Rivista "IBC" XX, 2012, 3

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / editoriali

Dopo il terremoto, il rischio posto dalla ricostruzione è quello di una soluzione a segmenti, senza un disegno preciso, che da una conoscenza definita passi a un progetto: non è soltanto una questione tecnica di provvedimenti solidi e assennati, dall'amministrazione si vuole un ragionamento preventivo.
Un altro modo di pensare

Ezio Raimondi
[italianista, presidente onorario dell'IBC]

Gli effetti disastrosi della stagione dei terremoti che ha vessato la nostra pianura padana continuano a farsi sentire come una nota che vorremmo dimenticare, incamminati sulla strada di un lavoro quotidiano in rapporto strettissimo con il territorio e la sua geologia dissestata. Abbiamo creduto così opportuno riservare il dossier della rivista all'analisi problematica dei fenomeni sismici della nostra regione e di correlarlo alle immagini fotografiche dei luoghi colpiti, come si era già proposto in un numero passato: probabilmente negli occhi del lettore è ancora vivo il quadro drammatico di quanto si è perduto in una città come L'Aquila. Si riprendono, dunque, discorsi "geologici" e architettonici e si tenta di penetrare in una materia così misteriosa e così clamorosa come è appunto il terremoto, una vecchia conoscenza dei nostri luoghi tra campagna e Appennino.

Il rischio è però quello di una soluzione a segmenti, senza un disegno preciso, senza una logica profonda che da una conoscenza definita passi a un progetto. Non è soltanto una questione tecnica di provvedimenti solidi e assennati, dall'amministrazione si vuole un ragionamento preventivo, un quadro concettuale che garantisca una sicurezza sia pure relativa, che non intacchi la certezza della casa e dei suoi fondamenti. Occorre pensare il presente di un possibile sviluppo, ragionando adeguatamente sul futuro. Non un lavoro dopo ma un lavoro prima, un modo di pensare, di mettere ordine in anticipo, quando l'irrimediabile non è ancora accaduto.

Viene da ricordare che in tempi rovinosi, come quelli del primo Rinascimento, il genio politico di Machiavelli attribuiva all'uomo di governo la capacità di costruire, di preparare il nuovo. Bisogna ridestare, in fondo, il senso di quella costruzione, tanto più in tempi in cui le tempeste finanziarie sembrano riversarsi sui nostri luoghi indifesi. È una responsabilità che compete a tutti e che vuole un accordo regolato dalla ragione e dalla solidità dell'apparato cognitivo.

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