Rivista "IBC" XXI, 2013, 2

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni

Il Museo della ceramica di Fiorano (Modena) inaugura la nuova sezione dedicata alle targhe devozionali.
Sant'Antonio, proteggi i ceramisti!

Stefania Spaggiari
[responsabile del Museo della ceramica di Fiorano (Modena)]

Primavera 2012: al Museo della ceramica di Fiorano, nel Modenese, nasce la nuova sezione espositiva dedicata alle targhe ceramiche devozionali. La possibilità del nuovo allestimento si deve alla generosità di due fioranesi che hanno donato al museo la loro raccolta privata. Ottanta targhe dedicate a Sant'Antonio Abate, originali per tema, peculiarità e valore, compongono la nuova sezione, esposta in due ambienti del Castello di Spezzano adiacenti alla cinquecentesca "Sala delle Vedute", e illustrano uno degli usi più curiosi e tradizionali della ceramica.

Testimonianza della fede popolare, le targhe devozionali tracciavano nel paesaggio naturale e architettonico una "segnaletica religiosa". Le incontriamo applicate agli elementi architettonici delle abitazioni: architravi, pilastri, sottoportici e lungo percorsi viari; in campagna sono poste sulle maestà, ai crocicchi, vicino ai ponti, nelle stalle, lungo gli itinerari più battuti; talvolta tra i rami degli alberi, nei cosiddetti tabernacoli arborei.

Sant'Antonio Abate, eremita, taumaturgo, patrono degli animali e padre del monachesimo cristiano, nacque intorno al 250 in Egitto. La sua esistenza fu dedicata al lavoro e alla preghiera in solitudine. Il 17 gennaio del 357 morì ultracentenario e ancora oggi questa data è ricordata e celebrata dalla tradizione contadina con antiche ritualità: l'uccisione del maiale e la benedizione di stalle e fienili. Seguendo il suo esempio nacque in seguito l'Ordine ospedaliero degli Antoniani, monaci particolarmente dediti alla cura degli ammalati, allevatori di maiali della comunità, il cui lardo veniva usato per guarire dal "fuoco di Sant'Antonio". Il santo è per questo considerato protettore dei suini, degli animali da stalla e dei contadini, mentre, per il suo speciale rapporto con il fuoco, è riconosciuto patrono di pompieri e in particolare dei ceramisti, che attraverso la produzione di targhe votive esprimevano la loro sentita devozione.

Le targhe esposte presentano Antonio come un vegliardo dalla barba bianca, avvolto nel saio da eremita oppure in abito pontificale con pastorale e mitria, accompagnato dai suoi tipici attributi: il bastone a forma di tau, il campanello, il fuoco, il libro e il caratteristico maiale; talvolta è raffigurato in posizione benedicente, inginocchiato in preghiera, posto di fronte o in movimento. Le produzioni in ceramica sono precedute da raffigurazioni devozionali su carta, i cosiddetti santini, che contribuiscono a diffondere la devozione e l'immagine tradizionale del santo.

Le targhe sono realizzate in terracotta a rilievo, ingobbiate, invetriate e policrome; il procedimento tecnico prevede generalmente la pressatura dell'impasto in stampi e la successiva produzione in monocottura o bicottura. Prodotte nelle fornaci dedicate alla modellazione di ceramica di uso comune, erano probabilmente realizzate durante un momento di evasione creativa del "fornaciaro". La collezione accoglie targhe dal XVII secolo a oggi e presenta ceramiche ingobbiate, terrecotte smaltate e maioliche.

La sezione "Olivieri" presenta, in 6 vetrine, targhe di produzione emiliano-romagnola realizzate tra XVII e XIX secolo, mentre qualche esemplare è di manifattura toscana e umbra. La manifattura Rubbiani, attiva a Sassuolo (Modena) dalla seconda metà dell'Ottocento, propone targhe ceramiche modellate con compostezza neoclassica, dove la figura del santo benedicente, posto in piedi e rivolto a sinistra, è vestita di un ampio grembiule bianco che rimanda alle opere curative dell'ordine degli Antoniani. Le singolari cornici dipinte a macchiettature o spugnature in bicromia verde e giallo o in blu e bruno, ricordano la decorazione di bacili e brocche da acqua, comuni nelle antiche cucine di campagna.

Le botteghe romagnole, tra cui spicca la manifattura imolese dei Bucci, giocano sulla vivace policromia e su una ricca interpretazione della cornice, a compensare la ricorrente frontalità dell'immagine del santo presentato nella veste di abate e vescovo con mitria e bastone pastorale. Alcune targhe di minor pregio, ma particolarmente singolari, arricchiscono la collezione e colpiscono l'attenzione del visitatore. Le targhe pubblicitarie in gesso colato, in plastica e terracotta, commissionate dalle aziende produttrici di mangimi, accanto all'immagine tradizionale del santo e al marchio di fabbrica, propongono inusuali benedizioni delle stalle: "Usate mangime perfetto che alla MAIS ho benedetto".

Vicino al tema delle targhe in ceramica, la sezione presenta un telo stampato a mano con l'immagine del santo; utilizzato per ornare i bovini in occasione delle sagre, è di tradizione e produzione romagnola. La "benedizione delle stalle", nella versione povera su litografia in carta che rimanda ai tradizionali santini, trova nel XX secolo una nuova espressione nelle piastrelle di ceramica di formati diversi, dipinte a mano o a decalcomania. La collezione riporta così l'attenzione alle produzioni contemporanee di piastrelle di ceramica già esposte nella sezione attuale del museo.

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