Rivista "IBC" XXI, 2013, 1

biblioteche e archivi / mostre e rassegne, storie e personaggi

"'Un affare di cuore'. Giovanni Pascoli nella Bologna del socialismo internazionalista", Archivio di Stato di Bologna, 29 settembre - 16 dicembre 2012.
Pascoli il sovversivo

Valentina Gabusi
[Archivio di Stato, Bologna]
Maria Concetta Napoli
[Archivio di Stato, Bologna]

"Amico intimo del Costa". Così viene definito Giovanni Pascoli in una relazione inviata al prefetto di Bologna nel novembre del 1878. Al Ministero dell'interno, pochi mesi dopo, ci si interroga sull'opportunità di mantenere al posto di insegnante in un istituto comunale "un individuo di principi 'contrari' non solo alle istituzioni dello Stato, ma ben anche a ogni ordine sociale".

È un Pascoli fuori dai canoni, inquieto, ribelle, impegnato politicamente per non dire sovversivo, quello che emerge dai resoconti della polizia, che sul finire degli anni Settanta dell'Ottocento spiava con preoccupazione le mosse di Andrea Costa e degli internazionalisti bolognesi. Un'immagine molto lontana da quella consegnata alla storia dalla sorella Maria e poi tramandata dai manuali scolastici, che fa di lui l'aedo malinconico delle memorie familiari, ripiegato su sé stesso e provato dalla sorte.

Ed è questo l'aspetto che ha colpito di più i visitatori della mostra "'Un affare di cuore'. Giovanni Pascoli nella Bologna del socialismo internazionalista", allestita all'Archivio di Stato di Bologna in occasione del centenario pascoliano, aperta al pubblico il 29 settembre 2012, durante le "Giornate europee del Patrimonio", e conclusa il 16 dicembre 2012. Il percorso espositivo, riprodotto interamente sul sito web dell'Archivio (www.archiviodistatobologna.it), è stato concepito come una sorta di viaggio a ritroso negli anni di formazione del giovane poeta romagnolo, dal 1873, anno dell'iscrizione alla Facoltà di lettere, al 1882, anno della laurea. Anni durante i quali il giovane Pascoli, oltre a frequentare l'ateneo bolognese, militò attivamente nelle file del socialismo internazionalista.

L'impegno politico, e la correlata attività giornalistica, intensificatisi tra il 1876 e il 1879, furono probabilmente la causa dell'abbandono degli studi, interrotti tra la fine del 1875 e l'inizio del 1880. A segnare una svolta nell'orizzonte politico ed esistenziale del poeta, principiando quel "ritorno all'ordine" che l'avrebbe portato poi a laurearsi e ad avviarsi alla carriera di insegnante, fu forse l'esperienza del carcere, dove Pascoli fu rinchiuso per quasi tre mesi, per aver partecipato a una manifestazione in favore di un gruppo di internazionalisti. Assolto per mancanza di prove e scarcerato il 22 dicembre del 1879, Pascoli decise di riprendere gli studi, diradando la sua presenza alle riunioni internazionaliste. Ma nel frattempo anche il clima politico era mutato. Costa, con la famosa lettera aperta Ai miei amici di Romagna, aveva annunciato l'evoluzione in senso legalitario della sua azione politica, che l'avrebbe condotto in parlamento nel 1882. In quello stesso anno, Pascoli si laureò in lettere greche, con una tesi su Alceo. ll profondo rapporto d'amicizia tra Pascoli e Costa si mantenne sempre vivo negli anni a venire, sulla scia di un socialismo che "non è solamente un affare di testa, ma di cuore", come scriveva nel 1877 lo stesso Costa.

Come sempre avviene in un archivio, il tracciato biografico è stato ricostruito a partire dai documenti dell'epoca, conservati nei fondi della Prefettura e del Tribunale penale di Bologna, ed esposti in alcuni casi per la prima volta, come il fascicolo relativo al procedimento penale che Pascoli subì nel 1879. Le relazioni dei questurini, con il loro linguaggio talvolta scarno e formale, talvolta ricco e immaginifico, ci riportano al clima di sospetto e di repressione, ma anche di fermento e di slanci idealistici, in cui il giovane poeta era immerso in quegli anni, rivelando un progetto di vita forse ancora inconsapevole ma già delineato con evidenza. Non anni di dispersione dunque, come si è detto, ma di formazione, nel senso più ampio di questo termine.

Per facilitare la lettura delle carte di polizia e per aiutare il pubblico a immergersi nel clima della Bologna postunitaria, che a metà degli anni Settanta dell'Ottocento era uno dei centri più attivi dell'internazionalismo anarchico in Italia, accanto ai documenti prefettizi sono state esposte alcune mappe d'epoca e le riproduzioni di fotografie e disegni dei luoghi più frequentati dai giovani internazionalisti (osterie, ristoranti, caffè, teatri), gentilmente concessi dalle Collezioni d'arte e di storia della Fondazione Cassa di risparmio in Bologna - Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.

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