Rivista "IBC" XIX, 2011, 3
biblioteche e archivi / convegni e seminari, didattica, mostre e rassegne
"Quante storie nella Storia. Settimana della didattica in archivio", svoltasi dal 2 all'8 maggio 2011, ha raggiunto quest'anno la decima edizione: un significativo traguardo per questa manifestazione, concepita come annuale appuntamento in cui dare ampia visibilità e diffusione alle esperienze già consolidate di didattica in archivio, e nel contempo diffondere la conoscenza degli istituti archivistici presso un'utenza non specialistica.1 La Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna - che da sempre, a diverso livello di azione, incentiva l'educazione al patrimonio culturale per favorire l'accesso ai beni che lo costituiscono da parte dei cittadini e delle giovani generazioni in particolare - promuove questa iniziativa dal 2003, a fianco della Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna e della sezione regionale dell'ANAI - Associazione nazionale archivistica italiana, con il supporto e la collaborazione del CEDOC - Centro di documentazione della Provincia di Modena, delle Province e degli archivi di Stato della regione.
Nonostante la consueta varietà e molteplicità di proposte e percorsi, è indubbio che la ricorrenza del 150° anniversario dell'Unità nazionale abbia suggerito a molti partecipanti di incentrare in questa edizione la propria attività sulla storia risorgimentale e postunitaria, sui monumenti a essa dedicati e sull'analisi di aspetti particolarmente importanti per la costruzione dell'Italia unita: dal tricolore all'unità amministrativa, dalla realizzazione di nodali vie di comunicazione alla toponomastica dei luoghi e ai personaggi protagonisti di questo periodo storico. Gli enti promotori, poi, considerando che i dieci anni trascorsi hanno segnato una profonda evoluzione di internet e del web, sia come strumenti di comunicazione che come ambienti di apprendimento, hanno dedicato al tema dell'utilizzo di queste tecnologie il seminario "Didattica e archivi sul Web", organizzato il 5 maggio 2011 in collaborazione con "Genus Bononiae. Musei nella città".
Agli interventi generali di Isabella Zanni Rosiello (Consiglio direttivo dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna), Antonio Brusa (Università di Bari), Stefano Vitali (Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna) e Luisa Finocchi (Fondazione Mondadori), hanno fatto seguito, nel corso del seminario, le relazioni di Anna Riva, Maria Grazia Bollini e Franca Baldelli sull'esperienza specifica dei rispettivi enti (Archivio di Stato di Piacenza, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna, Archivio storico comunale di Modena), relazioni introdotte da Maria Letizia Bongiovanni (ANAI Emilia-Romagna).
Dal confronto è emerso come, a fianco di alcuni progetti quali "Fondi nel web", la guida on line ai fondi archivistici e documentari dell'Archiginnasio, e "Manuale in rete", il manuale di storia interattivo realizzato a Modena, coesistono, e anzi rappresentano la stragrande maggioranza dei casi, le realtà in cui viene svolta attività didattica con risultati eccellenti ma in maniera del tutto tradizionale, mentre il web costituisce un ormai necessario strumento di comunicazione e talora diffusione dei materiali di lavoro o dei prodotti realizzati. D'altro canto occorre tenere conto sia delle persistenti difficoltà, da parte dei docenti e delle scuole, nell'utilizzare tali tecnologie in modo sistematico ed efficacemente integrato con gli altri strumenti didattici, sia la necessità, ritenuta tuttora fondamentale dagli archivisti, che i ragazzi abbiano un'esperienza diretta degli archivi e dei documenti originali laddove possibile.
Dall'edizione 2002 il numero degli enti partecipanti a "Quante storie nella Storia" si è decuplicato: a fianco degli archivi di Stato - che per primi, tra la fine degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta, in una fase ancora pionieristica in Italia, hanno aperto le loro porte a un pubblico non specialistico - oggi una larga fetta degli enti che in Emilia-Romagna organizzano attività didattica è rappresentata da archivi storici di ente locale, anche territorialmente molto piccoli.
