Rivista "IBC" XVI, 2008, 2

territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni

È in corso lo sviluppo di una banca dati sulla flora dell'Emilia-Romagna: criteri, metodi e primi risultati del progetto.
La banca delle piante

Alessandro Alessandrini
[IBC]

La "Strategia europea per la conservazione delle piante" rappresenta in Europa la declinazione dedicata al mondo vegetale della "Convenzione sulla biodiversità" (la cosiddetta "Convenzione di Rio") e riconosce tra i propri obiettivi quello di "comprendere e documentare la diversità vegetale"; questo obiettivo si articola in passi e priorità, ma il messaggio resta coerente e basato sul principio che ogni comunità umana è responsabile del proprio patrimonio di diversità biologica.1 In questo ambito le amministrazioni pubbliche devono svolgere un ruolo che non può essere demandato ad altri soggetti: conoscere, mantenere basi di dati aggiornate e sensibili, sviluppare specifici approfondimenti, elaborare e tenere aggiornate liste di attenzione (le cosiddette "liste rosse") e trovare i modi più efficaci per sostenere le specie in condizioni più critiche. La flora, infatti, giocando il ruolo di produttore di materia vivente nella struttura degli ecosistemi, è una delle componenti fondamentali della biodiversità. Il progetto qui presentato illustra criteri, metodi e primi risultati della banca dati sulla flora dell'Emilia-Romagna, collocandosi in questo alveo più ampio e di scala globale.


La "flora" è l'insieme delle piante che vive in un territorio. L'elenco delle entità sistematiche, che deriva da studi, esplorazioni, ricerche, confronti, costituisce invece la "Flora" con l'iniziale maiuscola; la Flora assume tradizionalmente la forma di una pubblicazione a stampa oppure elettronica (sia su CD-ROM che all'interno di siti web). In generale le conoscenze sulla flora di un territorio, e quindi anche quelle relative all'Emilia-Romagna, sono disseminate in molte sedi diverse (fonti bibliografiche, erbari, rilevamenti inediti) e derivano da studi che coprono un arco di tempo molto ampio.

I dati relativi alla presenza di specie in un certo luogo compaiono in lavori scientifici o divulgativi pubblicati da riviste specializzate o di settore. Una lista piuttosto completa dei lavori di argomento floristico e vegetazionale noti fino al 1995 compare nel volume Vedi alla voce Natura, bibliografia naturalistica per l'Emilia-Romagna curata dall'Istituto regionale per i beni culturali (IBC).2 Nel CD-ROM The Italian vascular flora: references and sources sono elencati quasi 1000 lavori di argomento botanico pubblicati dal 1950 al 2005.3

Naturalmente non tutti i lavori sono della stessa importanza. In alcuni casi si tratta di Flore generali relative a territori di ampiezza provinciale o subregionale, elaborate con l'obiettivo di presentare un catalogo completo e aggiornato della flora vascolare del territorio indagato. Una categoria particolare è quella delle Flore-base, le prime opere generali relative a un determinato territorio, che diventano il punto di partenza per le integrazioni e precisazioni successive. L'elenco che segue contiene i riferimenti essenziali delle principali Flore-base del territorio regionale, di cui si riportano autori, titolo e anno di pubblicazione:

· G. Gibelli, R. Pirotta, Flora del Modenese e del Reggiano, 1882

· C. Casali, La Flora del Reggiano, 1899

· G. Cocconi, Flora della Provincia di Bologna, 1882

· L. Caldesi, Florae Faventinae Tentamen, 1879-1880

· P. Revedin, Flora vascolare della Provincia di Ferrara, 1909

· P. Zangheri, Repertorio della flora e fauna della Romagna, 1966

· G. Passerini, Flora dei contorni di Parma, 1852

· P. Bolzon, Flora della provincia di Parma e del confinante Appennino tosco-ligure-piacentino, 1920

· A. Alessandrini, G. Branchetti, Flora reggiana, 1997

· E. Romani, A. Alessandrini, Flora Piacentina, 2001

A volte, alla prima lista seguono uno o più aggiornamenti, a cura dello stesso autore o di altri. L'esplorazione infatti prosegue nel tempo e ciò porta al rinvenimento di specie in precedenza non note per il territorio indagato. Questo incremento di conoscenza consiste nell'accertare:

· specie già presenti al tempo della redazione dell'elenco di base ma non rinvenute;

· specie che nel frattempo si sono insediate (appartengono a quest'ultima categoria soprattutto piante di origine esotica, giunte in conseguenza di attività umane).

