Rivista "IBC" XIX, 2011, 3

musei e beni culturali / convegni e seminari, didattica, progetti e realizzazioni

Il progetto europeo "Aqueduct" e il concorso "Io amo i Beni Culturali", rivolto a scuole e musei dell'Emilia-Romagna, mirano a sviluppare le quattro competenze trasversali dell'apprendimento permanente.
Le chiavi della competenza

Mario Calidoni
[esperto di educazione al patrimonio culturale]
Patrizia Naldi
[Scuola primaria "Giosue Carducci", Bologna]
Elena Tonini
[Museo archeologico della Preistoria "Luigi Donini", San Lazzaro di Savena (Bologna)]

Gli alunni sono veramente coinvolti nella ricerca storica: raccontano la storia della loro scuola ai visitatori, la promuovono all'interno del progetto "Monumenti Aperti", che prevede l'apertura di luoghi del patrimonio solitamente chiusi, con un coinvolgimento massiccio del volontariato e delle comunità in cui quei luoghi si trovano. La loro scuola è un antico monastero con annessa chiesa, che dal 1896 è stato adibito a scuola e ancora oggi lì funziona la scuola primaria "Santa Caterina" di Cagliari.

"Ho camminato dove hanno camminato i miei antenati, lo devo raccontare ai compagni di altre classi e ai miei genitori". Sono le parole di un alunno che ha partecipato con la sua classe al progetto "Quando l'uomo era ancora bambino: viaggio alla scoperta delle nostre origini", realizzato dal partenariato costituito tra la Scuola primaria "Giosue Carducci" di Bologna e il Museo della Preistoria "Luigi Donini" di San Lazzaro di Savena [si veda, più avanti, la scheda descrittiva del progetto, ndr].

Sono, queste, due suggestioni riprese da progetti pilota italiani che partecipano ad "Aqueduct - Acquiring Key Competences through heritage education" (Acquisire le competenze chiave attraverso l'educazione al patrimonio culturale), un progetto europeo multilaterale "Comenius" coordinato dal Landcommanderij Alden Biesen (Belgio), che in Italia vede coinvolto l'IBC - Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna e che prevede proprio a Bologna, nell'ottobre 2011, la conferenza finale con la presentazione dei risultati (www.the-aqueduct.eu). Gli scopi del progetto sono sinteticamente espressi nelle dichiarazioni che seguono, a cui corrispondono attività in atto nei vari paesi partecipanti:

· introdurre nella formazione iniziale dei docenti competenze relative all'educazione al patrimonio, e al suo valore formativo, significa sollecitare innovazione progettuale e disciplinare nei curricoli;

· mettere sotto la lente di ingrandimento i progetti pilota di musei e scuole in partenariato, in varie realtà culturali europee, significa confrontare stili e decisioni formative in contesti diversi ma con obiettivi comuni;

· conoscere buone pratiche in materia e padroneggiare una "cassetta degli attrezzi" mirata alla progettazione e alla valutazione per competenze, con e per il patrimonio culturale, significa dare valore aggiunto alla professionalità del docente.1

Come si evince facilmente dalla denominazione del progetto, due sono i focus: il concetto di competenza, che oggi è al centro del dibattito pedagogico europeo, e l'idea di patrimonio culturale e naturale come contenuto di insegnamento, che a scuola si concretizza nella cosiddetta "educazione al patrimonio". Rinviando al sito web dell'IBC per l'illustrazione dettagliata del progetto,2 in questa sede si vuole sottolineare il valore aggiunto che i risultati potranno offrire al momento della loro interpretazione e disseminazione. Le azioni previste, infatti, partono dal presupposto che il patrimonio culturale - individuato da tempo dall'Unione Europea come risorsa per la formazione del cittadino e come elemento forte per creare senso di appartenenza e apertura a patrimoni diversi - può essere, nello stesso tempo, strumento per esercitare competenze e contenuto significativo dello studio, ben oltre le volatili conoscenze storico-artistiche, tipologiche o, peggio ancora, di esaltazione del "natio borgo".

