Rivista "IBC" XVIII, 2010, 2
biblioteche e archivi / convegni e seminari, interventi
Questo articolo riproduce in parte l'intervento pronunciato dall'autore al XIV "Archivwissenschaftliches Kolloquium"della Archivschule di Marburg (1-2 dicembre 2009).
Nel corso della seconda metà del Novecento, in Italia come in molti paesi del mondo sviluppato, il panorama archivistico è stato soggetto a profondi mutamenti, che hanno contribuito a ridisegnarne l'articolazione territoriale e gli equilibri fra le varie componenti istituzionali. Alla radice di questi mutamenti vi sono alcuni fenomeni tipici delle società contemporanee, sui quali la letteratura archivistica si è ampiamente soffermata: l'affermarsi di nuove tendenze storiografiche, rivolte a fonti documentarie prima trascurate o sottovalutate; l'interesse a recuperare memorie individuali e collettive, nonché tradizioni locali e territoriali; il conseguente rinnovarsi dell'attenzione verso gli archivi come veicoli di memorie e di tradizioni, e il sorgere di nuove aspettative nei loro confronti da parte di un pubblico sempre più vasto e differenziato in senso sociale e culturale; il crescente protagonismo di nuovi soggetti istituzionali e sociali, che ha portato a mettere in crisi i tradizionali equilibri fra centro e periferia degli Stati, decisamente a favore della periferia.
In Italia, l'esito di queste trasformazioni è stato il progressivo esaurimento di quel modello di concentrazione e conservazione della documentazione archivistica affermatosi dopo l'Unità e basato sulla centralità della rete degli archivi di Stato. Se ne è andato progressivamente affermando un altro, che vede la coesistenza di molteplici sedi conservative (archivi di comuni, province, regioni, istituti culturali, centri di ricerca, imprese) e lo sviluppo di varie iniziative di ordinamento, descrizione, promozione e valorizzazione degli archivi, sostenute da una rete ampia e articolata di soggetti pubblici e privati.
Questa disseminazione dei centri di conservazione e di iniziativa pone nuovi problemi di raccordo e coordinamento, e impone la ricerca di nuovi equilibri basati sulla collaborazione fra i diversi soggetti attivi in ambito archivistico, soprattutto oggi che le risorse a disposizione dei beni culturali si fanno sempre più limitate e si rischia di disperderle senza raggiungere risultati durevoli. Si tratta insomma di sviluppare forme di "policentrismo" sostenibile, come è stato da più parti sostenuto; forme che possano valorizzare le nuove tendenze in atto, ma allo stesso tempo anche limitarne gli aspetti più critici, per non dire negativi, che alla lunga possono emergere: come l'eccessiva frammentazione, che penalizza gli utenti e gli stessi sforzi di conservazione dell'ingente e prezioso patrimonio nazionale.
"Fare sistema" per governare il policentrismo: a questa necessità è stata dedicata la II Conferenza nazionale degli archivi, svoltasi dal 19 al 21 novembre 2009 a Bologna per iniziativa della Direzione generale per gli archivi del Ministero per i beni e le attività culturali e dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna. Si è trattato di un importante momento di riflessione e di proposta, all'interno del quale l'esigenza di coordinamento e di raccordo fra l'amministrazione archivistica statale, le regioni, le autonomie locali, le istituzioni culturali e gli altri soggetti pubblici e privati che operano nel mondo degli archivi è stata affrontata nei suoi diversi versanti. Ne è risultato il disegno di un Sistema archivistico nazionale (SAN), da costruire nel futuro prossimo con propri organi di governo a livello nazionale, comitati di coordinamento a livello regionale e poli archivistici di conservazione o servizi archivistici a livello locale.1
Elemento essenziale del SAN sarà la sua proiezione digitale, un sito a cui per il momento è stato attribuito il nome di Portale archivistico nazionale (PAN), che dovrà porsi come un comune punto di accesso alle risorse archivistiche nazionali nelle loro varie componenti e sfaccettature. Il portale, la cui progettazione e realizzazione è stata avviata nel corso del 2009 dalla Direzione generale per gli archivi del Ministero, si articolerà in molteplici sezioni, comprenderà strumenti di interazione tipici del Web 2.0 e veicolerà un insieme complesso di contenuti, che si propongono di avvicinare agli archivi un pubblico più ampio degli addetti ai lavori e dei frequentatori consueti. Componente centrale del PAN sarà il Catalogo delle risorse archivistiche (CAT), che costituirà in effetti il punto di coordinamento e di accesso unitario al patrimonio, rispettando l'autonomia e la specificità dei sistemi archivistici attualmente esistenti a livello nazionale, regionale e locale.