Può anche verificarsi il caso di specie presenti un tempo, ma non confermate, come accade con le piante di habitat umidi scomparsi: l'analisi dei dati storici permette infatti il confronto con la situazione attuale e dà la possibilità di esprimere valutazioni quantitative e qualitative sui cambiamenti dello stato di questo patrimonio nel tempo. Non va sottovalutato inoltre il fatto che le conoscenze e le valutazioni sulla sistematica sono in continuo cambiamento. I lavori che risistemano gruppi, generi, specie, sono numerosi e compaiono in sedi diverse, non sempre diffuse né di facile reperimento.

Per aggiornare la nomenclatura e la sistematica della flora italiana è stata pubblicata la checklist della Flora italiana,4 cui è seguita (sempre a cura degli stessi autori, ma con contributi di numerosissimi collaboratori) una corposa raccolta di Integrazioni alla checklist della flora vascolare italiana, a ulteriore dimostrazione della estrema vitalità attuale degli studi sistematici e nomenclaturali. Anche queste modifiche di livello generale producono cambiamenti qualitativi e quantitativi sulle conoscenze delle flore locali, che devono essere riconsiderate sotto punti di vista nuovi. Se per esempio all'interno di una specie ritenuta monotipica vengono riconosciute piccole specie o sottospecie diverse, risulta necessario riguardare le popolazioni presenti nel territorio e collocarle nel quadro sistematico innovato.

I cambiamenti qualitativi e quantitativi della flora costituiscono l'oggetto di numerosi lavori che già nel titolo presentano termini come "aggiunte", "novità", "addenda", "supplementi", a indicare che si tratta di integrazioni a una Flora-base. Molto spesso in queste opere minori per dimensioni sono raccolti dati di grande valore qualitativo. Un'altra tipologia di lavori è quella che illustra la Flora di territori di minor estensione, come le aree protette, di particolare valore naturalistico e in particolare floristico; tra queste, a titolo d'esempio, possono essere ricordate le Flore relative a substrati particolari come i gessi messiniani (romagnoli, bolognesi, reggiani) o triassici (nel Reggiano), e le ofioliti; oppure quelle relative a zone umide (Campotto e Valle Santa, il Quadrone), a boschi (il Gran Bosco della Mesola, i Boschi di Carrega), eccetera.

Una modalità particolare e tipica di dati di argomento floristico è quella che si presenta come campione d'erbario. Fin dalla seconda metà del XVI secolo i botanici hanno creato erbari, costituiti da piante raccolte ed essiccate. È relativamente più recente l'uso di annotare alla raccolta anche una serie di altri dati, tra cui la località, la data, il raccoglitore e altre informazioni ritenute utili. In genere, a una Flora edita corrisponde un fondo erbariologico dove sono conservati i campioni che documentano i rinvenimenti pubblicati. Ma non sempre i campioni sono raccolti in vista di una pubblicazione; oppure la pubblicazione dei dati si limita a piante di particolare importanza, mentre la gran parte dei campioni ritenuti di minore interesse, o di identità non accertata, resta inedita.

A titolo d'esempio, l'erbario della Flora del Modenese e del Reggiano e delle Aggiunte di Gibelli e Pirotta è conservato a Modena, quello di Caldesi relativo al Florae Faventinae Tentamen è conservato a Bologna. Sempre a Bologna si conserva l'Erbario della Flora Italica di Antonio Bertoloni, che contiene molti dati anche sulla flora dell'Emilia e della Romagna. L'erbario corrispondente al Repertorio della Flora della Romagna e alla Romagna Fitogeografica di Pietro Zangheri è conservato nel "Museo Zangheri", presso il Museo civico di storia naturale di Verona.

