Rivista "IBC" XXI, 2013, 1

biblioteche e archivi / linguaggi, didattica, progetti e realizzazioni, storie e personaggi

Tre attori hanno portato il pubblico nelle stanze e tra le carte dell'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia.
Teatro in archivio

Pierluigi Tedeschi
[attore e scrittore]
Lella Vinsani
[Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia (ISTORECO)]

L'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia (ISTORECO), nato nel 1965, fa parte di una rete nazionale di istituti costituiti al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e le memorie della guerra di Liberazione in Italia e dell'intero Novecento (www.istoreco.re.it). L'importanza che l'ISTORECO e il Polo archivistico del Comune rivestono per la città è davvero rilevante: va infatti ricordato che qui è conservato l'archivio della Resistenza e del movimento di liberazione a Reggio Emilia e i tanti cartellini dei partigiani iscritti all'ANPI (l'Associazione nazionale partigiani d'Italia), un patrimonio di grandissimo valore. Naturalmente sono presenti anche molti altri fondi rilevanti - gli archivi di alcuni partiti politici, quello della Camera del lavoro, quelli del Comune e della Provincia, dell'Azienda consorziale trasporti, della Cassa di risparmio di Reggio Emilia, e diversi altri elencati nel sito del Polo archivistico (archivi.comune.re.it) - e questo ne fa una straordinaria risorsa non soltanto per la ricerca degli studiosi ma anche per il recupero della memoria da parte della città.1

Di questa opera di recupero fa parte la collaborazione tra l'ISTORECO e l'attore Pierluigi Tedeschi, già autore di Nebbia, uno spettacolo di cui la rivista "RS. Ricerche Storiche" ha proposto una sintesi nel suo numero 113. Tedeschi infatti, ben noto al pubblico e alla critica per il suo impegno civile e sociale, assai ben trasposto in pièces teatrali, ha dimostrato molto interesse per i materiali dell'archivio e ha cominciato a pensare a una lettura a più voci, costruita e adattata agli spazi della struttura, come un modo per interessare e coinvolgere chi ancora non conosce l'Istituto.

È nato così "Teatro in Archivio vol. 1", uno spettacolo tenutosi nei locali dell'ISTORECO e del Polo archivistico il 15 dicembre 2012, basato su testi scelti da Lella Vinsani e interpretati da Cinzia Pietribiasi, Silvia Scotti e Pierluigi Tedeschi.2 I brani letti sono stati scelti per comunicare al pubblico le varie tipologie di documenti conservati nell'Istituto, seguendo un ordine cronologico facilmente comprensibile. Sicuramente vincente è stata l'idea di consegnare a ogni presente, prima dell'inizio della rappresentazione, il cartellino di un partigiano, per favorire un'immersione empatica nel periodo storico raccontato dalle letture.

Lo spettacolo ha avuto inizio con il documento che sancisce la costituzione del Comitazione di liberazione nazionale (CNL) provinciale, che ebbe luogo in città il 28 settembre 1943 nella canonica della chiesa di san Francesco. E proprio in quella canonica si trovava la credenza conservata oggi nell'ingresso dell'ISTORECO, dove non a caso è cominciata l'azione teatrale. Nell'emeroteca si è potuta ascoltare la testimonianza "elettronica" di Annita Malavasi "Laila", partigiana, interessante anche per il suo risvolto sociale. Annita, infatti, allora fidanzata e giudicata "troppo libera" per la sua attività politica dal promesso sposo, lo lasciò pur di rimanere fedele ai suoi ideali.

