Rivista "IBC" XVI, 2008, 4

territorio e beni architettonici-ambientali / immagini, didattica, mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi

Un fiore, come un albero o un paesaggio, è frutto di una storia e di un luogo. Per questo ogni fiore è unico e irripetibile e solo un occhio speciale può raccontarlo.
Lauro Bertani, naturalista

Alessandro Alessandrini
[IBC]

Parlare di Lauro Bertani è per me un grande onore. Si mescolano nella memoria le escursioni fatte insieme, le risate, il bonario prenderci in giro e le migliaia di piccole cose che uniscono gli amici. Ma non è questo il luogo per parlarne, una naturale riservatezza deve lasciare quei ricordi là dove sono, nella dimensione privata.

Lauro Bertani era per indole e vocazione una persona pubblica; dico questo rammentando la sua voglia di raccontare, la sua continua ansia di migliorare. Le sue foto non erano solo immagini scattate per sé stesso, erano una storia da raccontare. La sua personalità era proiettata verso l'esterno, verso il tessuto sociale nel quale viveva e lavorava e si proponeva con uno spirito attivo, positivo, per migliorare, con le cose che faceva e con le parole che diceva, l'ambiente intorno a lui. Non ricordo di lui parole negative per nessuno; un carattere, aperto e cordiale, che cercava il buono dovunque, anche là dove nessun altro riusciva a vederlo.

E da lui, attraverso le immagini che ha saputo costruire, arriva un "saper vedere" che apre punti di vista nuovi e inediti sulla realtà. Per fotografare occorre prima vedere e per vedere occorre una mente, un'intelligenza che coglie, interpreta e racconta. In questo senso le foto di Lauro - il fascicolo di "IBC" che state sfogliando ne presenta solo una piccola scelta - diventano un racconto. Perché nel momento in cui erano immaginate, già prima che scattate, erano altrettanti frammenti di un tutto. Erano, e sono, una visione intelligente della realtà, un punto di partenza, una tappa, una parte di un ragionamento. La nostra mente pensa per immagini, ne produce continuamente, e chi comunicando riesce a costruirne, e a evocarne, parla un linguaggio naturale e universale. Nell'immagine c'è la cosa in sé, ma c'è anche un rimando a qualcosa di più grande e generale, o di più profondo e nascosto. Un fiore, un albero, un paesaggio, sono il risultato di una storia e di un luogo. Partendo da un petalo si può arrivare all'universo.

Tutto si lega a tutto il resto e nella natura possiamo intravedere questa legge generale; se una pianta si trova in un certo posto è perché là si verificano quelle determinate condizioni ambientali, ma ogni presenza, ogni forma sono il risultato di una storia, naturale o umana. Allora ecco i bucaneve o i crochi, che con le loro corolle preannunciano la fine dell'inverno; oppure le orchidee che fioriscono più avanti nella stagione, con forme e colori a volte inquietanti e suggestivi; e la flora delle montagne, che Lauro conosceva e amava forse più di ogni altra. Ecco le foto che Lauro aveva scattato per la Flora Reggiana, il catalogo della diversità floristica reggiana compilato da Giuseppe Branchetti e da chi scrive.1 Lauro è stato colto dal malore che l'ha portato via proprio durante una escursione nella quale voleva migliorare la qualità di alcune immagini che intendevamo pubblicare in quel volume. Si era proposto lui; per noi le foto erano già di qualità più che adeguata. Questo fatto, incredibile e definitivo, mi legherà per sempre a lui con un filo che non ha eguali.

Ma, riprendendo il ragionamento, le immagini servivano per raccontare. Nelle proiezioni di diapositive, allora, quella certa foto diventava il punto di partenza, il pretesto, per parlare d'altro; della storia, dei nodi, dei collegamenti, delle leggi che regolano la natura e la vita degli esseri viventi. Lauro era un comunicatore e per lui sapere una cosa e comunicarla erano la stessa cosa. Le escursioni guidate da lui erano sempre un successo, così come le proiezioni. Perché attraverso le sue parole si imparava in modo semplice ed essenziale, ma anche poetico e lirico.

