Rivista "IBC" XXI, 2013, 2

biblioteche e archivi / leggi e politiche, media, progetti e realizzazioni

A Bologna pubblico e privato si uniscono per rendere fruibili i documenti che raccontano la storia della comunità tra Otto e Novecento.
Una città per gli archivi

Alessandro Alfier
[IBC]

Ancora oggi la sussidiarietà orizzontale, declinata sul versante della valorizzazione dei beni culturali, muove passi incerti, invocata più che praticata, fors'anche per l'assenza di una giurisprudenza significativa e per la diversità di approcci tra il legislatore nazionale e i legislatori regionali. Da tempo però il nostro ordinamento si è arricchito di questa fattispecie: dapprima facendola assurgere al rango di dovere costituzionale sull'onda della riscrittura che nel 2001 ha interessato l'articolo 118 delle Costituzione, per poi dettagliarla con le disposizioni contenute nel "Codice dei beni culturali e del paesaggio" (Decreto legislativo 22 gennaio 2004 numero 42).

S'impone così il principio per cui "la Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati, singoli o associati, alla valorizzazione del patrimonio culturale" (articolo 6, comma 3 del Decreto legislativo 42-2004), che pone in capo agli attori pubblici l'obbligo - non il semplice intento od obbiettivo programmatico - di collaborare con il settore privato per promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e per assicurarne le migliori condizioni di pubblica fruizione.

Questo quadro normativo è stato concretamente introiettato dall'Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) che, al sorgere del progetto bolognese a iniziativa privata "Una città per gli archivi", ha consapevolmente perseguito - come in altre occasioni - l'attuazione dei principi di sussidiarietà orizzontale. E nel quadro di questa collaborazione pubblico-privata per la valorizzazione degli archivi storici sono state raggiunte delle mete che forse in altro modo non sarebbero state a portata di mano: come il riuso di risorse umane, informative e tecnologiche, che l'attore pubblico ha messo a disposizione dei privati animatori del progetto per massimizzare gli effetti prodotti dagli investimenti pubblici nel settore dei beni culturali; o come l'avvio dell'integrazione tra diversi sistemi che sul web descrivono i beni culturali, per fornire così alla comunità degli utenti servizi integrati a più alto valore aggiunto.1


Il progetto "Una città per gli archivi" muove i primi passi nel 2006, quando la Fondazione Cassa di risparmio in Bologna e la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna avviano un insieme strutturato e coordinato di attività per preservare e rendere pubblicamente fruibili gli archivi più significativi per la storia della comunità cittadina nell'Ottocento e nel Novecento.

L'intento progettuale delle due fondazioni mette radici su un terreno che è già di per sé fertile. In quegli stessi anni si assiste infatti a una "riscoperta" delle fonti per la storia bolognese sull'onda di contributi diversi: le iniziative organizzate a livello locale per ricordare la figura di Giosue Carducci, i preparativi per commemorare in città i 150 anni dell'Unità d'Italia, la pubblicazione in più volumi della Storia di Bologna realizzata sotto la direzione di Renato Zangheri con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio, e il recupero di monumenti documentari per l'identità della comunità felsinea come Il Liber Paradisus, opera data alle stampe per iniziativa della Fondazione del Monte, che nello stesso periodo promuove anche il riordino e l'inventariazione dell'archivio della Commissione per i testi di lingua in Bologna e dell'archivio di Riccardo Bacchelli.

È questo il clima culturale che fa da sfondo all'avvio del progetto, i cui esordi sono già il risultato di un'intraprendenza dei privati utilmente orientata sulla base delle competenze tecniche messe in campo dal pubblico: nel 2007 infatti, di fronte alla necessità di censire gli archivi cittadini a maggiore rischio conservativo e più bisognosi di attività di ordinamento e inventariazione, l'IBC mette a disposizione del progetto nascente il proprio patrimonio di conoscenze ed esperienze, per costruire così con le fondazioni un orizzonte operativo che sia sinergico con la politica di valorizzazione degli archivi storici bolognesi perseguita già da decenni dall'attore pubblico.

