Rivista "IBC" XIV, 2006, 4
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni
Bologna. Città di incroci, di incontri. Famosa, in grado di suscitare negli stranieri che la visitano grandi entusiasmi, come pure di essere vista con l'inclinazione a cogliere quel tanto di "pittoresco" su cui, a volte, i viaggiatori sembrano appiattirla; incapaci di dare un'interpretazione più complessa del paesaggio urbano e della componente umana che vi si muove. Premessa: non stiamo parlando della città contemporanea. Queste, e tante altre, sono le considerazioni che già a una prima lettura emergono dal piacevole ed elegante libro dedicato a Bologna che Attilio Brilli, studioso tra i massimi esperti di letteratura legata al tema del Grand Tour e raffinato traduttore, ha curato all'interno di una collana, "Le città ritrovate", da lui stesso diretta (promossa e sostenuta da Banca Etruria).
Gli scritti presi in considerazione da Brilli sono quelli dei viaggiatori stranieri (ben 39), che si fermano a Bologna dagli esordi del XIX secolo fino ai primi anni del Novecento, e alcuni sono nomi importanti della cultura europea: Goethe, Stendhal, Shelley, Ruskin, Dickens, Mommsen, James, Hesse e tanti altri. Le osservazioni, le critiche o gli apprezzamenti che costoro formulano sono frutto di una sensibilità personale, di interessi più o meno spiccati per la storia dell'arte o per gli aspetti socioeconomici che caratterizzano la città. È indubbio che i forti cambiamenti che connotano la storia della nostra penisola e la compagine culturale e politica dell'Europa di quel secolo mutano anche la mentalità e le aspettative dei viaggiatori, che nella pagina progressivamente perdono l'incisività dell'approfondimento per divenire turisti, dalla scrittura anche assai piacevole, ma più emotiva, epidermica e veloce.
Coloro che sostano a Bologna, sembrano essere "accomunati" dall'esigenza di rintracciare e soffermarsi sul passato di questa città, che li affascina per il suo stesso impianto urbano non contraddistinto dai ruderi dell'antichità classica, ma da peculiarità architettoniche, quali i portici, di cui comunque esaltano, come bene evidenzia Attilio Brilli nella sua introduzione, la facies "ancora tipicamente medioevale". I mutamenti, le novità che il contesto propone non sono elemento di particolare attenzione. Forse perché a volte, viaggiando, si è un po' in fuga e gli occhi vogliono vedere, cogliere, più l'idea che ci siamo fatti di un luogo, che la sua realtà. Il libro restituisce allora il piacere e l'atmosfera di un modo di vivere e annotare le emozioni che stimola il lettore, soprattutto se qui risiede, a guardare o a riguardare Bologna con un'attenzione non solo letteraria, ma tentando un approccio critico, costruttivo nei confronti della città in cui vive oggi.
Bologna nei taccuini e negli scritti dei viaggiatori stranieri dell'Ottocento, a cura di A. Brilli, Firenze, Banca Etruria, 2005, 159 p., s.i.p.
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