Rivista "IBC" X, 2002, 3
biblioteche e archivi / linguaggi, pubblicazioni
Tra il 1915 e il 1920 il direttore della Biblioteca Malatestiana di Cesena, Dino Bazzocchi, registrava su schede appositamente realizzate tutti gli elementi utili a documentare la storia dei soldati partiti dalla cittadina romagnola durante la prima guerra mondiale e mai più ritornati (dati anagrafici, scolarità, mestiere, cause di morte, ritratto) e raccoglieva tutta la documentazione scritta superstite, costituita da lettere e cartoline. Un archivio poderoso che sarebbe dovuto confluire in un retorico "album d'oro dei caduti", e che invece, per l'imbarazzo creato dai suoi contenuti, malgrado gli sforzi del suo compilatore non fu più pubblicato.
Conservato per anni nei depositi della Biblioteca, questo fondo così prezioso per gli studi storici e storico-linguistici è stato riportato alla luce negli anni Ottanta e ora, nel cinquecentocinquantesimo anniversario della fondazione della Malatestiana, viene riprodotto nel volume Verificato per censura. Lettere e cartoline di soldati romagnoli nella prima guerra mondiale, curato da Giuseppe Bellosi e Marcello Savini ed edito dalla Istituzione Biblioteca Malatestiana con i tipi della Società editrice "Il Ponte Vecchio". Del volume - che raccoglie oltre trecentosessanta lettere e cartoline di una sessantina di soldati, selezionate tra oltre duemila testi ed edite secondo criteri rigorosamente filologici - pubblichiamo la prefazione di Tullio De Mauro e una piccola, ma significativa, scelta di testi.
La cura di un bibliotecario della Malatestiana di Cesena, Dino Bazzocchi, portò al formarsi di questa raccolta di lettere di soldati romagnoli morti durante la prima guerra mondiale. L'iniziativa del bibliotecario non era isolata, ma rientrava in un insieme più vasto di raccolte documentarie promosse fin dall'inizio del conflitto, può ben dirsi sul campo, dal Comitato nazionale per la storia del Risorgimento, presieduto da Paolo Boselli.
Paolo Boselli, allora avviato agli ottant'anni, ma ancora attivo nella vita politica e culturale, fu studioso di scienza delle finanze e cultore di storia, ma soprattutto fu un deputato influente e ministro della destra moderata fin dai tempi di Crispi e, negli anni del conflitto, primo ministro tra la caduta del governo interventista di Salandra e la disfatta di Caporetto. Dal 1907 era stato presidente della Società Dante Alighieri che tanta parte ebbe nell'irredentismo italiano, ma anche nel rannodare contatti tra l'Italia e quella vastissima diaspora di milioni di italiani emigrati nel mondo che di lontano, come aveva mostrato la grande inchiesta parlamentare sull'emigrazione, incisero positivamente sullo sviluppo non solo economico-finanziario, ma culturale e civile del paese. L'anno precedente la nomina alla Dante aveva promosso la creazione a Roma del Museo nazionale del Risorgimento.
Vale la pena rievocare in breve le successive travagliate vicende di questo museo, collocato nel monumento a Vittorio Emanuele, l'Altare della Patria, ma effettivamente reso accessibile al pubblico soltanto nel 1970 (non è uno sbaglio di stampa), poi, di fatto, di nuovo a intermittenza precluso e solo in anni recentissimi, sotto la direzione di Giuseppe Talamo, decano dei nostri studi storici e magistrale esploratore di archivi e memorie, di nuovo funzionante. La vicenda è istruttiva come indicatore di una nostra nazionale modesta attenzione alla conservazione delle memorie, anche le più circonfuse di retoricità.
E torniamo alle iniziative di Boselli: se pure in esse operava qualche componente di un patriottismo che oggi può apparirci retorico, c'era anche un assai civile bisogno di seria tutela delle memorie collettive. Del resto tale bisogno si era già manifestato in modo più estemporaneo nella produzione di raccolte di lettere dei combattenti mandati a conquistare Tripolitania e Cirenaica, la "Quarta Sponda" (sulla loro importanza documentaria ai fini di una storia reale e realistica richiamarono l'attenzione tra anni Sessanta e Settanta alcuni storici come Alberto Monticone, Francesco Malgeri e Salvatore Bono). Ma quel bisogno fu allora e poi spesso disatteso, durante il periodo fascista e per lunghi tratti in troppi luoghi della storia dell'Italia democratica.
Non era dunque un'estemporanea iniziativa patriottica la promozione tempestiva, fin dal 1915, di raccolte che documentassero la vita di tutti quanti partecipavano in prima linea al conflitto. Nacque così tra le altre la raccolta della Malatestiana.
Mi si permetta di insistere sul "tutti quanti". Per intendere il senso, si mettano a confronto da un lato questa raccolta e l'iniziativa di Boselli, che abbracciano e vogliono abbracciare ogni sorta di testimonianze, dall'altro un bel libro che Adolfo Omodeo, un maestro degli studi storici italiani nella prima metà del Novecento, dedicò nel 1934 a simile materia: Momenti della vita di guerra (dai diari e dalle lettere dei caduti). Attenzione: anche il libro di Omodeo rispondeva al bisogno di integrare la documentazione ufficiale, la storia delle classi dirigenti, con più concrete e realistiche storie minute di vite vere. E nel libro appaiono anche "gli umili", ma in ultimo piano, sullo sfondo, rispetto alle testimonianze dei giovani ufficiali borghesi falciati dallo stesso conflitto. Gli "umili" di Omodeo figurano nel libro in un'appendice. Ed erano stati - sappiamo - l'immensa maggioranza. A tutti e quindi a essi si estende l'iniziativa boselliana, forse meno banalmente retorica di come a qualcuno è apparsa.
Certo è che il lavoro di allora è stato recuperato ora, aggiungendo un altro tassello al quadro, anzi ai quadri nascenti dal più generale recupero e studio dei documenti della vita, diciamo così, non ufficiale del nostro paese. Le motivazioni che nel nostro e in altri paesi hanno sospinto studi e istituzioni su questa via sono molte ed epistemologicamente e culturalmente eterogenee. Varrà la pena un giorno dedicarsi a ricostruirle nei loro intrecci e nei loro esiti. Paradossalmente anch'esse rischiano altrimenti di finire nel sommerso della memoria, esse che dal sommerso hanno voluto trarre e hanno tratto tanta parte delle memorie.
