Rivista "IBC" XX, 2012, 3

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / immagini, progetti e realizzazioni, pubblicazioni

L'archivio che raccoglie le foto e le cartografie storiche acquisite negli anni dall'IBC è sempre più digitale e interrogabile.
Dal mazzo delle carte

Ilaria Di Cocco
[Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna, Ministero per i beni e le attività culturali]
Franco Siligardi
[IBC]

L'articolo riproduce in parte il contributo pubblicato dal volume: Il mazzo delle carte. L'informatizzazione dell'archivio cartografico e aerofotografico storico dell'IBC, a cura di Ilaria Di Cocco e Stefano Pezzoli, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Editrice Compositori, 2012.


Per decenni l'Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) ha raccolto e organizzato dati, ha compiuto campagne di ricerca e rilevamento degli insediamenti storici e dei beni culturali, ha acquisito le principali fonti cartografiche e iconografiche storiche del territorio regionale per un loro corretto utilizzo, ai fini dell'individuazione dei siti storici e per un confronto tra l'assetto territoriale storico e quello attuale. Queste attività sono state svolte sia per l'analisi urbanistica e architettonica che per l'individuazione delle disomogeneità e delle evoluzioni salienti del territorio e per l'interpretazione di fenomeni idrogeologici e morfologici e quindi del paesaggio regionale, arrivando a creare un archivio iconografico di oltre 100.000 documenti. Il confronto tra la cartografia moderna e la documentazione iconografica e cartografica storica è sempre stato quindi alla base delle raccolte di materiali e dell'attività dell'Istituto, assunto poi come criterio metodologico dal piano paesistico regionale dell'Emilia-Romagna.

A questo scopo, nel corso degli anni, sono state quindi acquisite le serie fotografiche "storiche" disponibili ed eseguite tra il 1931 e il 1955, costituite da quasi 5.000 foto aeree, oltre alle immagini realizzate per la costruzione e l'aggiornamento della cartografia regionale nel corso degli anni Settanta e Ottanta. Le serie storiche più importanti sono le riprese effettuate dall'Istituto geografico militare (IGM) negli anni 1931-1937 (quasi 3.000), le foto aeree della Royal Air Force (RAF) degli anni 1943-1945 (521) e quelle del Gruppo aereo italiano (GAI) del 1954-1955 (quasi 1.300).

La disponibilità di questo prezioso materiale è sempre stata garantita agli studiosi e agli interessati, alla loro visione e fruizione; e ne è sempre stato consultabile, presso l'Archivio cartografico dell'IBC, l'elenco completo, la cui consultazione era facilitata da un programma informatico che ne permetteva la ricerca per comuni e località o numero di fotogramma, se noto.

Questo "vecchio" database per anni è stato un valido aiuto che permetteva l'individuazione delle immagini in tempi relativamente brevi, ma il loro utilizzo richiedeva interventi manuali (fotocopie o digitalizzazione). L'evoluzione che la tecnologia GIS ha avuto intorno all'anno 2000 ha permesso, in seguito, di ideare ed elaborare l'archivio come un sistema informativo, che consentiva di collezionare sia la documentazione grafica sia quella alfanumerica, permettendo la creazione dei collegamenti tra gli oggetti che lo costituiscono ed effettuando inoltre ricerche con modalità grafiche e non solo partendo da una query alfanumerica.

Le nuove possibilità offerte dalla tecnologia hanno stimolato quindi, in quel periodo, una stretta e proficua collaborazione tra l'Istituto e il Dipartimento di architettura e pianificazione territoriale (DAPT) dell'Università di Bologna. L'obiettivo principale del lavoro consisteva nel realizzare uno strumento immediato ed efficace che, partendo da una riorganizzazione del materiale in forma digitale, permettesse un confronto "automatico" tra le foto aeree storiche e la Carta tecnica regionale (CTR) mediante la loro sovrapposizione.

