Rivista "IBC" XV, 2007, 4

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / didattica, progetti e realizzazioni

L’IBC partecipa al programma realizzato dall’Assemblea legislativa regionale per accompagnare i ragazzi nel percorso che li trasforma da studenti in cittadini.
IBC: Io amo i Beni Culturali

Valeria Cicala
[IBC]
Vittorio Ferorelli
[IBC]
Valentina Galloni
[IBC]
Carlo Tovoli
[IBC]

Il 6 novembre 2007 - nell'ambito del "COM-PA", il Salone europeo della comunicazione pubblica - l'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha presentato a Bologna una serie di iniziative concrete per condurre le giovani generazioni a riconoscere l'importanza di essere cittadini. In questo contesto è stata presentata l'unità didattica on-line intitolata "Io amo i Beni Culturali", realizzata dall'Istituto regionale per i beni culturali (IBC), curata da chi scrive e già collaudata, nel corso di quest'anno, con alcune delle numerose scuole che visitano la sede dell'Assemblea. Nella consapevolezza che il patrimonio culturale possa far passare da una generazione all'altra alcuni valori indispensabili per una cittadinanza attiva, il percorso didattico stimola i ragazzi a guardare l'ambiente circostante in una nuova prospettiva, utilizzando numerose immagini e un linguaggio consono alle varie fasce di età coinvolte.

Il ruolo-chiave affidato alla "pedagogia del patrimonio culturale" è sancito a livello europeo da un'apposita Raccomandazione del 1998, da un portale web interamente dedicato al tema (www.hereduc.net) e da numerosi progetti scolastici internazionali, molto diversi nello stile e nei contenuti ma tutti caratterizzati dall'obiettivo di aumentare la consapevolezza civile moltiplicando le occasioni per conoscere questo patrimonio: "Andare a vedere le mura della tua città," - scrive un liceale padovano coinvolto nel progetto "La città sotto la città" - "venire a conoscenza di come sono state costruite, da chi e perché, ti fa riflettere, e ci pensi due volte prima di imbrattarle".1 Il gruppo di lavoro dell'IBC,2 fin dalle prime fasi di progettazione, ha scelto di porre l'accento sui molteplici aspetti con i quali il patrimonio culturale si presenta nella vita quotidiana, dai più visibili ai più inconsueti: dagli alberi monumentali ai burattini, dagli oggetti della cultura materiale al dialetto udito in un bar. Con lo stesso spirito vengono mostrati i luoghi dove "vivono" i beni culturali, dai più tradizionali ai più insoliti, e si illustrano le attività necessarie a far sì che i beni culturali possano rimanere in vita, essere tramandati e diventare memoria. Particolare attenzione viene posta al notevole lavoro che la Regione Emilia-Romagna compie in questo settore: dalla promulgazione di leggi alle diverse attività volte alla tutela e alla valorizzazione.

Durante l'incontro con le scolaresche si cerca di incoraggiare i giovani non solo a conoscere il proprio patrimonio, ma anche ad apprezzarlo, ad appropriarsene e a svolgere un ruolo attivo nei suoi confronti, rendendoli consapevoli dell'importante contributo che loro stessi possono dare alla sua salvaguardia e al suo valore. Questo patrimonio (l'"eredità dei padri"), incarnando la nostra identità, permette sia di radicare il senso di appartenenza a una tradizione culturale comune, sia di scoprire per analogie e differenze il patrimonio e la cultura dell'altro: è quindi anche un ottimo strumento per costruire un rapporto di dialogo, di scambio e di collaborazione con persone di paesi diversi, nel segno della tolleranza e del rispetto reciproco. Per consentire agli insegnanti di preparare l'incontro o di proseguire il lavoro in classe dopo la visita, per ogni immagine mostrata è stata predisposta una scheda tematica di approfondimento disponibile on-line, corredata di bibliografia e collegamenti ad altre risorse digitali.3 Nelle prossime righe, per dare un saggio del progetto, viene riportata una sintesi del percorso audiovisivo proposto agli studenti.