Una delle forme in cui si è manifestato in Italia quel policentrismo archivistico di cui si diceva, infatti, è stata proprio la nascita di una molteplicità di strumenti digitali e di sistemi di descrizione archivistica, sviluppati sia dall'amministrazione archivistica statale (a livello nazionale o in alcune delle sue articolazioni periferiche), sia da talune regioni, sia da altre entità territoriali, da singole istituzioni culturali e non, o da enti fra loro "federati" (come la rete degli istituti della Resistenza, o il progetto "Archivi del Novecento").
La presenza sul Web di questa molteplicità di sistemi non è solo la conseguenza del modo in cui, storicamente, si è realizzata in Italia l'informatizzazione degli archivi, né il risultato dell'iniziativa dei vari soggetti che operano nel settore. La dialettica fra "locale" e "nazionale" riflette logiche più profonde, che hanno a che fare con il duplice significato oggi associato agli archivi: da un lato prodotti di contesti storici e geografici determinati e perciò fonti per la conoscenza della loro storia e veicoli di memoria e di identità, e dall'altro beni culturali tout court, portatori, come tali, di un valore per sua natura universale, che non può essere rinchiuso in ambiti territoriali ristretti, ma deve acquistare necessariamente una rilevanza nazionale e, se possibile, anche internazionale.
Non solo, quindi, l'articolazione dei sistemi a cui ci troviamo di fronte non è casuale e non costituisce un limite da superare rapidamente, magari attraverso la loro centralizzazione all'interno di un unico sistema, ma al contrario questa articolazione rappresenta una risorsa di indubbio valore. È vero tuttavia che negli ultimi anni è cresciuta l'esigenza di stabilire connessioni, scambi di dati, livelli crescenti di interoperabilità fra sistemi istituzionali, territoriali e nazionali, e molto si è riflettuto e discusso su come realizzarli.2 Il CAT, sviluppando strumenti di accesso comuni e offrendo una prima sintetica informazione sul patrimonio archivistico nazionale, vuole rispondere a questa esigenza e rappresentare uno strumento di raccordo fra i molti sistemi esistenti, senza sostituirsi a essi, ma dando loro maggiore visibilità e valorizzandone le specifiche caratteristiche.
Un'operazione del genere è possibile perché, pur nella diversità degli strumenti software utilizzati e di taluni aspetti dei formati descrittivi, i sistemi sviluppati negli ultimi anni condividono il medesimo modello concettuale e un comune riferimento agli standard internazionali. L'architettura su cui si basano, insomma, oltre alla descrizione della documentazione archivistica realizzata in conformità a ISAD (G), prevede la descrizione dei soggetti produttori (enti, famiglie, persona) in accordo con ISAAR (CPF) e quella dei cosiddetti soggetti conservatori degli archivi (istituzioni archivistiche, ma anche, talvolta, altri enti oppure famiglie e persone) secondo le indicazioni dello standard internazionale ISDIAH.
Il CAT, quindi, delineerà una mappa generale del patrimonio archivistico nazionale, fornendo un primo orientamento ai ricercatori e indirizzandoli verso le risorse informative più dettagliate presenti nei sistemi che aderiranno al PAN. Esso conterrà schede relative a soggetti conservatori, fondi o complessi archivistici, strumenti di ricerca, soggetti produttori. Sarà popolato e aggiornato attraverso procedure che privilegeranno metodologie di harvesting dei dati dai sistemi aderenti basate sul protocollo OAI-PMH, senza tuttavia escludere altre modalità di importazione, per rendere possibile l'adesione al PAN anche a realtà archivistiche meno attrezzate tecnologicamente.
I soggetti conservatori saranno descritti attraverso sintetiche schede anagrafiche, ciascuna delle quali identificherà in maniera univoca i singoli soggetti per costituire una directory autorevole di tutti i soggetti, istituzionali e non, che in Italia forniscono accesso ad archivi pubblicamente consultabili. I dati identificativi e descrittivi, se disponibili, verranno acquisiti direttamente dai sistemi che aderiranno al PAN e, se necessario, verranno poi normalizzati e integrati dalla redazione del portale. Quanto ai complessi archivistici, il CAT conterrà in primo luogo quelli di primo livello (fondi, complessi di fondi), poi eventualmente anche quelli di livello inferiore, che si configurino come fondi autonomi, oppure che abbiano propri soggetti produttori, distinti da quelli dei complessi archivistici in cui sono inclusi. Le schede dei complessi archivistici saranno collegate a quelle dei relativi soggetti produttori. Nel CAT confluiranno anche sintetiche informazioni sulla disponibilità e le qualità essenziali degli strumenti di ricerca relativi ai complessi archivistici descritti, compresi quelli digitali accessibili sul Web, a cui gli utenti saranno direttamente indirizzati tramite appositi link.