Se da un lato l'introduzione, nell'insegnamento di storia, di temi e problemi connessi alla storia locale ha prodotto un conseguente interesse per gli archivi "vicini" (comunali, parrocchiali, aziendali, di associazioni, eccetera) e "vicinissimi" agli studenti (ovvero quelli scolastici) - per cui gli archivi sono stati chiamati ad affiancare alla tradizionale funzione conservativa l'attività di ricerca e didattica, con la predisposizione di materiali didattici per i docenti -, d'altro canto il fenomeno è stato favorito dal contesto normativo vigente in materia di promozione e valorizzazione dei beni culturali, in cui si inserisce la direttiva regionale n. 309 del 2003 che definisce gli standard e obiettivi di qualità per biblioteche, archivi storici e musei.2
Questa direttiva pone, tra gli obiettivi operativi raccomandati nell'erogazione del servizio al pubblico, le iniziative di valorizzazione del patrimonio archivistico, in particolare quelle rivolte alle scuole mediante attività didattiche e divulgative, predisposte in base alle caratteristiche dell'utenza e condotte da personale qualificato. E se è vero che le attività didattiche non sono realizzate necessariamente da enti con servizi archivistici strutturati, è indubbio però che tali attività, rientrando in una più ampia operazione di promozione e valorizzazione del patrimonio archivistico, rappresentano un tassello importante per una conservazione non passiva, e anche una forma di tutela, in quanto l'attivazione di itinerari didattici negli archivi induce solitamente gli enti a intervenire per adeguare sedi e servizi al pubblico.
Un altro aspetto critico riguarda la formazione del personale, indispensabile per offrire all'utenza un'offerta didattica qualificata: posto che nei percorsi di formazione (scuole di archivistica, paleografia e diplomatica, corsi universitari di laurea, master, eccetera) non sono di norma previsti insegnamenti specifici per la didattica in archivio, nella nostra regione alcune iniziative in tal senso sono state proposte dalle amministrazioni provinciali: ricordiamo, per esempio, i corsi di formazione per tutor d'archivio organizzati dal CEDOC della Provincia di Modena e i due appuntamenti formativi organizzati dalla Provincia di Piacenza in collaborazione con l'Archivio di Stato di Piacenza nel 2010 e 2011, proprio nell'ambito della "Settimana della didattica in archivio", inerenti l'attivazione di un laboratorio di storia e l'organizzazione di una mostra didattica a partire dai documenti degli archivi storici comunali.
Il successo in particolare delle esperienze piacentine, accolte con entusiasmo da numerosi bibliotecari che gestiscono la fruizione dell'archivio storico comunale, unitamente alle esigenze formative emerse a più riprese nel corso di questi dieci anni da parte degli operatori degli enti partecipanti a "Quante storie nella Storia", hanno indotto il comitato scientifico-organizzativo della manifestazione a mettere a punto "La didattica in archivio", una serie di cinque seminari, disseminati sul territorio dal 24 maggio al 9 giugno 2011 e volti a fornire elementi teorico-pratici per l'organizzazione, la gestione e la promozione di attività didattiche in archivio; la rassegna è stata realizzata grazie alla collaborazione con gli archivi di Stato di Bologna e Piacenza, la Provincia di Bologna e gli archivi storici comunali di Castrocaro Terme e Terra del Sole, Imola e Modena.
Agli iscritti (una trentina di archivisti e operatori di comuni e province) si è inteso trasmettere nozioni basilari per affrontare in maniera sistematica tutti gli aspetti che concorrono alla buona riuscita ed efficacia delle attività didattiche realizzate, ottimizzando tempo ed energie: con una certa frequenza, infatti, chi svolge tale attività lo fa giocoforza in modo residuale rispetto alle proprie mansioni, e con esigue risorse a disposizione. Il primo dei cinque seminari si è articolato in una giornata introduttiva, tenutasi presso l'Archivio di Stato di Bologna, durante la quale si è inteso riassumere innanzitutto le ragioni profonde che stanno alla base dell'organizzazione dell'attività didattica: chi sono i destinatari, quali gli obiettivi della didattica con le fonti documentarie, cosa significa per i ragazzi l'incontro con la realtà dell'archivio e come prosegue poi tale esperienza nella scuola.
Da un lato sono state confermate la necessità e l'attualità delle riflessioni critiche già suscitate da Isabella Zanni Rosiello in merito alla natura dell'attività didattica: essa rientra nella mission di un archivio, ne è una funzione essenziale, e quindi va inserita nella progettualità dell'istituto, che deve essere in grado comunque di continuare ad adempiere a tutti i suoi compiti istituzionali, oppure è una risposta occasionale a sollecitazioni contingenti provenienti dal mondo della scuola, o, ancora, un tentativo di attrarre e catturare nuovi utenti per darsi un significato?3 D'altro lato, aprendo con l'intervento di Mario Calidoni (esperto in pedagogia del patrimonio culturale) al più ampio contesto dell'educazione al patrimonio, si sono indagate nello scenario presente le difficoltà, ma anche le enormi potenzialità, del rapporto dialogico tra i diversi attori: istituzioni culturali, enti locali e istituzioni scolastiche in primis.
