Rivista "IBC" XXIII, 2015, 3

biblioteche e archivi / media, progetti e realizzazioni

Prime riflessioni intorno agli utenti e agli strumenti di ricerca del portale collegato al progetto "Una città per gli archivi".
Cercando in "archIVI"

Armando Antonelli
[archivista della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna]

Il portale "archIVI" rappresenta l'ultima tappa di un impegnativo intervento di natura archivistica locale, centrato sulla salvaguardia di archivi dell'Ottocento e del Novecento bolognesi, denominato "Una città per gli archivi". L'avvio del progetto risale al 2006 ed è stato promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna, che vi si sono impegnate sino al 2014, anche insieme a "Genus Bononiae - Musei nella città" (dall'aprile del 2013, allorché il portale fu presentato alla città). Dal 2015 il progetto vede un rafforzamento della partnership con l'Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna grazie a un nuovo accordo programmatico con la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

L'iniziativa ha avuto in questi anni un obiettivo principale: recuperare a una corretta conservazione gli archivi bolognesi della contemporaneità, che non di rado presentavano condizioni di conservazione inadeguate e in alcuni casi si trovavano a rischio di dispersione. Ma anche un obiettivo secondario, duplice e non meno rilevante: rendere accessibili le carte presso le sedi dei conservatori e mettere in grado la collettività di fruire, sul web, di una parte consistente della memoria documentaria cittadina mediante inventari, corredati, talvolta, da riproduzioni digitali, pubblicate in rete.

Il progetto ha preso forma nel 2007 grazie alla "guida" scientifica di un comitato di esperti formato da Linda Giuva, Mariella Guercio, Guido Melis, Stefano Vitali e Isabella Zanni Rosiello.1 Fin dalle sue prime fasi, si è venuto caratterizzando come un intervento "a tutto campo", cioè ha mostrato l'intenzione di affrontare numerose ed eterogenee sfide di matrice archivistica:


1) le sfide connesse alla conservazione, al condizionamento e all'allestimento di luoghi adibiti ad archivio, che fossero o divenissero, a seguito dell'intervento, idonei alla salvaguardia dei fondi documentari;2


2) le sfide riguardanti le criticità collegate alla descrizione di materiali e supporti multiformi da diversi punti di vista. Si tratta di "oggetti culturali" con "alle spalle" una consolidata tradizione descrittiva e catalografica. In particolar modo è stato approfondito il rapporto complesso che si viene a instaurare tra archivi e biblioteche, soprattutto di personalità, e in special modo tra carte, materiale grigio e stampe. Un primo concreto tentativo è stato quello di fare dialogare banche dati diverse a partire da una query effettuata nell'area "Autori dei documenti", mediante la selezione del nome nel combo box: selezionando, per esempio, "Giosue Carducci", la risposta restituisce oltre 1500 riferimenti bibliografici direttamente dal "Catalogo del Polo Bolognese" [figura 1];3


3) le sfide inerenti la restituzione alla città (a esperti o a utenti indistinti) di tali interventi mediante un medium, nelle nostre intenzioni, friendly e "usabile", in grado di soddisfare le più varie istanze di ricerca. Tale medium è stato individuato nel portale "archIVI", che raccoglie i risultati di una cospicua mole di tentativi e poi di scelte tese a favorire la conoscenza e la fruizione on line delle descrizioni archivistiche, mediante molteplici modalità d'interrogazione nell'area denominata "Ricerca", a sua volta articolata in partizioni che permettono di raffinare la ricerca a partire dalle sezioni: "Ricerca libera", "Ricerca negli archivi", "Ricerca negli archivi per parole chiavi", "Ricerca nei soggetti produttori", "Ricerca nei soggetti conservatori". Per raggiungere tali obiettivi sono stati organizzati alcuni focus groups che hanno consentito una prima valutazione e verifica delle scelte.