Furono quindi scelte le foto aeree riprese dall'IGM nel 1955 che, per la formazione delle carte topografiche, costituiscono un documento particolarmente significativo, sia per la precisione delle riprese, sia perché, fino a quella data, l'organizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture corrispondeva sostanzialmente alla "maglia storica" e l'organizzazione agricola-poderale aveva raggiunto la massima estensione con i sistemi di coltura tradizionali. Inoltre le foto aeree IGM ritraggono la reale situazione cui si riferisce l'inventario dei centri storici, basato sul censimento ISTAT del 1951, e ne consentono la trasposizione su una base grafica oggettiva; il censimento del '51, infatti, enunciò la prima definizione corretta di "centro", "nucleo" e "case sparse" e l'IBC, nel 1978, lo ha assunto come riferimento per l'inventario dei centri storici.

[...]

Tuttavia il lavoro prodotto non costituiva ancora un "archivio informativo", ma solo la "base" per un confronto diretto e coerente tra vari documenti; mancava ancora il presupposto che contraddistingue un archivio e lo rende attivo: l'interrogabilità. Alcuni importanti tasselli però erano stati prodotti, l'informatizzazione dell'archivio cartografico e aerofotografico cominciava a prendere forma ed era già possibile apprezzare alcune delle future potenzialità della tecnologia GIS.


Dal 2001 l'Università di Bologna (Dipartimento di paleografia e medievistica) e l'IBC, con la collaborazione dell'Istituto italiano dei castelli, hanno avviato una ricerca intitolata "Castelli medievali e neomedievali in Emilia-Romagna", finanziata dall'Assessorato regionale alla cultura. La ricerca, durata alcuni anni, è stata condotta congiuntamente dalle diverse istituzioni, che hanno messo in campo le loro specifiche competenze.

Il Dipartimento di paleografia e medievistica ha suddiviso la regione in varie zone, a ognuna delle quali ha assegnato un responsabile per lo spoglio delle fonti edite, per il periodo compreso tra l'alto Medioevo e il Rinascimento. I dati così acquisiti sono stati così inseriti in un'apposita scheda informativa, collegata alla posizione georeferenziata di ogni singolo castello e messi in relazione con quelli estraibili dalla cartografia regionale. L'IBC ha curato la banca dati in collegamento con le altre attinenti ai beni culturali e alla pianificazione territoriale, mettendo a disposizione della ricerca il proprio patrimonio iconografico storico.

L'attività era finalizzata alla creazione del Sistema informativo territoriale (SIT) dei castelli della regione, nel quale far confluire il materiale iconografico acquisito dall'Istituto, come le carte preunitarie, le mappe e mappette, i catasti, i disegni, le foto aeree o le immagini realizzate con alcune campagne fotografiche, come quelle sulle vallate appenniniche, sul territorio bolognese, quella condotta da Corrado Fanti sulle terre malatestiane degli anni Ottanta e, in particolare, il fondo fotografico e cartografico raccolto e realizzato da Gianfranco Fontana negli anni Sessanta per la pubblicazione di Rocche e castelli di Romagna,1 costituito da oltre 8.000 negativi.

Il SIT progettato era object oriented e ogni edificio era collocato nello spazio della regione mediante un punto georeferenziato nelle tre dimensioni. Il database relazionale collegato era formato da tre livelli gerarchici di schede connesse mediante link: al livello più alto si trovava la scheda generale di castello, univoca per ogni edificio, riferita all'elemento grafico che rappresenta il castello stesso. A essa erano connesse le schede di secondo livello, la scheda bibliografica, quindi quella archeologica e quella architettonica di più onerosa implementazione. Al terzo livello si trovava la scheda di vicenda storica, relativa alle informazioni significative tratte da ogni fonte bibliografica. Le interrogazioni possibili mettevano in relazione le vicende storiche, le tipologie costruttive e la documentazione iconografica con la distribuzione geografica e i caratteri ambientali.

L'architettura iniziale del sistema era di tipo stand-alone e questo poneva dei problemi relativamente all'aggiornamento dei dati raccolti su un unico computer, la cui gestione, nel tempo, risultava poco sicura e di difficile controllo. Nel corso di una giornata di studio organizzata dal Dipartimento di paleografia e medievistica dell'Università di Bologna, il 17 marzo 2005, in un'affollatissima aula Prodi, fu ipotizzato il passaggio del sistema da GIS object oriented a Web-GIS network oriented, per una gestione integrata e dinamica delle informazioni e con un aggiornamento in tempo reale dei dati depositati su un server.

