Rivista "IBC" XV, 2007, 4
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi
Correva l'anno 1680 quando Ranuccio II Farnese invitava a Parma Ferdinando Galli Bibiena (Bologna, 1657-1743), pittore, prospettico e architetto bolognese, ma di origini aretine: come dire l'inventore della scenografia, genere che furoreggiava per il piacere delle corti. Due anni dopo raggiungeva il capostipite della dinastia suo fratello Francesco (Bologna, 1659-1739), esponente della scuola bolognese di architetti, quadraturisti e decoratori fondata da Ferdinando, che a quelle date era già famoso. A Bologna, l'ideatore delle "meravigliose scene" che "si muovono e cambiano sì prestamente che quasi l'occhio non si avvede" (Zanotti) si era fatto onore con gli affreschi di palazzo Fantuzzi (1678), mentre a Modena aveva lavorato per il duca, sperimentando le prospettive del Dentone, di Seghizzi, di Mitelli: fughe di colonnati e vedute in successione che lui solo era capace di portare a sviluppi eccezionali, prolungando le quinte all'infinito e persino in diagonale. Questo gioco di specchi, fatto apposta per sbalordire i committenti, piacque subito al Farnese, che ci volle giocare. Invitò i Bibiena perché allestissero anche a Parma quello spettacolo straordinario, e per magia, nella città ducale, si spalancarono le moltiplicate e ingannevoli prospettive del barocco.
Un'occasione per ripercorrere queste strutture pittoriche illusive è stata la mostra "Architettura dipinta. Le decorazioni parmensi dei Galli Bibiena", organizzata per il trecentocinquantesimo anniversario della nascita di Ferdinando dall'Assessorato alla cultura del Comune di Collecchio e dalla Provincia di Parma. L'esposizione, allestita dal 13 ottobre al 2 dicembre 2007 presso il Centro culturale Villa Soragna, è stata realizzata da Giovanni Godi e da Giuseppe Cirillo per celebrare, con l'anniversario, l'attività del decoratore e di suo fratello Francesco. E con la mostra è stata aperta in contemporanea la Villa Santucci Fontanelli, già Paveri Fontana, edificio privato commissionato dalla famiglia Prati agli artisti bolognesi. Nel percorso espositivo non erano raccolti soltanto affreschi, ma anche disegni, incisioni, libretti inerenti ai lavori, progetti per scenografie provenienti dalle biblioteche Palatina e del Conservatorio e dall'Archivio di Stato, nonché dal Museo teatrale alla Scala.
Una rassegna preziosa, a cui si aggiungevano, per la sezione figurativa, bozzetti a olio di Sebastiano Ricci e di Giovan Battista Merano, per testimoniare le collaborazioni dei due pittori a San Secondo e nella città ducale; né mancavano i volumi, l'Architettura civile con le incisioni di Ferdinando stampate a Parma nel 1711, oltre a una silloge di documenti e di carte d'archivio che chiariscono tempi e modalità delle maggiori imprese tra il 1696 e il 1712. E non è tutto, perché l'itinerario di mostra si prolungava attraverso luoghi famosi dove si conservano opere capitali dei due Bibiena: la Reggia Ducale di Colorno, nel cui cantiere Ferdinando venne coinvolto anche in qualità di architetto; l'Oratorio del Serraglio di San Secondo, la Chiesa di Sant'Antonio Abate e la Rocca dei Meli Lupi di Soragna oltre a edifici meno noti come il Monastero delle Cappuccine, la Chiesa di San Sepolcro e il chiostro del Convento delle Luigine.
Completa l'iniziativa un catalogo a stampa curato da Giuseppe Cirillo. Uno strumento filologico insostituibile, arricchito da riproduzioni a colori e utile per le future ricerche sugli scenografi, sui collaboratori e sulla sterminata produzione allargata fino a Piacenza. È stata inoltre attivata, presso il Centro culturale Villa Soragna, una sezione didattica pensata appositamente per coinvolgere le scuole nel panorama artistico barocco dominato dai Bibiena.
Architettura dipinta. Le decorazioni parmensi dei Galli Bibiena, a cura di G. Cirillo, Parma, Grafiche Step, 2007, 199 pagine, 20,00 euro.
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