Rivista "IBC" XIX, 2011, 2

musei e beni culturali / convegni e seminari, pubblicazioni

Velluti, damaschi, broccati, taffetas... La collezione tessile "Gandini" del Museo civico d'arte di Modena completa il suo riordino con un catalogo dei pezzi medievali e rinascimentali.
Il museo in-tessuto

Francesca Piccinini
[direttrice del Museo civico d'arte di Modena]

Con la pubblicazione del catalogo La collezione Gandini. Tessuti del Medioevo e del Rinascimento,1 giunge finalmente a compimento, dopo trent'anni di studi e di restauri, il riordino e il riallestimento della collezione tessile donata al Museo civico di Modena dal conte Luigi Alberto Gandini nel 1884: una delle collezioni più importanti d'Europa, ricca di oltre tremilacinquecento frammenti databili tra il Medioevo e l'Ottocento. Un tempo lunghissimo, quello trascorso dall'avvio dei lavori, che richiede oggi qualche spiegazione.

Per farlo, occorre ripercorrere brevemente le tappe più significative che ne hanno scandito il progredire, a partire dai primi anni Ottanta del Novecento, quando l'Amministrazione comunale, in collaborazione con l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), avviò quel percorso di conoscenza e tutela che costituì una ben precisa scelta di politica culturale: una scelta destinata a condurre, nell'arco di un decennio, al riordino dei Musei civici modenesi e alla loro riapertura al pubblico (1990) con un allestimento scientificamente aggiornato e nello stesso tempo rigorosamente rispettoso delle origini ottocentesche e della storia dell'istituzione museale.

Anche il riordino e lo studio della collezione "Gandini" fu avviato in quella fase, quando ci si trovò di fronte alla difficile scelta tra collocare tutta la raccolta a deposito, come era stato fatto in altri casi analoghi, oppure avviarne, oltre che lo studio, anche il recupero conservativo e prevederne il riallestimento. I materiali si presentavano infatti fortemente compromessi da quasi un secolo di esposizione alla luce solare diretta e affrontarne il restauro significava imboccare una strada lunga e complessa, oltre che molto impegnativa sotto il profilo economico.

La scelta si orientò comunque in questa direzione e nel 1985 fu pubblicato il primo catalogo scientifico della raccolta, dedicato ai tessili del Settecento e dell'Ottocento, i più fragili e compromessi e dunque i più bisognosi di studio e di restauro. Mentre si procedeva a ritroso affrontando il settore della collezione dedicato al Seicento, nel 1986 fu organizzato un importante seminario di studi dedicato ai problemi della conservazione e dell'esposizione dei manufatti tessili, i cui risultati furono pubblicati nel 1991 nella collana "Ricerche" dell'IBC.

Nel frattempo i Musei civici avevano riaperto al pubblico, proponendo una Sala Gandini restaurata scientificamente nel rispetto dell'impostazione scenografica voluta nel 1886 dallo stesso collezionista donatore. Innanzitutto le grandi vetrine in vetro e metallo dipinto furono nuovamente utilizzate per esporre la parte della raccolta che all'epoca era già stata restaurata, i tessili databili tra XVI e XIX secolo; nello stesso tempo, il vano nascosto nella zona inferiore delle vetrine fu attrezzato con una serie di cassettiere in cui fu possibile riporre i tessuti più fragili, che non avrebbero potuto sopportare una nuova esposizione, quelli destinati alla rotazione espositiva e, via via, i nuovi frammenti restaurati.

Nel 1993 uscì quindi il catalogo dedicato al Seicento e nel 2002 fu la volta di quello relativo a ricami, pizzi e galloni, settore quest'ultimo nuovamente esposto dall'anno 2000 nella vetrina appositamente creata al centro della sala intorno al 1890, modificata con l'inserimento di un sistema di illuminazione a fibre ottiche. In concomitanza con il riallestimento di quest'ultimo settore, e con l'uscita del relativo catalogo, le sale museali hanno ospitato due iniziative espositive dedicate all'attuale produzione di merletti e all'intreccio quale linguaggio espressivo dell'arte contemporanea: "Merletti antichi e moderni in mostra" (2000) e "Intrecci d'arte al Museo" (2001); si iniziava così, concretamente, a valorizzare una collezione nata con intenti esemplificativi e con un forte connotato di attualità, nel fervido clima legato alle grandi esposizioni e alla nascita dei musei d'arte e industria.

