Rivista "IBC" XX, 2012, 1

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / inchieste e interviste, pubblicazioni, storie e personaggi

Il Museo Bodoni di Parma ha un nuovo presidente. Gli abbiamo rivolto alcune domande sulla sua storia professionale e sul futuro di questo straordinario patrimonio della memoria grafica.
Un mestiere di caratteri

Margherita Spinazzola
[IBC]

Il Museo Bodoni di Parma ha un nuovo presidente. Da qualche mese, infatti, la carica è ricoperta da Orazio Tarroni, a cui abbiamo rivolto qualche domanda all'indomani del suo insediamento presso il più antico museo della stampa in Italia, diretto da Andrea De Pasquale e nato negli anni Sessanta per custodire e valorizzare la suppellettile tipografico-fusoria e le memorie materiali lasciate da Giambattista Bodoni e dalla sua officina.


Ci racconti, per prima cosa, la storia professionale che l'ha condotta a occuparsi di stampa.

Ho cominciato col piombo e da cinquant'anni lavoro in tipografia, come compositore a mano alla Bodoni, sempre presso la stessa azienda nella quale entrai quando avevo 15 anni. A Parma si chiamava, e ancora si chiama, STEP, ossia Società tipografica editrice parmense, così come altre simili aziende impiantate a Modena, Bologna e Piacenza, cambiando l'ultima lettera dell'acronimo a seconda della città. Quella di Parma non ha mai interrotto l'attività, arrivando a lavorare clandestinamente durante la guerra. Negli anni che si sono susseguiti e nei vari ruoli che ho ricoperto, da direttore a 18 anni - un vero investimento su un giovane! - ad amministratore negli anni Ottanta, ho vissuto in prima persona tutte le trasformazioni e i passaggi che hanno segnato l'evoluzione del mestiere, attraverso l'offset e la gestione delle immagini, fino all'arrivo del digitale. Anche se la STEP è rimasta un'azienda di provincia, non c'è stata tecnologia che non abbia cavalcato: quello che i grandi facevano in grande, noi lo facevamo in piccolo. Le dimensioni dell'azienda, la produzione commerciale ed editoriale, i rapporti e le collaborazioni con imprese diverse, quali per esempio quella ultraventennale con Franco Maria Ricci, mi hanno portato a credere nei vantaggi dell'artigianalità.


Quale apporto pensa dunque che la sua attività professionale possa fornire alla presidenza del Museo?

Me lo chiedo anch'io: faccio un mestiere che continua quello di Bodoni, almeno in parte; ho sempre guardato al Museo, perché è l'origine del mio lavoro, e mi spiaceva vederlo un po' spento. Venendo dal mestiere, vorrei realizzare un ravvicinamento fra il Museo e tutto il lavoro che viaggia intorno alla tipologia delle sue collezioni. Quello della tipografia è il mondo che conosco meglio, tanto in Italia quanto all'estero, e posso ben dire che sono tante le intersezioni possibili al cui centro potrebbe trovarsi il Museo Bodoniano. Potrebbe rappresentare il legame tra accademia e professione, la scena dell'incontro tra studioso e professionista, sia esso tipografo, grafico o designer. Entrambi possono trarne beneficio e ispirazione, perché il Bodoniano non è fredda storia e Giambattista Bodoni non è consegnato al passato, se ancora dà il suo nome a un font sui nostri personal computer. È un nome conosciuto in giro per il mondo, un nome attuale, ancora vivo nella quotidianità.


Il Bodoniano sta a metà fra biblioteca e museo. Qual è la sua visione di sviluppo di una parte e dell'altra? Quale punto di unione può indicare?

La parte museale e la parte bibliografica devono andare di pari passo, perché in questa situazione non ci può essere l'una senza l'altra. Tuttavia, è impellente dare maggiore fruibilità attraverso un migliore accesso ai luoghi. Recuperando nuovi locali adeguati, così da mettere a regime le tre attività che io vedo come profondamente correlate: quelle museali, quelle di ricerca, quelle didattiche. Mi preme sottolineare la funzione didattica di un museo di questo tipo, perché posso ben dire che il mestiere di tipografo è continuo apprendimento. L'incremento delle iniziative si realizzerà se i luoghi migliorano e l'operazione va fatta con sollecitudine, perché penso che la curiosità sia tanta.


Parlare di didattica comporta parlare di giovani...