Ma grazie a contatti con diverse sedi museali, sia universitarie che di altra natura, sono stati individuati per ora due fondi erbariologici inediti e sconosciuti. Uno di questi è l'erbario Mattei, conservato all'Orto botanico di Napoli; Giovanni Ettore Mattei (1865-1943) era allievo di Federico Delpino, e lo seguì quando si trasferì a Napoli; la riscoperta del suo erbario, del quale si erano perdute le tracce, è recentissima ed è avvenuta nell'ambito delle attività relative al progetto. I campioni provengono dal Bolognese e dal Modenese. Un altro erbario relativo al territorio regionale, ma conservato altrove, è quello di Antonio Del Testa, autore di numerosi lavori sulla flora del Cesenate (collocati all'inizio del secolo scorso); questo fondo è conservato presso il Centro di Ricerche floristiche Marche a Pesaro. Entrambi questi erbari sono in corso di schedatura, grazie a contributi dell'IBC derivanti dal "Fondo Conservazione della Natura" e il loro esame sta dando risultati di notevole valore.

Nel corso di approfondimenti sulle Province di Modena e di Ferrara sono stati indagati gli erbari delle rispettive Università. Più di recente, i dati floristici (e naturalistici in generale) vengono archiviati in banche dati elettroniche. In particolare, sono da citare gli archivi derivanti da alcuni progetti regionali, come quelli che hanno prodotto l'Atlante della Flora protetta e l'Atlante delle Felci. Inoltre, sono disponibili anche: i dati confluiti nel progetto "Bioitaly" (svolto dall'IBC su incarico della Regione negli anni Novanta) per la individuazione dei siti della Rete europea "Natura 2000" in Emilia-Romagna, e i dati desunti dai rilievi svolti per la elaborazione delle Carte della Vegetazione (progetto coordinato da Stefano Corticelli, nel Servizio regionale che si occupa di sistemi informativi geografici). Infine, numerosi studiosi hanno messo a disposizione i propri dati inediti originali.5


Indipendentemente dal tipo di fonte, i dati di cui stiamo parlando si presentano come una lista di nomi di specie vegetali, a ciascuna delle quali è associata una o più di una località di presenza. Sfogliando una Flora locale questa struttura è evidente; ma lo è anche osservando una scheda nella quale all'intestazione, che consiste nel nome della pianta, segue l'elenco delle località; lo stesso avviene anche negli erbari, dove in una carpetta (detta tecnicamente "camicia") vengono inseriti tutti i campioni appartenenti a quella specie.

La struttura del sistema di archiviazione ricalca questa modalità di archiviazione dei dati. È costituito, nelle sue linee fondamentali, da tre tabelle tra loro relazionate. La "denominazione" dell'entità corrisponde all'intestazione di una scheda e quindi viene archiviata in una tabella. Le "località" di rinvenimento dell'entità sono archiviate in un'altra tabella, unita con legame "uno-a-molti" alla prima, in quanto ogni entità può essere segnalata per una o più località. I records delle denominazioni sono a loro volta legati a una "fonte" univoca. Questa struttura di base (la tripletta "fonte-entità-località") è stata estesa a dati di ogni tipologia: bibliografici, erbariologici, inediti in qualsiasi formato.

La denominazione viene registrata esattamente come si presenta nella fonte e ciascuna parte componente viene registrata in un campo diverso: genere, epiteto specifico, autore del binomio, tipo di entità infraspecifica (sottospecie, varietà), epiteto infraspecifico e relativo autore. Ovviamente la stessa identica denominazione può comparire in fonti diverse, ma le informazioni vengono mantenute distinte. In questa schedatura si è adottato il principio della completezza. Vengono cioè registrate indistintamente e acriticamente tutte le informazioni; è rimandata a un secondo tempo la identificazione di dati dubbi, da confermare o relativi a territori non regionali.

