Rivista "IBC" XX, 2012, 3

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / linguaggi, storie e personaggi

Tonino Guerra, il poeta che fece conoscere al mondo i suoni, i colori e i personaggi della Romagna, è morto nella sua Santarcangelo.
Mandorli in fiore per Tonino

Carla Baroncelli
[giornalista e scrittrice]

Il 21 marzo 2012, a Santarcangelo di Romagna, dove era nato 92 anni fa, è morto Tonino Guerra, poeta, sceneggiatore, artista conosciuto e apprezzato in tutto il mondo (www.toninoguerra.org). Dai primi versi in dialetto romagnolo del 1946, I Scarabócc, era partito per un'avventura che dagli anni Cinquanta in poi lo aveva portato a collaborare con i più grandi registi del mondo: Vittorio De Sica, Paolo e Vittorio Taviani, Francesco Rosi, Theo Anghelopulos, Andrej Tarkowskij, Michelangelo Antonioni e Federico Fellini, con il quale nel 1974 vinse l'Oscar per Amarcórd. Lo salutiamo con il ricordo di una giornalista e scrittrice romagnola, che da lui è stata introdotta all'arte magica del racconto.


È tardissimo. Accendo il computer. Sono già le undici del mattino.

Suona il cellulare. Mario Arnaldi, appare sul display. Sarà un invito a una mostra nella sua galleria, penso.

- Ciao Carla, hai saputo? È morto il Maestro. Tonino.

Mando giù, ma ho la bocca improvvisamente arsa.

- Venerdì c'è la camera ardente a Santarcangelo, sabato si va a Pennabilli lungo la Valmarecchia e domenica c'è la messa in Cattedrale. Poi il funerale sfila fino al giardino della Casa dei Mandorli. Che fai? Ci vai?

Il giardino della Casa dei Mandorli. Mandorli.

Ricordo l'ultima inquadratura di una scena fatta lì per lì da Tonino. Era una storia di petali bianchi... forse di neve.

- Carla, ci sei ancora?

- Scusa Mario, ora devo fare una cosa urgente. Grazie di avermelo detto... ci sentiamo domani, grazie.

Devo trovare i petali del racconto di Tonino. Mi precipito nello studio. Due armadi zeppi. Apro: dischi 33 giri, arcaici floppy disk, quaderni, blocchi per appunti, scritti, recensioni, scalette, sceneggiature, manoscritti. Sposto gli album delle foto. Le poesie inedite. I libri pubblicati. Ecco qua il raccoglitore giusto: Tonino Guerra - di tutto.

"Il cuscino", c'è scritto sopra un miniblocchetto. Sarà qui? Mah! Dall'interno, dalla mia scrittura, la voce di Tonino: "Dovete sempre raccogliere da qualche parte, in dei foglietti, quello che avete sottomano, anche della carta igienica, pulita naturalmente, le frasi che sentite, quelle vostre o anche dei passanti, perché no? Prendete un album e incollateci i titoli dei giornali che un giorno vi potranno servire come spunto per scrivere delle storie. Ascoltate e scrivete. Afferrate, come delle farfalle, le parole dai discorsi dei vecchi, dai giornali, dalla realtà, dalla natura. E disegnate sempre. Mettete tutto dentro nel vostro cuscino e dormiteci anche sopra".

Un brivido e posso liberare un respiro.

Oggi è il 21 marzo del 2012. Primavera. Mandorli in fiore. Tonino Guerra.

Scorro gli appunti di ventisei anni fa.

Tante parole, anche tronche, abbozzi d'idee, schizzi incomprensibili. E non c'è traccia di fiori.

Ci sono anche due blocchi A4.

"Laboratori di sceneggiatura di Tonino Guerra - San Marino 1986-1988", è scritto sul primo, e sull'altro c'è la data "1989-1990".

Nel primo. Come fare un documentario. "Dovete metterci voi stessi. Voglio vedere i vostri sentimenti, la vostra occhiata, la vostra tenerezza".

