Rivista "IBC" XIV, 2006, 1

convegni e seminari, leggi e politiche

Una giornata di studi a Bologna ha fatto il punto sui musei ecclesiastici italiani: istituzioni vocate alla salvaguardia delle opere d'arte, ma anche degli oggetti cultuali e liturgici non più in uso.
Liturgie del patrimonio

Isabella Giacometti
[collaboratrice dell'IBC]

La funzione culturale e pastorale dei musei ecclesiastici nelle comunità diocesane e parrocchiali è ormai da tempo un argomento al centro di dibattiti e incontri. Ultima in ordine di tempo è stata la giornata di studi del 28 ottobre 2005 svoltasi presso il convento del Santissimo Salvatore a Bologna sul tema "Il futuro dei musei ecclesiastici italiani", giornata promossa dal Coordinamento centri culturali cattolici di Bologna e curata dalla cattedra di Storia del restauro dell'Università di Bologna. A quattro anni dalla pubblicazione della lettera della Pontificia commissione concernente i musei ecclesiastici, l'incontro ha offerto l'occasione di riflettere sulle caratteristiche specifiche di tali istituzioni, la cui finalità centrale è la salvaguardia delle opere d'arte e degli oggetti destinati al culto e alla liturgia ormai in disuso.

Dal punto di vista quantitativo e qualitativo, i beni ecclesiastici rappresentano infatti una parte consistente del patrimonio storico-artistico italiano e negli ultimi decenni la sensibilità nei riguardi della loro tutela è nettamente aumentata, non solo presso le istituzioni ecclesiastiche, ma anche presso la società civile. Alla valenza del pregio artistico dei manufatti, testimoni della creatività di artisti, artigiani e maestranze locali che hanno saputo corrispondere alle richieste della committenza, questo ingente patrimonio unisce la caratteristica pregnante di essere custode della memoria storica del cristianesimo, attraverso la quale è possibile rileggere il cammino di fede degli ultimi due millenni di storia e prendere piena coscienza dell'operato delle generazioni che ci hanno preceduto.

Nonostante le inevitabili dismissioni e sostituzioni, i beni ecclesiastici mantengono infatti inalterato nel tempo, anche al di fuori dell'ambito strettamente liturgico, il loro valore spirituale e cultuale. Dalle mutate esigenze culturali, liturgiche, spirituali o semplicemente dallo stato di usura e di precaria conservazione di manufatti, arredi e oggetti liturgici, che richiedono un continuo adeguamento, ma soprattutto dall'incessante divenire della comunità cristiana, deriva una condizione di continuità tra i beni in uso e quelli in disuso. Per questi ultimi, che, pur obsoleti, preservano il requisito di bene privilegiato per diffondere e raccontare il messaggio cristiano, si rende quanto mai indispensabile un'efficace azione di tutela, conservazione e valorizzazione. Il museo ecclesiastico si candida naturalmente come luogo privilegiato per assolvere un simile compito poiché oltre alla capacità, propria di ogni altro museo, di saper conservare le opere d'arte e le testimonianze artistiche e storiche locali, possiede in più una natura "pastorale" e manifesta una piena condivisione delle finalità proprie della Chiesa.

È dal 1923, anno nel quale la Segreteria di Stato del Vaticano ha promosso per la prima volta un'indagine sull'esistenza dei musei ecclesiastici, che questi ultimi cominciano ad assumere un'identità e una fisionomia più definite come luoghi privilegiati per la salvaguardia dai pericoli di dispersione e di deperimento del patrimonio culturale di carattere religioso, posti al servizio della missione della Chiesa. I musei ecclesiastici identificano nelle opere d'arte il segno del divenire storico e dei cambiamenti culturali vissuti dalle comunità cristiane e manifestano il loro attaccamento al territorio - luogo privilegiato per svolgere la missione pastorale - attraverso la conservazione di ciò che da esso proviene e la sua fruizione da parte dei fedeli in una nuova veste di valorizzazione storica e artistica.

Il panorama dei musei ecclesiastici è quantomai complesso e articolato. Queste pagine non intendono esaurire il discorso, ma semplicemente costituiscono l'occasione per riaffermare la specificità del ruolo di tale tipologia museale, per presentarne la multiforme varietà e l'ampia diffusione sul territorio e soprattutto per mostrare i passi compiuti dalle istituzioni, ecclesiastiche e civili, impegnate nel compito di migliorarne l'organizzazione, la gestione e la fruizione.

Nella linea di rinnovata attenzione della Chiesa verso il proprio patrimonio storico-artistico e verso le strutture preposte alla sua conservazione, si inseriscono nell'ultimo decennio le riflessioni e le considerazioni della Pontificia commissione per i beni culturali, poi tradottesi in una serie di lettere circolari, l'ultima delle quali, pubblicata nel 2001, ha come oggetto appunto La funzione pastorale dei musei ecclesiastici.1 Composta da una serie di indicazioni relative alla conservazione, alla gestione, alla strutturazione del museo, all'adeguata formazione del personale e al sistema di fruizione, questa lettera non è da intendersi come un atto normativo in senso stretto, ma come un documento redatto per dare nuovo slancio allo sviluppo del settore museale ecclesiastico e per renderlo maggiormente omogeneo.