Nella sala delle scrivanie erano esposti - per la prima volta - gli strumenti di tortura usati nelle carceri dei Servi, a Villa Cucchi e nel carcere di San Tommaso, resi in tutta la loro potenza di crudeltà dalla forte presenza scenica di Pierluigi Tedeschi. Nel corridoio che congiunge l'ISTORECO con il Polo archivistico, è stata rievocata la storia di una giovane staffetta che subì pesanti e ripetute torture: la sua vicenda, negli ambiti più nascosti e personali, è stata interpretata con passione e intensità da Cinzia Pietribiasi. Con la lettura dell'opera dedicata da Salvatore Quasimodo Ai Fratelli Cervi, alla loro Italia, il pubblico è stato accompagnato all'ultima tappa della rappresentazione, l'Archivio delle OMI (Officine meccaniche italiane) Reggiane sito nei locali del Polo archivistico, dove è stato letto un brano del libro Disegnava aerei di Annamaria Giustardi, riguardante l'eccidio del 28 luglio 1943. La canzone I morti di Reggio Emilia, in ricordo della strage del 7 luglio 1960, ha poi concluso simbolicamente il percorso storico.

"Teatro in Archivio vol. 1" è nato dalla volontà di ricercare un nuovo modo di trasmettere i valori del passato, di rileggere i documenti che la patina del tempo sembrava aver cosparso di oblio, e il linguaggio teatrale si è rivelato uno strumento estremamente efficace per ripercorrere momenti, luoghi e volti che hanno fatto la storia della nostra città e del nostro Paese.

Che la proposta di lettura scelta da Pierluigi Tedeschi, Cinzia Pietribiasi e Silvia Scotti sia la formula giusta lo si è visto chiaramente dal comportamento del pubblico: sguardi indirizzati a recuperare la memoria di immagini forse già viste ma dimenticate; orecchie dirette alle parole che si alternavano tra volti e oggetti; momenti passati che tornavano con i colori vividi della violenza che fu, dell'orrore, della paura; il silenzio, in certi momenti teso, a seguire quel che è stato; persone che si muovevano lente ma decise, in un pellegrinaggio scandito dalle tappe fondamentali del tragitto che ha portato alla democrazia; un coro sottile che si è levato alla fine del percorso sulle note di una canzone, e che tutti ci ha uniti nella memoria della tragedia e nella volontà di non dimenticare.

Gli anni che stiamo attraversando non hanno certo contribuito a far sì che nelle giovani generazioni sia nata la voglia di sapere, di conoscere il passato da cui provengono e che oggi rende loro possibile anche "disinteressarsi" della storia; si rischia quindi di dare per scontata la forza della democrazia, conquistata a carissimo prezzo e con alto spirito di sacrificio.

Ecco, dal punto di vista dell'ISTORECO riteniamo che fornire a tutti l'opportunità di visitare i luoghi della storia, dove si conserva la memoria, sia stata una iniziativa che ha dato buoni risultati. Merito di questo va soprattutto agli attori, che hanno fornito un nuovo modo di approcciarsi alla materia e ai documenti. L'utilizzo di nuovi linguaggi è essenziale in questo particolare momento storico, in cui tutto muta con grande velocità, e lo è particolarmente in un settore che, come il nostro, ha necessità di rendersi "interessante" per favorire una prima conoscenza e poi magari l'approfondimento che ne potrà seguire.

[Lella Vinsani]


Per raccontare cos'è stata l'esperienza di "Teatro in Archivio vol. 1" bisogna proprio partire dal luogo fisico in cui è avvenuta la rappresentazione: da un archivio. Un luogo che, situato nel centro storico della città di Reggio Emilia, ha avuto, come spesso accade, vari utilizzi nel corso del tempo: da edificio religioso a spazio adibito alle scuderie dell'esercito. Infine, destinato a ospitare il Polo archivistico del Comune e l'ISTORECO: istituti, per loro stesso statuto, tenuti in primo luogo a conservare e a proteggere documenti preziosi, la memoria storica di una comunità. Questa giusta azione di conservazione e protezione può far sì che, al di fuori della stretta cerchia di ricercatori e cultori della materia, questi spazi e questi edifici vengano vissuti come chiusi, inaccessibili: un corpo separato e difficilmente penetrabile.