Attraverso gli interventi di Paola Mita e Franca Baldelli si sono poi affrontati gli aspetti dell'attivazione e della strutturazione dell'offerta didattica a partire dalle esperienze imolese e modenese, sottolineando l'importanza e la centralità del laboratorio di storia per sviluppare negli studenti uno spirito critico attraverso l'utilizzo delle fonti documentarie. Si è inoltre ritenuto importante introdurre un intervento relativo alla gestione dell'aula da parte del docente (lo ha tenuto Antonella Casella, responsabile della formazione della Provincia di Bologna) e uno anche sulla promozione, funzione fondamentale per la diffusione presso il pubblico più ampio di un'attività altrimenti confinata tra le mura di classi e archivi: Valeria Cicala, giornalista e caporedattrice della rivista "IBC", ha raccontato con entusiasmo il lavoro dell'ufficio stampa e tutto l'impegno che comporta mantenere vive le relazioni con i media sia a livello locale che nazionale, canali comunicativi ancora imprescindibili insieme a quelli consentiti dalla tecnologia web e ormai di uso comune, quali siti istituzionali, mailing list, newsletter.
Nei quattro laboratori successivi, articolati in livello base e livello avanzato, i partecipanti hanno infine potuto vedere concretamente applicati principi metodologici, strategie formative e contenuti informativi, calati nella realtà dei singoli archivi, le cui caratteristiche storiche, documentarie, logistiche e organizzative incidono profondamente sul tipo di attività didattica proposta. Sono stati volutamente individuati archivi che vantano una consolidata esperienza in questo settore, ma molto differenti per bacino di utenza e strutturazione del servizio. Gli archivisti degli archivi storici comunali di Imola (Simona Dall'Ara), Modena (Franca Baldelli), Castrocaro Terme e Terra del Sole (Paola Zambonelli) e dell'Archivio di Stato di Bologna (Diana Tura e Massimo Giansante) hanno illustrato, in loco, alcune tipologie di attività didattiche, da essi selezionate tra quelle che maggiormente caratterizzano la loro molteplice e variegata offerta (visite guidate e animate, percorsi tematici, laboratori di storia, laboratori sensoriali).4
Sono emerse anche problematiche comuni: dall'impossibilità di dedicarsi alla personalizzazione e progettazione di attività didattiche molto articolate (una difficoltà più volte lamentata da parte degli operatori), al rapporto con i docenti, il cui ruolo rimane indispensabile per la concertazione degli obiettivi didattici e la realizzazione del prodotto finale all'interno di un percorso di condivisione dell'attività didattica: sono stati sottolineati, per esempio, la crescente difficoltà a condurre le classi in archivio per mancanza di tempo e compresenze, il mutato contenuto dei programmi di storia, il diverso e meno coinvolto atteggiamento degli insegnanti più giovani nell'approccio all'esperienza laboratoriale.
I partecipanti hanno apprezzato in modo particolare il taglio prettamente pratico di questi seminari: ne hanno tratto spunti e stimoli per riflettere su come lavorare con i documenti d'archivio e su quali criteri utilizzare per selezionarli, esaminarli e interrogarli. È stata un'occasione preziosa per attivare nuove offerte didattiche, ma anche per ricavare conferme della validità e correttezza metodologica di quelle già realizzate, per creare rapporti utili a un proficuo confronto tra operatori di diversi istituti. Il favore con cui l'iniziativa è stata accolta fa ipotizzare una futura riproposizione. Appuntamento, dunque, a "Quante storie nella Storia" nel 2012.
Note
(1) I programmi delle edizioni 2003-2011 e i materiali relativi alle iniziative collegate sono on line: www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/menu/istituto/04attivita/07formaz/formdidat1/didabib/iniziative/quante/par1/Prog.htm.
(2) www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/menu/dx/11norm/ibc_normativa_riferimento/normativa_reg/Direttiva_Standard.pdf.
(3) I. Zanni Rosiello, Didattica degli archivi, didattica della storia, in L'archivista sul confine. Scritti di Isabella Zanni Rosiello, a cura di C. Binchi e T. Di Zio, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, 2000, pp. 189-200, e Id., Sul mestiere dell'archivista, Ibidem, pp. 371-388.
(4) Si veda il programma completo: www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/menu/istituto/04attivita/07formaz/formdidat1/didabib/iniziative/quante/par1/approfondimenti/DidaArk.htm.
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