Rivista "IBC" XVII, 2009, 3
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / immagini, pubblicazioni, storie e personaggi
Prosegue con questa pregevole brossura di grande formato sui "contadini del Bolognese" il lavoro di pubblicazione integrale dei fondi della ricerca Scheuermeier conservati a Berna, che comprendono migliaia di fotografie inedite opportunamente corredate di commento, disegni, note di campo, pagine di diario, oltre naturalmente ai fascicoli dei Questionari linguistici impartiti con metodo indefettibile dallo stesso Scheuermeier in alcune centinaia di località italiane o italofone, dal Canton Ticino fino a Serrone nel Lazio (ma per il lavoro di documentazione iconografica della cultura materiale contadina, Scheuermeier avrebbe poi percorso l'intera penisola). La riproposta, partita dal Trentino qualche anno addietro (1995), si è poi allargata alla Lombardia (2001, 2002, 2007), al Piemonte (2007, 2009), al Canton Ticino (2008), volendo citare solo le operazioni maggiormente distinte, per opera di un manipolo di valorosi editori locali disgiunti, che hanno saputo cogliere, ciascuno nel proprio areale, l'interesse straordinario del repertorio soprattutto fotografico raccolto nell'Italia degli anni Venti e Trenta, e sostanzialmente ancora intonso.
A questa collana, che è purtroppo soltanto ideale, con tutte le controindicazioni del caso (libri sempre diseguali, inutili duplicazioni di informazioni e di concetti negli apparati introduttivi, assenza di uno sguardo d'insieme...) si aggiunge ora questo bel volume sul Bolognese, che vanta tra i curatori almeno due tra i nostri più accreditati cultori di Scheuermeier e dei musei etnografici, e cioè Giorgio Pedrocco, già curatore della splendida edizione longanesiana de Il lavoro dei contadini dello stesso Scheuermeier (1980), e Massimo Tozzi Fontana, autore del manuale I musei della cultura materiale (1984) che resta ancora oggi un punto di riferimento importante.
All'impianto generale della riproposta dei fondi bernesi, scrupolosamente mantenuto (pubblicazione integrale delle fotografie, corredate dei commenti dattiloscritti, delle pagine del diario, dei verbali d'inchiesta e dei disegni), il volume bolognese aggiunge almeno due importanti contributi. Il primo è un'adeguata illustrazione del quadro socioeconomico e anche demografico della concreta realtà contadina che fa da sfondo alla ricerca di Scheuermeier (il quale non era, sia detto per inciso, né sociologo rurale né economista agrario), un approfondimento quanto mai interessante e proficuo, realizzato attraverso un'introduzione generale all'economia agraria del Bolognese negli anni considerati, e attraverso singole schede molto approfondite dedicate a ciascuno dei punti dell'inchiesta. In queste schede, tuttavia, accanto ai dati e alle cifre propri di una storia economica soprattutto quantitativa, avremmo voluto forse leggere qualche spunto etnografico in più circa i capisaldi del diritto rurale consuetudinario che fanno da antefatto alle grandi trasformazioni del Novecento.
Secondo importante elemento di originalità è l'aver voluto rivisitare la maggior parte delle immagini fotografiche sulla scorta di una ricerca etnografica svolta oggi, particolarmente attenta a riconoscere e ridefinire i contenuti della cultura materiale tradizionale così come, stimolati dalle fotografie, essi possono emergere nel ricordo e nella consapevolezza degli anziani di oggi: un lavoro in questo senso pionieristico e certamente suscettibile di ulteriori sviluppi positivi.
Qualche pecca, forse inevitabile: le schede dattiloscritte relative alle foto appaiono tutte insieme, e separatamente dalle foto stesse, il che rende disagevole il loro confronto contestuale. Lo stesso dicasi degli eccellenti approfondimenti etnografici su ciascuna foto, testé citati, curati da Claudia Giacometti e Francesco Fabbri, di cui una lettura simultanea alla visione della fotografia risulta certamente altrettanto improbabile.
Vi è poi un punto interrogativo di fondo, che riguarda l'intera operazione. Abbiamo parlato di una "brossura": infatti, visto il numero piuttosto esiguo delle pagine (130, ancorché molto dense) non si è evidentemente ritenuto di voler procedere a un'assai più costosa cartonatura. Ma questa scelta riflette forse una difficoltà di fondo. Quella di Scheuermeier, lo sappiamo, è stata una ricerca di grandi scenari e di grandi areali, che abbracciano, come si sa, in vista della prospettiva finale di comparazioni linguistiche ed etnografiche di ampio e amplissimo respiro, l'intero areale italofono e romanzofono dello stivale e dei suoi immediati dintorni (Ticino, Istria e Grigioni inclusi). La presente riproposta della ricerca di Scheuermeier tende piuttosto a mettere l'accento, come è lecito attendersi nel nostro mondo, sul dato prettamente locale. Forse però, riducendo drasticamente l'angolo visuale, dall'Italia a una sola regione e da questa a una sola provincia, qualcosa dell'impianto e della possanza intrinseca del lavoro di Scheuermeier rischia di andar perduto in una sorta di frantumazione e di dispersione in mille rivoli. E a questo proposito, ci si chiede, un volume opportunamente cartonato, che avesse abbracciato quantomeno l'intera Emilia, non sarebbe forse stato meglio?
Paul Scheuermeier. Contadini del Bolognese (1923-1928), a cura di C. Giacometti, G. Pedrocco, M. Tozzi Fontana, Bologna, CLUEB, 2009, 130 pagine, 20,00 euro.
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