Rivista "IBC" XXII, 2014, 3

biblioteche e archivi / didattica, progetti e realizzazioni

All'Archivio di Stato di Piacenza, lavorando sui documenti della Prima e della Seconda guerra mondiale, gli studenti si avvicinano al mestiere dell'archivista schedando un fondo e preparando i materiali da utilizzare nei laboratori di approfondimento.
Echi di guerra nelle scuole

Anna Riva
[responsabile dell'attività didattica dell'Archivio di Stato di Piacenza]

Per la varietà delle proposte didattiche dell'Archivio di Stato di Piacenza e per la loro buona riuscita è determinante che esso si configuri come l'archivio della città, custode della memoria collettiva. 1 La sezione didattica fu inaugurata nei primi anni Ottanta con l'impegno dell'allora direttore Piero Castignoli e di un gruppo di docenti di alcune scuole superiori locali, che diedero vita a esperienze di didattica in archivio tuttora esemplari; 2 di tutto ciò venne data comunicazione nell'incontro "Archivi e didattica", tenutosi a Bologna il 30 e il 31 ottobre 1986. 3

Nonostante i tempi e la scuola siano profondamente mutati, c'è una linea di continuità con l'esperienza di allora: gli studenti che negli anni Ottanta parteciparono a quei primi progetti sono gli insegnanti e gli archivisti che oggi lavorano insieme. Attualmente l'offerta didattica dell'Archivio di Stato è molto varia, si rivolge alle scuole di ogni ordine e grado ed è dettagliatamente descritta nell'opuscolo intitolato Ma che storia. 4

In genere, alle attività dell'istituto, aderiscono classi intere in quanto la partecipazione di alunni volontari in orario extrascolastico relegherebbe l'esperienza ai margini della normale attività didattica senza che questa possa esprimere tutte le sue potenzialità formative. Una particolare attenzione è riservata alla novità dei temi: gli argomenti poco diffusi nella normale prassi scolastica sono più attraenti per gli studenti, tenendo conto che l'educazione alla creatività non è frequente nella nostra scuola.

Tra le proposte della sezione didattica figurano gli stage estivi nell'ambito dei progetti di alternanza scuola-lavoro. Nell'anno scolastico 2012-2013 si è pensato di proporre agli studenti una nuova formula: imparare il mestiere dell'archivista schedando un fondo e poi realizzare i materiali da utilizzare nei laboratori dell'anno scolastico successivo e anche nel 2014-2015 in vista del centenario della Grande Guerra. Il tema di lavoro scelto, "Echi di guerre nelle scuole. Propaganda e scuola nelle due guerre", è scaturito dal seminario "Echi di guerre a scuola", svoltosi a Bologna il 9 maggio 2013 nell'ambito della XII settimana della didattica in archivio.

Nella scorsa estate quattro studenti del Liceo "Melchiorre Gioia" di Piacenza hanno svolto un tirocinio di 60 ore; due dell'indirizzo classico (Federica Burzoni, Eleonora Maiello) hanno lavorato a giugno sulla Prima guerra mondiale e due dell'indirizzo scientifico (Gian Luca Panciroli, Davide Reggi) a settembre hanno preferito affrontare il Ventennio fascista e la Seconda guerra mondiale.

Sono stati prodotti rispettivamente due quaderni didattici: Quando l'Austriaco sentirà le nostre voci che grideranno forte forte: "Va fuori dall'Italia" scapperà dalla paura e Fischia il sasso, il nome squilla del ragazzo di Portoria, e l'intrepido Balilla sta gigante nella storia. In particolare, per quanto riguarda il quaderno sulla Prima guerra mondiale, si è preso in esame il fondo "Comitati Pallastrelli", alias "Opere Federate per l'assistenza e propaganda nazionale", tre buste di carteggio più due di fotografie, attualmente nel fondo "Miscellanea fotografica". 5

D'accordo con gli studenti, che hanno partecipato a ogni fase del progetto, è stata messa a punto una scheda con diversi campi per identificare e schedare i documenti, che poi utilizzeranno gli insegnanti e gli studenti successivi. Si è proceduto, quindi, all'esame dei fondi, e, sulla base dei documenti selezionati, gli studenti hanno inventato i laboratori. Di seguito un esempio relativo al progetto sulla Grande Guerra:



Laboratorio "La guerra di pietra"

Chi diede la vita ebbe in cambio una croce

(F. De André, La guerra di Piero)


Dopo una visita guidata del loro istituto, tenuta dai docenti, gli studenti procederanno alla ricerca di targhe ed epigrafi all'interno della scuola. Di queste ultime verranno scattate le fotografie e, quindi, si procederà alla schedatura. In Archivio di Stato si condurranno le ricerche sui militari citati nelle epigrafi. Alla fine si completerà un albo dei soldati e un opuscolo. Da tutto il materiale si ricaveranno le informazioni necessarie per l'allestimento di una mostra.

Partecipanti: massimo 25 persone.

Durata: 15 ore (10 ore in classe e 5 ore in archivio).

Destinatari: scuole di ogni ordine e grado che posseggono targhe o epigrafi relative alla Prima guerra mondiale.



Gli altri laboratori proposti sono: "Dai banchi alle trincee", sugli studenti coinvolti nel conflitto, che prevede come esito finale una mostra nella scuola superiore degli studenti caduti; "Notizie dal fronte", che prevede la realizzazione di un giornale storico; "A scuola di propaganda", per la realizzazione di un manifesto. "La guerra di pietra" è stato scelto da una prima superiore; "A scuola di propaganda" è stato scelto da 12 classi di scuola media.


La parola agli studenti. L'esperienza di Eleonora Maiello


Ti è piaciuto il lavoro?

Lavorare in Archivio di Stato l'estate passata è stata davvero una bella esperienza. All'inizio non avevo un'idea precisa di quello che avremmo fatto, ma quando ci hanno affidato il compito di scartabellare tra le lettere, gli opuscoli e i giornali propagandistici del Conte Pallastrelli mi sono molto incuriosita. Il primo giorno è stato forse un po' stancante, soprattutto per la vista, anche perché il materiale era davvero tantissimo, ma con il passare dei giorni io e la mia compagna ci siamo trovate davvero bene. I vecchi documenti mi incuriosiscono, hanno così tanto da dire. E poi realizzare l'opuscolo con l'elenco dei documenti e ideare i laboratori ci ha dato modo anche di mettere un pizzico di personalità e di inventiva in un'attività che sembrava non doverne richiedere. Sono state due belle settimane!


Cosa cambieresti?

Onestamente non saprei se qualcosa di quello che abbiamo fatto possa essere migliorato. Forse sarebbe stato interessante creare un opuscolo con una grafica migliore, ma i mezzi a disposizione dell'Archivio non erano particolarmente evoluti (computer forse risalente al secolo scorso!) e quindi si è fatto quel che si poteva. Tuttavia, per quel che riguarda la struttura del lavoro in sé, non riesco a immaginarne una diversa.


È stato utile?

In ogni caso mi è molto servito lavorare su quei documenti. Quando a scuola si è affrontato l'argomento Prima guerra mondiale mi venivano in mente tutte le cose che avevo letto sulle fonti autentiche ed è stato un po' come prepararsi già allo studio di quel periodo storico. Quanto al resto, direi che soprattutto mi è stato utile come lavoro di ricerca.


Ti piacerebbe seguire uno dei laboratori progettati?

Trovare qualcosa di interessante per ogni laboratorio non è stata cosa facile. I miei preferiti, quelli che farei senza alcun dubbio sono "A scuola di propaganda" e "Notizie dal fronte". Sono molto creativi, specialmente il primo. Certamente impegnarsi in questo tipo di progetti è impegnativo, però, in genere, danno anche molte soddisfazioni. "Notizie dal fronte" è forse quello più "didascalico", nel senso che per realizzare un buon giornale è molto importante seguire bene gli avvenimenti storici, sebbene sia necessario curare anche aspetti più "originali" come il linguaggio, la pubblicità, gli annunci. "A scuola di propaganda", invece sembra un lavoro da scuola primaria, ma io credo che, andando a lavorare sul meccanismo della propaganda, possa anche insegnare come riflettere su questo genere di argomento nelle sue declinazioni più contemporanee, come per esempio la strumentalizzazione dei media.


