Rivista "IBC" X, 2002, 1
musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, mostre e rassegne
Nel riassetto urbanistico che ha interessato in questi ultimi anni Fusignano (Ravenna) e che viene definito come "esperienza urbanistica partecipata" per il suo carattere di riflessione collettiva sul recupero e sull'utilizzo di spazi pubblici, acquista particolare significato l'operazione che ha riguardato l'ex area ospedaliera e in particolare il vecchio ospedale di San Rocco. L'ottica che ha governato l'intervento di trasformazione era quella di mantenere nell'area, in edifici più recenti, le funzioni sanitarie originarie, destinando la struttura più antica a una fruizione pubblica di tipo culturale. Come è accaduto e tuttora accade per altri analoghi edifici, un altro tassello architettonico della storia regionale ospedaliera ha quindi cambiato destinazione d'uso andando ad arricchire il patrimonio artistico e culturale dell'Emilia-Romagna. Questo tipo di scelta è assai diffuso soprattutto in Italia, ma è anche condiviso da altri paesi europei, come è recentemente emerso dagli esiti del progetto europeo "PAPHE (Présent et Avenir du Patrimoine Hospitalier Européen)" al quale l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna ha collaborato in qualità di partner nel corso degli ultimi due anni.
Situato nel cuore della cittadina romagnola che ha dato i natali ad Arcangelo Corelli, il San Rocco ha quindi ospitato dopo il suo restauro e per alcuni anni iniziative culturali di vario genere, dai concerti di musica antica alle esposizioni. A pochissimi mesi fa risale invece l'istituzione del Museo civico "San Rocco" situato nelle sale restaurate del piano terra e inaugurato con l'allestimento del ricco nucleo di targhe devozionali ceramiche che il collezionista Sergio Baroni, originario di Fusignano, ha donato all'Amministrazione comunale in memoria dei genitori Amelia e Vincenzo.
Le oltre centoquaranta opere, di forme e dimensioni diverse, di provenienza eterogenea ma, salvo un pezzo spagnolo e uno francese, tutte italiane, testimoniano la grande devozione tributata in particolar modo alla figura di Maria e ad alcuni santi - in particolare al protettore degli animali Sant'Antonio Abate e a quello delle campagne San Vincenzo Ferreri - ed erano conservate all'interno delle abitazioni, collocate sopra le porte di case coloniche o di stalle, situate sui pilastrini posti agli incroci di strade. Accanto a opere più naïves trovano posto esemplari di grande qualità che si situano in un arco cronologico che corre dal Cinquecento a tutto il Novecento. Tra le più antiche figurano una targa riminese datata 1660 e una di Montelupo risalente al 1661. Un nucleo importante proveniente dall'Italia centrale conta in particolare ceramiche di Deruta e di Castelli. Tra le molte presenze emiliano-romagnole va ricordata quella della storica Fabbrica Ferniani di Faenza.
L'acquisizione e l'esposizione di queste ceramiche non è fatto casuale. Come ricorda Giorgio Cicognani, curatore della sezione museale nonché della piccola pubblicazione stampata per l'occasione, l'intervento si pone infatti in una linea di continuità e di integrazione rispetto agli studi e all'attività schedografica ed espositiva che un altro concittadino, monsignor Antonio Savioli, ha rivolto all'iconografia mariana del territorio circostante. Particolarmente significative in questo senso appaiono iconografie come quelle della Madonna del Fuoco, venerata a Forlì, e della Madonna delle Grazie, protettrice di Faenza.
Altro collegamento di rilievo per queste opere - il cui allestimento è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione della Banca di credito cooperativo - è quello già attivato con le vicinissime collezioni del Museo internazionale delle ceramiche di Faenza, al fine di stabilire iniziative comuni in un'ottica di percorso museale integrato. Interessanti possibilità per questa struttura possono inoltre venire dalla sperimentazione di una valorizzazione e promozione coordinata delle attività culturali prevista in un protocollo d'intesa siglato oltre un anno fa dai Comuni di Alfonsine, Bagnacavallo e Fusignano.
Quanto agli sviluppi possibili per il nuovo museo, si sta attualmente ragionando sugli altri nuclei che, naturalmente sempre in chiave di documentazione della storia locale, potrebbero affiancarsi a quello esistente, a partire dal gruppo di sculture del fusignanese Raul Vistoli, donato al Comune dagli eredi dell'artista, nella cui opera ricorre tra l'altro il tema della religiosità. Altro nucleo preso in considerazione è quello delle pitture di Luigi Annibale Bergamini, artista che ha trascorso moltissimi anni ricoverato in strutture psichiatriche e che ha decorato le pareti e l'abside di una piccola chiesa nei pressi di Fusignano.
La questione dell'ampliamento della superficie espositiva, così come quella dello sviluppo di attività culturali collegate, è tuttavia strettamente connessa al completamento del recupero dell'edificio, che sta impegnando l'Amministrazione comunale nel reperimento delle consistenti risorse ancora necessarie.
Azioni sul documento