"Patrimonio", come risulta dal lungo dibattito culturale apertosi nel nostro Paese e in Europa, è tutto ciò che acquista senso e valore per la persona e la società a partire dalle tracce lasciate da chi ha abitato il territorio in precedenza. Non è il nostalgico ritorno al passato, la tradizione intesa come blocco del pregresso che perde di interesse, esaltazione del monumento e nicchia di valore elitario. È il risultato di consuetudini, del lavoro, della vita della comunità, della religiosità e delle interazioni che gli abitanti stessi avevano e hanno con il territorio. Tutto questo si chiama "patrimonio culturale materiale e immateriale" e i suoi segni sono sparsi e non sempre evidenti. Il patrimonio, seguendo le riflessioni di Edgar Morin, è un grande "organizzatore concettuale" e la sua educazione svolge il compito di "insegnare a ricomporre i grandi oggetti della conoscenza in una prospettiva complessa, per superare la frammentazione delle discipline e integrarle in nuovi quadri d'insieme".3

Il patrimonio, per la sua complessità, a scuola non può prescindere da un approccio multidisciplinare che introduce nel curricolo un contenuto significativo: vissuto con i caratteri della "generatività" e dell'"emotività", il patrimonio sollecita infatti aperture e sviluppi che vanno ben oltre il localismo e rivela la sua forza di coinvolgimento quando lo si scopre "sull'uscio di casa" di tutti. Questo approccio dà inoltre senso alla tanto conclamata necessità di rapporto tra scuola e territorio. Se si pensa, per esempio, al museo, come ad altre istituzioni della memoria e del patrimonio diffuse sul territorio, e al loro partenariato con la scuola, si valorizza l'integrazione di una pluralità di luoghi di apprendimento in cui l'esperienza "seduta" della scuola si inserisce nell'esperienza laboratoriale e di meraviglia che siti, luoghi, oggetti sanno evocare. Le esperienze dei servizi educativi costituiscono per la scuola una risorsa tutta da scoprire e approfondire, anche con nuovi assetti organizzativi, oltre che di contenuti e temi.

E la competenza? La scuola, nella moderna società della conoscenza, non può limitarsi a puri compiti di alfabetizzazione, destinati a esaurirsi nel breve periodo di fronte al rapido cambiamento sociale e culturale; deve piuttosto proporsi lo sviluppo di persone "competenti". Nella società del cambiamento e dell'incertezza il tema dell'apprendimento si declina dunque nell'imparare a imparare per fronteggiare efficacemente richieste e compiti complessi, nell'essere competenti nel proprio settore lavorativo, ma pure come cittadini e individui. La nozione di competenza "include componenti cognitive, ma anche componenti motivazionali, etiche, sociali e relative ai comportamenti": essa "costituisce l'integrazione di tratti stabili, risultati di apprendimento (conoscenze e abilità) sistemi di valutazione e credenze, abitudini e altre caratteristiche psicologiche".4

"Aqueduct" si focalizza sulle quattro competenze trasversali per l'apprendimento lungo l'arco della vita, indicate dagli esperti della Commissione Europea nel rilancio del programma di lavoro 2010 per il potenziamento dei processi di istruzione e di formazione, indispensabili per tutti.5 Una di queste competenze trasversali, "Cultural awareness and expression" (consapevolezza culturale ed espressione), è quella più direttamente collegata al patrimonio e si esplicita in progetti che, partendo dalla motivazione, sviluppano la ricerca di senso e l'interpretazione di beni culturali e naturali, integrando la conoscenza con l'interpretazione, l'impegno sociale con la riflessione: i progetti pilota di "Aqueduct" ne sono un valido esempio, insieme alla buone pratiche.

Che cosa avranno imparato, a Cagliari, gli alunni che hanno illustrato la loro scuola ai visitatori di "Monumenti Aperti"? O quelli che a San Lazzaro di Savena hanno indirizzato i compagni più grandi alla visita di parchi archeologici della Preistoria? Pensiamo che siano diventati competenti nel riconoscere il senso antropologico, storico e relazionale dei luoghi e che, per questo, siano stati motivati alla salvaguardia e alla interpretazione. All'insegnante, progettare in modo orientato alla competenza avrà consentito di pensare a saperi e attività di scuola riconducibili a valori, conoscenze e comportamenti che esprimono, in modo attuale, la complessità e la dinamicità di una cultura del presente e del passato in continuo cambiamento, insieme alla nuova idea di patrimonio che si sviluppa in una società delle diversità culturali.

Se si digita la parola "aqueduct", il motore di ricerca Google dà inizialmente tre opzioni: un gioco, una band pop, il personaggio di un fumetto ecologista, riferimenti geografici di acquedotti. Pare che il termine non sia particolarmente evocativo, insomma, ma se lo si associa alla parola "patrimonio" le prime righe che compaiono riguardano l'acquedotto vanvitelliano di Caserta e l'acquedotto come patrimonio archeologico, che richiama alla mente gli acquedotti romani sparsi in Europa, in cui il sapere tecnico, sociale, territoriale ed estetico della civiltà romana si condensano. Evidentemente il titolo del progetto è metaforico: come l'acquedotto conduce l'acqua, così l'educazione al patrimonio è conduttore privilegiato per la consapevolezza culturale; un significato antico, letterale portatore di senso.

