Rivista "IBC" XII, 2004, 4

biblioteche e archivi / convegni e seminari, mostre e rassegne

Biblioteche e libri d'arte: un convegno organizzato a Bologna in occasione della prima edizione del Festival "Artelibro" mette a confronto punti di vista e prassi operative.
Così speciali, così normali

Claudio Di Benedetto
[direttore della Biblioteca degli Uffizi di Firenze]

Dal 17 al 19 settembre 2004 - in occasione della prima edizione di "Artelibro", il festival promosso dall'Associazione Artelibro e dall'Associazione italiana editori in collaborazione con il Comune e la Provincia di Bologna e la Regione Emilia-Romagna - il nostro capoluogo è stato la capitale internazionale del libro d'arte. L'IBC ha partecipato all'evento con uno stand, una presentazione del catalogo on line Imago e un convegno promossi dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari. "Biblioteche e libri d'arte: fisionomie e identità": all'insegna di questo titolo il convegno ha raccolto i responsabili delle biblioteche d'arte di prestigiose gallerie, fondazioni, dipartimenti universitari e comuni, che hanno esposto le principali problematiche dei servizi a essi affidati, sia in relazione al sistema bibliotecario nel suo complesso che alle specifiche esigenze degli utenti. Abbiamo chiesto a uno dei relatori una sintesi degli interventi: lo ringraziamo per la cortesia.

 

Parlando di biblioteche d'arte: e se fossero normali? Di suo non è uno di quegli interrogativi che tengono il mondo con il fiato sospeso, o che deviano l'orbita di un corpo celeste o che cambiano i destini di milioni di persone. Ma nel suo piccolo, anzi infinitesimale, diritto a esistere nella categoria delle domande, si gioca la comprensibilità di una parte non trascurabile delle capacità documentarie di un patrimonio bibliografico specialistico e del suo auspicabile felice futuro. A onor del vero, il richiamo alla definizione ufficiale di biblioteca d'arte come biblioteca speciale l'ha fatta solo uno dei relatori invitati al convegno tenutosi a Bologna nel Palazzo Re Enzo il 17 settembre 2004 nell'ambito del Festival del libro d'arte (www.artelibro.it). Coordinati da Rosaria Campioni, hanno parlato Claudio Di Benedetto (L'arte della biblioteca d'arte), Gert Jan van der Sman (La cooperazione fra biblioteche d'arte), Vittorio Fagone (Biblioteche storiche e attuali d'arte: la Biblioteca della Fondazione Ragghianti), Antonia Ciavarella (Biblioteca di storia dell'arte e utenza universitaria), Meris Bellei (Il libro d'arte tra biblioteca, editore, libraio, lettore) ed Elisabetta Farioli (Il centro DIDART di Reggio Emilia come laboratorio didattico sul libro d'arte).

Non è di buon gusto citare sé stessi, ma chi firma queste note si vede costretto a darsi la parola come primo relatore dell'incontro ed evocatore, appunto, dell'arruolamento d'ufficio delle biblioteche d'arte fra quelle che l'International Federation of Library Associations definisce speciali. Direttore della Biblioteca degli Uffizi ( www.polomuseale.firenze.it/biblioteche/bib_uffizi.asp), Di Benedetto ha cercato di richiamare l'attenzione su alcuni problemi di fondo della biblioteca d'arte e di chi vi opera. In che consiste la specialità della biblioteca d'arte, se poi tra una biblioteca di università e una biblioteca di museo, tra una sezione di biblioteca civica e nazionale esistono molte differenze di gestione? In particolare, se siamo di fronte a una biblioteca di museo o sistema museale, quale rapporto di integrazione può o deve esistere fra entità autonome ma correlate, se è ben facile che le collezioni museali facciano la parte del leone di fronte a scelte strategiche "pesanti", come l'assegnazione di personale e di risorse finanziarie, e se la gestione del materiale deve saper mediare, per esempio, fra segnature storiche e mutate logiche di ricerca o di conservazione, con conseguenti ripercussioni sul catalogo? In presenza di un'offerta editoriale debordante e quasi sempre costosa (Philippe Davério, nella sua prolusione al Festival, ha definito "d'arte" il libro con lo zero in più...), quale rapporto può esserci fra biblioteca e mercato, quale ruolo di interazione con i fornitori e quali canali d'informazione alimentano i fornitori stessi? Un'indagine svolta dallo stesso Di Benedetto presso un libraio specializzato fiorentino ha messo in luce che la loro conoscenza di novità deriva, nell'ordine, da: clienti (storici dell'arte, critici, esponenti del mondo accademico), biblioteche, riviste specializzate, inviti a mostre, segnalazioni di enti locali, cataloghi e informazioni editoriali (solo per il 10%!). Il relatore ha concluso evidenziando l'assoluta "normalità" delle attività, dei progetti e delle aspirazioni della biblioteca d'arte, vissuti fra riconversione dei cataloghi, digitalizzazione di collezioni (quelle sì speciali), miglioramento costante dell'offerta di servizi agli utenti e attività editoriali.