Laboratorio gennaio 1986. "La sceneggiatura si fa dopo la scaletta. Prima ci vuole il racconto. Il racconto è fatto di parole, di parole che contengono immagini". Esempio. Mercato di Santarcangelo: bambini zingari al mercato, vediamo le scene con gli occhi di questi bambini. "Quello che dovete rendere è il duplice aspetto dei loro sguardi: tristezza per le cose che vorrebbero avere e, nello stesso tempo, astuzia alla ricerca dell'oggetto da rubare. Con le immagini dovete far capire cosa pensano, la dolcezza e la rabbia".

Sfoglio. 13-14-15 marzo 1986. Per "Bella Italia", direttore TG2 Zavoli, chiede cinque documentari da 10 minuti l'uno da girare e montare con troupe da Roma. Mia proposta: "Quel cielo di Galla Placidia". Parte dal racconto di una guida turistica che ha accompagnato Cole Porter, già anziano e in carrozzina, in visita ai monumenti di Ravenna. Sulla porta del Mausoleo di Galla Placidia, Cole Porter chiede aiuto per alzarsi. Poi, tenendosi stretto ai muri, entra da solo nel buio per vedere la volta stellata di mosaico, illuminata dalla luce delle finestrelle di alabastro. Confessò poi di averla vista da giovane in viaggio di nozze con la prima moglie. Quel cielo "rutilante d'oro", l'aveva ispirato per comporre Night and day. Proposta accolta.

C'è un quaderno di pelle rossa con la sceneggiatura che mi ha dettato, sì dettato, Tonino, per quel servizio. Lui parlava, divagava, creava immagini e io scrivevo. Ho compilato la sceneggiatura, ma Tonino ci ha messo la magia del cinema. Fra varie foto d'epoca, quella di un'auto, che poi parte e se ne va dall'inquadratura. La musica di Andrea, il figlio di Tonino, che si trasforma in Night and day fra il brillio delle tessere.

Quando la RAI trasmise il nostro documentario, il nome dell'autore, oltre a quello di Tonino Guerra, non era il mio, ma di un altro allievo. Uno scambio di persona che mi ha portato, dopo un colloquio e la rimessa in onda del servizio con il nome giusto, a firmare un contratto con il TG2. Fu il primo di una serie, durata nove anni, fino all'assunzione. "Io non raccomando nessuno," - ci diceva Tonino - "io vi do degli strumenti, per il resto dovete cavarvela da soli." Così ha fatto Tonino, ma il fatto stesso che lui fosse il mio maestro, mi ha dato forza, coraggio e fiducia nella mia immaginazione. Anche adesso.

Altro blocco. 22 marzo 1986. Ore 19, inaugurazione della mostra "I colori dell'oriente dentro Tonino Guerra", Ravenna, galleria "La Bottega".

Scaletta. Ricordo che, anche quella volta, Tonino alzava lo sguardo, con la mano destra si strofinava il mento, poi cominciava a vedere e descrivere le inquadrature. Io scrivevo di corsa dietro la sua magia. E la sceneggiatura era già bella e fatta. Altro appunto: "Subito concordare: riprese con Randall Harb, audio con Rinaldo Imolesi. Alle 17 del 22, appuntamento in galleria con Giuseppe Maestri, (incisore), Tonino e Giovanna Maioli (fine dicitrice di poesia) per condurre l'intervista a T.".

Ci sono diversi brani trascritti. La voce di Tonino riaffiora: "Molti anni fa dipingevo, facevo delle cose, dei disegni, ma a ispirarmi molto sono stati questi miei viaggi in Russia. Siccome sentivo parlare sempre in russo, và a capire cosa dicono i russi quando parlano, e li senti parlare per un'ora, due e certamente sprofondi nella noia e allora, per non morire del tutto, mi ritiravo e, siccome portavo sempre dietro questi gessetti e davo delle occhiate attorno a me, disegnavo quello che c'era nelle case: tappeti, teiere, gabbie. Facevo delle cose che dovevano fare compagnia a me... Oggi disegno degli uccelli nelle bottiglie, mezze mele, che possono anche essere due natiche, i tappeti di mia moglie Lora, delle melegrane. Uso dei cartoncini colorati che trovo a Roma e dipingo con dei pastelli che hanno quasi la stessa tonalità. Mi piacciono i colori quasi uguali... Ho sempre amato la natura morta. [Domanda di Giovanna: "Perché?". Risposta:] Perché è viva. È l'unica cosa viva che io vedo che mi piace molto e poi mi tiene compagnia... Ad Antonioni ho fatto nove quadretti da mettere nei bagni. Noi trascuriamo la toilette e invece mi sembra che vada rispettata e gli occhi, mentre si fa un'altra cosa, devono essere allegri... Quindi meglio un quadro fatto da me, che almeno fa ridere, che una stronzata qualsiasi o niente".