È ovvio e penso a che grande opportunità sia per i giovani l'incontro con le massime espressioni della stampa, della grafica, del carattere e del disegno. Venire al Bodoniano con i professori, o prenderne possesso personalmente, significa per loro cercare un nuovo indirizzo, perché qui non si viene per copiare, per rifare, ma per avere un punto di partenza dal quale incominciare a fare cose nuove. Insomma, per usare il Bodoni come un trampolino della fantasia grafica. L'evoluzione che rappresentò lo stile bodoniano più di 200 anni fa, e la sua qualità tuttora impareggiabile, devono continuare. Nel mondo del lavoro la differenza è fatta dalla fantasia e Bodoni racchiudeva in sé una serie di professioni che oggi sono divise tra tanti.


Come vede il rapporto fra il Museo Bodoni, la città e l'industria?

Il Museo dovrebbe coinvolgere non solo le istituzioni civili, ma anche le grandi e piccole aziende. Fra queste, distinguerei tra quante possono essere interessate a una sponsorizzazione e quante, invece, hanno un interesse specifico nell'argomento che sta al cuore del Bodoni. In entrambi i casi, il loro contributo è un aiuto per la cultura. Per esempio, se Barilla investe nel Teatro Regio, perché non dovrebbe essere interessato anche a noi? Non è che lo spaghetto si leghi di più alla lirica che non alla stampa! Bisogna trovare le giuste motivazioni, penso. Mi è capitato di portare in visita al Museo un artista dei caratteri ed era venuto qui a Parma perché un'azienda gli aveva commissionato alcune opere con caratteri a stampa: ecco un esempio che indica come il Museo Bodoni può aiutare e di conseguenza essere aiutato.


Il Museo Bodoniano e l'attività editoriale

Il Museo Bodoniano è diretto, così come pro tempore la Biblioteca Palatina, da Andrea De Pasquale. Sotto la sua direzione, si è assistito a un rinnovamento dell'attività editoriale del Museo, caratterizzata negli anni dal "Bollettino" e, sin dalla nascita, da una serie di pubblicazioni monografiche che ne hanno segnato la storia scientifica. Fra gli interventi di ringiovanimento, spicca quello della rivista; non tragga in inganno la parola "bollettino" della vecchia serie, che per le sue dimensioni poteva essere affettuosamente ribattezzata "bollettone". La proposta odierna si rinnova sin dal titolo, "Crisopoli", la civitas aurea usata anche da Bodoni come indicazione di luogo di stampa, creando quindi un legame con una suggestiva immagine di Parma cara al tipografo e ad altri prima di lui, pur mantenendo nel sottotitolo il nome "bollettino" voluto dal fondatore, il bibliofilo e saggista Angelo Ciavarella. Una serie di rubriche raccolgono ora in filoni omogenei i saggi pubblicati, non per niente ascrivibili a "Parmensia", "Bodoniana", "Palatina" e altre evocative sezioni. Proprio il primo saggio pubblicato nella nuova serie riporta i fasti delle celebrazioni del primo centenario della morte di Bodoni nel 1913, ideale lancio di quanto l'anno prossimo città e museo sapranno mettere in cantiere per il secondo centenario.

Scorrendo il catalogo delle pubblicazioni, molte delle quali tuttora disponibili, troviamo ancora tanto Ciavarella, ma anche, in tempi più recenti, Cristofori e De Rubeis sulle iniziali e, ovviamente, De Pasquale. Gli ultimi titoli, in particolare, escono all'interno della collana "Caratteri", allargando lo sguardo al mondo civile parmense ed europeo e fornendo così una solida base scientifica a quella sintesi tra museo, professioni, città e territorio che ritorna nelle parole di Orazio Tarroni. Ecco allora Giambattista Bodoni in relazione con gli ex collaboratori e poi feroci antagonisti Giacomo e Pancrazio Amoretti, punzonisti e tipografi del Parmense, una ricerca che rinverdisce la saggistica precedente ferma agli anni Novanta con lo studio di Corrado Mingardi e la lega a una mostra frutto di ampia collaborazione. Poi si sottolinea l'importanza di puntare su chi ha rilevato, e ancora rileverà, il testimone: studiando il lavoro in tipografia di Giambattista e di suoi lontani eredi come i Tallone, emergono prove di stampa, scarti tecnici importanti, un tempo, per la stessa concorrenza, successivamente per ricostruire il flusso operativo e creativo del mestiere tipografico. Da ultimo e fresco di stampa, il catalogo di una recente mostra che ha portato all'attenzione del pubblico i ritratti di Bodoni, con materiali pazientemente reperiti anche presso collezioni private, in preparazione del bicentenario della morte.

L'intero catalogo e altre informazioni sul Museo sono consultabili on line: www.museobodoni.beniculturali.it.

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