Rivista "IBC" XII, 2004, 3

Dossier: Carattere Europa

musei e beni culturali, biblioteche e archivi, dossier / inchieste e interviste

Quale futuro per i musei della stampa? Un convegno internazionale e una intervista

Margherita Spinazzola
[IBC]

Quale futuro per i musei della stampa? Questa è la domanda cui sono stati chiamati a rispondere i direttori dei principali musei della stampa in Europa, nel mese di febbraio di quest'anno, a coronamento delle celebrazioni per il Quarantesimo anniversario della fondazione del Museo Bodoni di Parma. Hanno discusso Leonardo Farinelli, padrone di casa, Francine De Nave, del Plantin-Moretus di Anversa, Eva Hanebutt-Benz, del Gutenberg di Magonza e Alan Marshall del Musée de l'Imprimerie di Lione, insieme con Francesco Sicilia, direttore generale dei beni librari del Ministero per i beni e le attività culturali, Rosaria Campioni, Soprintendente per i beni librari della Regione Emilia-Romagna, Alessandro Borri, Presidente del Museo Bodoniano.

L'espansione delle tecnologie applicate, digitali e telematiche, accompagnata da un analogo e inevitabile allargamento dei processi di integrazione e di cooperazione nel mondo culturale europeo ed extraeuropeo, fanno sì che nessuna biblioteca o museo possa evitare il confronto con il patrimonio internazionale, tanto più in una situazione come quella parmense, dove si celebra la figura di uno stampatore noto in tutto il mondo. Né, ha ricordato Rosaria Campioni collegandosi così a quanto espresso da Sicilia, l'importanza e il ruolo di Bodoni possono essere considerati una esperienza chiusa ma devono essere interpretati piuttosto come impresa di enorme e duraturo impatto. Il museo ha quindi il dovere di conservare l'enorme patrimonio da un lato e promuoverlo e valorizzarlo dall'altro, anche creando una rete di relazioni con altre esperienze e luoghi simili, proprio per la sua natura squisitamente europea.

I musei rappresentati sono ugualmente importanti ma intrinsecamente differenti. Francine De Nave ha tratteggiato la storia di un museo intrecciata con quelle della diffusione della stampa nelle Fiandre e del successo scientifico e personale di Christophe Plantin. Grazie a Plantin, alla metà del XVI secolo Anversa, insieme con Venezia e Parigi, era diventata una delle tre capitali della stampa e nel 1573 il tipografo aveva completato il suo capolavoro: con le sue cinque lingue e i suoi otto grandi volumi in folio, la Biblia Regia rimane la più importante bibbia poliglotta del secolo e il più grosso lavoro intrapreso da un singolo tipografo, la cui officina fioriva non solo come industria ma come centro di cultura umanista e ne portava la fama fino alle Americhe e all'Oriente. La ricchezza in senso lato dei Plantin estendeva la sua opulenza fino al XIX secolo nell'operato della famiglia Moretus. La casa-bottega, oggi di proprietà pubblica, conserva intatta la storia professionale e personale dei suoi abitanti, fra gli arredi di lusso, l'eccezionale collezione tipografica e la ricchissima biblioteca. La priorità del museo non può che stare nella garanzia di un accesso sempre migliore per il pubblico di oggi, tanto nel proseguire le tradizionali attività scientifiche di valorizzazione, promozione e conservazione, quanto attraverso le visite virtuali, i CD ROM interattivi per gli scolari e la presentazione immateriale di oggetti che non lasciano mai i depositi.

Il Museo Gutenberg, fondato all'inizio del secolo scorso, deve conciliare anime diverse: quella di museo del libro, quella di museo tecnico, quella di museo dedicato all'arte grafica, quella di museo etnologico per le implicazioni della scrittura e della stampa. Con un approccio "learn by doing" ("impara facendo", secondo la diffusa esperienza nordeuropea), il Gutenberg accoglie visitatori che si misurano con la composizione e la piccola tiratura; è inoltre archivio di quelle piccole pubblicazioni, etichettate come letteratura alternativa, che non raggiungono mai i depositi delle biblioteche e degli archivi maggiori e organizza una fiera annuale unica in Europa di questo tipo di editoria. Il Museo, che gode di una importante rete di collaborazioni nazionali ed estere ed è protagonista della nuova Associazione dei musei europei della stampa, fa quotidianamente i conti con risorse finanziarie e umane adeguate al quotidiano ma insufficienti per lo sviluppo. Anche al Gutenberg, come al Plantin-Moretus, i bambini in età scolare trovano attività specifiche di tale successo che i piccoli lettori rappresentano quasi un terzo dei visitatori.