Si è, pertanto, strutturato e realizzato il portale, come uno strumento in grado di essere usato da utenti diversi: certo, archivisti, storici, esperti conoscitori del mondo degli archivi, ma anche chi fino a oggi ha avuto poca o nessuna familiarità con i fondi documentari, come gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori e coloro che sono animati da curiosità per la storia bolognese, per quella della propria famiglia, per quella di località del territorio, come i genealogisti e i cultori delle memorie locali.4


Uno degli elementi di maggior "duttilità" del portale è costituito dalle molteplici possibilità di ricerca. La piattaforma consente una modalità di navigazione che risponde essenzialmente a istanze di natura archivistica e altre invece meno specialistiche che permettono di consultare i fondi per tipologia documentaria con o senza riproduzioni digitali (documenti, manifesti, fototipi, filmati, riproduzioni sonore), per tracciato specifico (fotografico, audiovisivo, sonoro), per authority (grazie a indici di persona e famiglia, ente, luogo, autorialità, argomento). Tutto ciò costituisce la parte più importante del portale, insieme all'area riservata ai percorsi di ricerca e a quella dedicata alle mostre digitali.5


Gli utenti

Venendo ora ad affrontare un primo esame degli accessi al portale nel corso di questi trenta mesi di esposizione pubblica sul web, bisogna senz'altro partire dalla constatazione che i motivi per cui qualcuno inizia una ricerca archivistica o per cui giunge, direttamente o indirettamente, su un portale che trasmette inventari archivistici, sono i più diversi e imponderabili a priori. Va anche tenuto conto di quanto siano mutate, nel corso degli ultimi decenni, le motivazioni che portano le persone a recarsi in archivio: se il pubblico si è allargato è anche vero che è cambiato in modo sensibile. Si tratta di processi in atto, non sempre facili da prevedere e anche solo da riconoscere, che, senza dubbio, vengono amplificati nel web e accelerati dalla rete.6

Una prima grande distinzione tra gli utenti della rete che si avvicinano ai dati archivistici discrimina tra quelli del tipo browsers e quelli del tipo searchers: "I primi rappresentano i ricercatori più raffinati ed esigenti, quelli che sanno servirsi con una certa destrezza delle risorse più sofisticate, anche procedendo lungo percorsi 'gerarchici e verticali' e che in ogni caso sono disponibili a investire del tempo nella ricerca, tra i secondi ritroviamo invece gli utenti che non puntano a informazioni di contesto, ma piuttosto a specifici contenuti, privilegiando la navigazione 'orizzontale' e che optano per strumenti di accesso estremamente facili da usare, senza un eccessivo dispendio di tempo".

Per questo, nello sviluppo della piattaforma "archIVI", si è deciso di non agevolare una categoria di utenti a scapito di altre, a cominciare dai layout dei pannelli per la visualizzazione delle descrizioni, strutturati secondo due diverse modalità: "una prima di natura sintetica, che comprende soli gli elementi informativi essenziali [...] e utili a orientare con immediatezza coloro che sono spinti dall'esigenza di scorrere una grande quantità di dati, senza però particolari urgenze di approfondimento; una seconda che ricomprende tutte le informazioni analitiche, necessarie per gli approfondimenti di coloro che intendono procedere con 'esplorazioni in profondità'".7

Come spiega efficacemente Stefano Vitali, gli archivi non nascono come strumenti di conoscenza del passato: "I documenti che li compongono non sono stati formati con l'intenzione di rendere disponibili in futuro determinate notizie o informazioni, né sono organizzati in previsione di una loro utilizzazione quali fonti storiche. [...] Il mutare delle ragioni che ne determinano la conservazione nel tempo, cioè la loro trasformazione da strumenti di autodocumentazione e di prova giuridica a testimonianze storiche, non può tuttavia oscurare completamente il loro statuto originario".8 Chi inizia una ricerca in archivio spesso non dà peso alle vicende storiche che ne hanno determinato la creazione, la formazione, la sedimentazione e la conservazione, e tuttavia, per fornire risposte adeguate, simili indagini dovrebbero tener conto di questi elementi costitutivi, sia che si basino su strumenti descrittivi tradizionali, sia che facciano ricorso a tecnologie digitali sul web.

Chi cerca in rete, inoltre, non può contare su tutta una serie di "agevolazioni" messe a disposizione dagli archivi, dove sia il ricorso agli archivisti, sia lo scambio informale con colleghi o frequentatori assidui, permettono di ricavare informazioni essenziali per la ricerca e di colmare, grazie all'esperienza altrui, incertezze di varia natura. La progettazione del portale ha tentato di arginare questa lacuna mediante "una restituzione dell'informazione archivistica il più possibile auto-esplicativa per la comunità della rete"9 e mediante l'assistenza indiretta a chi naviga nel portale attraverso un indirizzo di posta elettronica (assistenzatecnica@cittadegliarchivi.it).