Quel giorno si sono create le basi per la realizzazione di un "Sistema informativo territoriale dei castelli in Emilia-Romagna", basato su di una architettura che potesse garantire l'aggiornamento in tempo reale dei dati depositati su un server (sia cartografici sia alfanumerici), con la possibilità di effettuare ricerche generali e specifiche, di creare strati informativi, di analizzare i dati e produrre report. Attualmente i risultati del progetto sono stati pubblicati come strato informativo all'interno di una piattaforma on line dedicata a "Geologia, storie e turismo" della Regione Emilia-Romagna, realizzata dal Servizio geologico, sismico e dei suoli.2 Di ogni castello, quindi, è possibile consultare, spostandosi col mouse sulla cartografia multiscala regionale, le informazioni relative allo stato di conservazione e ai diversi livelli di approfondimento.


Nello stesso periodo è iniziata una collaborazione con i docenti e gli studenti del Corso di scienze geografiche della Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Bologna, allo scopo di georeferenziare un cospicuo numero di ville storiche individuate nel corso del "Primo inventario dei parchi e dei giardini storici", effettuato dall'Istituto nel 1994, su supporto cartaceo. Si trattava di schede relative a circa 1.500 ville storiche; ciascuna scheda era costituita dalla parte anagrafica identificativa, dalla collocazione geografica e dalla descrizione delle principali caratteristiche del complesso.

Attraverso l'attività svolta dagli stagisti del Corso, coordinati e assistiti dal tutor dell'Istituto, si è quindi avviato il progetto finalizzato alla georeferenziazione delle ville storiche schedate. La metodologia di lavoro ha previsto l'applicazione di un sistema di selezione e di sintesi delle informazioni da fonte bibliografica e cartografica. L'indagine, infatti, ha richiesto anche la consultazione della letteratura specializzata sul rilevamento e l'analisi del patrimonio storico-architettonico e delle principali fonti cartografiche e iconografiche storiche del territorio regionale (Carta storica austriaca, cartografia IGM di primo impianto e successivi, catasti), ai fini dell'individuazione dei manufatti storici.

La ricerca dei dati è stata eseguita quindi sia sulle basi cartografiche storiche sia sulla base cartografica regionale digitalizzata, con l'utilizzo della banca dati dei toponimi e, una volta localizzate le ville storiche, si è proceduto all'inserimento dei dati e alla loro georeferenziazione nel Sistema informativo territoriale e quindi alla digitalizzazione delle schede cartacee in formato TIF e al collegamento dei record a ogni singolo punto.

Dall'inizio del 2005 alla metà del 2006 sono state georeferenziate tutte le 1.500 ville storiche censite nel 1994. Il progetto, denominato "Censimento ville storiche della Regione Emilia Romagna" si è fin da subito inserito nel progetto europeo INTERREG IIIB CADSES "VILLAS (stately homes and castles)" il cui obiettivo principale consisteva nel migliorare e rivitalizzare l'aspetto estetico ed economico del patrimonio architettonico per mezzo della creazione di un modello di valutazione e della definizione di uno strumento strategico di riutilizzo, in accordo con le politiche di programmazione territoriale dell'area CADSES e delle compatibilità pianificatorie delle regioni coinvolte.

Sul lungo termine le aspettative erano che il progetto producesse effetti positivi sulle comunità regionali e sulle economie locali attraverso l'incremento della conoscenza dei beni architettonici, il turismo culturale, le possibilità di investimento, e il miglioramento degli strumenti giuridici a livello nazionale ed europeo in senso più ampio. Ciascun partner del progetto aveva il compito di approfondire l'analisi sul proprio territorio e su tipologie specifiche di edifici singoli o di oggetti di tipologie complesse.