Io credo (lo stato degli studi, almeno per quel che a me risulta, mi sospinge verso questa clausola personalizzata) io credo che vie e motivazioni si intendano male fuori di un complessivo quadro etico-politico. La spinta di fondo a me pare venuta dalla progressiva maturazione della coscienza della reale eguaglianza degli esseri umani, insomma dalla progressiva maturazione di un'ottica democratica non formale, ma sostanziale. Dall'Ottocento al Novecento questo processo, tra stasi e sconfitte, si è tuttavia sviluppato e ancora procede ed è andato coinvolgendo classi, paesi, culture. Le provocatorie "domande di un lavoratore che legge" formulate in una famosa poesia di Bertolt Brecht negli anni Trenta forse possono suggerirci, a mio avviso, una chiave interpretativa unitaria, almeno nell'ambito delle scienze umane. Sempre di più, per riprendere le domande brechtiane, gli studi hanno cercato di sapere chi trascinò i blocchi di pietra con cui i re fecero costruire le sette porte di Tebe, e chi era il cuoco quando Cesare conquistò le Gallie e chi "pagò le spese" perché apparisse "ogni dieci anni un grand'uomo". Gli studi di storia sociale, di storia della "lunga durata" e dei fenomeni microstorici; le ricerche demologiche e sulla religiosità popolare; lo sviluppo di attenzione per la storia orale sono altrettante manifestazioni di questo riorientamento della ricerca.
Per venire più vicino all'ambito degli studi linguistici, l'ampliamento dell'attenzione critica e scientifica dalla produzione letteraria e linguistica alla ricezione, dagli autori ai pubblici, e la presa in carico delle reali condizioni linguistico-culturali delle masses parlantes, "interne" (secondo la voce inizialmente isolata di Ferdinand de Saussure) alla funzionalità di ciascuna lingua, sono altresì manifestazioni di questo moto profondo.
Nel caso italiano, nel caso linguistico e culturale italiano, ciò ha comportato all'inizio recuperare appieno la coscienza del "vuoto oligarchico" (come ebbe a dire Giacomo Devoto) in cui per secoli si era "librata" la tradizione colta che dal Cinquecento aveva assunto il toscano scritto trecentesco come "italiano". Questo vuoto non era certamente sfuggito ad alcune "alte palme" della tradizione culturale nazionale: Foscolo, Leopardi, Cattaneo, Manzoni, Ascoli, De Sanctis, più tardi Giuseppe Lombardo Radice e Gramsci. Ma, appunto, per riprendere l'immagine di Antonio Gramsci, si trattò di "alte palme" nel "deserto" di comune consapevolezza, di civili conseguenze istituzionali e pedagogiche che tale consapevolezza, se vi fosse stata, avrebbe comportato. Rendersi conto del "vuoto" di cui parlò Devoto significava esplorarlo e quindi integrare dovunque si potesse la considerazione e lo studio della tradizione scritta e scritta in lingua italiana con la raccolta e lo studio di ciò che le stava intorno: la canzone popolare e dialettale, le tradizioni dialettali parlate e scritte, le tradizioni alloglotte, l'oralità, i fenomeni di diglossia e di semilinguismo, i livelli di (an)alfabetismo, le letture e competenze e le scritture e lo stesso grafismo degli esclusi dal pieno possesso della lingua italiana, quelli che nelle storie della lingua vengono detti "gli incolti" (e sono anche loro, come gli "umili" negli eserciti, la stragrande maggioranza di ciò che fa ed è la nostra cultura).
A mano a mano che l'esplorazione è andata procedendo, sempre più chiaro è apparso che ciò che circondava la tradizione scritta in lingua - e che la cultura ufficiale, scolastica, ignorava ed escludeva - da un lato aveva raccolto e sedimentato elementi "alti" (ciò fu evidente sin dalle prime esplorazioni dell'italiano popolare ed era anche evidente, o avrebbe dovuto esserlo, per le letterature dialettali); dall'altro alla tradizione alta, più alta, aveva porto vital nutrimento in molti modi e, per la letteratura maggiore, con lo stimolo del "viscerale" plurilinguismo segnalato da Gianfranco Contini. Altrove ho cercato di mostrare analiticamente, in riferimento al lessico e all'eredità latina, quanto tutta la plurilingue e pluristratificata tradizione linguistica italiana si sia nutrita di questi mutui scambi tra influenze "alte" e sedimentazioni e filtraggi e drenaggi "bassi". Oggi l'immagine di Devoto, l'immagine del "vuoto", ci appare non più del tutto adeguata. Vediamo meglio che la realtà circostante alla tradizione colta ha operato per essa non come un "vuoto", ma come "controcanto", come "corda bassa", per riprendere le espressioni usate in proposito da due dei più fini scrittori italiani del Novecento, Eugenio Montale e Leonardo Sciascia.
Di qui l'interesse del lavorio filologico che tanti, da Armando Petrucci ad Attilio Bartoli Langeli allo stesso nostro Bellosi, hanno dedicato a documenti e scritture di marginali ed emarginati. In questo caso particolare della raccolta malatestiana si aggiunge un altro motivo di interesse: la compattezza dei materiali epistolari e la completezza per ciascuno dei soldati morti nelle stragi della guerra mondiale.
A presentarci questi documenti Marcello Savini e Giuseppe Bellosi non hanno risparmiato cure. All'inquadramento storico e culturale di Savini, con pagine di speciale interesse per la storia delle credenze e della religiosità popolare e contadina, seguono l'introduzione di Bellosi sugli aspetti della lingua e della scrittura e poi, a costituire il corpo dell'opera, l'accurata e, come ognuno può vedere, non facile edizione di questi testi, dovuta anch'essa alla perizia del Bellosi. Sono testi di natura peculiare che rappresentano una remota "voce in un pezo di carta". Una voce che torna a noi oggi, memoria di ciò che i padri furono e soffersero, ammonimento per il nostro presente e futuro.
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[Dall'avvertenza dei curatori, ndr]
Dati biografici
Si riportano i dati contenuti nei fascicoli personali e negli schedari (Elenco dei caduti di Cesena, Elenco dei dispersi di Cesena) del Fondo Carte Grande Guerra, completati ed eventualmente corretti mediante il confronto con i dati conservati presso l'Anagrafe del Comune di Cesena e con quelli presenti nel volume pubblicato dal Ministero della guerra, Militari caduti nella guerra nazionale 1915-1918. Albo d'oro, 7, Emilia (Provincie di Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna), Roma, Istituto poligrafico dello Stato, 1930. I soldati di intendono nati nel comune di Cesena, come pure allo stesso comune si intendono appartenenti le località di residenza dei militari e dei destinatari degli scritti, salvo diversa indicazione. Delle diverse unità di cui un soldato può aver fatto parte (documentate da lettere e cartoline), quella riportata nei fascicoli è evidentemente l'ultima; se il numero dell'unità indicato in Ministero della guerra, Militari caduti cit. differisce da quello trascritto nel fascicolo, si aggiunge tra parentesi. Non si dà indicazione del grado nel caso dei soldati semplici. Le citazioni tratte dai fascicoli sono riportate fra virgolette.