Certo chi cerca dovrebbe sapere che, "sia che ci si proponga di consultare cospicui corpora documentari che un solo documento, la ricerca non avrà successo se [...] non sarà stato in grado di individuare il soggetto che [...] può avere generato, raccolto, ereditato, tramandato la documentazione in grado di soddisfare i suoi bisogni informativi. Una volta individuato quel soggetto, dovrà poi essere localizzata l'istituzione archivistica che attualmente ne conserva la documentazione".10 Detto questo, anche nel caso del portale, a giudicare dalle richieste di assistenza, le difficoltà maggiori risiedono nella complessa natura degli archivi e della loro descrizione, una complessità colmabile, evidentemente, solo in parte.

Resta l'impressione che molti, non trovando immediato soddisfacimento, forse ritenendo inadeguati gli strumenti di ricerca a disposizione, non ricorrano all'assistenza. Si tratta di tutti coloro che non scrivono per ricevere chiarimenti e che rientrano, verosimilmente, nel novero dei visitatori la cui fugace permanenza sul portale viene inclusa percentualmente nella categoria di chi esce dal sito dalla stessa pagina da cui è entrato, senza interagire con il portale. Questa "frequenza di rimbalzo" è molto elevata anche sul portale "archIVI", avvicinandosi al 60 per cento delle visite, come emerge da una primissima analisi complessiva delle sessioni di permanenza, realizzata grazie a Google Analytics [figura 2].

Dalla rappresentazione grafica si ricavano alcuni dati numerici relativi a questi primi trenta mesi di esposizione pubblica del portale, che vale la pena di sottolineare. In complesso sono state visualizzate oltre 150.000 pagine nel corso di oltre 50.000 visite effettuate da quasi 40.000 utenti, di cui oltre 18.000 (pari a una percentuale del 31 per cento) hanno effettuato almeno due visite: tra questi, pertanto, debbono essere individuati i fruitori "fidelizzati" dal portale. Il numero di pagine sfogliate per sessione si mantiene sopra le due e mezzo per una durata che di media supera abbondantemente i due minuti [figura 3].

Analizzando in modo granulare i dati sulla localizzazione delle ricerche, si possono osservare due processi dinamici non del tutto dissimili, a seconda che si prenda in considerazione l'intera Penisola [figura 4] o la città di Bologna [figura 5]. La lettura delle percentuali degli accessi al portale dall'Italia è certo diminuita in percentuale nel corso dei mesi, ma non in modo significativo: siamo passati dal 93 per cento del 2013 al 90,50 per cento del 2014, al 91,15 per cento del 2015. Un calo molto più evidente se prendiamo in esame il mese d'agosto, meno ricco (soprattutto per gli anni 2013 e 2014) di eventi o di pubblicazioni di inventari. Gli accessi al di fuori dell'Italia, sebbene in una percentuale chiaramente tendenziale simile a quella più generale, mostrano una lieve riduzioni del primato nazionale. Gli accessi dall'Italia risultano pari al 91,63 per cento nell'agosto 2013 e diminuiscono all'88,40 per cento nell'agosto 2014 e all'88,01 nell'agosto 2015. Più netto il calo della presenza di Bologna. I dati testimoniano la diminuzione del ruolo della città nel convogliare le ricerche sulla piattaforma: segno tangibile del "successo" del progetto al di fuori del perimetro locale. Tale percentuale si attesta per il 2013 intorno al 43 per cento (36,48 in agosto) [figure 6-7], diminuisce, nel 2014, al 36 per cento (30,8 in agosto) [figure 8-9] e scende ulteriormente, nel 2015, al 30 per cento (21,17 in agosto) [figure 10-11].

L'esame della dislocazione geografica degli accessi può essere integrato con alcuni elementi di natura demografica. I dati in nostro possesso ci consentono di dire che, rispetto alle donne, sono più gli uomini ad accedere alla piattaforma (54 per cento) e che si tratta in maggioranza di utenti compresi nella fascia d'età tra i 25 e 34 anni [figura 12].