L'apporto al progetto, ai suoi esordi, va però ben oltre. L'IBC infatti fa valere i positivi riscontri che è andato raccogliendo sulle performance della piattaforma di gestione documentalexDams, sempre più utilizzata negli interventi archivistici intrapresi sul territorio regionale: si tratta di un'esperienza preziosa che fornisce un apporto di grande rilievo alle fondazioni. E così, ancora una volta, i privati fanno tesoro delle competenze maturate nel tempo dal pubblico, in una sorta di disseminazione delle conoscenze: l'applicativo della softwarehouseRegesta.com viene infatti prescelto anche da "Una città per gli archivi" come lo strumento più idoneo per l'inventariazione informatizzata dei fondi e delle raccolte selezionati con il censimento, così da poter produrre un patrimonio informativo da restituire, in ultima istanza, agli utenti della rete.


Negli anni successivi l'iniziativa delle fondazioni ha assunto una forma prettamente operativa, definita su tre lati: dalle linee di politica generale impresse al progetto da un comitato di esperti, dalle metodologie e dalle decisioni tecniche elaborate da un coordinamento scientifico in attuazione delle linee d'indirizzo generale, dall'intensa collaborazione con la Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna per quanto attiene alle competenze di tutela che lo Stato esercita su gran parte degli archivi interessati dal progetto.2

Attraverso questa articolata struttura, "Una città per gli archivi" ha acquisito quel carattere di duplice "trasversalità" che lo contraddistingue. Il progetto, infatti, si fa carico delle molte problematiche che sottraggono le fonti primarie al loro naturale destino di fruizione da parte della comunità, da quelle legate al riordino e all'inventariazione, a quelle legate al restauro della documentazione e alla predisposizione di condizioni e di ambienti fisici idonei alla sua conservazione. Ma non dimentica che l'Ottocento e il Novecento sono secoli in cui l'atto del documentare, lungi dall'abbandonare la carta, si rivolge anche ad altri media: così l'intraprendenza delle fondazioni estende il proprio raggio d'azione anche ai fondi e alle raccolte di materiali grafici, fotografici, audiovisivi, sonori.

Un approccio di questo tipo ha rilevanti ricadute metodologiche e operative: impone infatti che, all'interno della piattaforma gestionale xDams, i tracciati di inventariazione da un lato si pluralizzino - in rapporto alle diverse tipologie materiali di archivi - e dall'altro lato assumano una forma in cui l'impostazione archivistica consolidata dagli standard disciplinari internazionali sappia anche guardare alla tradizione catalografica di matrice bibliografica, che, soprattutto per la descrizione dei singoli items materializzati nei nuovi media, ha da tempo consolidato un patrimonio di data structure standard e di data content standard.3

Proprio sul fronte dell'inventariazione informatizzata la collaborazione con l'IBC si è fatta nel tempo sempre più stringente, tanto che nell'ottobre del 2010 è stata stipulata una convenzione con cui l'iniziativa delle fondazioni ha assunto l'impegno di adottare soluzioni per l'integrazione tra il proprio patrimonio di dati e i sistemi informativi regionali gestiti dallo stesso attore pubblico sui beni archivistici e librari; quest'ultimo, nel contempo, mette a disposizione le proprie competenze professionali per contribuire al consolidamento della banca dati gestionale in uso a "Una città per gli archivi" e allo sviluppo del futuro portale "archIVI",4 su cui le fondazioni hanno avviato i lavori proprio in quegli stessi mesi, avvalendosi di un raggruppamento di imprese formato da Chialab, Expert System e ChannelWeb.

Così, tra la fine del 2010 e il maggio del 2012, l'IBC, tramite un proprio collaboratore (colui che scrive) ha espresso una delle figure tecniche che operano in seno al coordinamento scientifico del progetto. Tale assetto organizzativo agevola il conseguimento di una serie di obiettivi.