Sempre a Firenze, Gert Jan van der Sman è il direttore della Biblioteca dell'Istituto olandese di storia dell'arte, sede toscana dell'Università di Utrecht (www.iuoart.org/libr.htm). Parlando di cooperazione, egli ha ricordato il consorzio IRIS e il suo catalogo collettivo di biblioteche d'arte e umanistiche a Firenze (i cui partner sono la Biblioteca Berenson - The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, la Biblioteca degli Uffizi, la Biblioteca della Fondazione di studi di storia dell'Arte Roberto Longhi, la Biblioteca dell'Istituto nazionale di studi sul Rinascimento, la Biblioteca dell'Opificio delle pietre dure, la Biblioteca dell'Università internazionale dell'arte e, appunto, la l'Istituto olandese); il progetto di un portale dell'arte in Toscana che, sotto la guida della Regione, renda accessibili le risorse di IRIS, della Fondazione Ragghianti di Lucca, del Centro arti visive Pecci di Prato, delle sezioni d'arte delle grandi biblioteche statali nella regione; la crescente attività e vitalità del VKK (Virtueller Katalog Kunstgeschichte), nato come espansione del Karlsruher Virtuelle Kataloge e in grado di consentire l'accesso a sempre crescenti risorse delle principali biblioteche d'arte europee. Anche van der Sman ha posto al centro dell'impegno così riassunto l'utente e il miglioramento dei servizi a lui dedicati, guardando in particolare alla totale disponibilità delle collezioni in un unico catalogo on line, l'accessibilità di parti speciali delle collezioni, quali fototeche, archivi, videoregistrazioni, cataloghi d'asta.

Vittorio Fagone ha conferito al convegno l'autorevolezza del Maestro e ha trasmesso all'uditorio la passione che ha animato non solo il suo intervento, ma tutta la sua storia di protagonista militante e promotore d'arte. Nel suo ricordo e nei suoi bilanci, il convegno in atto è stato l'inconsapevole realizzazione di un'idea che Pier Carlo Santini, Antonio Boschetto e lui avevano avuto oltre vent'anni fa, proprio a Bologna: la convinzione che l'arte abbia bisogno di documentazione e che l'accesso alle biblioteche d'arte sia una garanzia di accesso all'arte tout court. Il ruolo in questo senso della Fondazione Centro studi sull'arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, da lui diretta, è di rilevante coerenza e il numero di accessi al sito ( www.fondazioneragghianti.it), le attività espositive ed editoriali, i dati sulla frequenza della biblioteca, la politica delle acquisizioni, tutto indica un'apertura generosa e lungimirante verso una società non ridotta ad addetti ai lavori, a specialisti, a "nati imparati". Vero tesoro della Fondazione è l'archivio di Ragghianti, che attraverso manoscritti, lettere, opuscoli, preziosissimi dépliant (spesso sola testimonianza di un artista, di un'opera, di un evento), offre una conoscenza unica del critico, dello studioso e del politico protagonista della rinascita democratica del Paese. Fagone ha anche ricordato la recente messa in rete dell'Indice generale di "sele arte" 1952-1966, la rivista voluta e diretta dallo stesso Ragghianti.

