Rivista "IBC" XIX, 2011, 2
Dossier: Imago - Catalogo di opere grafiche on line
musei e beni culturali, biblioteche e archivi, dossier /
Quanto alle diverse modalità di gestione e di fruizione del patrimonio grafico, per la Biblioteca Malatestiana di Cesena risulta esemplare il lungo lavoro condotto, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, sulle immagini della "Comandini", ricchissima biblioteca privata tutta consacrata, nella pluralità di materiali che la caratterizza, all'epopea risorgimentale e alla storia della Nazione, dall'età napoleonica alla nascita della Repubblica. Stampe storiche e fotografie - per un totale di oltre novemila esemplari - studiate, catalogate ed esibite in contesti espositivi e scientifici, sono confluite in Imago (imago.sebina.it/SebinaOpacIMAGO/Opac), ritrovando in tale ambito una comunità di utenti enormemente ampliata e non più determinata dalla sola appartenenza territoriale, ma soprattutto nuove occasioni di approfondimento comparativo e critico.
La gestione integrata di risorse amplia a dismisura gli ambiti della ricerca dello studioso e nel contempo suggerisce, anche al fruitore meno avvertito, metodi e letture diversi, lontani dalla banalizzazione e dal consumo onnivoro e acritico dell'immagine. Non una scialba photo gallery, di quelle che proliferano sul web insieme alle enormi raccolte che l'utente può ampiamente e variamente personalizzare e impiegare, Imago è impresa foriera anche di una didattica dell'immagine, una sorta quasi di avviamento educativo, che ci riconduce alle finalità primarie delle pubbliche istituzioni. Enorme, tuttavia, il cammino che in poco tempo è stato compiuto: se ancora un decennio fa, in Malatestiana, il lettore aveva a disposizione, accanto agli originali, una sola postazione informatica dedicata, senza ulteriore risorsa, ma con molti problemi di gestione e di costi per il nostro istituto, ora è elevatissimo il numero di immagini a cui, in tempi relativamente brevi, il nostro fruitore può accedere, da qualunque punto voglia connettersi, supportate dall'insieme di risorse selezionate e organizzate e dai servizi della Biblioteca.
L'origine di tutto ciò è lontana nel tempo. È stato Augusto Casalboni - come ha indagato e documentato la mostra a lui dedicata in occasione del 550° anniversario della fondazione della biblioteca - a dare inizio all'archivio fotografico della Malatestiana, completando, nel marzo del 1926, il deposito "delle sue negative interessanti l'Arte e la Storia di Cesena", iniziato nel 1921. Egli si offriva anche di collaborare con il direttore Manlio Torquato Dazzi, perché venisse condotto a termine un catalogo delle proprie lastre, "ciò che renderà più facile agli studiosi servirsene". Grazie alla lungimiranza di un fotografo aggiornato e alla consapevolezza di un bibliotecario moderno, Cesena dava così concreta realizzazione al dibattito, vivo in quegli anni, sull'uso e la funzione della fotografia e sulla costituzione delle raccolte di immagini che, prodotte da dilettanti amatoriali o uscite dagli studi di valenti professionisti, affluivano allora nelle biblioteche, magari nel contesto di lasciti e donazioni di altri materiali.
Intorno alle lastre di Casalboni, lungo un cammino non sempre lineare e coerente, altri preziosi fondi che portano i nomi di Francesco Dellamore, Alberico Manuzzi, Agostino Lelli-Mami, per citare i più noti, hanno costruito un formidabile archivio della memoria della comunità cesenate. Se la città ha conservato un'immagine piuttosto precisa di sé dalla fine dell'Ottocento alla metà del secolo scorso, lo si deve proprio alla vastità di un catalogo per così dire collettivo, che ci consente di seguire, per segmenti storici precisi, il formarsi della rappresentazione di un "luogo" con il suo vivere quotidiano, quale viene percepito nel sentire comune. In sostanza, com'è avvenuto per le collezioni librarie della Biblioteca fin dal suo esordio, la volontà di singoli o di intere famiglie sollecite nel preservare l'integrità delle loro raccolte per l'utilità e la fruizione di tutti, si è incontrata con l'attitudine e l'impegno, che è proprio di un istituto pubblico di cultura, a gestirle secondo paradigmi rigorosi e scientifici.
La fotografia, come "bene culturale" che si affianca ad altri documenti e con loro interagisce, è pratica quotidianamente perseguita dalla Malatestiana, che da molti anni lavora in totale sintonia con la Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna, per accompagnare l'opera di acquisizione dei fondi fotografici con un proficuo lavoro di studio, di catalogazione, di conservazione e, non ultimo, di divulgazione, anche attraverso i più aggiornati strumenti informatici. La politica di promozione ha individuato nel catalogo, sia on line che a stampa, lo strumento principe per la diffusione dei risultati tanto che, se la collana dei "Quaderni dell'Archivio Fotografico", inaugurata nel 1991 con la monografia dedicata ad Alberico Manuzzi, è ormai al decimo titolo, nel contempo le pagine della cospicua collezione fotografica si sfogliano soprattutto sul web (nel catalogo on line del Polo SBN della Rete bibliotecaria di Romagna, dove gran parte di questo patrimonio è reso disponibile: opac.provincia.ra.it/SebinaOpac/Opac).
È nelle biblioteche dell'età digitale, infatti, che la fotografia trova il contesto idoneo e le professionalità atte a garantire, prima di tutto, metodiche di salvaguardia e tecniche scientifiche di catalogazione, per preservare un patrimonio - quello costituito dalle immagini analogiche - per sua natura fragile e ormai storicizzato. In tale ottica va letta l'opera di digitalizzazione che la Malatestiana ha sistematicamente condotto in tempi recenti con l'ausilio della stessa Soprintendenza regionale, attraverso la trasposizione delle sue raccolte su CD o DVD. Questa semplice attività è già forma di tutela, perché consente di salvaguardare la fotografia che, oltre a essere oggetto da conservare in sé, è brano ormai archeologico e tuttavia fondamentale, come strumento di conoscenza e ausilio per altre discipline. Contemporaneamente, ma con tempi ben diversi, la Biblioteca ha operato per la diffusione, su supporti tradizionali e non, del portato informativo proprio di ogni fotografia, attraverso lo strumento insostituibile della catalogazione: assecondando, in questo più che decennale percorso, il crescere e l'affinarsi, in ambito regionale e nazionale, delle tecniche catalografiche.
Il passaggio dall'analogico al digitale ha poi consentito l'ingresso del patrimonio iconografico in quelle digital libraries il cui valore, oltre che nei criteri di selezione proposti, risiede nel grado di scientificità con cui le risorse che ne fanno parte sono trattate. Questo progresso ha enormemente avvantaggiato le ricerche e le richieste dirette dell'utenza, spostando le risposte degli operatori della biblioteca dal piano del rinvenimento fisico degli esemplari a quello della consulenza tecnico-scientifica sui dati consultabili a catalogo.
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