Rivista "IBC" XIX, 2011, 4

biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni, leggi e politiche

Sta per compiere dieci anni il Polo archivistico del Comune di Reggio Emilia, che raccoglie e mette a disposizione di tutti la documentazione prodotta sul territorio, tra cui quella dell'Archivio storico della Provincia.
Insieme in archivio

Alberto Ferraboschi
[responsabile dell'Archivio storico della Provincia di Reggio Emilia]
Massimo Storchi
[responsabile scientifico del Polo archivistico del Comune di Reggio Emilia]

L'idea del Polo archivistico nasce dal dibattito culturale e storiografico avviato in occasione del Cinquantesimo della Resistenza (1993-1995), un dibattito aperto in collaborazione fra l'Istoreco (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia) e il Comune di Reggio Emilia e che coinvolse, sin dalle prime fasi, sia la Soprintendenza archivistica che l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna. In occasione delle due mostre realizzate in quel triennio - "Ogni contrada è patria del ribelle" (1993) e "Credere, disobbedire, combattere" (1995), curate dallo scrivente e da Marco Paterlini - si confermò l'efficacia di proporre percorsi espositivi basati sull'uso di materiale archivistico originale, intrecciandone l'utilizzo con strumenti comunicativi audio e video. La riflessione giunse alla stesura di una prima idea progettuale che si confrontava sia con l'esistenza di rilevanti giacimenti archivistici sparsi sul territorio provinciale (e difficilmente utilizzabili da un'utenza non specialistica), sia sulla crescente richiesta, da parte di studenti e ricercatori, di poter usufruire della più ampia documentazione sulla vicenda storica di un territorio nel corso del Novecento.

Il primo passo fu immaginare la realizzazione di un archivio di concentrazione specializzato per raccogliere, in un unico luogo, i diversi fondi documentari che erano sparsi e che le perduranti difficoltà delle strutture archivistiche locali statali non riuscivano né a recuperare né a valorizzare. Recuperare i fondi archivistici di più diversa origine e tipologia (pubblica e privata) e facilitarne l'utilizzo affiancando alla figura dell'archivista quella dello storico e del documentalista furono gli obiettivi di quel percorso progettuale e iniziale che si stava elaborando.

Un altro elemento che giunse a favorire questo percorso era costituito anche dalla necessità di reperire una sede adeguata per l'Archivio storico del Comune di Reggio Emilia (la sezione postunitaria, perché tutta la sezione precedente rimaneva depositata presso il locale Archivio di Stato); dopo una catalogazione avvenuta alla metà degli anni Ottanta, infatti, l'Archivio storico comunale era ospitato in sedi diversificate e certamente non adatte a favorire la valorizzazione di un simile patrimonio documentario.

I singoli percorsi progettuali (raccolta, tutela e messa a disposizione dei fondi documentari) trovarono una sintesi nel documento-progetto "La memoria della Città", elaborato nel 1996 dal sottoscritto e da Marco Paterlini. Il progetto si poteva riassumere in tre linee guida/obiettivi:

· Costituzione di un polo archivistico come terza istituzione culturale della città (con Biblioteca "Panizzi" e Civici Musei).

· Polo archivistico come "polo" di attrazione per la salvaguardia e la tutela di fonti documentarie sul territorio.

· Polo archivistico come centro di valorizzazione delle fonti documentarie per la formazione permanente e il diritto all'informazione del cittadino in collaborazione con gli enti proprietari degli archivi.

Il progetto veniva approvato nelle sue linee generali dal Comune di Reggio Emilia che, come primo passo, con sua delibera del 14 marzo 2001, procedeva alla costituzione dell'Archivio storico comunale. La sede veniva individuata nei restaurati Chiostri di San Domenico, di proprietà comunale, predisponendo una struttura fondata su 3.500 metri lineari di deposito (in armadi compact mobili), sala di studio, sala mostre e uffici. Il Polo archivistico apriva al pubblico, iniziando la sua attività, il 2 maggio 2002 (archivi.comune.re.it).