Le foto che ha lasciato sono una documentazione preziosa; l'ambiente in cui viviamo si sta progressivamente e rapidamente modificando. I mutamenti climatici, i cambiamenti a scala locale, il maggior peso delle attività umane sul territorio, modificano in continuazione lo stato della biodiversità. Piante e animali che compaiono, originari di terre lontane, e piante e animali che scompaiono, perché il luogo in cui crescono viene distrutto. Chi si occupa di questi argomenti sa che le conoscenze non sono mai definitive. Allora l'esplorazione del territorio e la conoscenza del suo patrimonio non sono soltanto aridi elenchi di nomi e località, ma diventano strumento per proteggere, per conservare, per lasciare una memoria utile.

La documentazione fotografica di Lauro Bertani, per fare un esempio, ha permesso anche una scoperta. Il Geranium macrorrhizium era citato nella flora reggiana di Carlo Casali per l'Alpe di Succiso, ma da nessuno mai più era stato ritrovato, tanto che si dubitava persino della sua reale presenza nel Reggiano; grazie a una foto di Lauro, rinvenuta nel corso dei lavori di riordino della sua fototeca, sono state effettuate escursioni da parte di Giuseppe Branchetti e di Villiam Morelli, fino a confermarne il ritrovamento. Un'altra scoperta di Lauro è quella del Ranuncolo dei Pirenei (oggi si chiama Ranunculus kuepferi); fino a quel momento la sua presenza in Italia era nota solo per le Alpi; mi accompagnò a vederlo, nel corso di una giornata memorabile.

In Lauro la consapevolezza di quanto questo suo lavoro fosse importante c'è sempre stata. Certo, non era uno scienziato, almeno nel senso che comunemente viene dato a questo termine. Si lasciava incuriosire dalla bellezza, dalla possibilità di rappresentare in modo originale una forma, un particolare; penso ai fiori degli alberi, per esempio a quelli del noce o dei salici; pochi sono coloro che osservano queste bellezze di dimensioni minuscole. Tuttavia aveva un uso molto accurato della macchina fotografica, degli obiettivi macro, che diventavano strumento per cogliere questa bellezza e per renderla visibile anche a chi non nota questi capolavori in miniatura.

Ma negli ultimi anni, seguendo le tendenze più attuali della fotografia naturalistica, sempre più collocava le piante nel loro ambiente. Grazie all'utilizzo di grandangoli spinti si potevano cogliere le relazioni tra il soggetto fotografato e l'ambiente di vita. Il grande amore per il territorio e soprattutto per la collina e la montagna trova in alcune sue foto un'espressione di altissimo livello; mi vengono alla mente, tra tutte, le immagini del Senecio incano o del Rododendro; tra l'altro, e non a caso, specie di grande importanza scientifica per la flora e l'ambiente dell'Appennino emiliano.

Siamo circondati dalla bellezza, ma è grazie al lavoro di persone come Lauro Bertani che tutti noi possiamo rendercene conto e apprezzare questa semplice verità. Le foto che presentiamo in queste pagine di "IBC" (già pubblicate in un prezioso volume a colori nel 2004)2 sono state scelte tra tutte quelle che donate dai suoi eredi alla Biblioteca comunale "Panizzi" di Reggio Emilia. Per arrivare a questo risultato è stato necessario un lavoro lungo e minuzioso, svolto da Giuseppe Branchetti, Villiam Morelli, Enrico Belpoliti, Piero Arduini e altri. Si è trattato di identificare il soggetto, annotare tutti i dati presenti sui telaietti delle diapositive e scavare nella memoria per collocare ogni foto nel suo giusto contesto. Ciascuna immagine è diventata un record di una banca dati: grazie a questo lavoro, quindi, l'attività fotografica viene documentata in modo analitico e viene consegnata a un'istituzione pubblica, rispettando la volontà degli eredi e lo spirito con cui sono state scattate nel corso di molti anni di attività.


Note

(1) A. Alessandrini, G. Branchetti, Flora Reggiana, Verona, Cierre, 1997.

(2) Lauro Bertani. Ricerca sulla flora reggiana, a cura di A. Alessandrini, P. Arduini, E. Belpoliti, L. Bertani, G. Branchetti, V. Morelli, M. Uccelli, Reggio Emilia, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Comune di Reggio Emilia - Biblioteca Panizzi - Comune di Bibbiano - CIEA dei territori Canossani della Val d'Enza, 2004. Il testo di questo articolo è ripreso dal volume, con le necessarie modifiche redazionali.

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