Rivista "IBC" XXII, 2014, 3

musei e beni culturali / didattica, progetti e realizzazioni, pubblicazioni, storie e personaggi

Soldati in trincea, alunne tra i banchi: nell'anniversario della Prima guerra mondiale, un progetto unisce scuola e museo in un'indagine sui punti di contatto tra micro e macrostoria.
Legami di carta

Maria Giovanna Bertani
[Liceo "Laura Bassi", Bologna]

Il progetto "Legami di carta" - selezionato dall'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna nella seconda edizione del concorso "Io amo i Beni Culturali" - è nato da una passione, quella per la ricerca storica, e da un incontro, quello tra il Liceo "Laura Bassi" e il Museo civico del Risorgimento di Bologna. Durante le indipendenti attività di riordino, infatti, l'archivio del Liceo e quello del Museo avevano rivelato un'insospettata intersezione: da un lato, nell'archivio del Liceo "Laura Bassi", l'insieme intatto dei documenti scolastici relativi agli anni della Prima guerra mondiale, epoca di cui il Museo custodisce la memoria, i materiali e l'archivio cartaceo e digitale; dall'altro, presso il Museo del Risorgimento, un consistente fondo di testimonianze "riflettenti la recente grande guerra italo-austriaca", 1donato al Museo nel 1934 da Ida Folli, insegnante di Disegno presso l'allora Scuola normale femminile "Laura Bassi", un fondo comprendente in particolare sia la corrispondenza indirizzata durante la guerra ai componenti della famiglia Folli da vari soldati impegnati al fronte e da loro familiari, sia lettere e fotografie di "eroi" e patrioti irredentisti, raccolte da Ida per comporre "l'altare della patria, istituzione patriottica e religiosa con cui la prof. Folli istruiva ed educava i suoi molti allievi". 2

Incrociando i dati dei materiali dei due archivi diveniva così possibile non solo ricostruire la storia della Scuola normale "Laura Bassi" negli anni del primo conflitto mondiale, ma delineare anche quale immagine della guerra poteva essere evocata in chi frequentava la scuola dalle parole dei militari impegnati al fronte, quali echi potevano giungere nelle aule dalle zone di guerra, quali ideali e sentimenti potevano essere suscitati nelle alunne, negli insegnanti e nel personale tutto che proseguiva il lavoro ordinario in un contesto così straordinario. Diventava cioè possibile disegnare, con qualche dettaglio, piccole ma non irrilevanti storie cittadine nel quadro della grande Storia nazionale e internazionale, cioè ricostruire - in una dimensione insieme intima e collettiva, privata e ufficiale - un segmento della storia di cento anni fa, quando, in un luogo e in un'istituzione scolastica ancor oggi frequentati e vitali, la quotidianità di tante esistenze si era intrecciata a eventi di rilevanza mondiale.


Dato l'ambito scolastico in cui andava a realizzarsi, il progetto ha perseguito primariamente finalità didattiche ed educative: consentire agli studenti l'accesso diretto al patrimonio documentario e culturale e favorire il loro coinvolgimento in prima persona nella ricerca, così che - divenuti veri "agenti" di Storia - giungessero a ricostruire e a conoscere vicende inedite della collettività in cui vivono e crescono.

Perciò le cinque classi della sezione E - sotto la guida delle insegnanti Maria Giovanna Bertani e Patrizia Tranchina, con il supporto e la consulenza del personale scientifico del Museo del Risorgimento Mirtide Gavelli e Otello Sangiorgi, e con la collaborazione di Erika Vecchietti della società BraDypUS - Communicating Cultural Heritage - dopo un inquadramento generale comune si sono suddivise i lavori, svolgendo ognuna un segmento autonomo della ricerca, e tutte analizzando fonti e opere e producendo testi sugli aspetti esaminati:

· gli alunni della classe prima hanno preso in esame i registri annuali della Scuola normale femminile "Laura Bassi" per gli anni 1914-1918 e hanno ricostruito la composizione e l'andamento delle classi nei diversi anni scolastici; poi, sulla base della paternità delle allieve, nel database Ossario della Grande Guerra/Catalogo Schede del Museo virtuale della Certosa di Bologna hanno rintracciato i familiari delle alunne caduti nel conflitto;

