garantire una fruizione articolata per temi, tag e categorie. Un sistema di interazione basato su informazioni "cliccabili" e parole chiave, per consentire una navigazione fluida che colleghi i contenuti in base a diverse caratteristiche: argomento, periodo storico, somiglianza, tecnica. Il progetto prevede anche un impatto sui musei legati all'iniziativa: l'installazione di codici QR che tramite smartphone colleghino le opere al contenuto multimediale di riferimento sul portale. In questo modo il cerchio si chiude e la fruizione si arricchisce di nuove possibilità legando la visita reale del museo alla dimensione digitale: di fronte a una partitura si potrà ascoltarne la musica suonata; oppure, mentre si ammira uno strumento musicale, dal proprio smartphone o tablet si potrà guardare un video con l'aneddoto di un esperto a proposito della sua costruzione.

In fase di analisi, per raccogliere spunti, tecniche, buone e cattive pratiche con le quali confrontarci prima di affrontare la progettazione, abbiamo passato in rassegna una serie di portali e di gallerie multimediali legate a istituzioni museali o musicali, in ambito nazionale e internazionale.

La situazione italiana scarseggia di punti di riferimento: i musei più importanti per collezioni e autorevolezza, come quelli del Castello Sforzesco a Milano o come il Museo nazionale degli strumenti musicali di Roma, non hanno presenze rilevanti sul web. Altre istituzioni propongono motori di ricerca per navigare tra gli oggetti della collezione, mantenendo però un'impostazione molto tecnica e poco votata alla condivisione: è il caso del Conservatorio "Luigi Cherubini" a Firenze e dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma. Quest'ultima, in compenso, vanta una bibliomediateca con cui navigare, con possibilità di download, all'interno di una banca dati più complessa (bibliomediateca.santacecilia.it). In questo caso la ricerca e la consultazione non sono sempre immediate, ma la fruizione dei dati multimediali è intuitiva e i format scelti per le videointerviste possono essere un buon termine di paragone per il nostro portale.

Nel panorama internazionale, il punto di riferimento europeo è il progetto "MIMO - Musical Instruments Museums Online", che tra il 2009 e il 2011, tramite la piattaforma Europeana, ha reso accessibili on line dati su più di cinquantamila strumenti dalle collezioni di tutto il continente (www.mimo-international.com). Il database che ne è risultato appare però abbastanza autoreferenziale e, nei casi in cui alle schede sono legati file audio o video, la fruizione è estremamente complicata. Unico elemento positivo da cui trarre spunto, una "exhibition" strutturata come percorso di senso, interna a Europeana, che mostra alcuni pezzi della collezione, con una possibiltà di interazione multimediale più immediata e gradevole.

Una nota a margine sulla Francia. La Cité de La Musique di Parigi, una delle maggiori istituzioni culturali francesi nel campo della musica, è un punto di riferimento obbligato (www.citedelamusique.fr). Vanta un portale ricchissimo di contenuti, ma al limite della dispersività: la sua mediateca mette sullo stesso piano la ricerca di oggetti nei cataloghi del museo con quella di video tratti dai concerti ospitati dall'istituzione. La sua offerta complessiva andrà presa a paragone, cercando di superarne alcune criticità: i prodotti multimediali non sono sempre di facile consultazione.

Altre due istituzioni francesi propongono gallerie multimediali interessanti per alcuni aspetti tecnici. Il Musée du Quai Branly a Parigi va ricordato per l'eleganza e la pulizia delle sue schede, avvantaggiate dall'indiscutibile fascino delle fotografie (www.quaibranly.fr). Ma anche il Musée des Civilisations de l'Europe et de la Méditerranée di Marsiglia, di recente fondazione, ha saputo costruire percorsi interessanti e predisporre un sistema di tag delle schede che può sicuramente essere preso per esempio come metodo per favorire la navigabilità dei contenuti e la condivisione dell'esperienza dell'utente (www.mucem.org).

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