Rivista "IBC" XXI, 2013, 1

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"Sulle tracce di Dickens. Libri e opere grafiche della Biblioteca dell'Archiginnasio", Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, 13 settembre 2012 - 2 marzo 2013.
Sulle tracce di Dickens

Cristina Bersani
[Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Bologna]

In occasione del bicentenario della nascita di Charles Dickens, la Biblioteca bolognese dell'Archiginnasio ha organizzato al suo interno una mostra dedicata allo scrittore inglese e agli echi della sua presenza a Bologna e in Emilia, proponendo libri, incisioni, stampe e fotografie d'epoca. La mostra ha avuto il patrocinio del British Council e ha fatto parte nel calendario internazionale della rassegna "Dickens 2012", in collaborazione con il Charles Dickens Museum di Londra. L'evento si iscrive nelle iniziative dedicate allo scrittore dall'Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna ("aBOut Dickens").

Un'ampia rassegna iconografica posta all'inizio del percorso ha offerto al pubblico un resoconto dei quattro giorni trascorsi da Dickens in Emilia, come racconta nelle sue Pictures from Italy (1846), dedicate al viaggio italiano realizzato tra il 1844 e il 1845 partendo da Genova. Procedendo su diligenza a una velocità di crociera di circa quattro miglia, l'8 novembre egli arriva a Piacenza, dove dorme in un albergo. Il mattino successivo sale "sulla più alta carrozza di posta mai vista", che lo condurrà attraverso le altre città dell'Emilia e la pianura padana, di cui apprezza l'aspetto e in particolare i vigneti "maritati" agli olmi. Il 9 visita Parma e Modena, giungendo a Bologna nel cuore della notte. Ne riparte il pomeriggio successivo, non prima di avere visitato il Cimitero monumentale della Certosa, "attrazione turistica" a cui riserva il massimo dell'attenzione, e gettato uno sguardo sul centro della città con i portici e le due Torri, elementi architettonici identificativi divulgati dalla letteratura turistica d'Oltralpe.

Lo scrittore ci restituisce, come fossero "vaghe immagini", "mere ombre sull'acqua", le sue impressioni di un paese "traboccante di bellezze naturali e artificiali", di cui coglie vivamente la decadenza e l'incuria dovuti all'oppressione del malgoverno nei vari stati preunitari; con acuta lungimiranza ne percepisce tuttavia le capacità di riscatto (siamo alle soglie del Risorgimento), e nel congedarsi dagli Italiani afferma: "Il buono che è sempre stato in loro è ancora in loro, e un grande popolo può, un giorno, sorgere da queste ceneri. Lasciateci nutrire questa speranza!". Ovunque, quindi, egli palesa il suo gusto per il pittoresco, che le città emiliane compiutamente appagano, con la loro decadenza avvolta da suggestive penombre: "Che strano dormiveglia, deliziosamente triste, è il vagare per questi posti che si sono addormentati e che si scaldano al sole! Ciascuna, a sua volta, sembra essere, di tutte le città desolate, ammuffite, dimenticate da Dio nel vasto mondo, la capitale".

La sua sensibilità un po' morbosa, inseguendo il pittoresco, si addentra nelle spire dell'inconscio visionario dove albergano trasfigurazioni oniriche simbolicamente allusive, che paiono tratte dai romanzi orrorifici del suo tempo, sulla scia di Edgar Allan Poe. Con riguardo a Bologna, la mostra ha proposto un itinerario fra gli angoli della città immortalati dai vedutisti dell'epoca, tra cui spicca Antonio Basoli, interprete di un'immaginifica dimensione, dove predominano gli scorci tenebrosi dei portici, gli interni di logge, di cortili e di chiese (teatro di funzioni religiose, in cui l'antipapista Dickens rileva, come in altre città, la mancanza di un vero slancio spirituale).

Nell'accostarsi all'ambiente italiano, lo scrittore inglese si mostra soprattutto un acuto osservatore dei personaggi del popolo: ciceroni e postiglioni, camerieri, beghine e altre comparse costituiscono, in ultima analisi, il principale interesse del narratore inglese. Egli innova così, in una maniera personalissima, il genere letterario dei racconti odeporici prodotti dai viaggiatori stranieri che visitarono numerosi Bologna nel corso dei loro Grand tours.

Nella sezione bibliografica, comprendente più di un centinaio di titoli dickensiani (tra cui numerose riduzioni per i ragazzi), sono stati scelti gli esemplari di maggiore interesse iconografico, decorativo ed editoriale, evidenziando significative note di possesso o dediche manoscritte, che rivelano la fortuna letteraria goduta dall'autore inglese a Bologna. Particolare rilievo è stato dato ai cinque Racconti di Natale in edizioni arricchite da pregevoli illustrazioni: il primo e forse più noto di essi, A Christmas Carol, uscì nel 1843, solo un anno prima del viaggio in Italia, mentre The Chimes (Le campane), fu composto dallo scrittore durante il soggiorno nel nostro Paese. La prima opera dello scrittore, Sketches by Boz, pubblicata in due serie nel 1836 e 1837, è stata esposta nell'edizione di Lipsia del 1919 (Velhagen & Klasing), proveniente dal fondo Bianchi che comprende molti altri libri dell'autore inglese. Sono state esposte inoltre le opere dickensiane dell'editore francese Hachette appartenute alla famiglia Venturini, gli esemplari provenienti dalla libreria dello scrittore Riccardo Bacchelli e del germanista Lorenzo Bianchi, e altre curiosità, come il volumetto ricevuto in dono da Luciano Anceschi con la dedica del suo maestro di scuola elementare.

La mostra è stata curata da Cristina Bersani, Giovanna Delcorno, Giacomo Nerozzi, Valeria Roncuzzi, con la consulenza scientifica di Gino Scatasta, docente di Letteratura inglese all'Università di Bologna, e si è avvalsa del progetto grafico di Manuela Marchesan. Da maggio, nel sito web della Biblioteca (www.archiginnasio.it), si potrà consultare la versione on line.

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