Testi
La trascrizione dei testi è conservativa, fedele alla forma grafica originale, di cui rispetta tutte le anomalie.
Talvolta è incerta la divisione delle parole, non è chiaro cioè se una sequenza di lettere sia interrotta o no da spazi: il caso di una sequenza di lettere in cui sia presente uno spazio minimo - tanto da poter essere interpretata come unita - viene segnalato da un trattino alla base nel punto in cui è presente lo spazio.
Le lettere di dubbia decifrazione (ad esempio non è sempre evidente la distinzione tra a ed o) sono trascritte in corsivo. Le parole indecifrabili sono sostituite da tre asterichi.
La sottolineatura doppia propria di molti caratteri scritti in esponente è sostituita, per problemi tipografici, da quella semplice.
Si trascrive con una lineetta la terminazione di parole consistente in una linea o uno "scarabocchio", che gli scriventi utilizzano intenzionalmente in sostituzione delle lettere finali.
Non si segnalano (se non quando non siano di chiarimento al testo) le lettere e parole cassate dagli scriventi. Le parti censurate che si riescono a leggere sono racchiuse tra parentesi uncinate rovesciate (> <); quelle rese illegibili sono sostituiite da >_< (in nota se ne indica l'estensione).
Le aggiunte in interlinea si trascrivono senza darne segnalazione.
Si usano le parentesi uncinate (< >) per indicare le aggiunte congetturali non testimoniate da lacuna meccanica, cioè lettere o parole mancanti per dimenticanza o abitudine scrittoria (in quest'ultimo caso si compie l'integrazione per facilitare la lettura).
Si contrassegnano per mezzo delle parentesi quadre i completamenti congetturali nel caso di lacune dovute a danneggiamento meccanico; le lacune meccaniche non sanabili sono indicate dal segno [...] [nota del redattore: nei testi che seguono non sono presenti lacune di questo tipo: per evitare equivoci, comunque, i nostri interventi redazionali sono segnalati con il segno [... intervento del redattore - idr]].
Si riproduce l'impostazione grafica del testo originale (data, vocativo iniziale e sottoscrizione su righe separate, capoversi rientrati).
Nel corpo del testo la rigatura dell'originale è indicata da barre singole. La doppia barra indica invece la fine di pagina nelle lettere, oppure il passaggio dal recto al verso nelle cartoline.
Si riportano senz'altra segnalazione che non sia il cambiamento di facciata (//) le parti scritte negli spazi bianchi lasciati liberi dal testo precedentemente scritto.
Le barre oblique usate da alcuni scriventi nelle date e in un testo (Bracci 22.6.15) vengono qui trascritte verticali, per evitare confusione con quelle indicanti la rigatura. Non si trascrivono i nomi e gli indirizzi dei destinatari presenti sulle buste delle lettere e nelle cartoline.
Nella trascrizione delle cartoline postali in franchigia si tralasciano il nome e l'indirizzo del mittente, scritte nell'apposito spazio.
Si indica il tipo di cartolina su cui si è scritto ogni testo che non sia su carta da lettere. Nel caso della "Cartolina postale italiana in franchigia / Corrispondenza del R. Esercito" si omette la seconda parte della dicitura.
Alessandro Amaduzzi
Nato il 26 marzo 1887 da Paolo e Rosa Vitali, sposato con Eleonora Medri, abitante a San Vittore, calzolaio. II Reggimento Fanteria. Morto il 2 novembre 1918 nell'Ospedale da campo n. 0157 in seguito a polmonite.
[... idr]
Zona di quarra li 14 - 8 - 16
Cara molia
Rispondo ala tua lettera e sento / che tu stai bene come pure anche / i tuoi genittori, e come ti_posso / assicurare di me al presente / Ora tifarrò sapere che ieri tiò / scritto una cartolina dove / che dicevo che io sono partito / il giorno nove e sono venuto / sul monte maio,1 dunque siamo / rivati aqui alla notta del nove / andare incontro al giorno dieci / e subito ala mattina sianno / mandati su per avanzare / prima afatto un bombardame=/nto lartiliaria e poi sianno / fatto andar su e ciè docato2 // propia lanostra compagnia / andare avanti, e per di più / ciè toccato il nostro plattone / andare intensta,3 dunque siamo / andati su per un burrone / con delle rocce che sono sempre / alte e sisiamo avicinati / asioi4 reticolati che poteva / essere alle ore cinque, / e zenza sentire ancora una / palla di fucile, doppo evenuto / l'ordine di taliare i reticolati / per dare l'assalto le sue trence=/a, apena che siamo stati / per taliare i reticolati anno / cominciato una fucileria / con bombe che pareva trecento=/e cinque e gettavana sassi // che poteva essere un / quintele luno chi sipoteva=/no salvare sotto un / fuoco cossi nessuno, al mome=/nto del grande disastro i / soldati sono saltati via / quasi tutti e quelli li poveri=/ni sono rimasti quassi / fregati tutti, e io misono / gettato aterra nascosto / aun_picolo sasso e odetto / volio stare aqui pazienza / se mifregano aqui, miso=/no alzato un po' ovisto che / poco distante ame cerano / altri quatro soldati, e sipen=/savano come si fa usire da / qui quardava dove doveva / pasare io era tutti morti e feriti / io dicevo adio povero me questa / volta non la_porto fu<o>ri più5 e non / sapevo come fare io non voleva usir / fuori da quel posto ma per forza // odovuto usire fuori anno comi<n>ciato / atirare delle grande bombe e / scopiavano sempre poche distan=/te, io opensato se capita una / bomba aqui sono andato,/ volio provare anchio di saltar / fuori e non mi dava il coraggio / di saltar via, un tratto sento / che non sparano e sono saltato / via di corsa per quanto si poteva / andare anno cominciato subito / atirare lepalottole mifischiava / duna parta allaltra che non / migredevo più che non mi avese=/ro preso, e invece per mia for=/tuna sono rimasto salvo, voldire / che i giorni sono fitti e <le> volte / che si_fanno provare di avanzare / son più sarà dificele aver sempre / fortuna speriamo sempre bene / inogni modi modo non ci può / farci niente siamo venduti a_la / meceleria e a la mecelaria sitocca // andare viliacchi che sono assasinare / tante povere gente cossi, basta / e meio che tralasia che se ci pensasse sarei / morto e tutto6 //
in quanto al tuo fratello o inteso / tutto ma cosa voi fare bisogna farsi / coraggio sempre, dirai con tuo padre / che non pensa sempre male perche seè / prigiuniero potrebero tardare anche // due mesi a scrivere come / cinesono stati tanti che anno tarda=/to, io non miresta altro che inviarti / sinceri saluti e baci ate e i tuoi / genitori saluti atutti tuo Alessandro / Adio
[... idr]
Verona li 21 - 2 - 17
Cara molia
Rispondo alla tua lettera / che ai consegnato a quel soldato / e negodo nel sentire che tu / stai bene, e come tiposso assi=/<cura> re di me. Nella lettera sento / che mi dici che ai inteso cheva=/do nella sezione mitraliatri=/ce in vece non e vero il / destino dove si_và non / si sa forse andarò ancora / in compagnia, sento poi / midomanda se ofatto doma=/nda da per me di andare / nella sezione mitraliatri=/ci, ti tisei sbaliata // non avrai mica idea che / io faccio domanda di andare / ci da per me, io farei doma=/nda di venire acasa non / adover servire questo / governo ladro che se_ne_fa / patire di tutte le sorte / e poi ne<ll>u<l>ttimo si fa / masacrare tutti, io / non farrò mai nessuna / domanda andarò dove / sarò distinato, enogni / modo e fortuna quanto / siè al fronte non giova / nulla se uno e disgraziato.