La gestione veniva affidata, con successivi incarichi, all'Istoreco, che metteva a disposizione il personale costituito da tre unità (responsabile scientifico, documentalista, operatore/part-time). Il servizio venne attivato, ed ha mantenuto tale articolazione, su un apertura al pubblico di 30 ore settimanali (martedì-sabato).

Dal 2002 l'attività ha proceduto, come era nello spirito de "La memoria della città", operando su quattro indirizzi operativi:

· raccolta, tutela e organizzazione di fonti documentarie;

· messa a disposizione del pubblico (realizzazione di strumenti; consultazione assistita);

· realizzazione di percorsi formativi (didattica);

· consulenza sul territorio a enti/privati detentori di fondi archivistici.

Sono disponibili per il pubblico i seguenti servizi:

· riproduzione (fotostatica, fotografica, digitale) dei documenti per finalità di studio: i documenti riprodotti possono essere ritirati, inviati per posta o per via elettronica;

· visite guidate, materiali didattici, mostre documentarie, pubblicazioni e iniziative di promozione della conoscenza storica della città, anche in rapporto con i proprietari degli archivi depositati.

L'affluenza del pubblico al Polo archivistico nel periodo 2005-2010 ha mostrato una crescita superiore al 20%, passando da 496 a 639 utenti all'anno, mentre l'afflusso di studenti (visite guidate e/o laboratori) si è mantenuto sostanzialmente stabile (intorno alle 320-330 unità all'anno). Della totalità degli utenti, circa il 55% è formato da ricercatori, studiosi, studenti per tesi di laurea, mentre il restante 45% da utenti che richiedono documentazione relativa ai vari archivi conservati.

Gli archivi conservati presso il Polo archivistico sono depositati secondo tre forme: il deposito oneroso; il deposito non oneroso; la donazione. Al momento dell'apertura gli archivi depositati e fruibili erano:

· Archivio storico del Comune di Reggio Emilia;

· Camera del lavoro territoriale di Reggio Emilia;

· Archivi dell'Istoreco;

· Archivio dell'UDI - Unione donne italiane - Reggio Emilia;

A essi si sono aggiunti successivamente:

· Archivio del CIF - Centro italiano femminile - Reggio Emilia;

· Archivio della Fabbrica Agazzani;

· Archivio dell'ANPPIA - Associazione nazionale perseguitati politici antifascisti - Reggio Emilia;

· Archivio della Lega - Federazione delle cooperative di Reggio Emilia;

· Archivio della CISL - Unione sindacale territoriale (con le carte di Giuseppe Morelli);

· Archivio "Architetto Antonio Pastorini";

· Archivio dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra;

· Archivio dell'Associazione nazionale combattenti e reduci - Reggio Emilia;

· Archivio della Cooperativa Consumo di Fabbrico;

· Archivio "Corrado Corghi";

· Archivio "Anita Malavasi";

· Archivio del CISO - Centro italiano storia ospedaliera;

· Archivio parlamentare "Antonio Soda";

· Archivio parlamentare "Elena Montecchi";

· Archivio dell'ACT - Azienda consorziale trasporti;

· Archivio del Partito comunista italiano - sezione di Sant'Ilario d'Enza;

· Archivio della Cassa di risparmio di Reggio Emilia;

· Archivio del Monte di Pietà;

· Archivio dell'Asilo "Pietro Manodori";

· Archivio della Provincia di Reggio Emilia;

· Archivio del Partito comunista italiano - federazione di Reggio Emilia (in riordino);

· Archivio della Democrazia cristiana - federazione provinciale di Reggio Emilia (in riordino);

· Archivio del Partito democratico della sinistra - Reggio Emilia (in riordino).

Se da un lato l'afflusso di una notevole mole di materiale costituisce un ottimo risultato del progetto, dall'altro costringe ad accelerare le fasi di una nuova pianificazione che consenta di offrire una prospettiva nel medio periodo. Alla data del 30 giugno 2011 l'occupazione degli iniziali 3.500 metri lineari di deposito si è completata nella misura dell'80% con l'ingresso dell'Archivio storico della Provincia.