Riuscire a promuovere e comunicare questo importante patrimonio, ora che esso è stato salvaguardato dal punto di vista conservativo e studiato sotto il profilo scientifico, e rinnovarne la vitalità nel presente, è la scommessa che ci attende oggi, nel momento stesso in cui, con l'esposizione dei tessili databili tra Medioevo e Rinascimento (2009) e con l'uscita del relativo catalogo, si è completata la fase di riallestimento e di studio. Per questo il museo ha voluto organizzare a Modena, in collaborazione con l'IBC e l'Università di Pisa, il convegno internazionale "Antiche trame, nuovi intrecci. Conoscere e comunicare le collezioni tessili" (26 e 27 novembre 2010): l'incontro, dedicato al tema della valorizzazione del patrimonio tessile musealizzato, aveva l'obiettivo di creare un'occasione di confronto su un tema che ancora stenta a trovare debiti spazi di approfondimento in ambito nazionale.

In questa occasione sono stati presentati il nuovo apparato didascalico della Sala Gandini, realizzato grazie al contributo dell'Associazione "Amici dei Musei e dei Monumenti modenesi", e il percorso didattico per grandi e piccini "Contatto. Percorso tattile per conoscere il velluto", dedicato alle fibre e agli intrecci tessili, in particolare a una tipologia molto complessa come il velluto, e ospitato in una saletta attigua.

Nel primo caso, il problema museografico da risolvere era particolarmente complesso, date le caratteristiche dell'ambiente in cui le didascalie dovevano inserirsi, ed è stato affrontato disponendo nella porzione orizzontale delle grandi vetrine ottocentesche le didascalie dei singoli frammenti e le spiegazioni bilingui (in italiano e in inglese) relative ai differenti nuclei tematici, accompagnate da immagini di costumi, arredi e ambienti storici. Realizzato in materiale semitrasparente retroilluminato, l'apparato didascalico si inserisce armoniosamente nel contesto storicamente caratterizzato della sala, senza prevaricarne la caratteristica atmosfera tardo-ottocentesca.

Quanto al percorso tattile, esso è stato collocato nella saletta attigua alla grande sala che ospita la collezione Gandini, con l'intenzione di favorire un contatto diretto del pubblico con i molteplici aspetti dell'arte della tessitura: dalla conoscenza delle fibre tessili e delle differenti tipologie di intreccio, al funzionamento del telaio. Per questo, nell'ambiente sono stati collocati un telaio funzionante, grazie al quale vengono proposte esperienze di tessitura "in diretta", e differenti campioni di velluto, realizzati con tecniche tradizionali dalla tessitura Lisio di Firenze, campioni che il pubblico è invitato a "toccare con mano" per apprezzarne le qualità tattili. Si tratta, tra l'altro, della prima tappa di un più vasto progetto finalizzato alla creazione di un percorso tattile attraverso le raccolte del museo, destinato prioritariamente a ciechi e ipovedenti e attualmente in corso di realizzazione grazie a un accordo di collaborazione tra il museo, l'Unione italiana ciechi e l'Università di Modena e Reggio Emilia.