Ora debbo dirti che io mi an=/no vestito con la robba / di lana miadato il // fucile con i viveri di rise=/rva, il giorno dalla mia / partenza non lo so / forse presto anzi io dico / che tu non stare <s>grivere / più aqui perché forse vadi / via e sono tutte lettere / che vadono perse, voldire / non starti inpaurire / se parto da Verona, al / fronte non rivado adesso / se mimettano nella / sezione mitraliatrice / vado a bresia e se mimetta=/no in compagnia vado / a Pescantina7 e forse / passerò ancora un / pò di giorni allì // Ieri Oricevuto la tua / lettera spedita il giorno / 18 e un<a> cartolina posta=/le, in quanto a_quella / racomandata non la ò / ancora ricevuta ne / anche le cartoline allus=/trate spero prima di partire che veranno, / io non miresta altro che / salutarti saluto i tuoi / genitori mio fratello / e sua molia saluti il / zio Giobbe tanti saluti / Aldino sfacin e tutti / i compagni e tu rice=/vi i più cordiali saluti / baciandoti tuo per sempre
Alessandro Adio
[... idr]
Zona di querra li 27 - 8 -17
Cara molia
Con molto ritardo rispondo / alla tua lettera e sono molto / contento che sei inbuona / saluta e come di me stesso
oggi oricevuto una tua cartoli==/na alustrata del giorno 23. / non tiò pututo scrivere prima / perché siamo venuti ancora / più avanti cioè poco distante / di Cormos,8 e oggi stesso partiamo / non sisà ancora che sivada / direttamente inprima linia, / osia inseconda. nella tua / lettera midici che disidiri / di sapere dove mitrovo, ma / e fatica apoterti dire propio // il praciso, solo che ti_posso dire / che noi siamo adispusizione / della 3° Armata, e la terza / armata atutta la zona del carso / ciò<è> dal mare al monte cucco,9 / dunque noi andiamo inquei / posti ali, voldire che se è posibile / di poterti dire il posto dove / mitrovo non dubitare che telo=/faccio sapere pur che posso.
dunque cara Eleonora i giorni / che veranno forse non si avrà / tempo di scrivere di10 prego / distare contenta e di non / pensare, che anche per me / volio sperare che ci sia una / qualche fortuna, voldire / che pure seposso non manchero / mai di scrivere, perché // e lunicho pensiero per darti / mie nottizie, dunque non / pensare che non ti avesse da su=/ce<de>re qualche cosa tu sebene / che non sei aqua nel piricolo / po'essere grande anche perte / se ti_do vesso sucedere qualche / cosa, dunque lunica cosa / e di farci sempre coraggio, / e che presto potrà sparire / questo macello mondiale / e di potere tornare anchora / fra le nostre familie,
dunque non mitocca tralasiare / di scrivere perché e ora di partire / mifarai tanti saluti i tuoi / genitori sfacin la Pia e/la mitelda saluti tutti / i vicini farai tanti // saluti a mio zio e familia / saluta la mia sorella / e gag e tutta la familia, / oggi stesso misono trovato con / il figlio a11 Brasini quello / del 97° che sitrova al 79° / anche lui, dunque tralasio / con un pensiero sempre rivolto / ate, riceverai tanti / baci e ficilità12 e sempre / fortuna da chi tanto / ti_pensa tuo
Marito
Alessandro
Adio
[... idr]
Luigi Artusi
Nato il 29 luglio 1895 da Giuseppe e Adelaide Fantini, abitante a Cesena, muratore. 115° Reggimento Fanteria. Morto il 7 agosto 1916 presso Gorizia per ferite riportate in combattimento.
[... idr]
li 28 - 6 - 1916
Chari Genitori
Rispondo alla vostra lettera / del 25 corrente anche la / cartolina del 24 e sono / contento nel sentire lottimo / stato di vostra salute / e cosi e il simile / anche di me.
Cara madre Vi dirò che / abbiamo avuto due giorni / di pioggia continuamente / e noi qua sotto come / le bestie ma bisogna / portare pazienza e sperare / sempre in bene e cosi chi sa / che non finisca questa // questa maladetta querra / e cosi potrò ritornare a / casa a godere la vita come / il Tempo passato e vivere / tranquilli Tutti asieme ma cari genitori ora / incomincio a capire come / si agisse al mondo e / come sofre un genitore per / un fìlio mentre invece / il fìlio non e capace / di comprendere cosa può / fare e cosa sofre una / madre per un fìlio e quando / bene a sofferto Tutti i / disaggi della vita per / potere indure alleta13 di / ventanni per potere / contracambiare i beni / e i disaggi alla cara / mamma e invece ci tocca / andare lonttano e quasi / dimenticarsi dei genitori / per servire non so chi //
Ma ora capisco cosa / avete fatto per me/e cosa fatte ora e come / sofrite oma<dre> devete14 anche / raggione ma io incomincio / a comprendere i dispiaceri / dei genitori mentre un / fìlio non pensa e conpre=/nde cosa fate ma ora / mi pare che il mondo / che sia Tutto cambiato / e perciò sono Tutto / cambiato anchio non / potete inmaginare i pensie=/ri e le ideie che mi sia / venute da quando sono / venuto sotto alle armi / Mentre prima non avevo / altro che il pensiero / che da divertirmi e di / andare vestito bene e non / potevo comprendere il / dolore dei genitori ma ora / e Tutto deverso del passato / avevo già incominciato qua/ndo sono venuto a casa // In licenza o visto come / a fatto la povera madre / quando sono partito / dinuovo per andare al mio / distino dove lasiero la / mia vita ma sempre / coraggio e ma<i> perdersi / di sentimento ma però / o visto come sofriva e / quando sofrirà intanto / che sto qua ma cara / madre fatevi senpre coraggio / e non pensate al vostro / fìlio che si Trova in / guerra pensate di conser=/vare la salute e di / star bene che io ormai / mi sono abituato alla / vita mentre voi se pensate / a me sono certo che vi / amalate e perciò non / pensate per niente che / io mi facio senpre coraggio
o poi inteso che non lascia/tè passare un giorno senza / che mi pensate capisco che / avrete il dolore di me ma / ora mi viene in mente quando / ero a casa che delle volte / avevo il coragio // di farvi passare dei dispia=/cere e perche! perche non / comprendevo il dolore / della marna che a / fatto per me ma ora / Sono divenuto come / un padre di famiglia / che ciò il pensiero / dei fìlii e dei genitori / ma io sono ancora / peggio perche la / guerra mia preso i / sintimenti ma pero sento / e capisco il / dolore del genitore / e cosa avete fatto / per me quando ero / piccolo e ora che avete / soferto per farmi grande / e non potere darvi / un aiuto per contraca=/mbiare quello che avete / fatto per me //
Ora Tralasio di / Scrivere col pensiero / rivolto a voi ma / vi racomando quando / legete questa mia / di non mettervi pensie=/ri perche io sono in buona Salute
Saluti e baci / alla madre e al / padre vostro fìlio / Luigi Saluti
Cesira e aristide
Addio
Ercole Casadei
Nato l'11 febbraio 1882 da Agostino e Maria Teresa Fabbri, sposato con Marta (Nerina) Mazzoni, abitante a Saiano, possidente colono. 82° Reggimento Bersaglieri. Morto il 20 settembre 1916 nell'Ospedale da campo n. 101 per ferite riportate in combattimento sul Carso. Oltre che alla moglie, scrive al fratello Urbano.