Come hai lavorato sulle fonti?

Per lavorare sulle fonti io e Federica ci siamo divise i documenti e poi abbiamo cercato qualsiasi articolo che parlasse di scuola, selezionando poi, tra questi, quelli che mostravano la propaganda statale che veniva diffusa tramite la pubblica istruzione. Abbiamo letto pagine e pagine e operato molte scelte, per arrivare ad avere i documenti più importanti. Alcune fonti erano molto dispersive, magari trattavano l'argomento in modo marginale. A volte la cosa importante su cui focalizzare l'attenzione era soltanto un annuncio o un breve messaggio: abbiamo scoperto quanto possano essere interessanti le pagine dei giornali che tutti saltano quando si tratta di doverli leggere!


Conoscevi già queste tipologie documentarie sulla Grande Guerra?

Lavorare su queste fonti è stata una novità. Io della Prima guerra mondiale avevo sempre studiato solo i fatti più importanti, molto lontani dalla vita della gente comune. È difficile capire l'aria che si respira in un periodo storico se non si fanno considerazioni più profonde rispetto a quelle che si possono fare considerando la semplice linea del tempo. Anzi, per capire almeno un po' quello che ha significato quella guerra per noi italiani, è stato davvero importante leggere i giornali. Mi è sembrato che si combattessero due guerre: una contro gli imperi centrali ("i perfidi tedeschi e i barbari austriaci") e una all'interno del paese. Vincere significava persuadere un intero popolo a diventare una macchina da guerra, perdere poteva invece portare a un sovvertimento radicale della situazione: il malcontento, specie dopo il 1917, era incalzante, la propaganda è stata necessaria alla classe dirigente dell'epoca per convogliare, con asserzioni più o meno fantasiose e promesse non destinate a essere mantenute, un intero popolo nell'idea che la guerra fosse necessaria.


Note

( 1) G. P. Bulla, Casa degli archivi ovvero archivio della città, "Archivi", I, 2006, 1, pp. 155-163.

( 2) L. Di Stefano Susinno, M. Gariboldi, I mercanti e la terra a Piacenza dal 1595 al 1648, "Bollettino Storico Piacentino", 1983, 78, pp. 119-124; V. Anelli, M. Gariboldi, L'alfabeto in bottega. Contributo allo studio dell'alfabetismo nel XVII secolo, "Bollettino Storico Piacentino", 1983, 78, pp. 240-260; V. Anelli, M. Gariboldi, Un esercizio di storia: alfabetismo e proprietà a Piacenza nel 1765, "Bollettino Storico Piacentino", 1984, 79, pp. 104-111; S. Fontana, La storia di un'azienda agraria piacentina al piano irriguo tra XVI e XVII secolo, "Bollettino Storico Piacentino", 1984, 79, pp. 252-259; A. Forlini, Un borgo montano nell'età napoleonica: Bobbio 1806, "Bollettino Storico Piacentino", 1985, 80, pp. 91-122; V. Anelli, M. Gariboldi, Un esercizio di storia: strutture familiari nel contado piacentino nel 1576, "Bollettino Storico Piacentino", 1985, 80, pp. 259-269.

( 3) Gli atti della giornata non videro purtroppo la luce, ma successivamente l'autore pubblicò il suo intervento con ampliamenti e modifiche: V. Anelli, Esercizi di storia nella scuola piacentina. Il significato di un'esperienza, "Bollettino Storico Piacentino", 1993, 88, pp. 119-129.

( 4) www.archiviodistatopiacenza.beniculturali.it.

( 5) Ricciardo Pallastrelli trasmise nel 1932 al Comune di Piacenza il carteggio e le fotografie del Regio Esercito; una parte del carteggio confluì nell'archivio del Comune di Piacenza, Governo, Feste e commemorazioni (buste 14, 22, 23, 24). Il fondo raggruppa documenti relativi al Commissariato e Ufficio provinciale per l'assistenza civile e la propaganda interna e al Comitato di preparazione civile di Piacenza. Il Commissariato rappresenta la sezione di Piacenza dell'omonimo Commissariato generale di Roma, costituito nel novembre del 1917, subito dopo Caporetto.



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