Al di sopra della tabella delle denominazioni sta l'anagrafe della flora italiana, dove sono registrate tutte le piante note per l'Italia. Allo stato attuale, in base alla già citata Checklist, la tabella della Flora vascolare italiana è formata da oltre 8000 righe. La tabella di anagrafe italiana e quella di intestazione delle segnalazioni sono collegate attraverso il campo che identifica univocamente l'entità come compare nella Checklist italiana.

La stessa pianta può comparire sotto denominazioni diverse, i cosiddetti "sinonimi"; da ciò consegue che il contenuto di questo campo di collegamento deve essere riempito con grande attenzione, utilizzando un principio di cautela. In altri termini, se la sinonimia non è accertata, il campo viene lasciato vuoto. In base ai dati finora presenti, sono registrati oltre 9700 nomi diversi, che sinonimizzati alla nomenclatura attualmente accettata corrispondono a oltre 3300 unità sistematiche di rango specifico o inferiore. Nei casi dubbi si è preferito per ora tralasciare l'identificazione attuale; si tratta di casi ben noti agli esperti, relativi a entità che anticamente erano classificate in modo non confrontabile con l'attuale. Alcuni esempi di denominazioni non interpretabili si trovano nei Generi Festuca, Thymus, Euphrasia, Rubus. Naturalmente il numero totale di unità sistematiche per le quali esistono informazioni comprende non poche voci dubbie, da accertare, confermare o da eliminare in quando quasi certamente errate. Tuttavia rappresenta una prima quantificazione - anche se per eccesso - delle entità diverse che compongono il patrimonio floristico dell'Emilia-Romagna.

Allo stato attuale i records di intestazione delle schede, basati sulla coppia nome-fonte sono oltre 50000. Va precisato che per le Flore provinciali di base si è preferito schedare in un primo tempo le denominazioni rimandando la fase dedicata alla schedatura delle località, mentre alcune Flore risultano schedate solo parzialmente come lista di denominazioni.6 Le fonti finora schedate sono oltre 300. Sono stati per ora curati: le fonti più recenti, gli apporti inediti, gli erbari; ma è stata data priorità anche alle fonti più antiche come il già citato Bertoloni,7 e le Flore-base. Per progetti in collaborazione con altri soggetti, è stata data priorità ai dati relativi al Modenese, Ferrarese e Reggiano.

La tabella delle località, come s'è detto, ospita tutti i dati nei quali viene descritta la localizzazione dei rinvenimenti. Questa è ovviamente la tabella più ricca. A oggi, infatti, è composta da poco più di 180000 dati, in rapido incremento. A ogni località è associata anche la provincia o le province in cui il toponimo si trova. In questo modo, grazie a semplici elaborazioni, è possibile avere elenchi aggiornati delle Flore provinciali. Come per le intestazioni, anche per questo dato si è scelto il criterio della completezza; vengono quindi registrati tutti i dati di località, anche se si tratta di dati dubbi (come i toponimi non più riconoscibili) ovvero relativi a località fuori regione. In alcune Flore generali, infatti, sono trattati territori di ampiezza diversa da quella delle attuali province: nella Flora del Modenese e del Reggiano, per esempio, è trattata anche la zone dell'Abetone (oggi Toscana, provincia di Pistoia) o i dintorni di Sermide e l'Oltrepo mantovano (Lombardia).


Le prospettive del progetto sulla flora dell'Emilia-Romagna sono in primo luogo nel completamento dell'immissione dei dati. È piuttosto difficile stimare quantitativamente il lavoro che resta; come è stato accennato, è stata data priorità ad alcuni ambiti provinciali e ad alcune tipologie di fonti. Alcune province sono state quindi affrontate solo molto marginalmente; tra queste sono da ricordare Bologna, Parma e Piacenza. Ma si può valutare che nel breve volgere di qualche mese queste vistose carenze saranno colmate, almeno per le Flore-base.