Se invece ci domandiamo quali siano i principali canali d'accesso al sito, ci viene congeniale una rappresentazione grafica che fotografa la situazione dal 25 luglio 2013 a oggi [figura 13]. La sorgente privilegiata degli accessi alla piattaforma risulta Google [figura 14], da dove vengono lanciate oltre il 96 per cento delle query dirette da un motore di ricerca ("Organic Search"). Google, com'è noto presenta alcuni vantaggi, ma anche notevoli svantaggi: tra i risultati di una query, infatti, i "link che sembrano soddisfare le nostre aspettative, oppure condurre a 'serendipitose' scoperta archivistiche, non [sono] di grande utilità se poi non si è in grado di capire la provenienza delle informazioni recuperate, valutarne l'affidabilità, riconoscere il sito oppure la banca dati o il sistema informativo in cui risiedono o interpretare correttamente la logica di aggregazione e di presentazione dei dati. Insomma, per chi non si è dotato almeno degli elementi essenziali dell'archival intelligence, le liste di Google rischiano di restare in buona parte mute".11

Le pagine di destinazione del portale vengono raggiunte pure componendo la stringa di una directory, anche se in una percentuale molto inferiore (18 per cento) rispetto alle provenienze dai motori di ricerca (57 per cento). La directory privilegiata, nell'oltre 36 per cento dei casi, è quella che rimanda all'indirizzo del portale: www.cittadegliarchivi.it [figura 15].

Meno rilevanti percentualmente i restanti canali di accesso, tra cui si segnalano il portale di "Repubblica", quello della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna (nella categoria "Referall") [figura 16] e Facebook (tra i "Social network") [figura 17].


Gli strumenti della ricerca

Ora il portale mette a disposizione di tutti questi utenti numerose modalità per impostare una ricerca negli inventari. Il motore di ricerca Cogito, basato su un algoritmo di natural language, effettua un'analisi morfosintattica, grammaticale, logica e semantica sui dati indicizzati dalle descrizioni. Un'analisi resa possibile dalla rete semantica Sensigrafo, che grazie a 438.000 concetti lessicali, collegati tra loro da 2 milioni di relazioni, consente di gestire i casi di sinonimia e di polisemia tipici della lingua italiana, aumentando sensibilmente le potenzialità di ricerca. I risultati delle interrogazioni, inoltre, non sono prospettati secondo un criterio avalutativo (cronologico o alfabetico) ma in base al grado di rilevanza semantica.12

Gli inventari fanno riferimento a un medesimo modello descrittivo fondato su standard e il sistema si basa su dati relazionali e utilizza l'XML, metalinguaggio di marcatura ampiamente diffuso all'interno della comunità archivistica internazionale come EAD e EAC-CPF.13 L'articolazione dei fondi (o delle raccolte) in sezioni, partizioni, subfondi, serie, sottoserie, unità archivistiche (microschede per tipologie documentarie particolari: foto, manifesti, disegni, eccetera) è rappresentata attraverso una struttura gerarchica, analoga a quella impiegata dai sistemi operativi Windows, che mette a disposizione una struttura ad albero rovesciato: "In questo modo l'utente, percorrendo o meglio 'navigando' lungo un'ideale linea dal generale al particolare la rete di relazioni, dovrebbe sempre più potersi addentrare nella struttura gerarchica dell'archivio rappresentato, selezionando e accedendo di volta in volta alle descrizioni delle singole parti di suo interesse". Esplorando questa rete di relazioni, l'utente può "successivamente selezionare e visualizzare in contemporanea più descrizioni, che si aprono all'interno ulteriori pannelli e che nella videata del portale si dispongono orizzontalmente da sinistra verso destra quanto più [si] scende di livello gerarchico nella struttura d'archivio".14 Una logica di presentazione piuttosto diversa rispetto ai consueti strumenti di accesso agli archivi, che di regola offrono una singola descrizione alla volta.

Nella sezione "Ricerche" sono previste diverse modalità di interrogazione. Per esempio è consentito navigare le liste delle denominazioni dei complessi archivistici, dei soggetti produttori e dei conservatori, liste ordinate alfabeticamente [figura 18]. È prevista poi una modalità di ricerca libera, anche nell'homepage, [figura 19] con un limite imposto alle risposte stabilito nel numero di 150 occorrenze e con la possibilità di restringere la richiesta alle descrizioni che contengono allegati digitali [figura 20], oppure con la possibilità, consueta per le modalità di ricerca libera, di restringere il campo semantico dellaquery [figura 21], selezionando l'oggetto della ricerca tra virgolette alte nel combo box. In quest'ultimo caso si possono apprezzare l'aggregazione per fondo (risposta disponibile in forma sintetica o completa), la distribuzione nella linea del tempo e la georeferenziazione delle schede, da cui è sempre possibile giungere alla descrizione puntuale [figura 22].

