Rivista "IBC" XVIII, 2010, 2
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / mostre e rassegne
È una consuetudine dell'Istituto per i beni culturali quella di occuparsi, a ogni estate che passa, di ciò che accade lungo il nostro litorale in periodo di vacanza. Si scorrono i "cartelloni" degli intrattenimenti confezionati dalle aziende turistiche rivierasche, dai lidi comacchiesi in giù, e, dal punto di vista dei beni culturali, si prova a vedere se, dove, come e in che misura l'arte sia offerta ai vacanzieri nei loro dopospiaggia e doposole. Giusto quattro stagioni fa, resocontando su queste stesse pagine certi andamenti del turismo culturale in riviera tra la fine del vecchio e l'inizio del nuovo secolo, annotavamo un progressivo affermarsi dell'Evento, nella sua versione sempre più spregiudicatamente spettacolare e festaiola. Possiamo dire oggi che l'onda delle notti magiche, ora bianche, ora rosa, ora purpuree, è sempre lunga, alimentata con successo dai cerimonieri del "Tutto Quanto Fa Spettacolo". Risultano nettamente in calo, invece, per ovvio contrasto, le azioni di istituti culturali, musei e mostre d'arte; e pure il territorio, con il suo cumulo di risorse naturali e valori culturali, sembra ormai appiattito alla funzione di inerte fondale sulla scena di un turismo che, è chiaro, si vuole sedentario e spiaggiaiolo.
C'è Rimini, già capitale del divertimentificio, che da qualche stagione va provando a rimettersi in gioco come città d'arte, molto puntando, per evidenti ragioni di primato e di consenso, sull'effetto "Grandi Mostre". Ma c'è anche una riviera che non rinuncia a marcare le proprie stagioni estive ispirandosi alle finalità d'una più virtuosa utilità pubblica, pur senza trascurare le ragioni del diletto e del gusto. È quel che si può dire di Cesenatico, che per quest'estate 2010 ha preparato due iniziative davvero esemplari. Senza qui dimenticare di segnalare, passando dall'estremo limite nord a quello sud del litorale regionale, dal Ferrarese al Riminese, le offerte culturali di Casa Museo Remo Brindisi, a Lido di Spina, e di Villa Franceschi, a Riccione, dove ha sede la locale Galleria d'arte moderna e contemporanea.
È infatti un bello sguardo sulla Milano artistica dell'immediato dopoguerra quello che offre, sul lido comacchiese, a due passi dal mare, tra dune trapuntate da piccole piante serpeggianti e pinetine odorose di resina, l'edificio progettato agli inizi degli anni Settanta da Nanda Vigo come museo, studio e abitazione estiva del maestro Remo Brindisi. Qui, alla città che ha artisticamente adottato il pittore abruzzese è dedicato il quarto appuntamento di "Novecento", una benemerita serie espositiva che si è proposta di far conoscere al grande pubblico la poderosa raccolta a suo tempo donata da Brindisi al Comune di Comacchio. Riaffiorano e rivivono, così, momenti salienti dell'attività milanese del maestro, i suoi contatti con galleristi famosi come Carlo Randazzo e Gino Ghiringhelli, i rapporti con altri pittori e scultori attivi nella capitale lombarda. Di particolare interesse è la rilettura di una pagina luminosa della biografia di Remo Brindisi a Milano, rappresentata dalla presidenza della quindicesima Triennale nell'anno 1973, edizione che segnò la ripresa della ben nota manifestazione dopo le contestazioni sessantottesche.
Tornano i famosi anni Sessanta anche a Riccione, che si riscopre "perla verde dell'Adriatico" con un'indagine a tutto campo sull'affermazione turistica della città negli anni del boom economico. Naturale, dunque, che proprio all'arte figurativa - capace di animare tante stagioni balneari riccionesi con le mostre, le rassegne e i concorsi organizzati al Palazzo del Turismo - venga oggi affidato un ruolo di primo piano nel ricostruire la mondanità culturale di quel tempo lontano.
Ma eccoci ora, come annunciato, a Cesenatico. Perché qui, nella piccola località tagliata in due dal porto canale intitolato a Leonardo da Vinci e glorificata dal mito di Giuseppe Garibaldi, l'arte continua davvero ad avere fissa dimora, ininterrottamente, dal 1952, anno di fondazione di un premio di pittura di livello nazionale che per un intero decennio è stato considerato tra le più qualificate platee in Italia per giovani artisti. Grazie a quel concorso, sulla ribalta estiva di Cesenatico sono saliti tanti pittori e critici, alcuni dei quali agli inizi delle loro carriere: tra gli altri, Enrico Accatino, Umbro Apollonio, Francesco Arcangeli, Luigi Carluccio, Carlo Carrà, Raffaele De Grada, Giuseppe De Gregorio, Eliano Fantuzzi, Antonio Licata, Pompilio Mandelli, Roberto Melli, Osvaldo Piraccini, Ilario Rossi, Giorgio Ruggeri, Bruno Saetti, Anna Salvatore, Sergio Saroni, Giacomo Soffiantino, Marco Valsecchi, Carmelo Zotti.