Nel corso dell'estate 2011 si è andata poi concretizzando l'operazione di salvataggio dell'Archivio delle "Officine meccaniche reggiane" che versava in condizioni di elevato rischio di danneggiamento dopo la chiusura della medesima fabbrica (operazione che è stata condotta in stretta collaborazione con la Soprintendenza archivistica e il Comune di Reggio Emilia). Il trasferimento del materiale di maggior pregio è iniziato in agosto e si completerà entro la fine dell'autunno ma, per il periodo necessario a una prima sistemazione del materiale, comporterà l'occupazione di spazi prima riservati a sala mostre.

Nel corrente anno, grazie alla stipula di una convenzione triennale fra il Comune di Reggio (proprietario) e l'Istoreco (gestore), è stato finalmente possibile dare una definizione pluriennale all'attività del Polo archivistico. Questo atto ha consentito di pianificare l'attività della struttura sul piano operativo mentre rimane urgente la necessità di avviare una seria riflessione sul futuro.

Progettare uno sviluppo per il prossimo decennio si pone, infatti, come un'esigenza non più rinviabile per evitare che elementi di positività si possano tradurre in ostacoli di difficile superamento. Con la sua attività il Polo ha ormai assunto un ruolo attrattivo centrale in ambito territoriale, costituendo il punto di riferimento della salvaguardia e conservazione di archivi a rischio di dispersione o perdita. La disponibilità, sul medesimo territorio, di importanti giacimenti (archivi di impresa, archivi di istituti pubblici di assistenza e beneficenza, privati e simili) impone una svolta progettuale in senso positivo. Non va poi taciuto come il Polo archivistico abbia svolto, e svolga tuttora, un ruolo di supplenza nei confronti delle strutture museali locali, per quanto riguarda la raccolta di materiale di varia tipologia relativo al secolo scorso (divise, reperti, foto, militaria), materiale che impropriamente viene ricoverato presso il Polo.

Come era stato già immaginato nel progetto originale, il Polo si vuol porre non solo come luogo fisico di raccolta ma come polo di riferimento per tutti gli utilizzatori (a vario titolo) degli archivi, che rimangono, come è corretto, nella loro sede storica, mentre si stanno consolidando rapporti operativi con enti locali (Provincia e Comuni) per il recupero di singoli fondi documentari. In questo senso il Polo può, e deve, diventare una sorta di "portale archivistico" per tutto il territorio reggiano, mettendo direttamente a disposizione gli archivi già concentrati e quelli che in futuro fossero da salvaguardare, ma costituendo anche il punto di "ingresso" alla fruizione per tutti gli altri archivi esistenti che si riferiscono al Novecento.

[Massimo Storchi]


L'archivio storico della Provincia di Reggio Emilia

Nonostante una crescente sensibilità delle Province nei confronti della tutela e valorizzazione della propria memoria storica, all'interno del panorama archivistico e storiografico nazionale le risorse documentarie di questi enti costituiscono ancora oggi, per lo più, una "fonte dimenticata".1Del resto, la ridotta attenzione nei confronti degli archivi delle istituzioni provinciali rappresenta "un dato di lungo periodo",2 la cui ragione è imputabile a vari fattori.

Un primo elemento, oggi in larga misura superato dal fenomeno del "policentrismo conservativo",3 riguarda il retaggio delle politiche di controllo dello Stato sulla memoria documentaria (incentrate principalmente sulle fonti archivistiche di produzione statale), retaggio che ha generato una certa sottovalutazione dei complessi documentari non statali. Una seconda ragione è più propriamente di carattere storico-politico: il disinteresse verso gli archivi storici provinciali, infatti, è riconducibile a quel "pregiudizio istituzionale",4gravante sulla Provincia quale ente "artificioso" e dal carattere "ibrido", destinato a riemergere anche nel lungo dibattito sulla sua abolizione.5Ciò ha comportato indirettamente una debolezza nella definizione di una specifica e riconosciuta fisionomia di questa tipologia d'archivio.