[... idr]
li 25 Magio 1916
Cara moglie rispondo con / molto piacere alle tue / lettere la quale sento / che voialtri tutti in / famiglia state tutti / bene. E così ti posso / sicurare di me. Nei tuoi scritti o inteso che / tu stavi in pensiere / che non ricevevi i miei / scritti ma ti diro / che ti ò scritto una / cartolina anche il 22 / corente e spero che lavrai / ricevuta. E nel giorno / medesimo ne o scritto / una anche a bich e lui // mi a risposto / e presto gli scrivo per // il momento gli farai / tanti saluti a tutti in / famiglia. Nel tuo scritto / o in teso cio che mi dici / in quando poi alla / campagnia mi dici che è / abastanza bella in / quando poi al solfato15 / ò sentito che la vete / dato parecchie volte. / Ma se poi la stagione / va bene e se conosiete / che non cisia un gran / bisognio potete anche / farne anche un pò di / meno. Il fieno o in / teso che non lavete / ancora caricato ma cercate / di star atenti in caso / di un incenddio, in quando // del fieno nuovo quando / mi scri<vi> o piacere di sapere / se ne avete fatto e se e / venuto buono. E o piacere / di sapere se ce qualche / novità in quanto poi di / quel afare che tu sai non / mi dici niente spero che / anderà bene. In quando / poi del disastro di qua / puoi in maginare come / va pochi giorni fa abbiamo / vuto un piccolo combatti=/mento e quindi per questa / volta so<no> stato salvo e spero / di salvarmi anche per / lavenire. In quando / poi che m_dici nella tua / ulttima lettera che vuoi / sapere se questa si capise bene. // ti diro che si capise bene / anzi composta bene e scritta / anche in lungo.
Io non miallungo di / più e termino con egurarti / tanti saluti a tè e tanti / saluti e baci ai bambini / che penso sempre a loro / che non vedo l'ora di / vederli. Di più saluti a / tutti in famiglia tanti / saluti ai parenti tanti / saluti a Madori Carlo e / sua famiglia gli o scritto / anche a lui e spero che / laura ricevuta tanti / saluti a chi ti scrive16 e / mi scusera degl'arori e del / manscritto17 tanti saluti / a iuli e sua moglie io torno / a salutarti di vero quore e/mi firmo per sempre tuo marito
Casadei Ercole addio
Aurelio Farabegoli
Nato il 26 dicembre 1890 da Carlo e Maria Livia Fontana, abitante a Cesena, bracciante. 299° Compagnia Mitraglieri Fiat. Morto il 4 settembre 1917 sull'Altopiano della Bainsizza (a nord-est di Gorizia, oggi in Slovenia) per ferite riportate in combattimento.
5 - 8 - 17 -
Cara Mamma
Con molto piacere viman=/do questa mia per farvi / sapere che mi trovo in / perfetta salute e come / spero di voi tutti infamig=/lia. Con molto piacere / o ricevuto la vostra / letera scritta poche / ricchi18 del mio fratello / Giacomo e sono molto / contentto a sentire che / Giacomo si trova a casa per / 15 giorni e lui cerca di / boscarsi19 a cesena nei proeti20 / io ci augoro che si posa / in_trarci subito, si è vero // che lui e più furtunato / di me ma io sono contento / lo steso perche io sono / giovene e lui invece a / molie e fìglii. che dopo / a tutto se io dovesi / murire in guerra e meglio / io che lui. perche lui / e un padre di famiglia / e io in vece sono / giovene. Non poso compren=/dere il mutivo che non / mia scritto più a / lungo forsi non avra / avutto il tempo o / che non sapeva più / quello che mi doveva dire // forsi anche lui sara / come ame che quando / era a casa miera gia / dementicatto la vitta / da Militare e la mia / partenza e statta tropo / dolorosa che quando / mi viene in mente quei / bei giorni che era a casa / mi viene ancora le / <l>agrime agli occhi e certo / che sarra piu forte per / Giacomo perche lascia / i Genitori e con moglie e / fìglii. e bene bisogna / a risegnarsi anche di questa / vitta che quando sarà / fenito questa guerra / alora staremo più contenti // esere tutti in sieme?
Mi avette detto che quel / giorno e venutto / Giacomo a casa avette / preso un coco-mero e / era cosi buono certo che / io la vrei mangiatto più / che volontieri ma indove / mi trovo io non cisono / altro che dei cocomeri da / 280 a 30521 che quando / arivano quei coccomeri / li si sentte bene che supori22 / anno ma quelli sono / quasi tutti rosi e / neri che se uno mangia / una fetta di quello per / una volta dopo sta bene / per sempre e di quelli / ne rivano sempre tutti / i giorni e parechi ne / mangiano per sempre / quei poverini che non ritorna / più a casa a vedere la sua / famiglia
Vi prego di non pensare a me perche io sto bene e come / spero di voi tutti in famiglia.