Questo è il primo di una serie di progetti dedicati all'educazione al patrimonio culturale, per realizzare i quali è stato costituito un gruppo di lavoro comune tra l'IBC, il Servizio comunicazione, relazioni esterne e cerimoniale dell'Assemblea legislativa, e l'Ufficio relazioni con il pubblico della Giunta regionale.4 Attualmente è in fase di progettazione "Il bene che amo...", una nuova iniziativaper rendere i giovani protagonisti attivi su questi temi: da soli o in gruppo, i ragazzi potranno indicare, utilizzando tutta la loro creatività, un bene culturale che ai loro occhi, o alle loro orecchie, sia significativo: un oggetto, un brano musicale, un elemento del paesaggio, un libro, una fotografia... Tutte le segnalazioni andranno a disegnare una mappa ragionata dei beni culturali identificati dai ragazzi dell'Emilia-Romagna, offrendo a noi il privilegio di guardare il patrimonio dal loro particolarissimo punto di vista.


Il percorso audiovisivo

Cos'è un bene culturale?

Il dialogo con gli studenti comincia dalle loro risposte libere a questa domanda e prosegue con un gioco che, almeno per esclusione, può servire a chiarire le idee. Per ognuna delle immagini presentate sullo schermo, i ragazzi sono chiamati a dire quale, secondo loro, non può rappresentare un bene culturale:

  • un vecchio registro scolastico
  • una pittura naïf
  • un grande albero
  • un edificio moderno (lo stesso in cui i ragazzi sono in visita)
  • un libro antico
  • una figurina pubblicitaria
  • un trattore-giocattolo fatto con materiali riciclati
  • un burattino
  • una maschera africana
  • una ruota a pale mossa da un corso d'acqua.

La sorpresa finale consiste nello scoprire che... ognuna delle immagini proposte rimanda a una categoria di beni culturali conclamati o potenziali, anche quella apparentemente più improbabile (il record dei "no" spetta soprattutto al trattore-giocattolo, al registro scolastico e all'albero). A riprova della nostra affermazione, per ogni immagine mostrata è stata prodotta una scheda di approfondimento, da leggere in classe con l'insegnante. Si verrà così a sapere che quel trattore è uno dei 60000 oggetti della vita quotidiana raccolti da Ettore Guatelli nella sua casa-museo di Ozzano Taro, sulle colline parmensi; che quel registro, conservato dall'Archivio storico provinciale di Bologna, può raccontarci come si diventava maestri elementari nel 1872; che quell'albero, l'Olmo di Campagnola Emilia, nel Reggiano, non è una pianta qualunque ma un albero monumentale tutelato dalla Legge regionale 2 del 1977.

A questo punto si può tornare alla domanda iniziale e ragionare insieme su una prima possibile definizione: "Il bene culturale è un oggetto, o una forma di espressione, che testimonia un'epoca della civiltà. Ha quindi un forte valore, non soltanto economico. L'insieme di questi beni costituisce il patrimonio culturale: l'eredità trasmessa dalle civiltà passate a quelle presenti e future".


Dove vivono i beni culturali?

Perché al di là di ogni definizione teorica la cosa più importante è proprio questa: il patrimonio vive ogni giorno negli stessi luoghi in cui viviamo noi, non solo in quelli dedicati appositamente ad essi - le loro case: la biblioteca, l'archivio, il museo - ma anche nel paesaggio, per la strada, nei luoghi in cui si lavora e in cui si produce, dove ci curiamo e dove ci rechiamo a pregare, dove meditiamo e dove ci divertiamo. Anche in questo caso il messaggio viene trasmesso soprattutto attraverso la forza delle immagini:

  • ragazzi impegnati nella lettura alla Biblioteca comunale Sala Borsa di Bologna
  • la sala conferenze dell'Archivio storico comunale di Carpi (Modena)
  • studenti in visita ai Musei civici di Reggio Emilia
  • una foto aerea del centro storico di Verucchio (Rimini) e uno scorcio dell'ingresso monumentale al Foro romano di Veleia (Piacenza)
  • tre particolari di artigianato artistico nel centro storico di Bologna: l'inferriata di Palazzo Montanari; il picchiotto di un portone in via Montegrappa 8; il bassorilievo trecentesco di Santa Lucia al civico 40 di via Rialto
  • tre immagini di Palazzo Bonasoni, sede dell'IBC a Bologna
  • la Galleria "Enzo Ferrari" di Maranello (Modena)
  • una scultura in bronzo di Elio Morri nel giardino dell'Ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì e una sala della Biblioteca centrale "Re Umberto I" all'interno degli Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna
  • il mosaico del catino absidale nella chiesa di Sant'Apollinare in Classe a Ravenna
  • il palcoscenico del Teatro Dante Alighieri di Ravenna.

E anche in questo caso agli insegnanti viene fornita una scheda che, per ogni immagine, partendo dalla didascalia dettagliata, tratta una specifica tipologia di luogo o di bene culturale e indica ulteriori approfondimenti bibliografici e digitali.


Cosa mantiene vivo il patrimonio?

Le azioni fondamentali compiute ogni giorno da chi si prende cura di questa ricchezza comune vengono illustrate con parole semplici e con l'ausilio costante di immagini esemplificative:

  • Conoscere. Per individuare e censire il patrimonio viene condotta un'indagine con cui si identificano i beni culturali presenti sul territorio. [Immagine: una ricostruzione storica del nucleo abitato di San Giovanni in Persiceto (Bologna) e del suo territorio circostante].
  • Catalogare. Ogni bene culturale viene descritto in una scheda, che diventa la sua "carta di identità". Le schede, predisposte secondo precise regole e compilate da personale specializzato, alimentano le banche dati elettroniche, che tutti possono consultare. [Immagini: da una scheda di catalogazione alle schermate di alcune banche dati regionali (quella dei musei, quella degli archivi, quella del catalogo dei libri posseduti dalle biblioteche)].
  • Conservare. I beni culturali hanno bisogno di essere monitorati, tutelati e restaurati. In questo modo viene garantita la loro fruizione e la trasmissione alle generazioni future. [Immagini: un'operazione di monitoraggio aerobiologico all'interno di un museo e un'operazione di rattoppo su carta manoscritta].
  • Collezionare. Le raccolte di beni culturali si rinnovano e si incrementano grazie alle nuove acquisizioni e alle donazioni di enti pubblici e di privati. In una collezione, gli oggetti acquistano un valore maggiore di quello che avrebbero da soli, grazie ai legami che si stabiliscono tra loro. [Immagine: due fasi della realizzazione collettiva di un'opera progettata dall'artista Sol LeWitt per la volta della sala di lettura settecentesca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia].
  • Valorizzare. Mostre, convegni, pubblicazioni, laboratori didattici, video, siti internet e concorsi fanno conoscere e apprezzare i beni culturali... e creano nuove relazioni tra oggetti, luoghi e persone diversi. [Immagine: bambini al lavoro in una simulazione di scavo al Parco archeologico e Museo all'aperto della Terramara di Montale (Modena)].

Chi si occupa dei beni culturali?

Premesso che, come si è visto, tutti noi cittadini abbiamo il diritto di usufruire del patrimonio e il dovere di salvaguardarlo, le istituzioni pubbliche che a diversi livelli si occupano dei beni culturali sono: lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni. I principi-guida di questo articolato intervento istituzionale sono dettati dalla Costituzione italiana:

  • dall'enunciato fondamentale dell'articolo 9: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione"
  • alle disposizioni particolareggiate sui vari ambiti, esclusivi e concorrenti, dello Stato e degli enti locali (articoli 117 e 118).

Cosa fa la Regione Emilia-Romagna?

La Regione, nell'ambito delle competenze assegnate dallo Stato, promulga leggi nel settore dei beni culturali. Secondo l'idea guida della politica regionale, i singoli musei, le biblioteche e gli archivi storici sono parti cooperanti di un sistema che mette a disposizione degli utenti l'insieme delle proprie risorse:

  • Legge 24 marzo 2000 n. 18, "Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali" - Articolo 3 - Funzioni della Regione.