Anche se il titolo del progetto potrebbe far pensare che l'oggetto fossero solo edifici definibili come "ville", in realtà il patrimonio analizzato e studiato è stato più ampio: castelli in Carinzia e Croazia, il centro storico di Corfù, alcuni complessi rurali nella provincia di Campobasso. L'architettura rurale nel territorio emiliano era analizzata dall'Università di Ferrara, mentre le "ville" vere e proprie sono state oggetto di un'analisi svolta dalla Regione Veneto e dall'IBC. Un altro obiettivo realizzabile nell'ambito del progetto era quello di collocare questi beni architettonici, insieme ad altri, in itinerari integrati di scoperta del territorio, per sostenere iniziative di turismo culturale.

L'analisi è stata svolta con il coordinamento dell'Università di Trieste e i dati raccolti sono stati collocati in un Sistema informativo geografico (GIS) comune, la cui costruzione è stata a cura del Dipartimento di architettura dell'Università di Ferrara. Faceva parte di questo archivio di informazioni anche il materiale iconografico e cartografico dell'Istituto, in quanto il confronto tra cartografie di momenti storici diversi offriva la possibilità di mettere in luce modifiche, non solo toponomastiche, ma anche della parte edificata, come per esempio la struttura e l'estensione del parco, della viabilità, dell'orditura degli spazi agricoli circostanti.

Grazie al progetto europeo "Villas", alla collaborazione di docenti e studenti del Corso di laurea in scienze geografiche e all'ampia disponibilità di materiale contenuto nell'Archivio storico dell'Istituto, sono state analizzate diverse decine di complessi, dal punto di vista sia storico-architettonico sia della collocazione geografica e socioeconomica; inoltre è stata realizzata la digitalizzazione e georeferenziazione delle foto aeree storiche degli anni 1931-1937 in cui sono stati individuati i manufatti storici. Tali fotogrammi infatti, realizzati dall'IGM con voli che hanno interessato le province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Modena e Reggio Emilia e con riprese effettuate a quote relativamente basse e varianti dai 2.500 ai 4.000 metri, hanno permesso una lettura molto dettagliata del paesaggio degli anni Trenta e l'individuazione diretta delle ville storiche sui fotogrammi è risultata particolarmente affascinante.


Terminato il progetto europeo, l'attività è continuata, sempre in sinergia con il Corso di laurea in scienze geografiche, con l'obiettivo di concludere la georeferenziazione delle foto IGM e, in seguito, del fondo aerofotografico della RAF; queste ultime immagini, eseguite durante la Seconda guerra mondiale, nel periodo 1943-1945, costituiscono un importante documento sul territorio regionale, in modo particolare sui centri abitati che si trovano sulle principali vie di comunicazione, stradali e ferroviarie, che in quanto obiettivi strategici erano più frequentemente oggetto delle fotografie.

Nel 2008 si è aggiunta la collaborazione con il Dipartimento di archeologia dell'Università di Bologna, e in particolare con l'insegnamento di Archeologia del paesaggio,3 sempre nell'ambito della creazione di un archivio informatizzato delle foto aeree degli anni Trenta e Quaranta in possesso dell'Istituto.

L'operazione di georeferenziazione delle foto aeree storiche è stata condotta anche con la collaborazione del Servizio sistemi informativi della Regione Emilia-Romagna, che ha messo a disposizione dell'Istituto i sofisticati software GIS necessari e ha verificato la congruenza della georeferenziazione. Inoltre questo materiale potrà essere messo a disposizione dei servizi regionali sul server web, per attività di analisi e studio del territorio regionale.

Al momento è in corso di sperimentazione una piattaforma on line, costruita secondo l'architettura "Moka", che permette di consultare, in prima battuta, le 521 foto RAF dell'Istituto, e che si vorrebbe estendere alle altre collezioni già georeferenziate.4 È in via di sviluppo, inoltre, un'applicazione che affianchi - della porzione di territorio prescelta - una coppia di immagini, una storica e una attuale, rendendo il fotoconfronto ancora più immediato.

Nel corso del 2009 è inoltre iniziata una collaborazione con l'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD) del Ministero per i beni e le attività culturali, e in particolare con l'Aerofototeca nazionale, per lo scambio di materiale e dati di interesse comune, a partire dal fondo RAF depositato a Roma, che ha una consistenza, per la sola Emilia-Romagna, di circa 17.000 fotogrammi.