Sorrido e chiudo gli occhi. "Non mi guardare piena d'amore" mi disse una volta, mi voltai attorno e vidi che tutti lo guardavamo allo stesso modo.

Laboratorio del febbraio 1987. Prima parte: "Guida magica della Valmarecchia. I sassi dipinti di Lucio Bernardi". Scaletta: "Bernardi che passeggia sul Marecchia. Raccoglie un sasso. È bianco. Lo mette nella sporta, poi ne raccoglie un altro. È bianco. Poi un altro ancora e, quando lo guarda, è già dipinto. C'è una delle facce che fa lui. Il gioco è come se trovasse la pittura già fatta dal fiume, suggerita dal fiume. Dovete trovare l'idea per raccontare il documentario. Voglio vedere qual è il pezzo di cinema in più che ci mettete. Non voglio vedere cose così per fare. Voglio che siate artisti, non mestieranti... Meno si parla, meglio è, basta un commentino, il resto è il racconto con le immagini".

Idee per soggetti. Le cappelli rurali. La fortezza inespugnabile di Maioletto. Il ponte romano che ha perso la strada.

Il Castello dei matrimoni. Su questa pagina c'è il disegno di una scena. L'ho copiato durante un laboratorio da quello fatto sulla lavagna da Tonino. "Una montagna con un castello in cima, arrivi a una parete bianca su cui è proiettato un quadro di Lizinski con un matrimonio. Di fianco c'è una finestra. Qualcuno la apre: entra la luce che cancella il quadro. Dalla finestra si vede la corte sotto. La sposa, tutta bianca come quella del quadro, e gli invitati se ne stanno andando. Sui tavoli: resti di cibi, piatti sporchi, bicchieri rovesciati. Due camerieri sparecchiano. La macchina torna indietro, la finestra si chiude, appoggiato alla parete bianca dove era proiettato il quadro, ora c'è uno che suona il violino... una musica triste. Come per dire la fine della festa. Ancora camera indietro a scoprire, a sinistra, gli sposi che ballano. Sposti la macchina a destra e ci sono tutti gli invitati che ballano..." Una V maiuscola indica la posizione della macchina da presa.

Qualche foglio dopo. Seconda parte: "Guida tragica della Valmarecchia". "Perché ci sono le cose belle, ma a me piacciono molto le cose drammatiche". Le montagne masticate dagli uomini che le sbriciolano e le portano via coi camion. I parallelepipedi bianchi che rigano le montagne, cioè i grattacieli delle galline: "Almeno mascherateli con del verde!". Chiesa della Madonna di Saiano. Scaletta: il tetto sventrato, i calcinacci per terra, la Madonna non ha più la faccia, al suo posto c'è una macchia bianca. E una finestra in un muro diroccato con il cielo dietro. "È una finestra che ti guarda dentro. Sullo scempio, la tragedia. Non è stato un terremoto, un fulmine. È la mano dell'uomo che l'ha distrutta".

25-26 marzo 1989. Dabilija Natalia Borisovna, grande insegnante russa di cartoni animati e il marito regista Polonskij Miron Savvic. Traduce dal russo Lora. Come cammina un cartone? Micromovimenti di piedi, gambe, busto, collo, testa, braccia, occhi, bocca e mani. Ricordo che mi appassionai talmente che incominciai a studiare russo per andarli a trovare. Arrivai alla terza lezione che già mi ero scordata l'alfabeto.

