Rivista "IBC" XVII, 2009, 3
territorio e beni architettonici-ambientali / immagini, pubblicazioni
Case d'altri è il titolo di un libro promosso dall'Assessorato al turismo e commercio della Regione Emilia-Romagna, curato da Piero Orlandi (Federico Motta Editore) e dedicato, come da sottotitolo, ai "paesaggi e architetture dell'Appennino emiliano romagnolo". Dalla Val Trebbia, nel Piacentino, sino alla Val Marecchia, nel Riminese, sono squadernate 144 fotografie a colori di Paolo Zappaterra che colgono borghi, edifici rurali, chiese, ponti, torri e castelli, particolari decorativi e scorci di paesaggio.
Il titolo, come segnala Piero Orlandi nel suo scritto introduttivo, riprende, declinandolo al plurale, quello di un celebre racconto di Silvio D'Arzo (pseudonimo dello scrittore reggiano Ezio Comparoni, precocemente scomparso nel 1952). Un racconto che comunica l'immobile povertà della montagna, la vita composta dai ripetuti gesti in un durissimo incedere, e il desiderio di una lavandaia "di finire un po' prima" un'esistenza trascorsa come "in casa d'altri". Appunto il mondo povero delle case di sasso rappresentate in tante immagini del libro, che anche quando sono dimore signorili testimoniano una vita aspra e lontana dagli agi urbani.
Le fotografie mostrano un ambiente silenzioso e disabitato. C'è un vuoto di umanità, solo in quattro immagini sono colte persone anziane e il ritratto in primo piano di un vecchio chiude significativamente la raccolta, a dimostrazione di una popolazione in cui la terza età è predominante. Quasi assenti anche gli animali, solamente un paio di cani a guardia di case sbarrate, e alcuni asini immobili nell'innevamento della montagna. Fotografie molto curate e varie, per soggetto e punto d'osservazione. Varie anche per stagione e condizioni atmosferiche. Tutt'altro rispetto alla fotografia di censimento e documentazione, quella che ebbe in Paolo Monti un impareggiabile maestro, una fotografia che analizzava gli spazi e faceva risaltare le architetture, evidenziando rapporti e proporzioni.
Qui emerge un dato sentimentale, una ricerca di qualità emotiva, uno sforzo di immersione in quella che si può, con forte inclinazione soggettiva, definire atmosfera del luogo. Chi scrive, a differenza di tanti che sfoglieranno questo libro, conosce la quasi totalità dei luoghi rappresentati (come conseguenza di 32 anni applicati all'investigazione del territorio regionale) e può dire con cognizione di causa che nulla vi è di artificioso in queste immagini che raccontano un Appennino abbandonato, case e chiese rinserrate, borghi deserti; e un bosco che avanza a cancellare gli spazi dei terreni che un tempo furono lavorati.
Nel suo testo di accompagnamento, Andrea Emiliani si distende in un'interpretazione dell'Appennino fra elementi storici e impressioni descrittive, poi si sofferma sulle dimore montane e la loro essenzialità "ispirata da un sapere strutturale semplice", di dipendenza romanica, con un linguaggio inamovibile; e chiude invocando un museo vivente della casa rurale, della condizione contadina. Franco Farinelli ritorna alla lezione di Lucio Gambi che riconduce la forma della casa rurale come espressione dei rapporti di produzione e dell'organizzazione agronomica, e ribadisce come, a scala subregionale, forme e strutture si debbano ricondurre anche a processi e dialettiche locali.
Case d'altri. Paesaggi e architetture dell'Appennino emiliano romagnolo, a cura di P. Orlandi, Bologna-Milano, Regione Emilia-Romagna - Federico Motta Editore, 2008, 191 pagine, senza indicazione di prezzo.
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