Si può raffinare ulteriormente la ricerca in questa area della "Ricerca negli archivi" opzionando una o più tipologie speciali, come nel caso di documenti che conservino l'effigie di "Giuseppe Mazzini" [figura 23]. La piattaforma, inoltre, permette di interrogare la banca dati con query specifiche nei tracciati che descrivono fondi, raccolte, serie, documenti speciali, come nel caso delle fotografie: si possono cercare, per esempio, descrizioni con riproduzioni digitali di album fotografici, realizzati con tecnica e materie miste, tra 1850 e 1900 [figura 24].

Nel corso del biennio 2013-2104 si è iniziato un lavoro di indicizzazione per authority, tutt'altro che concluso, che consente di avere risposte puntuali nell'area "Ricerca per parole chiave", e specificatamente per "Persone e famiglie", "Enti", "Luoghi", "Argomento" e "Autore". Lo sviluppo della piattaforma si è concentrato anche sulla predisposizione di funzioni di ricerca subject based, incentrate su "parole chiave" che rimandano puntualmente alle descrizioni: "Siamo di fronte a punti di accesso alternativi agli inventari, pensati per quegli utenti che, in prima battuta, non sono interessati alla navigazione gerarchica e quindi a un'informazione contestuale, ma sono inclini al recupero di dati contenutistici di grande dettaglio, per mezzo di liste di termini offerte da vocabolari controllati".15

Le risposte permettono talvolta di approfondire ulteriormente la ricerca, come, per esempio nel caso di una ricerca intorno alla Basilica di San Petronio di Bologna [figura 25]. Il sistema consente di organizzare una ricerca anche nella sezione "Percorsi" (basati su un'ontologia che mette in relazione luoghi, enti, personaggi ed eventi) o di lanciare una ricerca al di fuori del portale, per esempio sul portaleEuropeana think culture, o sulle banche dati dell'Enciclopedia Treccani online e del Dizionario biografico degli italiani, messe in rete dall'Istituto dell'Enciclopedia italiana, o su altri strumenti on line: in entrambi i casi, si favoriscono quelle che Vitali definisce "'serendipitose' scoperte archivistiche" [figure 26-27].16

La piattaforma, infine, consente al pubblico di navigare all'interno di mostre virtuali [figure 28-29] disponibili anche in forma tridimensionale [figura 30], che, se realizzate con la riproduzione digitale di documenti collegati alle descrizioni archivistiche, selezionando la descrizione evidenziata in rosso permettono di risalire alla scheda corrispondente, facilitando un approfondimento di ricerca sul singolo documento, sull'intero fondo o su parte di esso [figura 31]. Un altro modo per proporre agli utenti "un medesimo patrimonio informativo secondo prospettive cognitive e orizzonti euristici differenziati".17


Note

[1] Per un inquadramento di ampio respiro che tiene presente anche il portale "archIVI" e le tematiche connesse agli utenti delle fonti archivistiche on line, si veda il recente contributo di Stefano Vitali, La ricerca archivistica sul web, in Il web e gli studi storici. Guida critica all'uso della rete, a cura di R. Minuti, Roma, Carocci, 2015. Sulla connotazione territoriale del progetto: I. Pescini, Città degli archivi, archivi territoriali: nuovi modelli di conservazione, in Archivistica. Teorie, metodi, pratiche, a cura di L. Giuva e M. Guercio, Roma, Carocci, 2014, pp. 405-428, in particolare p. 412. Una prima riflessione metodologica su questa esperienza è in: L. Giuva, M. Guercio, S. Vitali, Introduzione, "Archivi & Computer", 2012, 2, pp. 5-6. Sulla storia del progetto: D. Camurri, Il progetto "Una città per gli Archivi", "Storia e Futuro. Rivista di storia e storiografia on line", 2008, 17, (storiaefuturo.eu/il-progetto-una-citta-per-gli-archivi/); Spigolature d'archivio. Contributi di archivistica e storia del progetto "Una città per gli archivi", a cura di A. Antonelli, Bologna, Bononia University Press, 2011, pp. 13-43; A. Antonelli, Istantanea "Una città per gli archivi. Istituzioni, fatti, persone, tempi modi, prospettive e storia di un progetto archivistico locale, "Archivi & Computer", 2012, 2, pp. 7-35. Un regolare aggiornamento delle fasi evolutive dei vari interventi connessi al progetto sono rintracciabili nelle pagine dedicate al progetto all'interno dell'annuale Bilancio di Missione della Fondazione del Monte.

