Rivista "IBC" XVIII, 2010, 3

musei e beni culturali / pubblicazioni

Museo etnografico missionario. Imola, a cura di L. Villa, Imola (Bologna), Museo etnografico missionario di Imola, 2010.
Dalle missioni al museo

Evaristo Sparvieri
[giornalista]

Oltre un secolo di missioni evangeliche a contatto con le popolazioni di India, Tanzania ed Etiopia, compiute dai missionari dell'ordine dei cappuccini di Bologna e della Romagna: il Museo etnografico missionario di Imola, allestito nelle sale del convento dei cappuccini, nell'ambito di un progetto di catalogazione dei propri manufatti ha realizzato una nuova guida illustrata, per rendere fruibile un patrimonio interculturale arricchitosi nel tempo, di pari passo con il protrarsi delle missioni. Il volume, curato da Luca Villa, con il contributo grafico di Tristan Vancini e le belle immagini di Tonino Mosconi e Ivano Puccetti, si articola in quattro sezioni: Storia, India, Tanzania, Etiopia.

All'interno di ogni capitolo trovano sviluppo temi legati alla museologia missionaria, secondo un percorso di lettura in cui Osservare la cultura diventa operazione propedeutica alle Riflessioni antropologiche: l'elevato numero dei reperti esposti ha indirizzato gli autori verso una cernita dei manufatti riportati in catalogo, ciascuno dei quali corredato di una dettagliata scheda descrittiva. Filo conduttore è la ricostruzione storica delle vicende che portarono alla nascita e ai successivi incrementi della raccolta. Il primo nucleo risale al 1910, quando padre Basilio da Bologna, segretario provinciale delle Missioni, ricevette in dono un cospicuo numero di manufatti da parte di padre Angelo da Casola Valsenio, missionario e poi vescovo della diocesi di Allahabad in India.

I manufatti relativi all'arte indiana si configurano come oggetti legati al culto e alla quotidianità delle popolazioni autoctone: statuette di divinità del pantheon hindu o del culto buddhista, oggetti rituali (per esempio il campanello rituale, detto ghanta, o il rosario di settantaquattro grani, detto mala), lampade, brocche, ventagli e prodotti di arte decorativa indo-musulmana, in gran parte provenienti dall'Uttar Pradesh, dove la presenza missionaria si è maggiormente concentrata. Nel 1965, con il formarsi in India di un clero locale, presero avvio le missioni in Africa: dapprima in Tanzania, nell'area compresa fra Dar Es Salaam e il confine con il Mozambico; in seguito, dal 1971, nell'Etiopia sudoccidentale, nelle regioni del Kembata-Hadiyya e del Dawro, dove sono tuttora attive.

Dalle missioni in Tanzania, la collezione del museo si arricchì delle sculture in ebano della tradizione makonde: soggetti in stile masinamu, ujamaa e shetani, raffiguranti rispettivamente figure umane, soggetti familiari e "spiriti maligni". Considerevole è la raccolta di presepi makonde, nei quali le figure della tradizione cattolica sono ritratte secondo canoni estetici africani. Dalla metà degli anni Ottanta sono entrati a far parte della collezione i manufatti relativi agli usi e costumi della popolazione etiope, tra i quali spiccano oggetti della chiesa ortodossa Tewahedo, incentrati sui motivi della croce e dell'iconografia mariana.

Il ricco repertorio fotografico contrappunta di suggestive immagini i racconti dei missionari, a cui il catalogo fa frequente ricorso per rendere testimonianza diretta dell'incontro con le popolazioni indigene, depositarie e custodi di una preziosa alterità culturale. La guida del Museo etnografico missionario di Imola è stata realizzata nell'ambito del Progetto "Etno", iniziativa promossa dall'Istituto regionale dei beni culturali per la valorizzazione del patrimonio extraeuropeo presente in Emilia-Romagna.


Museo etnografico missionario. Imola, a cura di L. Villa, Imola (Bologna), Museo etnografico missionario di Imola, 2010, 96 pagine, [senza indicazione di prezzo].

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