Riportano le cronache locali che dopo il premio, tra gli anni Sessanta e Settanta, ha fatto tendenza il "Bragozzo": non una galleria come tante in riviera, tra battute d'asta e grandi firme, ma un cenacolo d'arte promosso e patrocinato dalla locale azienda di soggiorno all'interno del nuovo Palazzo del Turismo di viale Roma; punto di riferimento, tra l'altro, per giovani artisti della metropoli milanese, da Banchieri a Cazzaniga, da Cappelli a Ceretti, e per il grande disegnatore e incisore padovano Tono Zancanaro, tra i più assidui frequentatori della riviera locale. E a dimostrazione di come, anche più di recente, l'arte abbia animato la scena estiva di Cesenatico, si portano a esempio le rassegne di sculture all'aperto della fine degli anni Ottanta (tra l'altro, grandi "ferri" di Simon Benetton fanno bella mostra nella città "a mare") o cicli come "Mare scritto mare dipinto", iniziato con la rimembranza dell'amicizia tra lo scrittore Marino Moretti e il celebre pittore Filippo de Pisis, e proseguito con altri confronti tra gli artisti dell'immagine e quelli della parola.
Ma torniamo alla nostra estate, e cominciamo dalle "Tende al mare", che si rivedono anche quest'anno vivaci e gonfie di brio, com'era stato per la prima edizione del 1998, quella della grande mostra dedicata a Franca Rame e a Dario Fo, e come è accaduto poi con le successive annate, che hanno coinvolto grandi artisti, grandi temi e, complessivamente, oltre centoventi giovani allievi di importanti accademie italiane. Ed eccole dunque le tradizionali tende da spiaggia, nella scenografica cornice della spiaggia libera tra il Grattacielo e il Grand Hotel: recano, questa volta, l'inconfondibile impronta di Tonino Guerra. È anche qui, dunque, la festa per il novantesimo compleanno dell'eclettico santarcangiolese, che ha voluto colorare l'arenile con una ventina di sue invenzioni per "arazzi", tradotte sulle tele, per l'occasione, dalla storica Stamperia Pascucci di Gambettola.
L'effetto è altamente suggestivo: quelle di Tonino sono libere "poesie nel sole". Con le loro raffinate scansioni cromatiche, una volta intrise di luce marina restituiscono una realtà filtrata dall'inventiva e dalla memoria, come un inno alla bellezza, che resiste nel nostro tempo, e che ancora si può scoprire nei luoghi più nascosti e nelle cose più semplici: "Se noi la salviamo, salviamo noi stessi", ammonisce il maestro. Ci sono foglie agitate dal vento, fiori di campo, farfalle variopinte, animaletti d'aia contadina, semplici bottiglie, chitarrine popolari, e specialmente bambole arcaiche, da vedere come piccoli totem seducenti, colorati di nostalgia fondatrice, ricordando i "giorni dell'infanzia quando attorno a noi sembrava ci fosse sempre una grande festa".
Lasciata la spiaggia dell'affermata coppia Guerra & Pascucci, eccoci ora nel vecchio cuore del borgo marinaro, dove pulsa l'omaggio reso da Cesenatico a Gino Montesanto ad appena un anno di distanza dalla scomparsa del noto scrittore. Al centro dell'attenzione, tra Casa Moretti e il Museo della Marineria, è la donazione dell'archivio e della biblioteca di Montesanto, voluta dall'erede Giuseppe Pisciotta in ricordo dell'affettuoso legame che ha unito il letterato alla città romagnola. Qui Gino Montesanto, nato nel 1922 a Venezia, ha trascorso la giovinezza, e qui per qualche tempo è tornato, alla fine della guerra, a insegnare nella scuola media diretta da Dante Arfelli, prima di trasferirsi a Roma e svolgere un'intensa attività di scrittore, autore radiotelevisivo, direttore di riviste letterarie. A Cesenatico Montesanto ha contribuito a far nascere, insieme ad Arfelli e a Marino Moretti, il concorso nazionale di pittura intitolato al porto canale e alle bellezze paesistiche locali.
Partendo proprio dalla realtà cesenaticense, la mostra esplora l'intreccio degli interessi di Montesanto, artista della parola, con la vicenda figurativa del suo tempo. Fotografie, lettere, dediche, libri, documentano sodalizi e frequentazioni, come con Maccari, Roccamonte, Accatino, Guida. Di questi e altri importanti artisti (da Fontana a Bradley, da De Chirico a Gentilini, da Ciarrocchi a Fazzini, da Corpora a Vespignani) sono in mostra dipinti, disegni, incisioni, litografie, sculture, bozzetti, tratti dalla collezione domestica dello scrittore. Testimoni sinceri di un'esistenza amica che a Cesenatico non si vuole certo dimenticare.
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