Rivista "IBC" XVIII, 2010, 2
biblioteche e archivi / interventi, mostre e rassegne
In tutto il mondo, la crisi fa riscoprire ai cittadini un'istituzione che sembrava definitivamente sepolta dalla mania di Twitter e dagli scambi su Facebook: le biblioteche. Non quelle virtuali, né i cataloghi di Amazon o di Alibris, e neppure quelle messe a disposizione da meravigliosi oggetti come Kindle, o il Reader della Sony, no: sto proprio parlando di sale spaziose, scaffali un po' polverosi, tavoli massicci e dure sedie di legno. La recessione aguzza l'ingegno dei bibliotecari e li spinge a promuovere iniziative di successo, a cui in precedenza non avrebbero pensato, e gli utenti apprezzano. Negli Stati Uniti, il paese economicamente più colpito, la ricca tradizione di public libraries si è rivelata un'importante risorsa: la biblioteca pubblica è ridiventata uno dei luoghi centrali sul territorio, un po' centro di assistenza e un po' strumento per risparmiare sull'acquisto di libri, film, CD musicali. Per quanto si chiacchieri di onnipotenza di Internet, sono le scalinate di marmo e le dure sedie di legno di istituzioni nate più di un secolo fa che hanno dimostrato di essere utili e necessarie.
Facciamo un passo indietro di un anno, al 10 marzo 2009: la scena è palazzo d'Accursio, sala del Dentone, dove si tiene un incontro organizzato da "Artelibro" per coinvolgere le biblioteche pubbliche e private della città di Bologna nella sesta edizione del festival del libro d'arte, che si sarebbe tenuta in settembre. Il tema è: "L'arte di fare il libro d'arte". Intorno al tavolo, biblioteche grandi e piccole, storiche e contemporanee, specialistiche e di ateneo: la Biblioteca universitaria, l'Archivio di Stato, l'Accademia nazionale dell'agricoltura, l'Archiginnasio, Sala Borsa, il Centro San Domenico, le biblioteche di quartiere, l'Istituto Gramsci, il Dipartimento di arti visive dell'Università, la Biblioteca delle donne e quella del Museo internazionale della musica. Alcune mancano ma lo spaccato di vita culturale della città che emerge è di grande vitalità e ricchezza: biblioteche aperte, attive, bene organizzate.
Non si può fare a meno di constatare che il libro è, per Bologna, un elemento identitario forte: tante biblioteche, preziose collezioni librarie pubbliche e private, librerie antiquarie internazionali, case editrici, biblioteche di musei, stamperie d'arte, la Fiera internazionale del libro per ragazzi, la Cineteca comunale, la mostra internazionale del fumetto "BilBolBul", una libreria specializzata in ragazzi conosciuta in tutto il mondo come la "Giannino Stoppani", piccole librerie indipendenti piene di idee e di proposte e la nuova, felice convivenza tra cibo di qualità e libri realizzata da Eataly-Coop nello spazio dell'ex cinema Ambasciatori.
L'idea forte dell'edizione di "Artelibro" 2009 è stata coinvolgere luoghi e istituzioni della città di Bologna ma anche dell'area metropolitana, proponendo attività: mostre, laboratori e incontri. Soprattutto, il festival ha cercato di mettere in rete, valorizzare e comunicare all'esterno tutto quello che le biblioteche tengono "nel cassetto", comunicandolo solo ai loro utenti e talvolta neppure a quelli. La creatività degli operatori e la loro capacità di produrre idee sono emerse con forza durante l'incontro alla sala del Dentone; altrettanto la difficoltà nel comunicare adeguatamente la ricchezza e il valore delle biblioteche per la società di oggi. Siamo in un periodo di bilanci ridotti al lumicino, è difficile anche solo mantenere aperti i servizi, ma sono proprio questi i periodi in cui aguzzare l'ingegno e far emergere la straordinaria qualità del posseduto: collezioni, luoghi, operatori, pubblico fedele. È su tutto questo che bisogna lavorare.
Durante l'incontro di marzo, tutti hanno raccontato quello che fanno normalmente, le iniziative già in programma e quelle che avrebbero voluto mettere in cantiere: colpiva il senso di responsabilità, l'assenza di lamentele sui tagli (che sarebbero state più che giustificate), la voglia di collaborare e di cogliere l'occasione di "Artelibro" per farsi conoscere, per dialogare con altri pubblici, per catturare l'attenzione della stampa, per aprire porte e far scoprire palazzi, opere d'arte, servizi non solo del centro ma anche delle periferie, come la Biblioteca multiculturale "Casa di Khaoula", collocata dentro l'ippodromo nel quartiere Navile.
Troppo spesso diamo per scontato che le nostre istituzioni siano conosciute dal pubblico, quando è vero l'opposto: come spesso si vive per anni in un condominio senza sapere il nome delle persone che vivono sullo stesso pianerottolo, così molti cittadini passano ogni giorno sotto i portici del Pavaglione senza sapere che potrebbero varcare il portone dell'Archiginnasio. Malgrado il successo di massa di Sala Borsa, chi frequenta le biblioteche è una piccola minoranza, e se questo può essere giustificato per le biblioteche specialistiche, certo non lo è per tutte le altre. "Artelibro" può diventare un'occasione in più per intercettare nuovi pubblici e per moltiplicare le forze.