· gli studenti della classe seconda hanno lavorato sui materiali del fondo "Folli", trascrivendo e analizzando sia le lettere inviate dai soldati e dai loro familiari a Ida Folli e a sua sorella Teresa, sia la corrispondenza tra Ida Folli e i familiari di patrioti quali Nazario Sauro e Cesare Battisti, a cui di Ida aveva richiesto una fotografia dei "martiri" per comporre a scuola il "pantheon degli eroi"; 3

· la classe terza ha integrato l'esame del fondo "Folli" studiando e descrivendo le cartoline illustrate, e individuandone le tematiche, le caratteristiche iconografiche e l'impatto comunicativo;

· gli studenti della classe quarta hanno analizzato gli incartamenti della segreteria della Scuola normale ed esaminato i documenti riferibili ai riflessi della guerra sulla vita scolastica e su quella cittadina, così da portare alla luce numerosi dati sull'immagine del conflitto veicolata dalle circolari ufficiali, sul coinvolgimento della scuola e sulla partecipazione di insegnanti e alunni alle attività del "fronte interno";

· infine gli alunni della classe quinta hanno approfondito il contesto storico e culturale del conflitto e hanno tenuto lezioni alle classi inferiori su letture condivise.

Gli esiti della ricerca di questi 125 studenti si sono poi andati organizzando in due più ampi settori: "La scuola e la guerra" e "La guerra in salotto: corrispondenza dal fronte".


La scuola e la guerra

La consultazione dei registri annuali e delle relazioni dei professori ha consentito di ricostruire la vita nella Scuola normale femminile "Laura Bassi" tra il 1914 e il 1918: una scuola in progressiva crescita, che dalle 236 "allieve maestre" divise in 7 classi del 1914-1915 giunge nel 1917-1918 a 340 allieve in 9 classi affollate; una scuola in cui, anche dopo il 24 maggio 1915, la vita scorre in apparenza ordinata e abitudinaria, nonostante la requisizione di parte dei locali a uso militare e la riduzione d'orario; una scuola dove nei primi due anni di guerra la severità appare immutata e nella quale le relazioni dei professori per lo più tacciono del contesto bellico e delle sue implicazioni, se non per lamentarsi di qualche indisciplina o dell'incompletezza nello svolgimento dei programmi.

Poi, però, la guerra finisce per affiorare anche nei registri scolastici: nello scrutinio di fine anno del 1916-1917, mentre non diminuisce il numero delle alunne bocciate, la percentuale delle promosse a giugno passa, da uno scarso 30% dell'anno precedente, al 53%, segno che si inizia a riconoscere alle allieve un impegno strenuo, che non è solo scolastico ma civile ed esistenziale; ancora, nell'ottobre 1917, dopo Caporetto, l'onda della guerra arriva nella forma di 40 alunne profughe dalle zone invase o da quelle limitrofe, e nel giugno del 1918 le promosse raggiungono il 62%, a consolazione di altre fatiche e di altri dolori.

L'esame degli incartamenti di segreteria e di alcune altre fonti rivela infatti che la guerra incide su allieve e professori più profondamente di quanto non risulti dalla documentazione didattica. In primo luogo, alle alunne, viene richiesta un'attività varia e impegnativa a sostegno dei militari e delle loro famiglie: la raccolta di denaro, la confezione di oggetti e indumenti, la prestazione d'opera presso l'"Ufficio per notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare", la cura delle tombe dei caduti nel cimitero monumentale. Alle stesse alunne e alle loro famiglie si chiede inoltre spesso un sacrificio doloroso e supremo: tra il 1915 e il 1919, infatti, ben 18 alunne subiscono la perdita di fratelli, tutti giovanissimi, caduti in battaglia oppure morti per ferite o malattia negli ospedali da campo; ragazzi la cui morte è annunciata sui giornali cittadini da una retorica che si vorrebbe consolatoria, e in qualche caso decorati da medaglia o fregiati da postuma laurea ad honorem.

