Rivista "IBC" XVIII, 2010, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / editoriali

Dove oggi la libertà è contratta o sospesa, dove rimane il ricordo della guerra e della distruzione di ieri, ciò che alla fine si vuole ritrovare è una presenza umana, una continuità di valori e di speranze, di voci e di storie.
Tra libertà e memoria

Ezio Raimondi
[italianista, presidente dell'IBC]

Di solito, quando si parla di beni culturali, si ha in mente un pubblico più o meno ampio di liberi cittadini, che possono divenire anche turisti, esperti di luoghi e monumenti. Ma esistono anche altri soggetti meno fortunati, cui non è consentita questa libertà e questa possibilità di scelta, o perché costretti in un ospedale, o perché detenuti in un carcere. Per questo ci è parso opportuno accogliere testimonianze di provvide iniziative che mirano proprio a portare il mondo della cultura e delle sue varie manifestazioni negli spazi chiusi di una vita sotto controllo, quasi a risarcimento di una libertà contratta o sospesa. E questa potrebbe poi essere l'occasione di un discorso non convenzionale sul possibile rapporto tra bene culturale e solidarietà umana, con programmi che, se non fossero tempi di crisi, potrebbero divenire istituzionali, proprio per affermare il valore umano della cultura e il suo potenziale di libertà, di esperienza gratificante e positiva.

Di qui, come si propone l'ordinato dossier di questo numero, ritorniamo al problema della memoria e della storia, con un'attenzione specifica a luoghi e realtà della Seconda guerra mondiale nel contesto oggi indispensabile del centocinquantesimo anniversario della nostra Unità nazionale. Non si tratta soltanto di ricordare, di dialogare con le nuove e più giovani generazioni in nome di una storia comune e di sentimenti ancora condivisi: la memoria non è un deposito di oggetti e di immagini ma un processo critico, una volontà di comprendere che sia giudizio, confronto, conoscenza, valutazione. Il passato rivive perché lo si interroga e lo si indaga, perché le sue tracce illuminate dalla ricerca della verità giovino a definire il presente e il suo farsi senso, evento, ragione di vita. Ciò che alla fine si vuole ritrovare è una presenza umana, una continuità di valori e di speranze, di voci e di storie, come può accadere visitando uno dei cimiteri di guerra nella campagna bolognese in una mattina di sole e di pace. Chi ricorda, è circondato di fantasmi, di immagini, di assenze che tornano a parlare nel susurro del vento.

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