Rivista "IBC" XI, 2003, 1
territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni
La flora è l'insieme delle piante che vivono in un territorio; la compilazione dell'elenco delle piante produce a sua volta libri che vengono chiamati "flore". L'obiettivo di chi compila la flora di un territorio è la completezza; l'elenco cioè deve essere costituito da tutte le specie vegetali presenti in quel momento nel territorio indagato. Ferma restando l'onestà intellettuale degli autori di simili imprese, purtroppo l'obiettivo viene raggiunto sì, ma non del tutto. Qualche pianta sfugge sempre; questa è una regola generale alla quale occorre rassegnarsi. E non fa eccezione nemmeno la recentissima Flora piacentina, curata da Enrico Romani e dallo scrivente, presentata il 30 novembre 2002 presso il Museo civico di storia naturale di Piacenza. Sono infatti presenti ben due aggiunte, una a stampa e una sotto forma di foglio "volante"; qui sono registrate le piante che nel frattempo sono state rinvenute nel territorio piacentino.
Allora il lavoro è inutile? Da almeno tre secoli sono disponibili elenchi floristici. I botanici esplorano il territorio, registrano i loro rinvenimenti, raccolgono campioni che vengono identificati e archiviati negli erbari. Poi, quando ritengono che il lavoro abbia raggiunto livelli presentabili di completezza, lo pubblicano. E spesso dopo qualche anno pubblicano un'aggiunta. E ciononostante il lavoro continua. Nella Flora piacentina si dà conto della presenza di quasi 1.600 specie diverse; tra queste ben 277 sono state rinvenute in tempi recenti, quasi 400 sono da confermare, oltre 130 da eliminare.
Nel compilare una flora si deve anche fare il punto delle conoscenze precedenti; infatti tra gli obiettivi del lavoro c'è anche quello di confrontare lo stato attuale della flora con quello ricavabile dalle fonti scritte o dagli erbari disponibili. La conoscenza delle fonti risulta quindi fondamentale. Nel caso del Piacentino esiste una flora storica, pubblicata da Bracciforti nel 1877. Ma sono disponibili anche altre fonti precedenti, tra cui le segnalazioni riportate nella Flora Italica di Antonio Bertoloni; inoltre, nei primi decenni del Novecento sono stati pubblicati diversi contributi ad opera di botanici pavesi, relativi alla flora pavese.
Poiché i confini del Piacentino sono stati anche molto diversi da quelli attuali, è stato necessario analizzare anche opere che a prima vista non si riferiscono a questo territorio. Fino al 1923, ad esempio, Bobbio e il suo territorio afferivano alla provincia di Pavia; nel periodo in cui lavorava Bertoloni (la Flora Italica fu pubblicata tra il 1833 e il 1854), la parte meridionale era inclusa nel territorio genovese. Ecco allora che per scrivere una flora occorre conoscere anche la storia amministrativa del territorio. Ma attraverso lo studio comparato delle presenze storiche e di quelle attuali è possibile stilare elenchi di specie scomparse. Grazie all'analisi delle esigenze ecologiche di queste piante si può anche trarre qualche utile sintesi ambientale. Nel caso piacentino le piante scomparse sono per massima parte legate ad ambienti umidi oppure si tratta di commensali delle colture agrarie. Quindi deduciamo che anche qui la maggior pressione delle attività umane è avvenuta a carico degli habitat umidi: il drenaggio, la semplificazione dei fiumi, ovvero l'uso di pesticidi e diserbanti, hanno causato una forte semplificazione degli agroecosistemi.
Poi ci sono le piante "nuove" cioè quelle che non erano conosciute anticamente e che si presume siano arrivate di recente. Per la maggior parte si tratta di piante esotiche, che provengono cioè da molto lontano e non sarebbero mai riuscite ad arrivare utilizzando i messi normali di disseminazione. La loro presenza, anche se aumenta la diversità dal punto di vista quantitativo, la peggiora, cioè ne diminuisce la qualità: trattandosi spesso di piante molto inasive, rappresentano un indizio della pressione che l'uomo esercita sull'ambiente. Alcuni habitat sono ormai improntati da queste specie estranee; anche habitat "naturali" come i fiumi. Al di là dell'aspetto conoscitivo quindi, opere di questo tipo possono servire per la migliore conservazione del patrimonio di diversità biologica, attraverso l'individuazione delle specie di particolare importanza e delle aree più qualificate.
Il volume di cui parliamo presenta le piante in ordine sistematico, con la nomenclatura uniformata a quella della Flora d'Italia di Pignatti. Per ciascuna specie sono indicate le caratteristiche generali di biologia e di ecologia, l'altitudine in cui è presente nel Piacentino, l'elenco delle segnalazioni antiche e recenti. In alcuni casi, per specie di particolare interesse, viene presentata anche la carta di distribuzione territoriale, derivante dall'archivio delle segnalazioni conservato presso il Museo civico di storia naturale di Piacenza. Questa parte, che è anche la più corposa, è quella che giustifica l'opera; viene preceduta da un apparato introduttivo nel quale il Piacentino viene descritto dal punto di vista geografico ed ecologico. Segue poi un elenco di località di particolare valore floristico, insieme all'elenco delle specie presenti. Sono presentate anche elaborazioni sulla struttura della flora in funzione dell'altitudine. Tabelle di sintesi e una nutrita bibliografia completano l'opera.
E. Romani, A. Alessandrini, Flora Piacentina, Piacenza, Museo civico di storia naturale di Piacenza, Società piacentina di scienze naturali, 2002, 395 p., s.i.p.
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