Un altro filone di sviluppo è quello della collocazione dei dati in un sistema geografico. Va premesso che dal punto di vista metodologico sarebbe impensabile e fuorviante la referenziazione a livello puntuale di tutti i dati. In generale, in coerenza con le tendenze a livello nazionale ed europeo, le località saranno collocate in un reticolo cartografico il cui modulo corrisponde a un elemento scala 1:10000 della Carta tecnica regionale ovvero a un foglio al 25000. Per alcune specie di particolare valore dal punto di vista della conservazione del patrimonio naturale sarà invece assicurata la collocazione puntuale delle stazioni. Questo avverrà per esempio per le endemiche italiane, ovvero per alcune piante il cui limite d'areale è collocato nel territorio dell'Emilia-Romagna, specie che si trovano in una sola località. Lo stesso potrà avvenire per specie vegetali di particolare importanza nelle aree protette.

Saranno resi pubblici approfondimenti relativi alle flore provinciali. Allo stato attuale sono in corso di svolgimento le analisi per produrre una Flora del Modenese e una Flora del Ferrarese. Il progetto relativo al Modenese si svolge in collaborazione con l'Amministrazione provinciale e con l'aiuto decisivo di un gruppo di appassionati. Come è già stato accennato, nel corso del progetto è stato anche analizzato il contenuto dell'Erbario dell'Università, dove sono conservati i campioni non solo della Flora-base del Modenese, ma anche di Antonio Vaccari, instancabile esploratore e scopritore di numerose piante interessanti. La Flora del Ferrarese è in corso di elaborazione da parte di Filippo Piccoli e Mauro Pellizzari (Università di Ferrara), profondi conoscitori del patrimonio vegetale di quel territorio.

In entrambi i casi, l'IBC sta curando la schedatura dei dati sia bibliografici che erbariologici e inediti. La prospettiva, nel medio periodo, è quella di rendere i dati disponibili su web, in modalità di interrogazione a query, come già avviene in alcuni siti internazionali dedicati alla nomenclatura o alla sistematica.


Note

(1) Per approfondire si può consultare il sito di "Planta Europa" (www.plantaeuropa.org) che ha messo a punto la "Strategia" (per il testo: www.plantaeuropa.org/pe-publications-EPCS.htm).

(2) A. Alessandrini, G. Rossi, Bibliografia geobotanica dell'Emilia-Romagna (1773-1995), in Vedi alla voce Natura. Repertorio bibliografico su flora, vegetazione e fauna vertebrata in Emilia-Romagna, a cura di T. Tosetti, Bologna, IBC-Grafis, 1997, pp. 29-159.

(3) The Italian vascular flora: references and sources, a cura di A. Scoppola e S. Magrini, CD-ROM allegato al volume Stato delle conoscenze sulla flora vascolare d'Italia, a cura di A. Scoppola e C. Blasi, Roma, Palombi Editori, 2005.

(4) F. Conti, G. Abbate, A. Alessandrini, C. Blasi, An Annotated Checklist of the Vascular Italian Flora, Roma, Palombi Editori, 2005.

(5) Tra questi: Michele Adorni, Fausto Bonafede, Fabrizio Bonali, Giuseppe Branchetti, Luciano Delfini, Filiberto Fiandri, Luigi Ghillani, Franco Giordana, Villiam Morelli, Filippo Piccoli, Claudio Santini, Maurizio Sirotti. Da sottolineare, come peraltro riconosciuto anche nei documenti ufficiali, il ruolo dei volontari nella raccolta di informazioni sul patrimonio naturale: i progetti regionali citati (Atlante della Flora protetta e Atlante delle Felci) hanno raggiunto risultati molto positivi proprio grazie al lavoro di volontari. Lo stesso avviene anche in altre realtà nazionali, soprattutto per la realizzazione di atlanti floristici o faunistici.

(6) La schedatura delle Flore di base è avvenuta grazie al lavoro di Laura Gavioli. Alcune Flore di base provinciali e subprovinciali sono in corso di schedatura da parte di Alessandro Ceregato e Maurizio Sirotti.

(7) Questi dati derivano da una schedatura della Flora italica realizzata da Alessandro Alessandrini, di cui si dà notizia nell'"Informatore Botanico Italiano", 2007, 39, pp. 343-350.

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