Sulla scia di questa consapevolezza, l'IBC si inserisce in "Aqueduct" non solo come partner che sviluppa progetti pilota e ricerca buone pratiche per l'Italia, ma anche con un'iniziativa regionale già collaudata e tuttavia in evoluzione. Si tratta del progetto "Io amo i Beni Culturali", che - in stretto rapporto con il Servizio istruzione dell'Assessorato scuola, formazione professionale, università e ricerca, lavoro e l'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna - propone un concorso per idee progettuali pensate, e successivamente realizzate, da scuole in partenariato con uno o più musei del territorio, in una sorta di triangolazione museo-scuola-territorio sui più diversi e originali volti del patrimonio culturale regionale.

Alla scadenza del 30 giugno 2011 i progetti presentati sono più di ottanta: quelli giudicati più innovativi e originali saranno supportati e seguiti nell'anno scolastico 2011-2012 e i docenti parteciperanno al seminario internazionale organizzato nell'ottobre 2011, a conclusione del progetto "Aqueduct" (anche in questo caso, per maggiori dettagli si rinvia al sito web dell'IBC).6 L'azione di supporto e monitoraggio dei progetti scelti è svolta altresì in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale e l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica - ANSAS ex IRRE, che focalizzerà la propria attenzione sulla documentazione dell'esperienza, secondo un itinerario di ricerca che ha recentemente affrontato, sempre in partenariato con l'IBC, il tema della cultura scientifica e tecnologica a partire da alcuni musei regionali.7

Sarà interessante e utile capire lo sguardo che gli alunni posano sul nostro patrimonio culturale e capire come possono essere aiutati a interpretarlo in modo creativo e al di fuori degli schemi dell'enciclopedia scolastica classica, da cittadini competenti.

[Mario Calidoni]



Quando l'uomo era ancora bambino: viaggio alla scoperta delle nostre origini


"Come si può definire la Preistoria?".

"Uno smisurato periodo di tempo di cui non restano documenti scritti".

G., 8 anni, partecipante al progetto.


Una scuola primaria e un museo archeologico. Un'insegnante dalla pluriennale esperienza e una giovane archeologa. Come riuscire a farli incontrare significativamente in un'esperienza comune di apprendimento? Questa è la sfida raccolta da un'insegnante della Scuola primaria "Giosue Carducci" di Bologna e da un'archeologa del Museo archeologico della Preistoria "Luigi Donini" di San Lazzaro di Savena (Bologna). Il coordinamento generale è stato svolto dall'IBC, ma i veri protagonisti sono stati i 24 bambini di 8 anni della classe pilota III A.

Fin dal titolo appare con chiarezza il tema che si è voluto utilizzare per lo sviluppo di questo progetto: la ricerca sulle origini dell'uomo e sulle prime fasi storico-culturali della nostra civiltà. Tale scelta e la metodologia impiegata hanno permesso agli alunni di migliorare, in primo luogo, le competenze chiave relative a consapevolezza ed espressione culturali e al concetto di "imparare a imparare"; allo stesso tempo anche competenze più generali, quali quelle civiche, sociali e interpersonali, hanno avuto un loro considerevole sviluppo, così come l'imprenditorialità e lo spirito di iniziativa.

Avvalendoci del ricco patrimonio archeologico del nostro territorio e tenendo ben presenti le esigenze e le capacità del gruppo di bambini coinvolti (con un'età media di 8 anni), è stato elaborato un percorso che promuovesse la conoscenza e l'uso di contesti storico-culturali di rilievo per un apprendimento attivo ed efficace. Un viaggio, appunto, un'esperienza temporale fermata dai bambini sulla carta attraverso la realizzazione di una piccola brochure che, non solo idealmente, consentirà alle classi future di poterlo replicare nel modo più opportuno.