Nell'incontro di marzo si rimaneva colpiti dalla quantità di proposte ma anche dalla mancanza di abitudine a mettersi insieme e a ragionare su progetti comuni. Pare incredibile, ma in una città come Bologna non esistono luoghi e occasioni dove i bibliotecari possano condividere esperienze e progettualità: sembra che si sia abituati a incontrarsi solo per questioni tecniche e organizzative come la condivisione del catalogo, la modifica o la messa in opera dei software, l'organizzazione del prestito interbibliotecario.
La dipendenza da una molteplicità di enti privati e pubblici (Comune, Stato, Università) ha favorito storicamente una mentalità "individualistica", una visione ristretta dei compiti di ciascuna biblioteca, un'indifferenza (e talvolta ostilità) per il coordinamento e le iniziative comuni. In città coesistono tipologie di biblioteca e funzioni assai disparate, ma quale straordinaria forza-risorsa sarebbe riuscire a metterle insieme! Questo è forse il principale problema delle istituzioni bibliotecarie del nostro Paese: non essere mai riuscite a far diventare la cooperazione, il dialogo, la progettazione in comune una risorsa "normale". Anche a livello delle biblioteche territoriali, alcune regioni (poche) hanno favorito la cooperazione interbibliotecaria, ma la stragrande maggioranza delle biblioteche italiane lavora in totale solitudine. Questo, nella crisi economica attuale, non è più possibile.
Nei mesi successivi all'incontro, il programma bibliotecario di "Artelibro" 2009 si è arricchito con iniziative di tutti i tipi, rivolte ai bambini, alle biblioteche di quartiere e a quelle dell'area metropolitana. Si è voluto investire sui bambini perché questo significava coinvolgere i loro genitori: i bambini sono protagonisti curiosi e intelligenti delle biblioteche, di cui spesso ci dimentichiamo. Lavorare con loro permette di avere presidi permanenti sul territorio e di arrivare a pubblici altrimenti non toccati, oltre che ad associazioni, librerie e gruppi di cui si ignorava l'esistenza. In particolare, il coinvolgimento di associazioni, cooperative, illustratori, operatori che lavorano con i bambini, si è rivelato interessante: una sorta di "baratto" in cui "Artelibro" può garantire a queste realtà poco conosciute, ma ricche di entusiasmo e creatività, la necessaria visibilità per valorizzare il loro lavoro.
Forse l'esempio che meglio rappresenta questa molteplicità di scambi è l'iniziativa "Aptica" sui libri per non vedenti. "Aptica" ha messo insieme soggetti molto diversi: un gruppo di giovani laureande che hanno lavorato a questo progetto per la loro tesi, l'Associazione nazionale delle istituzioni per ciechi, l'Istituto dei ciechi di Milano, la casa editrice francese "Les doigts qui rèvent", la Biblioteca comunale Sala Borsa. Ne sono scaturiti quattro eventi: la mostra allestita nella saletta al primo piano di Sala Borsa in collaborazione con l'associazione "Re Mida", che proponeva percorsi di visita realizzati grazie alla collaborazione con l'Istituto dei ciechi di Reggio Emilia; i laboratori con le scuole, che hanno coinvolto circa 450 tra bambini e ragazzi; l'atelier "Paesaggi di carta", con Mauro Evangelista, e "Toccare le parole", un momento di riflessione sul libro tattile, anche in questo caso con una presenza importante di operatori del settore. L'interesse di questo pacchetto sta proprio nell'inedita collaborazione tra diversi soggetti, nella qualità degli operatori coinvolti, nella forte responsabilizzazione e nell'impegno del personale di Sala Borsa.
Chi ha avuto modo di vedere il programma dell'edizione 2009 di "Artelibro" si sarà reso conto di quanto sia stata importante la presenza delle biblioteche, sia come promotrici di iniziative, sia come luoghi in cui accogliere artisti prestigiosi. Impossibile non ricordare le mostre dei libri d'artista di Sol LeWitt al Museo internazionale della musica, o i libri prodotti dallo studio Olafur Eliasson ed esposti nella suggestiva cornice dell'aula magna della Biblioteca universitaria (la stessa che è servita come location per il film Cento chiodi di Ermanno Olmi).
Il festival è stato una preziosa occasione per esporre i propri documenti, come è avvento con le mostre: "Usi e trasformazioni di un territorio", promossa dall'Accademia nazionale di agricoltura; "Libri antichi e fotografie" del Dipartimento di arti visive dell'Università di Bologna; "Fragmenta musicae" dell'Archivio di Stato; "Donne d'arte tra libri e manifesti" a cura della Biblioteca delle donne. Molte altre mostre sono state organizzate dalle biblioteche di quartiere, da Sala Borsa, dall'Archiginnasio, dalla Casa "Lyda Borelli" sui manifesti futuristi. I laboratori per bambini e adulti, come si è detto, hanno riscosso un grande successo. Oggi la gente ha voglia di partecipare, di fare delle cose insieme, di scoprire nuovi linguaggi, nuove possibilità espressive: come è accaduto con i laboratori realizzati da "Artebambini" con Svjetlan Junakovic, Alessandro Sanna e Jek Tessaro nel cortile di palazzo d'Accursio.
La prossima edizione di "Artelibro" è prevista dal 24 al 26 settembre 2010 (www.artelibro.it). L'esperienza felice del 2009 - con le presentazioni di libri, i convegni, gli incontri con gli illustratori, le visite guidate e gli orari prolungati che hanno consentito ai cittadini di scoprire luoghi di grande fascino - rimarrà un caso isolato? Sarebbe, come diceva Talleyrand, "peggio che un crimine: un errore".
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