Sul piano dell'integrazione fra risorse web, è stata portata a termine la procedura di cooperazione applicativa tra il portale "archIVI" e l'OPAC del Polo bolognese del Servizio bibliotecario nazionale. Un esito che nasce dalla considerazione che diversi fondi e raccolte coinvolte nel progetto si richiamano a una parte del patrimonio bibliografico gestito dalle istituzioni bolognesi e catalogato nell'OPAC. La rilevanza di tali rimandi ha indotto a ricercare - con la collaborazione dell'IBC e dell'Area sistemi dipartimentali e documentali dell'Università di Bologna - una prima forma di restituzione di tali rimandi agli utenti web.

Da qui lo sviluppo di una procedura software tramite cui il portale, grazie al protocollo di comunicazione Z39.50, è in grado di lanciare delle interrogazioni per codice identificativo d'autore sul server messo a disposizione da Sebina OpenLibrary (l'applicativo gestionale dell'OPAC), ottenendo come risposta un elenco di notizie bibliografiche che sono direttamente consultabili all'interno di "archIVI". Così l'utente che decide di ricercare nel portale le descrizioni archivistiche riferite a un certo autore dei documenti inventariati ottiene simultaneamente, all'interno della stessa piattaforma, le descrizioni bibliografiche di provenienza OPAC referenziate al medesimo autore, in una sorta di modalità di consultazione integrata.


Sul piano del riuso delle risorse software, dopo aver predisposto con Regesta.com unauthority record per la descrizione dei soggetti produttori conforme all'ultima versione deldata structure standard EAC e integrato nella piattaforma xDams, l'IBC ha messo a disposizione del progetto delle fondazioni tale risorsa, evitando un inutile e dispendioso proliferare di soluzioni software a carico dei privati.

Oggi, quindi, le banche dati gestionali, sia quelle che alimentano "IBC Archivi",5 sia quelle che alimentano "archIVI",6 condividono il medesimo authority record dei soggetti produttori. Tale riuso - reso agevole dal fatto che xDams è la piattaforma gestionale adottata sia dall'attore pubblico che da "Una città per gli archivi" - permette agli archivisti operanti nell'ambito del progetto di avviare un confronto in tema di prassi descrittive con i colleghi dell'ente regionale, anche a seguito di occasioni formative organizzate con lo stesso IBC.


Sul piano della condivisione del patrimonio informativo delle banche dati, infine, è stata avviata un'ulteriore collaborazione. Da alcuni anni l'IBC gestisce CAStER, un sistema informativo per la rilevazione degli enti di conservazione presenti sul territorio regionale e dedicati agli archivi storici: una risorsa il cui impiego condiviso può giovare tanto alle fondazioni quanto al soggetto pubblico. Infatti il sistema informativo regionale si compone di una banca dati in cui risultano già descritti alcuni dei soggetti che a Bologna conservano i fondi e le raccolte inventariati dal progetto delle fondazioni, e dispone inoltre di un consolidato tracciato per descrivere i rimanenti istituti conservatori coinvolti in "Una città per gli archivi". Nel contempo il riuso dell'applicativo CAStER da parte delle fondazioni può arricchire la banca dati regionale e fornire un contributo per un suo più diffuso impiego.

Per queste indubbie utilità, i conservatori coinvolti nell'iniziativa delle fondazioni e non ancora censiti nel sistema informativo regionale vengono messi nelle condizioni di potersi descrivere all'interno dell'applicativo: a questo fine la parte pubblica e quella privata organizzano delle occasioni formative, mentre il coordinamento scientifico del progetto predispone un servizio di assistenza rivolto ai propri conservatori.