Ancora più pressanti, nelle parole di Leonardo Farinelli, sembrano essere le difficoltà finanziarie e amministrative nelle quali si dibatte il Museo Bodoniano. L'istituto ha alternato nella sua quarantennale storia momenti di gloria e di difficoltà. Già negli anni Venti Giovanni Mardersteig pubblicava D'Annunzio con i caratteri bodoniani, prestati dalla Biblioteca Palatina; è interessante notare che oggi il figlio di Mardersteig offre al Museo una serie di caratteri fatti realizzare dal padre sui tipi originali per la propria azienda battezzata "Officina Bodoniana". Fu tuttavia il primo decennio di attività del Museo a testimoniare, fra il 1963 e i primi anni Settanta, il fermento culturale cittadino attorno al neonato istituto. Fra i progetti per il futuro si segnalano l'edizione nazionale del carteggio bodoniano, la ricognizione e la schedatura degli stampati bodoniani, la newsletter, il club degli amici del museo.

La volontà di modernizzazione del Musée de l'Imprimerie di Lione passa attraverso la consapevolezza che i musei della stampa devono tramutarsi da vetrine del passato in interpreti del presente della stampa alla luce della storia della tipografia. Alan Marshall ha indicato come il contenuto tradizionale di questa tipologia museale, ossia i libri, le stampe, i macchinari, deve far posto anche alla stampa periodica e a quella di informazione: lo sforzo concettuale della traduzione dal manoscritto alle prime stampe di un tempo equivale al design dell'informazione di oggi, il dizionario di allora corrisponde all'orario di una compagnia aerea oggi. I musei della stampa non devono neppure essere meri musei tecnologici ma avere ben presente anche l'aspetto cognitivo che spiega il cambiamento velocissimo della forma dei documenti ed essere pronti ad aiutare gli utenti a esprimere correttamente i loro bisogni informativi in questo settore in perpetua evoluzione, perché la comunicazione grafica incuriosisce ma pochi sanno analizzarla e usarla. Per offrire una immagine corretta della stampa dalle origini a oggi bisogna tenere presente la dematerializzazione dei processi che incomincia con la codifica delle informazioni richiesta dalla linotipia e continua con i byte; l'industria della stampa oggi è il risultato della fusione di stampa tradizionale, produzione d'ufficio, data processing e di questo percorso un museo deve necessariamente tenere conto.

Non sempre si ha la fortuna di vedere riuniti allo stesso tavolo i direttori di quattro fra i più importanti musei della stampa. A margine del confronto emerso nel corso della conferenza tra le rispettive politiche museali e le soggettive interpretazioni di un ruolo, i direttori si sono gentilmente prestati a una nostra intervista.

 

I musei della stampa si trovano fra museo, per tipologia, e biblioteca, per il contenuto fortemente legato al mondo librario. Quali sono i rapporti esistenti con i musei e le biblioteche?

Eva Hanebutt-Benz - Abbiamo una biblioteca del museo per lo studio e il prestito. I contatti con le altre biblioteche e i musei si limitano in pratica al prestito reciproco e allo scambio e si basano più sui rapporti personali e di amicizia che non su una rete consolidata. Vi è naturalmente uno scambio di esperienza. Dovendo poi prendere i libri a prestito per le nostre mostre, dobbiamo farci carico della loro corretta conservazione per il periodo espositivo e per lo studio. Direi che ci sentiamo più vicini ai musei di quanto non lo siamo alle biblioteche, con le quali intratteniamo rapporti più distanti.

Alan Marshall - La Francia rappresenta forse un caso particolare per l'esistenza della Direzione generale per il libro e la lettura. Tradizionalmente siamo più vicini al mondo delle biblioteche che non a quello dei musei, anche se speriamo di ottenere la qualifica di "Musée de France", il che ci avvicinerebbe al mondo dei musei. Per la tipologia di materiale che mettiamo in mostra, penso che sia importante mantenere uno stretto legame con i due mondi.

Francine De Nave - La nostra è una politica articolata che si sviluppa tanto nell'ambito dei musei della tipografia, quanto nelle biblioteche, negli archivi e nei musei della tecnica. Siamo tuttavia chiaramente un museo ed è con i musei che si sviluppano i nostri rapporti preferenziali.

