Rivista "IBC" XIX, 2011, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / immagini, mostre e rassegne, storie e personaggi
Dopo trent'anni di attività, un'attività che lo ha portato a diventare uno dei fotografi più apprezzati dell'Emilia-Romagna, Giorgio Giliberti è tornato in quel di Mirandola con un'antologica dal titolo evocativo, "Andata e Ritorno. 1980-2010" (www.gilibertifotografia.it). La mostra è stata allestita dal 22 gennaio al 6 marzo 2011 nel Castello dei Pico, uno dei più belli della provincia di Modena, restituito dopo importanti restauri alla comunità, divenuto perfetta cornice per incontri culturali.
La retrospettiva ha proposto un centinaio di immagini divise in più sezioni. La prima raccoglieva quelle provenienti dalle pubblicazioni realizzate da Giliberti con il patrocinio della Società Cooperativa Bilanciai, in alcune città estere e italiane. Il secondo gruppo di immagini - risultato di una felice collaborazione, ancora in atto, con l'Istituto regionale per i beni culturali - ritraeva le nove città capoluogo dell'Emilia-Romagna. La terza sezione, "Anime senza patria", ha proposto un lavoro inedito sul mare: studi ravvicinati delle forme dei tronchi e di pallide conchiglie. Erano esposte anche foto originali che presentavano una sintesi dalle prime pubblicazioni: Saggi di fotoreportage italiano, Mare d'inverno, Fare teatro, Lettori in festa. Racconti di una città che legge (già pubblicato anche sul n. 3-2009 di "IBC"), e un'inedita Festa de l'Unità, con immagini all'infrarosso realizzate nel periodo di collaborazione con il quotidiano "l'Unità".
Un primo sguardo alle immagini che compongono questo viaggio, lungo una vita, fa quasi dubitare che siano opera di un solo autore, per la quantità e la varietà di pubblicazioni e progetti realizzati. Quello di Giliberti è un approccio curioso e indagatore alla realtà dei luoghi che ha incontrato. La bassa modenese, le periferie urbane, le solitarie spiagge dell'alto Adriatico, gli antichi palazzi di Parigi: tutti si trasformano, da luoghi fisici, a luoghi della mente. Parallelamente alla storia fotografica dell'artista, si sviluppa il discorso sulla tecnica. Dalle fotografie in bianco e nero scattate con pellicola a raggi infrarossi - dove gli effetti cromatici sono ottenuti con interventi manuali studiati, incredibilmente meticolosi sulla carta - alla progressiva adozione del digitale, che permette effetti analoghi attraverso la solarizzazione di immagini in bianco e nero, con l'aggiunta di una tridimensionalità che affascina.
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