Il lavoro di divulgazione dei materiali contenuti, la rielaborazione e lo studio dei documenti possono subire o rischiare la stessa sorte. Rimanere anch'essi retaggio esclusivo e a volte autoreferenziale degli studiosi e degli archivisti di centri e poli conservativi analoghi, sparsi sul territorio nazionale. Con questa consapevolezza, l'ISTORECO, in particolare, dedica da anni molte delle sue energie a portare fuori dai suoi ambiti il proprio tesoro di memoria: basti ricordare, tra le tante iniziative, i periodici "viaggi della memoria" rivolti alle scolaresche, un'esperienza didattica e divulgativa che negli anni ha consentito a centinaia di studenti di visitare i campi di sterminio nazisti in Polonia e in Germania.

"Teatro in Archivio vol. 1" tenta un approccio nuovo di divulgazione e manutenzione della memoria: aprire un archivio, un luogo di solito chiuso e per pochi addetti ai lavori, facendo entrare le persone nel luogo fisico in cui questa memoria è conservata. Portando le persone negli spazi e nei luoghi reali dove sono conservati i documenti, e facendole camminare e spostare in tutte le direzioni. Una proposta, con l'ennesima espressione anglosassone, si può a ragione definire site-specific, cioè nata in questo luogo, per questo luogo, dai materiali presenti sul posto. Non si tratta di un innesto di materiali, spettacoli o performance nati altrove e adatti a ogni situazione: le storie e le vicende che si dipanano, sala dopo sala, provengono dalle carte e dai materiali video dell'archivio.

Il pubblico viene accolto all'ingresso, sulla "soglia della memoria", e a ognuno dei partecipanti viene dato un cartellino di un partigiano o di una staffetta, proveniente dallo schedario dell'ANPI. È un invito a immedesimarsi in quelle persone, a prendere un nome di battaglia per il tempo del percorso. Un mobile massiccio di legno scuro è stato il testimone silenzioso della fondazione del CLN reggiano: nel corridoio d'entrata dell'ISTORECO, davanti a questo sobrio arredo, i tre attori raccontano la vicenda. Si prosegue nella "sala pinacoteca" e nella "sala delle bandiere" dove prima un video e poi un'attrice raccontano le "vite autentiche" di alcune staffette partigiane.

Nella "sala delle scrivanie", una bacheca che contiene degli strumenti di tortura - efferati o apparentemente banali e innocui, come un ferro da stiro - cominciano a parlare, con la voce di un attore, delle torture e delle violenze commesse nella famigerata Villa Cucchi, la sede reggiana della polizia politica fascista. Di violenza che lascia un segno indelebile nella memoria di chi l'ha subìta si narra ancora nella "sala del restauro", con la "Storia di Anna", un'ex staffetta che per strada, a distanza di decenni, incrocia il suo ex torturatore.

Salvatore Quasimodo ha scritto una poesia intensissima e misconosciuta dedicata Ai Fratelli Cervi. Un testo che conduce il pubblico emozionato dalla vicenda dolente della staffetta Anna, attraverso il lungo "corridoio degli archivi", verso il deposito (prezioso e in gran parte in attesa di adeguati restauri) destinato all'archivio delle "Officine Reggiane". Trattore R60, la canzone trasmessa da uno scricchiolante altoparlante, introduce all'ultima narrazione a tre voci: "Disegnava aerei", storia di un giovane tecnico delle Reggiane, appassionato di meccanica e di aeroplani, morto il 28 luglio del 1943 durante uno scontro tra la polizia e gli scioperanti. Cosicché il brano che chiude questo viaggio tra sale e corridoi di un archivio aperto per la prima volta al pubblico, non può che essere Per i morti di Reggio Emilia. Quelli caduti il 7 luglio del 1960, nel centro storico della città, mentre scioperavano contro la legge "Tambroni".