In fondo ai blocchi ci sono alcune locandine di film proiettati in quei giorni. Tarkovskij, Anghelopoulos, Ioseliani, Parajanov, Piavoli. "I film vanno visti una prima volta per sapere il racconto e poi tante altre volte per il godimento di scoprire come sceneggiatore e regista hanno fatto il film".

E i petali? E la neve?

Continuo a perquisire. C'è un DVD del documentario Il giardino delle sette stufe che ho fatto per Tonino alla fine del 1988. Lo metto nel computer. Inizia con lui che parla: "Amo le stufe per due motivi. Ho sempre avuto una grande tenerezza e passione di sedere accanto ai camini delle case coloniche perché era lì attorno che nascevano le parole delle favole. Poi nelle scuole elementari c'erano le stufe vecchie di terracotta rossa. E questa è stata la spinta lontana. Quella più vicina viene dall'anno scorso in Unione Sovietica, in un seminterrato a Leningrado, dove ho visto una collezione di sette stufe di maiolica. In quel momento ho avuto la sensazione di trovarmi in Romagna perché avevano le stesse luci delle pecorelle sul tappeto d'erba di mosaico a Sant'Apollinare in Classe. Quanta aria orientale abbiamo in Romagna che dobbiamo raccogliere!". Tonino disegnò le stufe e alcuni artisti le coprirono con mosaico, trompe l'oeil, legno, e ceramica. "Per darci non solo il calore del fuoco, ma anche un calore mentale in questa specie di autunno". Backstage del lavoro creativo. L'ultima inquadratura è sulle sette stufe finite, esposte a Santarcangelo nel ristorante "La Sangiovesa". "Penombra, la musica sfuma e salgono gli effetti sonori di un furioso temporale con pioggia e tuoni. L'autunno. La stufa. Le favole".

Continuo ad avere i mandorli in testa. Ricordo l'inquadratura! Inquadratura?

Devono esserci ancora le cassette video girate da Rinaldo durante i seminari!

Tre scatoloni con centinaia di cassette Beta, BVU e VHS: i miei servizi per il TG2, il girato dell'Albania, le videopoesie. Non butto via niente: "Prima o poi serve tutto, mettetelo nel cuscino".

Le cassette dei laboratori sono proprio le ultime. Sette cassette numerate. Vanno dall'87 al '90. Il rischio ora è che il tempo le abbia smagnetizzate.

Inserisco nel videoregistratore la prima. Un certo tremore mi fa sbagliare telecomando e tasti, ma poi... play!

Barre di colore. Interno giorno. Cinema Teatro del turismo di San Marino.

Panoramica dal basso: centinaia di giovani seduti.

Dall'alto della scalinata: il palco. Al centro un grande tavolo coperto da un telo di raso rosso, lungo fino a terra. Un tavolinetto di legno nero e basso sulla sinistra, con un televisore sopra. Uno schermo bianco sullo sfondo. Un cavalletto con dei fogli bianchi. Applausi. Da destra sale sul palco Tonino Guerra.

Spengo il registratore. È troppo forte. Sono le tre di notte.

Domani, riprenderò la ricerca. Domani.

Vorrei sognare mandorli in fiore. Invece non sogno.

Il mattino dopo: Tonino sono pronta. Play.

"Oggi vi ho portato il mio album dove ho raccolto dei ritagli di giornali degli ultimi sei, sette giorni. Vi faccio qualche esempio. Facoltà occupata: la prima notte di nozze di due studenti. Un morto dimenticato all'obitorio: nessuno lo voleva più. Il primo fiore del mondo trovato in Cina. Pensate è stato trovato un fossile di rosa ed è il primo fiore sbocciato al mondo. E qui tu, se vuoi, cresci, capisci. Il tempo è fatto di 100 milioni di anni e la visione di questo fossile di rosa mi serve per ricordare che sono un uomo che ha ammassato dentro di sé una quantità di passato tale che puoi guardare meglio il futuro. La mia vita non è di 70 o 80 anni, ma di milioni di anni. E ricordare questo ti fa crescere".

Tonino. La postura, gli ammiccamenti. Il ritmo delle parole. I picchi. Le pause. Riprendo fiato.