Prima ancora delle strutture museali, anche le biblioteche e gli archivi ecclesiastici sono stati oggetto di analisi e studio: gli esiti sono confluiti nella pubblicazione di due lettere risalenti al 1994 e al 1997, a conferma della direzione intrapresa di valorizzare l'ambito dei beni culturali che non si limitano alle sole opere di pittura, scultura, architettura, mosaico e musica, ma comprendono anche il vasto patrimonio dei beni librari e dei documenti storici. Quanto ai luoghi che li custodiscono, essi hanno il compito di mantenere viva la memoria della comunità cristiana, che deve essere sollecitata a ricercare le proprie radici. In ognuno dei documenti della Pontificia commissione si ribadiscono inoltre l'importanza del territorio e la necessità che le opere non siano decontestualizzate perché parte integrante di un tessuto storico, culturale, sociale e religioso formatosi nel tempo. Il museo stesso non può considerarsi come un luogo separato, ma anzi è in continuità fisica e culturale con l'ambiente circostante, che non si oppone agli altri luoghi ecclesiali ma dialoga con essi in quanto possiedono la medesima finalità pastorale.

L'opera di conservazione e di tutela richiede tuttavia una collaborazione costante e coordinata tra istituzioni civili ed ecclesiastiche. A partire dall'articolo 12 del nuovo Concordato in poi - passando attraverso le intese fra la Conferenza episcopale italiana (CEI) e lo Stato italiano del 1996, del 2000 e del 2005,2 o attraverso specifici accordi come quello del 2002 fra la CEI e l'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione - è stato compiuto un grande salto di qualità, non solo sul piano delle modalità collaborative, ma soprattutto sul versante di una necessaria sensibilizzazione sociale e di un allargamento della partecipazione pubblica al tema della salvaguardia e del godimento di questi beni che, al di là della loro titolarità, è ben difficile non considerare in senso collettivo.

Da tempo, nello svolgimento di questo delicato compito, i principali interlocutori della Chiesa sono quindi divenuti lo Stato e le Regioni, che numerose hanno manifestato la forte volontà di concorrere attivamente all'impegnativo sforzo avviato dalle diocesi per l'inventariazione dei beni ecclesiastici, soprattutto là dove le campagne di rilevamento e di documentazione vedono attive non solo le parrocchie e gli enti ecclesiastici ma anche gli enti locali territoriali, e spesso coinvolgono in modo diretto e propositivo i loro organismi culturali come le biblioteche e i musei.

Anche la Regione Emilia-Romagna rientra tra le amministrazioni che da anni si muovono in questa direzione, favorendo la collaborazione tra le istituzioni in materia di conservazione e catalogazione dei beni ecclesiastici. La Regione infatti, grazie all'impegno del suo Istituto per i beni culturali (IBC), è da tempo particolarmente attiva nell'ambito della catalogazione del patrimonio storico, artistico e archeologico dei musei del proprio territorio e assegna annualmente, attraverso una pianificazione triennale, finanziamenti destinati alla salvaguardia delle opere e dei beni in essi conservati. La presenza di musei ecclesiastici sul nostro territorio è infatti numerosa e ancora in divenire: si tratta di una cinquantina di musei che comprendono una molteplicità tipologica caratterizzata dai tesori delle cattedrali, le più antiche istituzioni museali di carattere ecclesiastico, dai musei delle abbazie, dei monasteri, dei santuari, degli ordini religiosi, delle confraternite, delle opere pie - relativi a un singolo monumento religioso, a una particolare circoscrizione ecclesiastica o a un determinato istituto religioso - fino ai musei missionari, che testimoniano le culture con cui si è confrontata l'opera di evangelizzazione, per arrivare ai più diffusi musei delle parrocchie e ai musei diocesani, che riflettono specifiche realtà territoriali.

Vi sono poi organismi museali del tutto speciali come la bolognese Galleria d'arte moderna "Raccolta Lercaro", ora proprietà della Fondazione "Cardinale Giacomo Lercaro": una realtà nata nel 1971 da una prima donazione di opere da parte di alcuni artisti della città, in occasione dell'ottantesimo compleanno del cardinale, poi notevolmente arricchitasi sino a divenire una prestigiosa collezione d'arte moderna e contemporanea composta da numerosissime opere scelte per la qualità e l'importanza degli autori, ma senza che fosse posto il vincolo del soggetto sacro. Proprio per la sua vocazione alla conservazione e alla salvaguardia dei beni culturali, l'IBC ha attuato negli anni una serie di interventi di catalogazione delle opere qui custodite, permettendone non solo la conoscenza pubblica, ma anche l'attuazione di iniziative di corretta valorizzazione.

 

Nota

(1) Si veda il sito della Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa: www.vatican.va/roman_curia/pontifical_commissions/pcchc/index_it.htm.

(2) Si veda il sito dell'Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della CEI:  www.chiesacattolica.it/cci_new/UfficiCEI/index.jsp?idUfficio=11.

 

Bibliografia

I musei ecclesiastici in Italia: dalle opere del duomo, ai musei diocesani, alle raccolte, a cura di C. Paolucci, Atti del I convegno nazionale dell'Associazione dei musei ecclesiastici italiani (AMEI), Genova 14-15 novembre 1997, Pisa, AMEI, 1998 ( www.amei.biz).

Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa, Lettera circolare sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici, Città del Vaticano, 15 agosto 2001.

Imprenditoria culturale e gestione dei musei ecclesiastici, a cura di C. Tatta, Atti del III convegno nazionale dell'Associazione dei musei ecclesiastici italiani (AMEI), Roma 22-24 novembre 2001, Pisa, AMEI, 2002 ( www.amei.biz).

 

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