C'è poi una terza ragione, connessa alla cultura archivistica e derivante dalla tradizione dottrinaria e pratica nei confronti della documentazione contemporanea.6 In effetti, il patrimonio documentario delle Province è stato a lungo relegato in una posizione marginale, in quanto considerato troppo "recente" (specialmente rispetto a quello dei Comuni) essendo costituito prevalentemente da materiale otto-novecentesco. C'è infine una quarta ragione di carattere storiografico, legata all'eredità della tradizione di studi di storia urbana e municipale, che ha finito per penalizzare l'attenzione della ricerca verso gli enti territorialmente più grandi (Province e Regioni).

In realtà, in considerazione dello specifico ruolo svolto storicamente dalla Provincia nell'ordinamento amministrativo italiano quale punto di snodo tra Comuni, Stato e Regioni (di più recente istituzione), gli archivi provinciali possono fornire notevoli contributi alla ricerca storica: da quella sulle classi dirigenti (si pensi al tema cruciale della Provincia quale luogo di insediamento privilegiato del notabilato in età liberale), passando per quella sociosanitaria (specialmente nel campo della beneficenza pubblica e assistenza psichiatrica), per quella sulla scuola (con particolare riguardo all'ambito dell'istruzione scientifica e tecnica) e sulla gestione del territorio (con riferimento alle infrastrutture viarie e ferroviarie), fino alla storia istituzionale (anche in relazione al tema della finanza locale) e all'emergente filone della storia ambientale (in rapporto alle modalità di utilizzo delle risorse ecologiche).

Più in generale, le "carte provinciali" rappresentano una risorsa preziosa in quanto espressione di un ente titolare di composite competenze, alcune delle quali di particolare rilevanza nel processo di costruzione e legittimazione dello Stato nazionale (nel campo dell'istruzione o in quello culturale mediante l'elaborazione di un sistema simbolico-rituale nazional-patriottico), ma anche nella strutturazione e modernizzazione dei territori e delle comunità locali lungo la fase otto-novecentesca (attraverso la creazione di reti infrastrutturali, materiali e immateriali, e il concorso nella realizzazione del welfare locale).

Al tempo stesso, gli archivi provinciali sono il riflesso di un attore amministrativo operante su scala sovralocale, promotore e gestore anche di un ricco patrimonio informativo nell'ambito provinciale, sia nella fase ottocentesca (si pensi alle indagini statistiche realizzate durante l'età liberale in vari settori), sia durante il periodo novecentesco in relazione alla nuova "vocazione" di ente di programmazione emersa nel contesto emiliano fin dagli anni Sessanta del Novecento (una vocazione che ha comportato la creazione di un vero e proprio sistema informativo provinciale).

Occorre poi ricordare che in situazioni di dispersioni o distruzioni (parziali o totali) di documentazione degli archivi comunali, il materiale delle Province può svolgere una fondamentale funzione surrogativa.7

Da ultimo, si deve segnalare la tendenza degli archivi delle amministrazioni provinciali ad aggregare importanti e molteplici complessi documentari, talora lasciati in eredità dagli stati preunitari. In particolare, tra i fondi aggregati agli archivi delle Province che presentano maggiore interesse storiografico, si segnalano quelli degli organismi creati a livello provinciale dal fascismo nella costruzione di un sistema di salvaguardia sociale (dall'Opera nazionale maternità e infanzia al Consorzio provinciale antitubercolare), o quelli degli uffici periferici delle organizzazioni internazionali (l'UNRRA - United Nations Relief and Rehabilitation Administration, e l'AAI - Amministrazione per le attività assistenziali italiane e internazionali) che si occuparono di gestire a livello locale gli aiuti internazionali nella delicata fase della ricostruzione del secondo dopoguerra.