[2] Si veda l'articolo a più mani: "Una città per gli archivi". Digitalizzazione e conservazione preventiva: una doppia strategia per salvare la nostra memoriawww.cittadegliarchivi.it/notizie/una-citta-per-gli-archivi-digitalizzazione-e-conservazione-preventiva-una-doppia-strategia-per-salvare-la-nostra-memoria.

[3] Su questi aspetti, per gli archivi fotografici, sonori, filmici e/o per le raccolte di manifesti, di fototipie, disegni, si vedano le riflessioni relative alle scelte operate all'interno del progetto presentate nei saggi di Alessandro Alfier, Francesca Cecchi, Chiara Kolletzek, Alessandra Pesaresi, Carmen Santi e Sara Verrini pubblicati nel numero monografico della rivista "Archivi & Computer" dedicato al progetto nel 2012. Si vedano inoltre: A. Manfron, Biblioteche e archivi di autore: le relazioni da preservare, in Spigolature d'archivio, cit., pp. 323-343; S. Dall'Ara, Le carte di Raffaele Spongano: ricchezza e complessità di un archivio di personaIbidem, pp. 205-215; A. Alfier, Una città per gli archivi, "IBC", 21, 2013, 2; V. Roncuzzi, Il progetto "Una città per gli archivi". Una prospettiva di collaborazione fra archivi e biblioteche a Bologna, "Biblioteche oggi", marzo 2015, pp. 59-65.

[4] Sui focus group si veda: P. Feliciati, Ask the users, il valore aggiunto della valutazione dei sistemi informativi culturali on line coinvolgendo gli utenti: il caso del progetto "Una città per gli archivi", "Il capitale culturale. Studies on the Value of Cultural Heritage", 2012, 5, pp. 129-144; Id., Archives on the web and users expectations: towards a convergence with digital libraries, "Review of the national center for digitalization", XII, 2013, 22, pp. 81-92: 87-91; A. Alfier, P. Feliciati, Archives online for users: towards a user centered quality model including a comparative evaluation framework for user studies, pubblicato sul sito del congresso "Archivos e Industrias Culturales" (Girona, 11-15 ottobre 2014), www.girona.cat/web/ica2014/ponents/textos/id110.pdf, in particolare pp. 5-8). Per informazioni sulle istituzioni promotrici del progetto "archIVI", sull'infrastruttura, sulla piattaforma per la descrizione archivistica, sulle riproduzioni digitali, sulla progettazione, l'analisi e lo sviluppo della piattaforma web, sull'ideazione e la progettazione, sul progetto grafico e il logogramma, sul content management system e sui sistemi di information retrievalhousing server, streaming on demand si veda il footer del portale "archIVI": www.cittadegliarchivi.it/footer/credits. Sul concetto di usabilità, oggi al centro di un ampio dibattito nei settori disciplinari che si occupano di scienza dell'informazione e di digital library, si veda: A. Alfier, C. Kolletzek, Una nuova porta su Bologna. Il portale del progetto "Una città per gli archivi", "TECA", 2013, 4, p. 72, www.cittadegliarchivi.it/download/una_nuova_porta_su_bologna-pdf.

[5] Su questi argomenti si vedano: A. Alfier, Archivi on line: metafore di metafore. Il caso del portale di "Una Città per gli Archivi"www.cittadegliarchivi.it/download/archivi_on-line_metafore_di_metafore;

G. Chili, Lo sviluppo di un'ontologia sulla città di Bologna in previsione del portale di progetto, "Archivi & Computer", 2012, 2, pp. 78-84g.

[6] S. Vitali, La ricerca archivistica sul web, cit., p. 63.

[7] A. Alfier, C. Kolletzek, Una nuova porta su Bologna, cit., pp. 77-78.

[8] S. Vitali, La ricerca archivistica sul web, cit., pp. 61-62.

[9] A. Alfier, C. Kolletzek, Una nuova porta su Bologna, cit., p. 74.

[10] S. Vitali, La ricerca archivistica sul web, cit., p. 67.

[11Ibidem, p. 73.

[12] A. Alfier, C. Kolletzek, Una nuova porta su Bologna, cit., p. 78.

[13] S. Vitali, La ricerca archivistica sul web, cit., p. 76.

[14] A. Alfier, C. Kolletzek, Una nuova porta su Bologna, cit., pp. 74-76.

[15Ibidem, p. 79.

[16] S. Vitali, La ricerca archivistica sul web, cit., p. 73.

[17] A. Alfier, C. Kolletzek, Una nuova porta su Bologna, cit., p. 80.

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