Rivista "IBC" VIII, 2000, 4

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne, pubblicazioni

I Bibiena

Alessandra Frabetti
[storica dell'arte]

A corredo della mostra, davvero bellissima, sulla grande dinastia di architetti e scenografi di origine toscana, ma naturalizzati bolognesi fin dalla prima metà del secolo XVII - mostra che, inaugurata il 23 settembre scorso nelle sale espositive della Pinacoteca nazionale di Bologna, si conclude il 7 gennaio 2001 -, la casa editrice Marsilio ha pubblicato un ricco catalogo a cura di Deanna Lenzi e di Jadranka Bentini, responsabili anche della manifestazione stessa.

Ad una prima parte, molto consistente, composta da saggi di vari autori fa seguito un atlante fotografico, frutto di una sapiente campagna realizzata per l'occasione, che rende testimonianza dell'attività architettonica e decorativa bibienesca in terra padana, fortunatamente ancora conservata. All'atlante si aggiunge la lunga sequenza di schede relative ad ogni capitolo della complessa vicenda artistica della famiglia e a tutte le opere esposte in mostra. Seguendo, soprattutto in quest'ultima sezione del volume, un principio cronologico, i diversi estensori del catalogo rendono conto della vastissima produzione dei Bibiena e dei loro allievi e seguaci, documentata per lo più da materiale grafico (disegni e incisioni) - specie per quanto riguarda quella teatrale - ma anche da grandi dipinti di architettura, da ritratti ad olio che ne raffigurano le effigi e perfino da arazzi di manifattura francese (per i quali aveva fornito i cartoni lo stesso Francesco, fratello del più grande Ferdinando, durante il suo soggiorno alla corte del duca di Lorena, dove era stato chiamato nel 1708 per costruire il teatro dell'Opera di Nancy).

E non v'è dubbio che proprio la loro attività di architetti teatrali, di scenografi, di realizzatori di apparati effimeri in Italia e nelle più importanti corti europee sia quella che maggiormente emerge ed affascina in mostra e alla quale viene lasciato ampio spazio nel volume. Per quanto la tipologia del cosiddetto "teatro all'italiana" si fosse già configurata intorno al 1640, soprattutto grazie alle aggiornate sistemazioni dei due teatri bolognesi della Sala (1639) e Formagliari (1641), i Bibiena contribuirono forse più di tutti gli altri artisti italiani ad esportare e a diffondere in Europa quel modello, nato sulle proposte innovative introdotte da Giovan Battista Aleotti nel precoce teatro Farnese di Parma (1618), pervenendo durante l'arco di più di un secolo, attraverso un costante ed avvertito sperimentalismo, a definire la planimetria della cavea a campana e a codificare la formula dei palchetti di proscenio, ottenuti dall'ispessimento dell'arcoscenico come monumentale elemento che separa la zona di palcoscenico dallo spazio della platea.

La raccolta dei saggi introduttivi, alcuni dalle firme autorevolissime di Anna Maria Matteucci, Lorenzo Bianconi, Eugenio Riccomini, Andrea Emiliani, oltre, ovviamente, a quella di Deanna Lenzi, tende poi ad affrontare numerose altre tematiche, fra le più disparate, come il contributo della prima generazione bibienesca alla pittura di figura (Nora Clerici Bagozzi) o la messa a fuoco della figura poco nota di un bibienesco di terza generazione, Ferdinando Antonio, figlio di Giuseppe ed attivo a Dresda tra il 1763 e il 1788 (Elena Tamburini).

 

I Bibiena, una famiglia europea, a cura di D. Lenzi e J Bentini, Venezia, Marsilio, 2000, 463 p., L. 60.000.

 

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