Vi prego di salutarmi la / famiglia del mio fratello Giacomo tutti quelli che / doman-dano dime. Vi prego da visare a Giovanni / che non venga / al fronte per / lavorare per=/ che lui sta / bene a casa / sua / con voi //
fatimi sapere se avette ricevutto la mia letera / che vi parlavo come dovette fare per farmi / venire a casa per pocchi giorni in licenza che / starei tantto contentto a vedervi ancora una solla volta / credo che il mio pensiero e quello / di voi e nisuni altri perche / il mio bene e sempre avoi e / nisuni altri altri. Vi prego / da rispondermi subito e stare contentti //
Vi prego da visare a Giacomo / che mi scrive23 a lungo e prego / perche non saprei che scoppo abbia / da <non> scrivermi a me forsi lui si sarra / dimentigato del pasato ma io non midimentico / mai di quello che mi fa spicialmente un mio fratello / più mag- giore dime? / Io oramai non ci scrivo più / le la ver<i>ta che non mi scrive / nemmeno lui ame sono da cordo vi / prego da visare anche lui //
Vi saluto e vi baccio di vero quore a voi / tutti in famiglia Saluti e bacci dal vostro / figlio Aurelio Farabegoli
Soldato Farabegoli Aurelio 299° Reparto Mitraglieri 3a Sezione / Brigata Pescara Zona di guerra ) Vi prego da rispondere / subito
Bacci / e saluti / dal vostro / figlio Aurelio
8 - 8 - 1917
Cara mamma
Con molto piacere vimando / cuesta mia letera per farvi / Sapere che io sto bene e / come spero di voi tutti / in famiglia.
del giorno che o ricevuto / la letera di Giacomo / e poi non o ricevuto più / nulla da voi. Vi prego / da scrivermi più speso / e come io mi trovo / sempre sotto il pericollo / e poi vi scrivo / cuasi tutti i giorni / e voi che statte a casa che / non ce nesuni pericoli // e pure non avette il / tempo per scrivermi / opure non avete buona / volontà di rispondermi e / forsi vi demonticate di noi / poveri soldati che siamo / in trinceia voglio sperare / che non sia vero questo / che una Mamma o pure un / Padre che si dimentica di / un figlio che si trova / nel pericolo come me / no questo non credo / mai. Specialmente voi_. / altro mi racomando da / scrivermi più speso perche / io quando ricevo un / vostro scritto credetimi // credetimi pure in cosienza / che e la mia consolazione / più crande in maginabile.
Disidero a sapere se il / mio fratello Giacomo / e puttuto riusire din / boscarsi. certo che sarebbe / una bella fortuna se / potese ri usire entrare del / stabilimento dei proetti /e cosi starebbe sempre in / sieme alla sua famiglia. / e io invece mi toga stare / in trinceia. e sempre pieno / di pedocchi e di tutte le / porcheria in maginabbile / e bene anche questa / finora e poi quando // sarimo a casa nostra / certo che staremo un / po meglio.
Vi facio sapere che ieri sera / o mangiato il coccomero / che anno mandato gli Austr=/iachi per furtuna che amo / non mene tocato nemeno / la guscia24 e nemeno le anime25 / ma quei poveri dei miei compagn=/i che cisono capitani a / segiarlo si trovano mal / contentti? Speriamo in bene. / io mi sono meso in bocca / quelle foglie come miavette / detto voi.26 Vi saluto e vi / baccio di verro cuore / mi dico per sempre vostro figlio / e fratello AFarabegoli
Vi prego da salutarmi la mia cognata Maria / Saluti e bacci al mio / Padre
Saluti a Giovanni e Maria e Padre e / voi Mamma vi mando 1000 bacci di / vero cuore che sonno / sempre vostro / figlio Aurelio
Vi prego da rispondermi / subito e non farmi pensare / malle di voi
Amedeo Valzania
Nato il 4 settembre 1894 da Sante e Teresa Tornasi, abitante a Pievesestina, colono. 72° Reggimento Fanteria. Morto il 18 ottobre 1916 nella 44a Sezione di Sanità per ferite riportate in combattimento. Oltre che ai genitori, scrive al fratello Egisto (79° Reggimento Fanteria, Grezzana, in provincia di Verona).
Austria Il 10 - 12 - 15
Carissimi Genittori,
Oggi che mi trovo un pò / di libertà; cioè un pò di / tempo:
Vi scrivo queste due righe, / quindi per dirvi che io mi / trovo inperfetta Salute, / e quindi come già spero / di voi tutti in famiglia.
Carissima famiglia
Vi dirò che io a desso / mi trovo un pò più contento / che del tempo che o passato / frà queste coline?
Anzi tutto sul presente / vi raconterò la mia vita che oro / faccio e per il passato / Come già sapete che / il mio Regg° del 72 Siamo stati / sul fronte in prima linea / cioè In trincera 17 giorni // Sotto laqua e il freddo e il / fango come i maiali, e in / periccolo della Vita: / ed abbiamo avuto 2 o 3 / combattimenti, Affannosi; / Anzi con gravide perdite, / che nel mio Regg° è rimasto / distrutto per la seconda volta / frà Morti, e feriti, e molti / che sono andati al'ospedale / di Malattie; Eddio fortu=/natamente, mi son salvato / e non o avuto neppure un / dolori di testa, non so come / sia questa fortuna cheò io?
Dunque queste è la mia / vita che o passato in / fruntiera? A desso cambiarne) / scorso!27 Vi dirò che il mio / Regg° a desso siamo molti / indietro dal Nemico, e siamo / in riposo, e Anzi spero di / riantrare in Italia presto, che / al'ora saremo più contenti
Addio //
Una l'altra cosa che vi voglio / dirvi: Vi dirò che io <a>desso / non sono più in compagnia / son andato Attendente con / il mio tenente, e mi vole / un gran bene, tutti i giorni / io mangio con lui, e mangio / molto bene, perche; perche / il mangiare lo faccio / io, e molto bene, e buono:
Dunque io me lo spasso un / pò meglio, e che fra breve / spero di venire in liccenza, / se Dio)) volesse? E speria-/mo che questa guerra finirà / più presto che non selà / aspettiamo: Basta coraggio / cari genitto<ri> ? Strappate / via tutti quei pensieri / che avete in testa; che fra / breve speriamo di rivederci / dinuovo, che mi pare 100 anni / che mi trovo in cella, che / cosi quando sarò a casa o tante / cose da raccontarvi // Si metteremo vicino al / nostro sacro foco con / un fiasco di vino, e faremo / un poche di chiacchere in / sieme tutti in famiglia
Dunque mi raccomando / di tenermi acconto questa / lettera, che la voglio tenerla / per mia Memoria, e spero / che quando vengo a casa / di trovare ancora la mia / biccicchletta per divertirmi / un pò))) Cari genittori: / Mi avete da farmi un favore, / che quando mi schrivete, manda=/ti la carta e la busta, che io / non ne_ò)) eccettera:
Ora vi saluto di vero quore / a tutti in famiglia, saluti / al Padrone, tanti saluti / alle sorelle, e cogniati, saluti / alla famiglia di tissinari
tanti saluti alla mia sorella / Agostina, il tuo litratto28 non lò ancora / ricevuto: saluti alla mia cognata / Ersiglia, e i mie<i> Nipotini)) //
mi scusarete del mio mal scritto
riceverete milli Baci dal
vostro figlio: V: Amedeo
Pronta Risposta
Austria Zona Di guerra 2-8-16
Miei Cari Genittori.