Se il progetto ha come obiettivo generale lo sviluppo di competenze tramite l'utilizzo del patrimonio culturale, il percorso scelto come strumento specifico lega i programmi didattici proposti dalla scuola primaria con le opportunità di apprendimento offerte da una struttura museale. Il punto di partenza è stato un tema oggetto di studio da parte dei bambini coinvolti: l'origine e l'evoluzione dell'uomo. Tale argomento ha consentito di elaborare un percorso che toccasse alcune delle realtà archeologiche più significative del territorio regionale. L'itinerario è stato orientato allo sviluppo e al miglioramento negli alunni di alcune competenze chiave: la consapevolezza e l'espressione culturali e il concetto di "imparare a imparare"; allo stesso tempo competenze più generali, quali quelle civiche, sociali e interpersonali hanno avuto un loro considerevole sviluppo. Anche l'imprenditorialità e lo spirito di iniziativa sono stati potenziati, soprattutto attraverso le tappe conclusive dell'intero progetto.

La presentazione del progetto alla classe si è svolta a scuola, con un incontro dal titolo "Chi è davvero l'archeologo?". Con il supporto di immagini è stata indagata nelle sue varie sfaccettature la figura professionale di colui che li avrebbe guidati nel percorso sull'origine dell'uomo. Preceduta da un fondamentale e preliminare lavoro svolto in classe sui concetti di storia, passato, memoria e sull'importanza delle fonti storiche, tale incontro si è rivelato assai proficuo: il tema ha attivato l'interesse generale della classe che, con entusiasmo, ha preso parte vivacemente all'approfondimento con domande e osservazioni personali.

L'esperienza educativa è proseguita in contesti esterni all'ambito scolastico vero e proprio, anche se a esso complementari.

Prima tappa: Museo della Preistoria "Luigi Donini" (www.museodellapreistoria.it). Qui, in una prima giornata, i bambini sono stati coinvolti nella visita al percorso espositivo museale che li ha condotti, attraverso i reperti archeologici, a ripercorrere le principali tappe dell'origine e dell'evoluzione dell'uomo. I contenuti della visita, resi più tangibili e più piacevoli da numerose ricostruzioni a grandezza naturale e da un apparato espositivo scenografico, sono stati accompagnati da un coinvolgimento frequente e attivo dei bambini. La visibile emozione e la positiva impressione catturate nei loro sguardi, e nei loro commenti, sono state oggetto di rielaborazione in aula nei giorni successivi, una volta rientrati a scuola.

Una seconda visita al Museo ha fornito l'occasione per dare un'impronta maggiormente pratica al percorso. Si è così passati dalle sale del Museo all'aula didattica, dalla teoria alla pratica. La prima attività in cui sono stati coinvolti gli alunni richiedeva loro di calarsi nei panni di artisti di milioni di anni fa: artisti paleolitici. Una breve carrellata di immagini di grande suggestione ha fornito loro l'ispirazione per cimentarsi nella sperimentazione diretta di alcune tra le principali tecniche artistiche utilizzate dall'uomo nella Preistoria. La seconda attività è stata dedicata all'approfondimento di un ulteriore aspetto culturale: ogni bambino è stato dotato di una fedele riproduzione di un trapano a volano preistorico, per sperimentare una tecnologia del nostro più remoto passato realizzando un oggetto di ornamento personale. I tempi richiesti da tutte le attività sperimentate, piuttosto lunghi se confrontati con i ritmi dell'attuale vita quotidiana, hanno fornito uno spunto di riflessione interessante: la scansione temporale delle giornate, la componente manuale che le doveva occupare, la fatica e l'impegno richiesti. Indescrivibile la soddisfazione dei bambini nel vedere finito il prodotto realizzato con le proprie mani.


"Questo lavoro ha fatto nascere in me la passione per l'archeologia".

L., 8 anni, partecipante al progetto.


La seconda tappa di questo "viaggio nel tempo" ha avuto come suggestivo scenario il Parco archeologico e Museo all'aperto della Terramara di Montale, nel comune di Montale Rangone, in provincia di Modena. Qui sono state sapientemente ricostruite due abitazioni caratteristiche di questi villaggi dell'Età del Bronzo, alla cui visita e conoscenza è stata dedicata la prima parte della giornata. Il contesto e l'atmosfera così suggestivi hanno stimolato nei bambini una forte curiosità sul modo di vita di tale civiltà, curiosità manifestata con numerose domande e considerazioni.