Nel 1974, per la prima volta in Italia, ha dato vita con una legge all'Istituto per i beni culturali, che opera in stretto raccordo con l'Assessorato regionale alla cultura. L'IBC è lo strumento con cui la Regione, nell'ambito dei beni culturali:

  • amministra le leggi del settore
  • gestisce la programmazione degli interventi
  • offre consulenza specializzata alle Province e ai Comuni.

Cosa fa l'IBC?

In Emilia-Romagna ci sono 1300 biblioteche (467 di enti locali) e oltre 20 milioni di volumi; 341 archivi storici comunali, più molti altri archivi di persone, famiglie ed enti pubblici e privati. Il servizio Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'IBC svolge azioni di:

  • tutela del patrimonio librario
  • sostegno dell'organizzazione bibliotecaria e archivistica e dei relativi sistemi informativi
  • catalogazione delle raccolte librarie e documentarie, e inventariazione dei complessi archivistici
  • conservazione e restauro dei beni librari e documentari
  • promozione di iniziative espositive, editoriali e seminariali.

Il Servizio musei e beni culturali dell'IBC si rivolge agli oltre 400 musei sul territorio con diverse attività:

  • indagini conoscitive generali
  • riordino e catalogazione informatizzata delle raccolte
  • progettazione delle strutture
  • individuazione delle corrette metodologie di conservazione e degli standard di servizio
  • formazione degli operatori
  • servizi rivolti ai cittadini attraverso iniziative espositive, editoriali e didattiche.

Il Servizio beni architettonici e ambientali dell'IBC:

  • supporta gli enti locali nella conoscenza, nella conservazione e nella valorizzazione del patrimonio architettonico e naturale
  • coordina il censimento, il recupero e la riqualificazione dei beni architettonici storici e contemporanei, delle testimonianze della cultura materiale e del patrimonio storico industriale
  • fornisce supporto tecnico e scientifico all'attuazione delle leggi regionali in materia, e promuove il raccordo con gli organi della tutela statale
  • gestisce la tutela degli alberi monumentali.

Note

(1) Il patrimonio culturale e la sua pedagogia per l'Europa. Bilancio e prospettive, a cura di L. Branchesi, Roma, Armando Editore, 2006, p. 43; questo volume contiene anche la traduzione italiana della Raccomandazione R (98) 5 del Consiglio d'Europa sulla pedagogia del patrimonio. Su questo tema si segnalano anche: Le patrimoine culturel et sa pédagogie: un facteur de tolérance, de civisme et d'integration social, Atti del seminario (Bruxelles, 28-30 agosto 1995), Bruxelles, Editions du Conseil d'Europe, 1998; A. Bortolotti, M. Calidoni, S. Mascheroni, I. Mattozzi, Per l'educazione al patrimonio culturale. 22 tesi, Milano, Franco Angeli, in corso di pubblicazione.

(2) Coordinato da Valentina Galloni, il gruppo di lavoro è composto da: Anna Bacchelli; Antonella Campagna; Valeria Cicala; Manuela Cristoni; Isabella Fabbri; Vittorio Ferorelli; Micaela Guarino; Fiamma Lenzi; Teresa Tosetti; Carlo Tovoli; Zita Zanardi; Andrea Zanelli. Per un resoconto complessivo dell'iniziativa sul sito web dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna: assemblealegislativa.regione.emilia-romagna.it/wcm/studenticittadini/news/news_37.htm. Sul sito dell'IBC c'è una pagina che raccoglie i collegamenti alle principali risorse web sul tema della didattica dei beni culturali: www.ibc.regione.emilia-romagna.it/servizi_educativi.htm.

(3) Per consultare l'unità didattica on-line: assemblealegislativa.regione.emilia-romagna.it/wcm/studenticittadini/ava/doc/servizi/index/p21_beni_culturali/beni_culturali.htm.

(4) Oltre ai collaboratori dell'IBC già citati, il gruppo comprende: Emanuele Bassetti, Chiara Bergamaschi, Patrizia Comi, Antonella Forti, Rosa Maria Manari, Gina Pietrantonio, Simonetta Trevisi.

Azioni sul documento

Elenco delle riviste

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