Altro pathos ha regalato agli intervenuti la voce di Antonia Ciavarella, responsabile della Biblioteca "Igino Benvenuto Supino" del Dipartimento di Arti visive dell'Università di Bologna, presentando una relazione scritta con Monica Fiorini. Dopo aver ripercorso la storia della raccolta di Supino e del suo inserimento nell'offerta formativa dell'ateneo bolognese (passato dall'assenza di una cattedra di storia dell'arte, fino a non molti decenni fa, all'esplosione del DAMS), l'intervento ha delineato il presente e il futuro della biblioteca d'arte più viva della città ( www.unibo.it/artivisive/files/biblioteca.htm). Innanzitutto attraverso la frequenza, non limitata ai soli utenti interni - come prassi biblioteconomica e normativa universitaria prevederebbero - ma evoluta verso un concetto di convivenza, anche se spesso difficile, fra studioso e studente, fra specialista e "dilettante". E in questa direzione va anche l'immediato futuro della Biblioteca, della quale è previsto il trasferimento nella restauranda sede di Santa Cristina, dove dovranno convivere e differenziarsi la Fondazione Zeri (notoriamente lasciata all'ateneo bolognese dalla volontà dello studioso) e le sue esigenze di ricerca, e la biblioteca del Dipartimento rivolta prevalentemente alla didattica. La ristrutturazione dei locali è stata presentata al pubblico in un filmato che una registrazione di Laura Betti ha magistralmente didascalizzato, con la canzone Marylin di Pier Paolo Pasolini e Luigi Cinque.

Dirigente del Servizio biblioteche del Comune di Modena, Meris Bellei ha parlato delle sfide di valorizzazione messe in campo dalla Biblioteca civica d'arte "Luigi Poletti" ( www.comune.modena.it/biblioteche/poletti). Sviluppate sulla tradizionale espressività espositiva, hanno cercato di mettere in evidenza la specificità "fisica" e la bellezza tangibile del libro d'arte (carta, grafica, iconografia, copertina, legatura). Soprattutto gli utenti più giovani hanno potuto approfondire conoscenza e dimestichezza attraverso il passaggio dal prodotto finito della biblioteca a quello in progress del laboratorio di editoria, con l'ideazione, la pianificazione e la costruzione del libro, da parte di alunni più piccoli, studenti delle scuole a indirizzo artistico, insegnanti.

Nello stesso filone didattico e di tangibile e appassionante avvicinamento al libro è l'intervento che Elisabetta Farioli ha tenuto anche a nome di Maurizio Festanti, dei Musei civici di Reggio Emilia. Il Centro di documentazione per la didattica dell'arte contemporanea "Didart" ( www.didart.net), è un progetto europeo realizzato con entusiasmo, lungimiranza e spirito di collaborazione, con il coordinamento generale di ART'E' spa e la compartecipazione di: Istituzione Galleria d'arte moderna, Bologna; Louisiana Museum of Modern Art, Copenaghen; Neuenationalgalerie, Berlino; Accademia di belle arti, Bologna; Facoltà di belle arti, Barcellona; Comune di Reggio Emilia; Cooperativa culturale Giannino Stoppani e Istituto Comprensivo 11, Bologna. Il noto primato reggiano di migliore ambiente didattico offerto alla popolazione studentesca è stato confermato dall'animata accoglienza che gli incontri di creazione artistica hanno ricevuto. I giovani allievi sono stati portati a rielaborare, originalmente, diversi tipi di materiali (plastica, legno, metallo) per ricreare pezzi d'arte riconducibili a precisi stili o ad autori noti.

Quello bolognese è stato un incontro in cui, lo ripeto, è circolata passione e in cui tutte le relazioni hanno parlato coralmente anche a nome di un relatore non presentato ma molto presente: il pubblico, sotto forma di utenza, dall'infanzia all'eternità. E la biblioteca d'arte ne è uscita biblioteca viva, testimone delle espressioni artistiche non soltanto per happy few ma per tutti.

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