Il recente conferimento al Polo archivistico di Reggio Emilia dell'archivio storico della Provincia,8 oltre a consolidare un originale modello di conservazione della memoria locale, è l'occasione per scoprire il ricco patrimonio storico-documentario della "Provincia del Tricolore". Come gran parte degli archivi storici degli enti locali, anche l'archivio provinciale reggiano ha avuto una difficile vita conservativa fino ai tardi anni Ottanta del Novecento, anche in ragione della qualità della cultura archivistica presente all'interno del contesto di riferimento. In base a un'indagine sulla gestione degli archivi degli enti locali della provincia di Reggio Emilia risalente al 1988, l'archivio della Provincia versava ancora in una situazione piuttosto critica.9 Il problematico stato conservativo ha contribuito così a rendere l'archivio provinciale praticamente inaccessibile alla ricerca storica, escludendolo dalla circolazione e dalla produzione culturale locale per lungo tempo.

Solamente alla fine degli anni Ottanta del Novecento, nell'ambito della "fioritura di iniziative volte al recupero e alla valorizzazione di archivi non statali",10 e sulla scia della campagna archivistica che interessò i complessi documentali degli enti locali dell'Emilia-Romagna,11 all'interno dell'ente emerse la consapevolezza dell'importanza delle fonti d'archivio della Provincia per la memoria locale. Si crearono così le condizioni per la costituzione di una sezione separata d'archivio storico, con il trasferimento in locali di deposito situati in località San Maurizio a Reggio Emilia. Il materiale vi fu trasferito nel 1989, quando fu avviata l'organizzazione del materiale archivistico precedente il 1969 e fu istituita la sezione storica dell'Archivio della Provincia. In tale circostanza fu effettuato un primo parziale intervento di riordino del materiale documentario e venne anche redatto uno strumento inventariale.

Esaurita questa prima fase d'attenzione, è principalmente nell'ambito delle politiche di valorizzazione dell'identità e della memoria locale promosse dalla Provincia di Reggio Emilia negli ultimi anni che si sono create le condizioni per l'avvio di un vero e proprio progetto di recupero e valorizzazione delle risorse documentarie. In particolare, nel 2008 è stato effettuato un intervento di recupero e riordino parziale di un nucleo documentario dell'Archivio storico e, grazie anche al recente trasferimento presso il Polo archivistico di Reggio Emilia, sono maturate le condizioni per un organico lavoro di riordino della documentazione e di valorizzazione del patrimonio archivistico.12

Nonostante alcune lacune ottocentesche, la documentazione dell'Archivio storico della Provincia risulta piuttosto consistente, in quanto comprende oltre 650 metri lineari ed è relativa all'arco cronologico 1860-1969. La tipologia documentaria è piuttosto variegata e riflette in misura significativa le diverse competenze che la Provincia ha assunto fin dalla sua istituzione. Tra le serie più importanti conservate ci sono, naturalmente, gli Atti del Consiglio Provinciale, di cui è disponibile anche un indice-sommario delle delibere adottate dal Consiglio dal 1860 al 1907, corredato da un interessante elenco dei consiglieri.13

Inoltre, il patrimonio documentario provinciale si è arricchito nel corso del tempo anche di numerosi archivi acquisiti per vari motivi. In alcuni casi si tratta di documentazione prodotta da altre istituzioni o da uffici divenuti di competenza della Provincia, in altri casi si tratta di testimonianze di organismi ai quali l'ente ha partecipato. Tra i numerosi archivi aggregati si segnalano:

· quello del Comitato di assistenza civile (1915-1920);

· quello dell'Opera nazionale maternità e infanzia (1950-1976);

· quello del Consorzio per la sistemazione della montagna reggiana (1930-1967);

· quello dell'Amministrazione per le attività assistenziali italiane e internazionali (1945-1969);

· quello del Consorzio provinciale antitubercolare (1928-1961);

· quello dell'Azienda promozione turistica, già Ente provinciale per il turismo (1951-1995).

La Provincia di Reggio Emilia dispone anche di un fondo fotografico storico costituito da circa 10.000 positivi su carta e 2.700 negativi. Oggetto di un recente intervento di riordino, il patrimonio fotografico documenta principalmente l'attività della Provincia dai primi anni del Novecento fino agli anni Novanta del XX secolo. Si tratta in prevalenza di immagini che testimoniano l'attività istituzionale dell'ente: realizzazione di opere pubbliche (costruzione di strade, ponti, scuole), operato degli organi amministrativi, svolgimento di iniziative pubbliche (convegni, celebrazioni, eccetera) e di rappresentanza (delegazioni e gemellaggi).