Leonardo Farinelli - Il Museo Bodoniano è una sintesi espositiva di materiale a stampa e tecnico-fusorio. Possiede una sua biblioteca che, oltre a conservare la produzione bodoniana, si arricchisce in funzione di quanto di tipografico-fusorio e documento a stampa è esposto e raccoglie inoltre le pubblicazioni riguardanti il mondo della grafica, dell'editoria, ecc.

 

In che quadro amministrativo si muovono i vostri rispettivi musei? Come questo influisce sullo sviluppo e il mantenimento delle collezioni? Quali le risorse?

Eva Hanebutt-Benz - Dipendiamo da finanziamenti pubblici, dall'Ufficio per le scuole, i musei, le biblioteche e gli archivi del Comune di Magonza. In alcuni casi eccezionali, quali le mostre di grande importanza, possiamo chiedere fondi al Ministero del Palatinato.

Alan Marshall - Siamo un museo municipale, anche se godiamo occasionalmente di finanziamenti privati. La qualifica di "Musée de France", pur nel mantenimento del nostro stato giuridico municipale, ci darà senza dubbio accesso a nuove fonti non solo di finanziamento pubblico, ma anche di esperienza museale, particolarmente nel campo delle tecniche di conservazione.

Francine De Nave - Siamo un museo comunale ed è dal Comune che provengono le nostre risorse, ma godiamo anche dell'assistenza della Comunità Fiamminga, specie per i progetti ma anche per la gestione. Gli stipendi vengono pagati dal Comune, come pure i costi legati agli edifici, al riscaldamento ecc., ma per i progetti quali il restauro delle collezioni, la preparazione di audioguide, CD ROM e film, riceviamo l'aiuto finanziario del Ministero. Il Comune è in ogni caso proprietario delle collezioni sin dall'esordio del Museo, anche se l'edificio era in origine una proprietà del governo fiammingo; dal 1999 tutto è del Comune.

Leonardo Farinelli - Il Museo è un ente autonomo giuridicamente riconosciuto. Secondo statuto le risorse per le spese di gestione dovrebbero provenire dallo Stato, da enti pubblici, associazioni, privati cittadini e dalle rendite del patrimonio. In realtà, dall'entrata in vigore del vigente statuto (1999), lo Stato non ha elargito alcun finanziamento (per motivi burocratici), così come non lo hanno fatto gli altri enti pubblici: Regione, Provincia e Comune. Hanno invece contribuito, seppure senza regolare continuità, due fondazioni private locali, la Fondazione Monte di Parma e la Fondazione Cassa di Risparmio. Inoltre la Biblioteca Palatina sostiene le spese di pulizia ordinaria del Museo e gli assegna per alcuni giorni a settimana un suo dipendente per lo svolgimento di varie pratiche. Senza regolari e sicuri finanziamenti non è chiaramente possibile incrementare le collezioni, anzi, si riesce a fatica ad assicurare la normale vita del Museo stesso.

 

Qual è il vostro approccio alla scuola e alla didattica?

Eva Hanebutt-Benz - Accogliamo molti scolari con i loro insegnanti. Vengono da noi soprattutto grazie al passaparola e anche durante le vacanze scolastiche. Cerchiamo di far loro vedere come si fanno le cose, ad esempio le legature. Vorremmo una maggiore frequenza da parte degli studenti, ma questo dipende dal programma universitario; sfortunatamente ai bibliotecari non è più concesso di inserire il Museo nel loro programma di formazione e non siamo in grado di intervenire su questo.

Alan Marshall - Un vasto numero di scolari (circa 8.000 l'anno passato) prende parte all'attività didattica del Museo. Siamo inoltre coinvolti nell'organizzazione di corsi di formazione permanente offerti dall'ENSSIB (Ecole normale supérieure des sciences de l'information et des bibliothèques) e dall'Institut d'histoire du livre (del quale siamo fra i fondatori). Questi corsi sono rivolti a bibliotecari, docenti, ricercatori, designer, ecc.