Oggi stesso o ricevuto la vostra / desiderata lettera,
Nella quale son rimasto molto / contento nel sentire che vi / trovate in buona salute, / ed come vi posso assicurare di / (me) stesso sul presente.
Cari genittori
Son rimasto molto contento / nel sentire che avete trebbiato / il grano, e ne avete vuto / molto, che io non mi credevo / mai di averne cosi tanto, e son / rimasto contentissimo?
In quanto poi della canapa, e il / granturco mi avete detto che non / riese a far Nulla, // perché e tanto tempo che non / piove, per questo non dobbiamo / pensarci. Io sarei contento di / misurare un poco di uva29 e / che venisse la pace, perche mi son / stanco di far questa vita, che e / 20 mesi, e più che dormo in / terra, e copperto di Bidocchi30 / e di passione, e gran paura?
Sarebbe ora di finirla questa / distruzzione di Popolazzione, che / tanti ci devono lasiarci la vita? /A! Si! Genittori miei? / e speriamo pure in Dio) che / si faccia questa grazie della / Pace che è cosi desiderosa da tutti? / Come pure son convinto anchio / che presto si<a> terminata / questa guerra // oche al'ora saremo felici e contenti / e verremo a casa a dar un solevo / alle nostre care famiglie, e i nostri / genittori che è tanto che lagrima per / Noi, figli! che si troviamo fra questi / monti e colline, e sasi, e disaggi?
Ora mi tocca trattenermi che non / o tanta libertà) Addio
Cari genittori
Come già velò fatto sapere che / io non mi trovo più in com/pagnia. Son passato al stato / Maggiore, e son cicclista, il mio / lavore è quello da portare via / dei ordini nei comandi con / la mia bic<i>cletta vado come il / diretto, e si sta molto più meglio / che stare in compagnia, e / che fare l'attendente // perche io dal Nemico ci sto molto / più lontano. Basta posso ringrazziare / il mio compagno che è stato lui / che <mi à> dato questa carica speciale, / e poi io mi anno fatto versare il / fucile, e il zaino, e mi anno dato / il muscetto,31 e il zaino non lo devo / portare più sulle spalle, tutto / il mio corredo lo metto sulla / bic<i>cletta e menè vado.
Fra giorni si dice di andare in riposo / che tanto che si troviamo al fronte / pare inpossibile, pare che con questo / cambio che si prenda in giro, eppure deve / venire, sepoi mi volete mandarmi / qualche cosa di denaro, fate come vi / credete, e come potete Ora v'invio i / più affettuosi saluti a tutti in / famiglia saluti a Luigi e la sua / moglie, e i suoi piccini Addio
tanti saluti alle mie sorelle Agostina e la sina32 / e tanti la Maria //
tanti saluti alle sorelle e cognati / e tutti i vicini e quelli che dimandono //
Milli Baci ai genittori / dal Vostro figlio V: Amedeo
i<e>ri o ricevuto notizie dal mio cugino Mario lui sta bene / e si trova in Riposo
Risposta Pronta
[... idr]
Angelo Venturi
Nato a Borgo San Lorenzo (Firenze) il 9 marzo 1891 da Giuseppe e Assunta Benvenuti, residente nel comune di Bertinoro (Forlì) dal 22 settembre 1904, abitante a Collinello di Bertinoro, bracciante. 6° Battaglione Bersaglieri ciclisti. Caporale. Morto il 21 novembre 1915 sul Monte Podgora, presso Gorizia.33
Cari Genitori.
Dal Fronte 24 - 5 -1534
Finalmente dopo a / tanto desiderare ricevo una vostra notizia.
Sono contento nel sapervi tutti / in buona salute come posso assicurarvi / il simile di me. Già sapevo che Turroni / Leopoldo vi era venuto a portarvi le / mie notizie e ne sono contententissimo / però vi prego di scrivere più spesso / fate pur scrivere dalla Ida che / capisco bene.
Quella cartolina del fiasco / ve la mandai per ridere e perché / non crediate che anche sebbene sia in / guerra abbia dimenticato quello che / facevo quando ero a casa tutt'altro / sono allegro e spero di venire / ancora e berne dei fiaschi / a dispetto dell'Austria Ungheria.
Corraggio, Corraggio, che tutto passa. //
Sentite cara Madre!
Questo sarebbe il / momento più bello per venirmi a / trovare; solo però non vi faccia paura / il rombo del cannone, il crepitare / della mitraglia, ed i monti che si / trovano di fronte a noi i quali / sono tutti in fiamme e bruciano / giorno e notte di continuo e / continuamente vi giunge sopra / proiettili di cannone da 30535 italiani / Quanto è bello di notte vedere / un monte a bruciare, una granata / scoppiata entro le trincee nemiche, / il nemico in fuga inseguito dal / fiero e forte esercito Italiano / sempre primo l'onorato piumetto / del bersagliere. Dal giorno 18 / da tutte le parti del fronte si / ode continuamente il rombo del / cannone che fà tremar tutta // la terra, che getta in aria le tante / insidiose posizioni nemiche con nostra / gioia, è che attendiamo il termine / di questo stra<o>rdinario bombardamento / per poi avvanzare risoluti alla presa / di Gorizia già il vesillo Italiano / sventola a pochi metri da essa / già il nemico incendia le posizioni / che per forza deve abbandonare questa / è la vera fase decisiva per l'Italia / e ne usiremo vincitori. Così / dovranno pentirsi anche i due vili / carnefici promotori36 di questo flagello / umano ed a poco a poco vedranno / che gli Italiani non sono ne / straccioni, ne venditori ambulanti / ne suonatori di violino come essi / chiamano l'esercito Italiano devono / convincersi che essi si trovano di fronte / ad un eroico e corraggioso esercito / che opera con risolutezza contro / chi vorrebbe il mondo in suo potere // Vi scorgo già di qui che voi fate / lagrimi per queste mie parole / fate male perché io sto bene e / nemmeno o volontà di morire certo / che il piombo dei barbari non potrà / mai arrivare trapassare la mia pelle / dunque corraggio e non pensate / più di venirmi a trovare perché / ora sono al fronte e non si può / solo mandatemi dei soldi perché qua / tutto è caro: Voi direte che siete stanchi / Ma io non intendo sono troppo / lontano e quindi Ducanden anden / la troia la feia prima che / scapa e mes.37
Saluti infiniti alla / famiglia Fornasari un bacio a Moderno / saluti alla famiglia Pirinel38 a Buron39 / ci ò scritto ma non ò avuto risposta / Saluti alla Maria e suo Marito un / bacio alla Ida: e Voi ricevete un / caldo bacio vostro Figlio
Angelo
Scrivete - Scrivete
Carissimo Padre
Zona di Combattimento
29 - 7 - 15
Se questa mia / giungerà a destinazione certo / vi farà piacere al sentire ove / ci troviamo. Siamo entro a / tane come volpi; di giorno è / assolutamente proibito sortire / per non essere scoperti se no / guai! si sarebbe sotto il fuoco / di 4 Monti con grosse artiglie-/rie e quindi quando è sul'/imbrunire si sorte tutti per / i suoi bisogni, e per mangiare / il rancio insomma si cambia / tutto dal giorno alla notte.