In prospettiva, dunque, il sistema informativo regionale risulterà popolato dai dati relativi a tutti i soggetti bolognesi che detengono i fondi e le raccolte che fanno parte di "Una città per gli archivi". Tale mole informativa sarà resa disponibile su più nodi della rete: certamente sul portale "IBC Archivi", che viene alimentato dalla banca dati CAStER, ma che attraverso deiweb services esporrà i medesimi dati anche a favore del portale "archIVI".7 Si delinea così una soluzione di sistema, che accentra sul sistema informativo regionale le funzioni descrittive dei conservatori d'archivio, in qualità di fonte informativa unica per distinte piattaforme web.


Tali attività, oltre a conferire concretezza al rapporto di sussidiarietà orizzontale tra la parte pubblica e quella privata, si integrano nel più generale processo di sviluppo del portale "archIVI", inaugurato nell'aprile del 2013. Un portale che si inscrive in un orizzonte programmatico ben definito: realizzare una risorsa web capace di rispondere alle domande che emergono nel momento in cui le forme dell'inventario analogico elaborato secondo il tradizionale modello di mediazione archivistica - in cui il tecnico della memoria, in sala di consultazione, media tra l'utente e lo strumento di accesso alle fonti primarie - siano acriticamente riproposte nel web, ovvero in un ambiente in cui, venendo meno il reference di sala dell'archivista, occorre che la risorsa di accesso all'archivio sia il più possibile autoesplicativa per poter essere realmente usabile dagli utenti della rete.8


Note

(1) Sul fronte dell'ente regionale la collaborazione è concretamente attuata dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari, servizio interno all'IBC.

(2) Per un approfondimento sulla storia del progetto si vedano: Spigolature d'archivio: contributi di archivistica e storia del progetto "Una città per gli archivi", a cura di A. Antonelli, Bologna, Bononia University Press, 2011, pp. 13-43; A. Antonelli, Istantanea "Una città per gli archivi": istituzioni, fatti, persone, tempi, modi, prospettive e storia di un progetto archivistico locale, "Archivi & Computer", XXII, 2012, 2, pp. 7-35; la risorsa all'indirizzo:www.cittadegliarchivi.it/footer/documenti-di-progetto-1/breve-storia-sul-progetto-una-citta-per-gli-archivi (come tutte le altre risorse web qui citate, è stata consultata l'8 maggio 2013).

(3) Per un approfondimento delle tematiche relative all'inventariazione informatizzata dei fondi e delle raccolte coinvolti in "Una città per gli archivi" si veda: "Archivi & Computer", XXII, 2012, 2 (numero monografico della rivista, dedicato al progetto).

(4www.cittadegliarchivi.it/.

(5archivi.ibc.regione.emilia-romagna.it/ibc-cms/.

(6) Le descrizioni dei soggetti produttori generate con la piattaforma xDams e le descrizioni dei soggetti conservatori prodotte con l'applicativo CAStER saranno disponibili sul portale "archIVI" a partire dai primi mesi del 2014.

(7) Si veda la nota precedente.

(8) Le attività di sviluppo della piattaforma web hanno tra l'altro previsto l'esecuzione di alcuniuser studies, per valutare l'usabilità di una sua versione prototipale da parte degli utenti; per un approfondimento si veda: P. Feliciati, Ask the users, il valore aggiunto della valutazione dei sistemi informativi culturali on line coinvolgendo gli utenti: il caso del progetto "Una città per gli archivi, "Il capitale culturale: studies on the value of cultural heritage", 2012, 5, pp. 129-144 (www.cittadegliarchivi.it/footer/documenti-di-progetto-1/gli-user-studies-sul-portale-di-una-citta-per-gli-ar chivi). Sulle problematiche legate al passaggio dal tradizionale inventario analogico all'inventario pubblicato sul web si veda: A. Alfier e P. Feliciati, Cambio de paradigma en el próximo decenio: el desafío de la Web para los instrumentos de descriptión de los archivos, "Tabula", 16, 2013, pp. 33-49.

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