Francine De Nave - Accogliamo molti scolari, organizziamo dei laboratori per i più piccoli durante l'estate e per richiamarli facciamo pubblicità, attraverso il nostro sito web e una rivista indirizzata espressamente alle scuole dalla Comunità Fiamminga. Vengono organizzati corsi tanto per le scuole superiori quanto per l'università, che si sposta da noi per tenere le proprie lezioni e vedere meglio il materiale. Inoltre la Scuola superiore "Plantin Genootschap", che ha sede presso il Museo, organizza dal 1951 corsi specialistici in materia di editoria e tipografia, mirati agli addetti al settore del libro.

Leonardo Farinelli - Di concerto con la Biblioteca Palatina il Museo svolge una intensa attività didattica su esplicita richiesta delle scuole. Vengono effettuate visite guidate e lezioni sulla storia del libro, della stampa, sulla produzione e la vita di Bodoni, rivolte a scuole di ogni ordine e grado, compresa l'Università. Non ci sono invece corsi specifici per studenti di storia del libro (che sovente visitano il Museo) o cooperazioni con corsi per bibliotecari.

 

Esiste la possibilità della affiliazione in una rete di musei del libro e della stampa o di case degli scrittori?

Eva Hanebutt-Benz - Questa rete esiste; l'anno passato abbiamo formato un gruppo chiamato "Associazione dei musei della stampa europei" e ci siamo di recente riuniti. Non possiamo darci una forma giuridica, ma siamo almeno attivi nell'informazione reciproca e uno dei nostri scopi è mantenere in vita le tecniche e le abilità che vanno scomparendo.

Alan Marshall - In Francia già esiste una Associazione delle case degli scrittori. Il Museo partecipa attivamente alla "Associazione dei musei della stampa europei" e confidiamo che riesca non solo a mettere in piedi un corso per mediatori di musei della stampa e tecnici della dimostrazione, ma che diventi anche un forum vivace ed efficace per lo scambio dell'informazione e il confronto delle pratiche museali nel nostro campo specifico.

Francine De Nave - Forse anche noi decideremo di fare parte della "Associazione dei musei della stampa europei" per il settore antico: Eva Hanebutt-Benz mi ha appena chiesto di partecipare all'iniziativa. Siamo inoltre membri speciali del Consortium of European Research Libraries e siamo stati nominati dall'UNESCO per i siti definiti "Patrimonio universale dell'Umanità".

Leonardo Farinelli - Ritengo che i musei della stampa e le case degli scrittori sia italiani che stranieri potrebbero unirsi in una federazione e insieme presentare progetti seri. Sarebbe auspicabile che tutto ciò avvenisse con il sostegno finanziario della Comunità europea.

 

I processi di digitalizzazione sono di grande importanza tanto per i musei quanto per le biblioteche: qual è la posizione dei vostri musei? Avete tutti dei siti web interessanti: come ne valutate il successo?

Eva Hanebutt-Benz - Noi cominciamo adesso e devo riconoscere di non avere sufficiente esperienza in materia. Abbiamo creato noi stessi il nostro sito web e facciamo del nostro meglio per mantenerlo aggiornato e gradevole per gli utenti (www.gutenberg.de/museum.htm).

Alan Marshall - Il nostro sito web è cresciuto stabilmente nel corso degli ultimi quattro anni e sarà presto integrato nel portale della Città di Lione. Di conseguenza avremo maggiori risorse a disposizione, compresa una nuova interfaccia che darà l'accesso a una biblioteca di immagini che stiamo creando. La prima campagna organizzata di digitalizzazione riguarderà la nostra raccolta di 2.600 marche tipografiche (secoli XV-XVIII). Il nostro sito web è stato bene accolto ed è usato con regolarità da una ampia gamma di specialisti e non, come pure da insegnanti che preparano così la visita delle loro classi al Museo. L'indirizzo è: www.bm-lyon.fr/musee/imprimerie.htm.

Francine De Nave - Abbiamo cominciato a lavorare in questo ambito negli anni Novanta, cominciando con la digitalizzazione degli oggetti: un'azienda esterna di esperti veniva pagata per eseguire il lavoro su nostra precisa indicazione. Abbiamo ora richiesto dei sussidi al Ministero della Comunità Fiamminga al fine di estendere il progetto ai nostri archivi (museum.antwerpen.be/plantin_moretus/).

Leonardo Farinelli - Anche il Museo Bodoniano si è dotato da circa un anno di un suo sito web, in realtà ancora in fase di ampliamento e perfezionamento. Siamo senz'altro favorevoli all'organizzazione di visite virtuali e ci attrezzeremo al più presto perché queste siano possibili.

 

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