Questo però non vi / deve impressionare perché / stando nascosti non vi è / alcun pericolo; siamo in // mezzo ad un bosco e quindi / sarà difficile vederci.
Avrete letto molte / volte sul giornale i nome di / Gorizia, il monte Pogdora,40 / Sabotino,41 Monte Santo,42 ebbene / noi siamo sotto a questi al di / qua dell'Isonzo e si attende / per entrare in Gorizia. / Ma è un'attesa molto febbrile essendo il nemico / forte trincerato su queste / posizioni insomma è il / punto ove l'osso è più / duro; potete immaginare / che da due mesi le nostre / artiglierie derigono i loro tiri / sul Pogdora e l'anno tutto // spellacchiato come una gallina / non più un albero in piedi / non più un palmo di / terreno ove non abbia colpito / una granata di grosso calibro / ma le loro trincee sono / ancora l'à e non cedono / sono blindate per quanto / abbiamo provato a darle / l'assalto ma anno dovuto / retrocedere senza risultato / I nemici non sortono da / queste trincee che quando / sentono i proiettili delle nostre / artiglierie sollevano grandi / nuvole di denso fumo, / sortono per mezzo di / sotterranei e sono al coperto // e quindi non si possono / vedere. Solo di notte iniziono / attacchi frequenti che la / nostra brava artiglieria / sa farli tacere; e così tanto / di notte che di giorno sopra / la nostra testa passano / fischiando rabbiosamente / proiettili di grosso e piccolo / calibro, Amici e nemici / sono scambiati con ordine / perfetto. Ora abbiamo fatto / anche questa abitudine / e non ne facciamo nemmeno più / caso siamo tutti impassibili / a questo dolce suono / che non passa un minuto / che esso non fenda l'aria. / Vi o scritto questo giusto per farvi / sapere qualche cosa ma vi prego / non pensarci con troppa paura / perché io sono molto tranquillo. / Non leggete questa lettera alla / mamma perché essa sapete come / è. Colla speranza di potervi / scrivere quando avrò passato il fiume // Isonzo; Ricevete un caldo / bacio Dal Vostro Figlio
Angelo //
Saluti agli amici / fatemi sapere l'indirizzo di
Tugnaz43
Addio //
fatemi / sapere / se / ricevete / questa
[... idr]
Note
(1) Monte Majo (1.500 metri), a est-nord-est del Pasubio.
(2) toccato.
(3) in testa.
(4) ai suoi (= ai loro).
(5) Si sottintende "la pelle".
(6) già morto (dial. mórt e tòt).
(7) In provincia di Verona.
(8) Cormons (Gorizia).
(9) Si tratta del Monte Cucco di Plava (in sloveno Kuk, 611 metri), a sud-est di Plava (oggi Plave, in Slovenia).
(10) Sta per ti.
(11) Sta per ad.
(12) felicità.
(13) all'età.
(14) Sta per avete.
(15) Si tratta di un preparato anticrittogamico "costituito da una soluzione di solfato di rame e di calce spenta in alta percentuale d'acqua" (S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET, 1961- ).
(16) allo scrivano.
(17) degli errori e del mal scritto.
(18) righe.
(19) imboscarsi.
(20) nella fabbrica di proietti.
(21) Si tratta di proietti sparati da obici da 280 e 305 millimetri.
(22) sapori.
(23) scriva.
(24) buccia (dial. gòsa).
(25) i semi (dial. agli ámni).
(26) Non è chiaro a quali foglie ci si riferisca.
(27) discorso (dial. scórs).
(28) ritratto, ovviamente fotografico (il dialettale litrát è, secondo i nostri informatori, forma desueta, sostituita attualmente dall'italianeggiante ritrát).
(29) produrre poca uva.
(30) pidocchi (dial. bdòc').
(31) moschetto.
(32) Forma abbreviata di Teresina.
(33) Nel Fondo Carte Grande Guerra non esiste un fascicolo relativo ad Angelo Venturi, i cui dati sono reperibili presso l'Anagrafe del Comune di Bertinoro. "Il Popolano" del 25 dicembre 1915, riportando la notizia della morte di Venturi, informa che era iscritto al Circolo "G. Mazzini" di Tessello di Cesena, "di cui era solerte ed intelligente Segretario".
(34) La lettera è stata scritta il giorno dell'entrata in guerra dell'Italia.
(35) Si tratta di proietti sparati da un obice da 305 millimetri.
(36) Guglielmo II (1859-1941), re di Prussia e imperatore di Germania dal 1888 al 1918; Francesco Giuseppe I (1830-1916), imperatore d'Austria dal 1848 e re d'Ungheria dal 1867.
(37) Dove andiamo andiamo, la scrofa figlia prima che finisca il mese (dial. du ch andän andän, la tròia la fèia prèma ch e scápa e mé).
(38) O è soprannome di famiglia o sta per (a)d Pirinel (di Pietruccio).
(39) Burrone (soprannome).
(40) Il Podgora, collina alta 240 metri, sulla destra dell'Isonzo, di fronte a Gorizia, fu un pilastro difensivo degli austriaci. La quota più bassa (184 metri) fu conquistata dagli italiani nell'ottobre 1915, l'altra fu superata nell'agosto 1916, nel corso della battaglia che portò alla presa di Gorizia.
(41) Il Monte Sabotino, alto 605 metri, fu il pilastro della difesa austriaca a nord di Gorizia. Vaste caverne scavata nel fianco orientale potevano contenere vari battaglioni. Dal Sabotino le artiglierie austriache colpivano in modo micidiale gli attacchi degli italiani, che lo aggredirono fin dall'inizio del conflitto, ma lo conquistarono solo nell'agosto 1916, nell'offensiva che culminò nella presa di Gorizia. Oggi è in territorio sloveno.
(42) Il Monte Santo, alto 682 metri, a nord di Gorizia, fu un terribile campo di battaglia. Oggi è in territorio sloveno.
(43) Accrescitivo di Tóni (Antonio).
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