Più avanti. Cassetta 3. 28 marzo '87. Gita in pullman con Tonino nella Valmarecchia. Siamo tantissimi. Il Castello dei matrimoni. Montebello da lontano. Mulino abbandonato. Talamello. Un paese vuoto, case distrutte, rocca, campane. Interno del teatro di Sant'Agata Feltria. Tonino seduto e un pianoforte chiuso riempiono tutto il palcoscenico: "Uzbekistan. Deserto. Dune alte venti metri. Vento che soffia radente e sposta le cime. In un villaggio che scompare nella sabbia. Solo vecchi e un ragazzino di 7-8 anni. Suo nonno lo spinge perché vada oltre il deserto, perché lì non c'è niente. Suo padre non vuole. Il ragazzo è disperato perché vuole partire. Piange nella vecchia moschea fra i mucchi di tappeti sbrindellati dall'uso. Il nonno gli dice: fra un mese arriva il grande mercato per la vendita dei tappeti. Ce ne sono con dei labirinti, se ne risolvi almeno uno, sei salvo. Il bambino aspetta. I mercanti sui cammelli arrivano. Il bambino cerca di risolvere i labirinti che trova sui tappeti. Non ce la fa. Finiscono i tappeti. Trova per ultimi, fra la polvere, i brandelli di un vecchio tappeto. Lo ricompone e cerca di risolvere il labirinto. Non ce la fa. Passa una formica che gli dice di seguirlo. Lei percorre il labirinto fino all'uscita. Lui le va dietro. Il tappeto, col ragazzo e la formica sopra, si alza e li porta fuori. Nel cielo. Oltre la moschea". Tonino muove le braccia, si alza. Attimo di pausa. Conclude con la voce sospesa come un soffio che ti porta con sé.

"Dovete saper scrivere racconti, sceneggiature, ma soprattutto dovete saper raccontare. Solo così si conquista un produttore. Raccontando bene, con l'anima. Tener sospeso il soggetto. Un racconto è bello quando cresce, come il pane".

È domenica sera quando inserisco nel videoregistratore la settima cassetta. 22 febbraio 1990. Interno giorno. Cinema Teatro del turismo di San Marino.

Primo piano di Tonino Guerra. Con la mano destra si strofina il mento: "Questa mattina, venendo in auto da Santarcangelo a qui, ho visto dei mandorli in fiore. Tutto questo biancore mi ha inebriato. Vedendo il mondo bello, tutte le volte mi succede di dare come un addio. È una sensazione, che verrà anche a voi a quell'età in cui hai la sensazione che dovrai perdere una cosa così meravigliosa. Così, mi sono detto al volo: ecco, questa è una sceneggiatura. Mi sono chiesto cosa potrebbe fare un uomo di 70 anni in viaggio vedendo questi fiori e avendo quella sofferenza dentro perché presto perderà tutto. Mi sono detto: sarebbe bellissimo vedere tutti questi mandorli in fiore lungo il fiume e mentre l'uomo li guarda vede che stanno cadendo tutti i petali. Tutti. Stanno diventando neve e per un attimo tutto il Marecchia, che sta vedendo il vecchio, diventa qualcosa di imbiancato, qualcosa di freddo, qualcosa di lontano, qualche cosa che, quasi, quasi, ti consola, perché dici: il mondo in fondo è freddo, non è gran che. [Una lunga pausa] Una scena così costa un miliardo e non la paga più nessuno. Ma uno deve sempre cercare lo stesso nella propria immaginazione".

Grazie Tonino. Ancora una volta.

Azioni sul documento

Elenco delle riviste

    Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Cod. fiscale 800 812 90 373

    Via Galliera 21, 40121 Bologna - tel. +39 051 527 66 00 - fax +39 051 232 599 - direzioneibc@postacert.regione.emilia-romagna.it

    Informativa utilizzo dei cookie

    Regione Emilia-Romagna (CF 800.625.903.79) - Viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna - Centralino: 051.5271
    Ufficio Relazioni con il Pubblico: Numero Verde URP: 800 66.22.00, urp@regione.emilia-romagna.it, urp@postacert.regione.emilia-romagna.it