La collaborazione, regolamentata da uno specifico protocollo d'intesa firmato il 6 maggio 2009, è tuttora in corso e coinvolge, tramite l'IBC, anche altri servizi regionali, che hanno costituito un gruppo di lavoro interdirezionale composto da rappresentanti dell'IBC, del Servizio sviluppo dell'amministrazione digitale e sistemi informativi geografici, del Servizio geologico, sismico e dei suoli e del Servizio infrastrutture viarie e intermodalità della Regione Emilia-Romagna. Grazie alle risorse umane ed economiche messe a disposizione dai partecipanti è stato possibile avviare l'informatizzazione per lotti di circa 300 foto ciascuno del fondo RAF "romano", a partire dalle strisciate relative alla Via Emilia, individuate come prioritarie per le esigenze dei servizi regionali coinvolti, sia perché corrispondenti perlopiù alla fascia di snodo tra l'ambiente collinare e quello di pianura, sia perché coincidenti con il principale corridoio infrastrutturale regionale, sia ancora perché testimonianti i fenomeni di intensa trasformazione, urbanizzazione e saturazione degli spazi avvenuti in Emilia-Romagna negli ultimi settant'anni. Si è voluta inoltre creare la possibilità di realizzare in futuro, grazie alla continuità della documentazione, un "volo" virtuale lungo l'antica via consolare che dà il nome e, più di ogni altra infrastruttura, l'identità alla regione.

[...]

Attualmente, infine, è in corso di definizione un accordo con la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia Romagna, ossia l'organo di coordinamento regionale del Ministero. Tale accordo sarà volto a condividere e diffondere il patrimonio informatizzato dell'archivio fotocartografico dell'IBC, in particolare creando una piattaforma on line che permetta la sovrapposizione dei dati relativi ai beni culturali e paesaggistici tutelati alle carte e foto storiche. Sarà così possibile, da un lato, verificare l'ubicazione dei beni sulla base di documentazione coeva a quando essi furono individuati e protetti, dall'altro verificare i cambiamenti e le alterazioni a cui essi e il contesto che li ospita sono stati sottoposti.

La disponibilità e l'immediatezza della documentazione fotocartografica storica, più in generale, una volta resa disponibile in formato digitale georeferenziato, immediatamente sovrapponibile a ogni tipologia di strato informativo territoriale, mette tale patrimonio al servizio di un pubblico sempre più ampio di utenti e soprattutto dei soggetti preposti al governo del territorio, in particolare alla sua tutela e alla pianificazione dei cambiamenti e delle scelte. La panoramica sul progressivo estendersi di accordi di collaborazione, appena svolta, come anche la seconda parte del volume [citato all'inizio, ndr], dove si offre una carrellata dei campi disciplinari in cui i materiali dell'archivio trovano attualmente utilizzo, testimoniano l'importanza del lavoro svolto e di quello che è ancora da fare per una sempre maggiore consapevolezza delle dinamiche uomo-ambiente e delle responsabilità delle scelte antropiche nel determinare il futuro del nostro territorio.


Note

(1) Rocche e castelli di Romagna, Bologna, Alfa, 1970-1972.

(2) Si veda il sito: servizimoka.regione.emilia-romagna.it/mokaWeb92/apriApplicazione.jsp?p1=guest&p2=%2BMytHGgvqhGVrj0CRpqMYQ%3D%3D&p3=GST.

(3) Per l'importanza delle foto aeree storiche nel restituire l'immagine di un paesaggio talora molto più simile a quello antico che a quello attuale, e soprattutto nel documentare infrastrutture e assetti ormai scomparsi, si veda [nel volume citato all'inizio: Il mazzo delle carte. L'informatizzazione dell'archivio cartografico e aerofotografico storico dell'IBC, ndr] il contributo del professor Pier Luigi Dall'Aglio, titolare dell'insegnamento appena ricordato.

(4) Per questa piattaforma si veda il sito: www.mokagis.it; per le foto RAF: geoportale.regione.emilia-romagna.it/it/services/applicazioni-moka/regione-emilia-romagna.

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