"Teatro in Archivio vol. 1" è l'inizio di un percorso che ci auguriamo possa proseguire con successivi "volumi", per portare ancora il teatro in luoghi non-teatrali. Tre attori in relazione, in dialogo, in conflitto con uno spazio adibito a sede di un archivio: nulla di nuovo in assoluto, se si pensa che già dal primo Novecento le avanguardie artistiche storiche sentirono il bisogno di uscire dai teatri per lasciarsi contaminare dal contesto quotidiano, urbanistico e architettonico, per ridefinire le funzioni e le convenzioni del fare teatro. Dopo un secolo, l'urgenza di sperimentare spazi non teatrali non ha più quelle implicazioni di provocazione, sovvertimento, manifesto politico. Rimane più che mai intatta e rafforzata l'eterna dialettica tra spazio, corpo dell'attore, forma dello spettacolo. In altri termini, un confronto tra il "contesto" dove si svolge un'azione performativa, lo "strumento" di questa azione, cioè l'attore-performer, e la "modalità di comunicazione". Una dialettica che obbliga l'artista a riflettere sul processo comunicativo e sulla ricerca di una nuova relazione con lo spettatore.

"Teatro in Archivio vol. 1" non ha portato qualcosa di estraneo all'interno del Polo archivistico e dell'ISTORECO di Reggio Emilia. In questo caso si può ben dire che il luogo e i ricercatori hanno generato teatro: con il desiderio e la necessità di trovare nuove strade per divulgare l'enorme patrimonio di memoria che conservano. Come ogni cosa, anche la memoria, se non viene usata, allenata, sottoposta a una corretta e continua manutenzione, corre il rischio di disperdersi, sfarinarsi, entrare in quell'enorme buco nero che risucchia tutto quello che sembra "già visto", "già sentito", "già conosciuto: saputo e risaputo".

Così per me ora appare chiaro cos'è accaduto con questa prima esperienza: un cortocircuito tra il senso contemporaneo di fare teatro (in quale "contesto", con quali "strumenti", con quali "modalità di comunicazione") e il senso contemporaneo di fare divulgazione e manutenzione della memoria (in quale "contesto", con quali "strumenti", con quali "modalità di comunicazione").

[Pierluigi Tedeschi]


Note

(1) Si veda in proposito: A. Ferraboschi, M. Storchi, Insieme in archivio, "IBC", XIX, 2011, 4, pp. 12-16.

(2) Cinzia Pietribiasi, attrice, danz'autrice e regista, dopo una formazione non accademica partecipa con progetti performativi originali alle semifinali del premio "Scenario" nel 2009 e nel 2011, e viene selezionata per la semifinale del premio "Gd'A Emilia Romagna" 2012. Parallelamente lavora con "La Baracca - Teatro Testoni Ragazzi" di Bologna. Collabora con la compagnia "Arte e Salute Onlus" (attori-utenti del Dipartimento di salute mentale di Bologna), realizza e conduce progetti di teatro per bambini e corsi di formazione per insegnanti nelle scuole di primo e secondo grado.

Silvia Scotti, attrice e formatrice, ha incrociato l'ambito teatrale e quello educativo. Dal 2003 al 2006 ha recitato nella "compagnia Giolli" con cui ha partecipato al convegno internazionale "I Teatri delle diversità"; ha approfondito lo studio del movimento a l'École Internationale de Théâtre Lassaade di Bruxelles; collabora come attrice con "Istarion Teatro" (Reggio Emilia) e "Laboratorio 41" (Bologna). È referente teatrale del progetto "FEI 2013" del Comune di Parma (settore adolescenti), collabora con enti di formazione per adulti e realizza progetti di teatro per bambini e adolescenti.

Pierluigi Tedeschi, performer, autore teatrale e scrittore, fin dai primi anni Ottanta ha partecipato e organizzato letture ed eventi poetici in varie città d'Italia. Nel 2010 ha pubblicato Il profilo delle parole, antologia poetica ispirata al fotografo Luigi Ghirri (Edizioni Baobab), nel 2012 Luoghi Comuni con il fotografo Riccardo Varini (Edizioni AbaoAqu). Ha debuttato in teatro nel 2011 con il suo monologo multimediale Nebbia. Un'orazione civile, e collabora come attore con "Lenz Rifrazioni" (Parma).

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