Ancora sul fronte della valorizzazione, indirizzata a un differente settore di pubblico, si colloca l'installazione di Sabrina Mezzaqui, dal titolo La realtà non è forte, che è stata inaugurata durante il convegno ed è rimasta in mostra nella Sala Gandini dal 27 novembre 2010 al 13 febbraio 2011. Progettata dal Museo civico d'arte in collaborazione con la Galleria civica di Modena, l'esposizione è stata concepita come una sorta di "omaggio" alla collezione Gandini, uno stimolante dialogo tra l'arte contemporanea e la collezione tessile ottocentesca. Un dialogo che ha rivelato fin dalle sue premesse un'intesa profonda tra i valori e le pratiche artigianali del tessile e la poetica dell'artista bolognese protagonista, che materializza pensieri desunti dalle tradizioni filosofiche, religiose e letterarie ricorrendo alla gestualità lenta e delicata del ricamo, del cucito e del ritaglio. L'installazione, come confermato anche dall'apprezzamento della critica, ha dimostrato di saper riannodare il passato al presente, suggerendo nuove chiavi di lettura e rinnovati percorsi mentali.

Durante il convegno è stato presentato anche l'ultimo catalogo della raccolta, di cui si diceva all'inizio. Curato da Marta Cuoghi Costantini e Iolanda Silvestri, La collezione Gandini. Tessuti del Medioevo e del Rinascimento è un corposo volume di oltre quattrocentocinquanta pagine, che ha inaugurato la nuova collana editoriale dell'IBC, "ER Musei e territorio - Cataloghi", sottolineando quel rapporto di stretta collaborazione con l'Istituto regionale e con i suoi funzionari, senza il quale il lungo percorso di conoscenza e salvaguardia della collezione non avrebbe potuto realizzarsi.

Più che un esaustivo campionario di tecniche e tipologie, nelle quasi settecento schede del catalogo - ognuna corredata di immagine a colori - emerge un'idea di Medioevo e Rinascimento fortemente condizionata da precisi confini economici e culturali. E, così, i pezzi autenticamente bizantini o romanici si inseriscono in un contesto assai ampio, insieme ai numerosi frammenti che i recenti studi hanno restituito a epoche più recenti. Scorrendo il volume si trovano testimonianze preziose sugli esordi della lavorazione della seta in Italia nonché sul sontuoso gusto rinascimentale per il damasco e il velluto, ma non mancano anche tessili di minore pregio e d'uso più comune: un repertorio ricchissimo, dunque, che restituisce i gusti del collezionista e della sua epoca.

Quest'ultimo è il tema affrontato nei due brevi saggi introduttivi di Francesca Piccinini e Silvia Battistini, dedicati ai rapporti tra Luigi Alberto Gandini e l'ambiente degli studiosi e dei collezionisti a lui contemporanei. Il ricco contributo critico di Domenica Digilio affronta invece il tema dei centri di produzione dei tessuti serici, delineando il quadro della produzione manifatturiera italiana tra Medioevo e Rinascimento. I saggi di Marta Cuoghi Costantini, Iolanda Silvestri e Elisabetta Bazzani, infine, analizzano rispettivamente i tessili medievali presenti nella collezione Gandini, la complessa evoluzione dei decori tessili in epoca rinascimentale e il primato del velluto presso la corte degli Este tra Quattrocento e Cinquecento.

Il volume - corredato da una serie di apparati, tra cui l'indice delle tipologie tecniche - segue la rigorosa impostazione scientifica dei precedenti cataloghi della raccolta, ma, come già quello dedicato a pizzi e ricami nel 2002, introduce all'interno della sezione "Schede" una serie di articolazioni tematiche illustrate da testi di Lorenzo Lorenzini, curatore della raccolta, che consentono un differente livello di lettura rispetto a quello fornito dalle singole schede, incentrate sull'analisi della tecnica e del singolo motivo decorativo.

Il volume, così come il convegno, sono dedicati alla memoria di Donata Devoti, dell'Università di Pisa, pioniera appassionata degli studi del tessile in Italia e convinta sostenitrice del progetto, che, dopo averci accompagnati dall'inizio dell'impresa, ci ha purtroppo lasciati nel 2007, proprio alle soglie di questo nuovo catalogo.


Nota

(1) La collezione Gandini. Tessuti del Medioevo e del Rinascimento, a cura di M. Cuoghi Costantini e I. Silvestri, Bologna, Bononia University Press - Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2010.

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