Rivista "IBC" XIV, 2006, 4
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni
Al via due attesissime novità editoriali della casa editrice Minerva di Bologna (www.minervaedizioni.com). Sono fresche di stampa l'anastatica de L'ideale classico del Seicento in Italia e la pittura di paesaggio, il catalogo della mostra storica del 1962 allestita all'Archiginnasio, e La vita artistica di Antonio Basoli, l'autobiografia del celebre pittore e vedutista bolognese che più di ogni altro seppe cogliere e restituire l'immagine della città del primo Ottocento.
La prima pubblicazione segue a ruota una necessaria ristampa chiesta "a furor di popolo", vale a dire il catalogo dell'esposizione del 1970, Natura ed espressione nell'arte bolognese-emiliana, dove Francesco Arcangeli stabiliva le basi per tutti i futuri studi sulla civiltà figurativa dell'ambito padano: un libro ricercatissimo e già introvabile come pure il volume su L'ideale classico. Oggi, grazie alla Minerva Edizioni, vedono la luce le anastatiche di entrambi i testi, che mettono a disposizione degli studiosi, e non soltanto di quelli, saggi fondamentali sulla storia dell'arte. E tutto questo, non a caso, quando il Comune di Bologna rivive i fasti delle mostre storiche di quel tempo con la grande esposizione dedicata ad "Annibale Carracci" (Bologna, Museo civico archeologico, 22 settembre 2006 - 7 gennaio 2007), un artista che meglio di ogni altro seppe fornire nella sua pittura sentimento e materia alla poesia dell'Antico. Soprattutto nella fase romana, quando, tra lo schiudersi del Cinquecento e gli inizi del nuovo secolo, alla "natura e all'espressione", già esibite nelle opere giovanili, si sovrapponeva un vigoroso classicismo sull'esempio di Raffaello, il maestro al quale Annibale venne subito paragonato.
L'eredità del bolognese fu davvero di livello europeo, perché non furono soltanto gli italiani a seguirne la via. Poussin, i paesaggisti francesi, da Lorrain a Dughet, e i tanti nordici presenti nella Capitale, da Elsheimer a Paul Bril, furono "italianizzati" da Annibale, né più né meno che come Domenichino, Albani, Sacchi e molti altri, fino agli scultori Algardi e Duquesnoy. I protagonisti, insomma, del Seicento internazionale. Senza contare il valore aggiunto e il piacere di rileggere i saggi storici di Francesco Arcangeli, Gian Carlo Cavalli, Andrea Emiliani, Michael Kitson, Denis Mahon, Amalia Mezzetti e Carlo Volpe: studi basilari, da trent'anni a questa parte, per i manuali della storia dell'arte.
Altro discorso si dovrà fare per un diverso "classicismo": quello tardo, e neoborghese, del versatile Antonio Basoli (1774-1848). Ornatista, pittore, vedutista e scenografo, fu stimato in tutta Europa e particolarmente a Bologna, dove creò un vero e proprio stile di decorazione nelle ville e nei palazzi cittadini. L'autobiografia dell'artista - commentata e messa a punto da Fabia Farneti e Vincenza Scassellati, con indici redazionali di Alessia Marchi - costituisce, come volle il suo autore, un itinerario attraverso una creatività laboriosa che ebbe il merito di divulgare i repertori decorativi e scenografici internazionali messi a punto nel fervido ambiente culturale dell'accademia bolognese. Uno strumento utilissimo finalmente a disposizione degli studiosi, che dal manoscritto riprodotto integralmente potranno attingere informazioni per ricostruire il clima artistico di quegli anni, dal finire del Settecento fino all'età romantica.
L'ideale classico del Seicento in Italia e la pittura di paesaggio, Argelato (Bologna), Minerva Edizioni, 2006, 704 p., euro 35,00; La vita artistica di Antonio Basoli, a cura di F. Farneti e V. Riccardi Scassellati Sforzolini, Argelato (Bologna), Minerva Edizioni, 2006, 272 p., euro 29,00.
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