Alla parte teorica è seguita l'attività pratica, uno dei momenti più appassionanti di tutto il percorso. I bambini sono stati attrezzati con gli strumenti di lavoro dell'archeologo - pennello, paletta, secchio, setaccio, tappetino per le ginocchia e persino caschetto di protezione - e si sono dati da fare: è iniziata così la simulazione di scavo archeologico, sfogliando il primo strato di terra alla ricerca di informazioni da leggere sul terreno. Grande effetto ha avuto sui bambini la dotazione del "kit dell'archeologo", che ha reso ancora più divertente la simulazione. Una volta asportato il primo strato di terreno, i bambini sono stati chiamati a osservare e interpretare le tracce portate in luce. Sfruttando i contenuti acquisiti nella prima parte della giornata, tutti quanti sono stati in grado di riconoscere i contesti individuati e di identificare gli oggetti o parte di essi nella maniera corretta, rielaborando in presa diretta l'esperienza appena svolta. A conclusione dell'attività, i bambini sono stati condotti in aula didattica, dove ciascuno ha esaminato la propria tipologia di reperto: la compilazione di una scheda ha consentito ai piccoli archeologi di comprendere quali fossero gli aspetti più importanti da rilevare, guidandoli e stimolandone la capacità di osservazione, anche dei dettagli.


"Ho provato la gioia dell'attesa per ogni nuova scoperta".

M., 8 anni, partecipante al progetto.

"Ho camminato dove hanno camminato i miei antenati".

A., 8 anni, partecipante al progetto.


Rientrati a scuola, è stata decisa la modalità con cui fissare nella memoria le informazioni tratte dalle visite effettuate, nel tentativo di renderle fruibili in futuro anche da altre classi. I bambini hanno proposto l'elaborazione di un piccolo dépliant che raccogliesse le tappe del percorso svolto e proponesse ai compagni più piccoli un modo divertente per studiare la storia. La brochure, nata dalle idee e dai contributi di tutti, è divenuta anche strumento per compiere una rielaborazione delle esperienze vissute e ha dato origine a un significativo momento di riflessione sui contributi, culturali ed emotivi, lasciati dal percorso. Come atto finale i bambini si sono cimentati nella trasmissione della propria esperienza, distribuendo ai compagni più piccoli delle altre classi il dépliant da loro realizzato.

Infine la classe ha deciso di organizzare una sorta di vendita dei vari manufatti creati durante tutte le esperienze: disegni, incisioni, monili. I genitori sono stati i destinatari di questa simpatica iniziativa, che ha permesso la raccolta di un piccolo budget, la cui modalità di investimento verrà decisa dai bambini stessi. Alla conclusione dell'anno scolastico, il percorso di indagine e studio ha trovato un momento gratificante e di piacevole sintesi nella comunicazione delle conoscenze ai genitori, in una performance teatrale corredata da filastrocche, immagini e filmati.

[Patrizia Naldi, Elena Tonini]


Note

(1) Il progetto "Aqueduct" prevede e monitorizza le seguenti azioni nei vari paesi attuatori: identificazione di linee guida; progettazione e realizzazione di corsi di formazione per insegnanti e operatori didattici; realizzazione di progetti pilota tra scuole e istituzioni culturali; azioni di diffusione e disseminazione (conferenze, pubblicazioni); realizzazione di un manuale europeo per le buone pratiche. Il partenariato è costituito da quattro università ed enti di formazione degli insegnanti di Belgio, Romania, Olanda, Polonia, Francia, Austria e Italia.

(2) www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/menu/dx/10progettieu/par2/musei/acque.htm.

(3) E. Morin, La testa ben fatta. Riforma dell'insegnamento e riforma del pensiero, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2000, pp. 5-6.

(4) OECD - Organisation for Economic Co-operation and Development, Definition and Selection of Competencies (DeSeCo): Theoretical and Conceptual Foundations. Strategy Paper, 2002.

(5) Le otto competenze chiave per l'apprendimento permanente della Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio (2006/962/CE), riprese nel programma di lavoro 2010, riguardano dimensioni trasversali dell'insegnamento e ambiti disciplinari specifici. Le competenze trasversali sono: Imparare a imparare, competenze sociali e civiche, senso di iniziativa e imprenditorialità, consapevolezza culturale ed espressione; le competenze relative ad ambiti disciplinari riguardano: comunicazione in madre lingua, comunicazione in lingue straniere, competenze matematiche e competenze di base in scienza e tecnologia, competenze informatiche.

(6) www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/eventi/concorso_ioamoibeniculturali.htm.

(7) Si veda il volume: Scienze e Tecnologie in Emilia-Romagna. Un nuovo approccio per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica nella Regione Emilia-Romagna, Napoli, Tecnodid, 2010 ("Fare sistema in Emilia-Romagna", 2); per leggerlo sul sito web dell'IBC: online.ibc.regione.emilia-romagna.it/h3/h3.exe/apubblicazioni/t?NRECORD=0000055334.

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