Anche sugli insegnanti, inevitabilmente, incide il tributo di sangue: è il caso del professor Luigi De Rossi, padre di un'alunna della scuola e di uno studente universitario, Mario, che muore ventunenne nell'agosto 1917 sull'altipiano della Bainsizza; e anche ai professori è chiesto un saldo impegno personale: al professor Ezio Chiorboli, unico docente della scuola a essere richiamato, quello militare; alla professoressa Gida Rossi quello di ispettrice generale dell'Ufficio notizie centrale, incarico per il quale percorre tutto il territorio nazionale per visitare e istruire gli uffici decentrati, e per il quale alla fine della guerra è fregiata di medaglia d'oro. A tutti, poi, si chiede la fermezza nell'incitamento patriottico, come ammonisce già nel febbraio del 1915 il provveditore Murari, che incita i docenti affinché "i giovani imparino dalla viva voce di un insegnante che cosa esige da essi, dalle loro famiglie, la Patria nell'ora che volge", sollecitando "la virilità dei propositi, la calma dello spirito, la prontezza alla fatica, al disagio, al sacrificio".

Infine alunne e professori sono oggetto di capillare propaganda patriottica, evidente sia nei numerosi opuscoli conservati nella biblioteca scolastica, sia nelle frequenti sollecitazioni del provveditore a partecipare alle iniziative cittadine: dalla raccolta dei fondi per i mutilati alla rappresentanza numerosa e "con vessillo" a numerose manifestazioni - dalla "distribuzione distintivo ai militari mutilati e ciechi" alla commovente partenza dei "ragazzi del '99", nel dicembre 1917 - o alle commemorazioni del giuramento di Pontida o delle battaglie del Risorgimento (di cui la guerra in corso è presentata come il compimento), e addirittura alle ricorrenze dell'entrata in guerra, o ancora, dopo la fine della guerra, alle iniziative per il ritorno in città dei reggimenti bolognesi.

A scuola la celebrazione della vittoria assume poi una forma particolare: nel 1919 la professoressa Ida Folli, animata da slancio patriottico, realizza infatti, nell'aula di disegno, un "altare degli eroi e dei caduti", con le immagini ottenute dai familiari di Nazario Sauro, Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa, Decio Raggi e Francesco Baracca, "tutte con lettere o parole d'accompagno commoventissime", e "a far corona al ritratto del Re [...] quelli de' fratelli e de' Genitori delle alunne morti in guerra; così l'aula fu tutta piena di luce radiosa".


La guerra in salotto: corrispondenza dal fronte

È poi la stessa professoressa Folli, con la sua donazione al Museo del Risorgimento, a permetterci di sentire la voce di chi la guerra la combatté in prima persona, di toccare ancora i fogli e le cartoline vergati in inchiostro o a matita da una trentina di soldati al fronte e dai loro cari, di leggere le parole che dovevano risuonare nel salotto della famiglia Folli e di guardare le incisive illustrazioni delle cartoline propagandistiche, che dal fronte di guerra facevano giungere al "fonte interno" moniti, incoraggiamenti e dettami.

Ne emergono eventi e situazioni della "grande storia" - i luoghi, le battaglie, i reparti, la vita in trincea, le gerarchie, l'organizzazione, gli ordini, la propaganda... - e insieme i sentimenti e le sorti dei singoli: il rispetto e la devozione, l'amicizia e il cameratismo, l'amore per la patria e quello per la famiglia; e poi gli eroismi e le angosce, la spensieratezza e le paure, la disperazione e il conforto, la nostalgia e il rimpianto, l'odio per il nemico e la compassione per lui... Lo strazio della morte. E l'inconsolato dolore. Insomma, attraverso le lettere e le cartoline del fondo Folli non solo traspare la storia, ma anche l'uomo emerge, intero e tragicamente vero, dalle vicende dei piccoli uomini al fronte, a quelle delle piccole donne a scuola e in salotto. Cent'anni fa come oggi.

L'esito completo della ricerca, con tutti i materiali documentari, è un ebook che sarà presto fruibile e scaricabile gratuitamente dal sito dell'editore BraDypUS ( bradypus.net/editoria.all), dal sito del Museo civico del Risorgimento di Bologna e da quello del Liceo "Laura Bassi".


Note

( 1) Dal foglio manoscritto "Doni recenti pervenuti al Museo del Risorg.to" (Museo civico del Risorgimento di Bologna, Atti d'ufficio, 1934, protocollo 99/1934, 3 agosto 1934).

( 2) Ibidem.

( 3) Lettera manoscritta di Ida Folli indirizzata alla "Signora Sauro" e datata 7 febbraio 1919 (Museo civico del Risorgimento di Bologna, Fondo "Folli", 4,2 numero 147).



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