Non mancano, tuttavia, serie fotografiche realizzate per ricerche specifiche della Provincia o come apparato per pubblicazioni capaci di aprire ampi e suggestivi scorci sul territorio provinciale. Le tecniche fotografiche presenti nella collezione sono diverse e di rilevante interesse per la tipologia dei montaggi e per il buono stato di conservazione. Il 25% circa della collezione è infatti databile entro il 1940. Un'altra parte rilevante, circa il 30%, risale ai decenni 1950-1960. Il resto della documentazione è degli anni 1970-1990. Nella collezione sono presenti anche fotografie dei maggiori studi fotografici di Reggio Emilia e provincia attivi fin dagli ultimi anni dell'Ottocento: Vaiani, Fantuzzi, Sevardi, Farri, Ars, Artioli.

[Alberto Ferraboschi]


Note

(1) G. Nicolosi, Per una storia delle amministrazioni provinciali, "Le Carte e la Storia", VI, 2000, 1, p. 165.

(2) F. Valacchi, Elementi per la definizione di un censimento sistematico delle fonti conservate negli archivi storici delle amministrazioni provinciali, in Una mente colorata. Studi in onore di Attilio Mauro Caproni per i suoi 65 anni, a cura di I. Innocenti e C. Cavallaro, Manziana (Roma), Vecchiarelli editore, 2007, p. 751.

(3) I. Zanni Rosiello, Archivi, archivisti, storici, in L. Giuva, S. Vitali, I. Zanni Rosiello, Il potere degli archivi. Usi del passato e difesa dei diritti nella società contemporanea, Milano, Mondadori, 2007, p. 3.

(4) G. Nicolosi, Per una storia dell'amministrazione provinciale di Siena. Il personale elettivo (1865-1936). Fonti, metodologia della ricerca e costruzione della banca dati, Siena, Di. Gips., 1997 (Working Paper, 30), p. 4.

(5) F. Bonini, Le Province della Repubblica: l'abolizione mancata, in Le amministrazioni provinciali in Italia. Prospettive generali e vicende venete in età contemporanea, a cura di F. Agostini, Milano, Franco Angeli, 2011, pp. 161-187.

(6) I. Zanni Rosiello, Archivi, archivisti, storici, in L. Giuva, S. Vitali, I. Zanni Rosiello, Il potere degli archivi, cit., p. 13.

(7) G. Plessi, Compendio di archivistica, Bologna, CLUEB, 1990, pp. 98-99.

(8) Il 6 dicembre 2010 la Provincia e il Comune di Reggio Emilia hanno sottoscritto il contratto per il deposito dell'Archivio storico della Provincia presso il Polo archivistico di Reggio Emilia.

(9) Archivi e autonomie dal C.L.N. alla Ricostruzione, a cura di M. Storchi e M. Nella Casali, Reggio Emilia, Edizioni delle Autonomie, 1988, p. 49.

(10) I. Zanni Rosiello, Gli archivi nella società contemporanea, Bologna, il Mulino, 2009, p. 86.

(11) Gli interventi archivistici si collocavano nel quadro della normativa regionale in materia archivistica, la legge regionale 27 dicembre 1983, n. 42 "Norme in materia di biblioteche e archivi storici di enti locali o di interesse locale".

(12) In particolare - in seguito all'approvazione del riordino dell'Archivio storico della Provincia di Reggio Emilia tra gli interventi diretti del Servizio di Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna nell'ambito del piano annuale 2009 in attuazione della legge regionale 18-2000 - nel luglio del 2011 sono stati avviati i lavori per il riordino del complesso archivistico.

(13) Provincia di Reggio Emilia, Indice-sommario delle deliberazioni prese dal Consiglio Provinciale di Reggio Emilia dal 1860 a tutto l'anno amministrativo 1906-1907, Reggio Emilia, Artigianelli, 1909.

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