L'individuazione degli elementi descrittivi dei complessi archivistici, dei soggetti produttori e degli strumenti di ricerca riproduce quelli previsti come obbligatori negli standard internazionali, integrati dai pochi altri ritenuti tali nella nostra tradizione archivistica. I dati che andranno a comporre le schede del CAT, di norma importate dai sistemi aderenti, saranno pubblicate senza interventi redazionali. Ognuna di esse conterrà un collegamento diretto alla scheda corrispondente nel sistema d'origine dei dati, all'interno del quale gli utenti potranno consultare le descrizioni importate nella loro completezza. Ciascuna descrizione importata sarà inoltre collegata a una scheda del relativo sistema di provenienza, per contestualizzarne l'origine e le caratteristiche.
Per i soggetti produttori, tuttavia, si intende realizzare un ulteriore sforzo di normalizzazione, per offrire all'utente un'informazione di maggiore qualità. Un'apposita redazione distribuita sul territorio, infatti, elaborerà nel tempo una lista di autorità o authority files dei soggetti produttori, destinata a diventare non solo il principale punto di accesso per la ricerca e la navigazione nel CAT, nonché lo strumento di raccordo tra le schede importate dai sistemi aderenti, ma anche un punto di riferimento a livello nazionale per l'identificazione di enti, persone e famiglie e per la formulazione delle loro denominazioni. A tale lista, in prospettiva, potranno riferirsi i sistemi aderenti al Portale nel formulare le proprie descrizioni dei soggetti produttori, quando non ritenessero opportuno (come sarebbe auspicabile) affidare direttamente a essa la gestione complessiva delle descrizioni dei soggetti produttori. La lista potrà infine interfacciarsi e fungere da raccordo con analoghe liste d'autorità presenti nei cataloghi e nei sistemi descrittivi di altri settori dei beni culturali: per esempio, il Servizio bibliotecario nazionale.
L'architettura del CAT, i suoi contenuti e gli standard di comunicazione con i sistemi aderenti, sono stati definiti nel corso 2009 da gruppi di lavoro nominati nell'ambito della Commissione tecnica paritetica Stato - autonomie locali per la definizione degli standard archivistici. Ai gruppi di lavoro ha preso parte una significativa rappresentanza di differenti realtà istituzionali e geografiche. I protocolli di comunicazione fra i sistemi aderenti e il CAT si basano sugli standard più diffusi a livello internazionale in ambito archivistico: l'Encoded Archival Description per i complessi archivistici e per gli strumenti di ricerca e, per i soggetti produttori, l'Encoded Archival Context (Corporate Bodies, Persons, Families), recentemente rilasciato.
La realizzazione del Portale archivistico nazionale e del relativo Catalogo delle risorse archivistiche è destinata a rappresentare un importante punto di svolta nello stile con cui la comunità archivistica italiana ha finora concepito e realizzato la propria presenza sul Web. Per la prima volta essa avrà a disposizione un sistema che verrà costruendosi a partire dal basso, attraverso la confluenza di dati da sistemi diversi, e che perciò si collocherà pienamente all'interno dei nuovi orizzonti del Web basati sulla cooperazione, l'interoperabilità e la riusabilità dei dati. Inoltre, le nuove problematiche derivanti dall'eventuale mancanza di coerenza dei dati (determinata dalla loro origine in sistemi caratterizzati da una struttura e una semantica delle informazioni non sempre identiche) avranno delle inevitabili ricadute positive sui sistemi stessi, stimolando livelli di omogeneità e standardizzazione più elevati per permettere un sempre più ampio riutilizzo dei dati.
D'altronde, il modello aperto e cooperativo di definizione degli standard del SAN ha già determinato il raggiungimento di risultati largamente soddisfacenti. Il consolidamento di questi risultati non può che derivare da una loro ampia utilizzazione e costituirà il presupposto di ulteriori passi in avanti nella definizione di tracciati di scambio che abbraccino altri aspetti e componenti della descrizione archivistica. Senza dimenticare che se standard e metadati sono importanti perché permettono ai sistemi di comunicare, lo sono anche di più perché costringono le persone e le istituzioni a dialogare.
Note
(1) Si veda il sito della Conferenza, con i documenti preparatori e quello conclusivo (www.conferenzanazionalearchivi.beniculturali.it) e il dossier Gli archivi fanno sistema, a cura di B. Argelli, "IBC", XVII, 2009, 3, pp. 49-72.
(2) Verso un Sistema Archivistico Nazionale?, a cura di S. Vitali, numero monografico di "Archivi e Computer", XIII, 2004, 2.
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