Rivista "IBC" XIX, 2011, 1

territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni

L'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna ha avviato uno studio approfondito dei nomi di luogo.
In cerca di toponimi

Francesco Benozzo
[collaboratore dell'IBC]
Andrea Pritoni
[collaboratore dell'IBC]

I toponimi rappresentano un elemento di straordinaria importanza del patrimonio culturale di una comunità. A differenza dei reperti archeologici, dei monumenti architettonici e delle altre creazioni "materiali", i nomi di luogo sono beni apparentemente "immateriali", che proprio per questa loro natura sono stati spesso studiati con strumenti inadeguati, poco attenti ai modi reali di trasmissione, alle intersezioni complesse tra percezione, insediamento, memoria. In quanto parole che sopravvivono unicamente nella memoria della gente, spesso attraversando i secoli, in molti casi i millenni, i toponimi non possono essere compresi solo come reperti linguistici ed eventualmente storici, ma devono essere analizzati come tracce preziose di tipo antropologico.

Forte di questa consapevolezza, e constatato che gli studi di toponomastica italiana privilegiano da sempre l'aspetto ricostruttivo ed etimologico (fondandosi pressoché esclusivamente sulla documentazione scritta della cartografia e dei repertori onomastici ufficiali), l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) ha ripreso un progetto conclusosi in una prima fase triennale nel 2007 e ha avviato uno studio approfondito dei nomi di luogo emiliano-romagnoli, ispirato ai principi delle scienze sociali e antropologiche più che a quelli delle scienze dell'antichità. Per far questo, la ricerca punta in primo luogo sulla ricerca sul campo (inchieste orali presso informatori di diversa generazione e di diversa fascia sociale), concentrandosi in particolare sui cosiddetti "microtoponimi", cioè quei nomi che i parlanti hanno utilizzato e utilizzano per nominare, descrivere, sezionare, ricreare e vivere il territorio di cui sono parte.

Il fine ultimo di questa seconda fase di indagini è per adesso l'esaustiva catalogazione e l'analisi dei toponimi delle province di Modena e Bologna. Anno dopo anno, come è tristemente ovvio, si perdono testimoni e testimonianze, e se è vero che la toponomastica, per sua intrinseca natura, è da sempre più conservativa rispetto ad altri ambiti linguistici, ciò non toglie che questa sua forza si palesa nei toponimi maggiori. La microtoponomastica è senza dubbio più labile, più esposta all'estinzione e maggiormente soggetta alle trasformazioni storiche e sociali. Dopo avere catalogato i toponimi delle due province e dopo avere offerto una prima descrizione relativa alla loro origine, in quest'anno di ricerca ci si propone di iniziare un "carotaggio" sul territorio. Le località scelte sono rappresentative delle tre diverse fasce territoriali che caratterizzano la nostra regione: la zona appenninica, quella pedemontana e quella di bassa pianura. Per la provincia di Modena si tratta, rispettivamente, dei comuni di Fiumalbo, Castelvetro e Carpi; per quella di Bologna: Baigno, Casalfiumanese e Castel Guelfo. Il lavoro sul territorio non esclude un ulteriore approfondimento dei toponimi già schedati.

Con questo progetto l'IBC intende anche avviare un dialogo con istituzioni all'avanguardia negli studi di onomastica, per esempio con l'Asociación Galega de Onomástica di Santiago de Compostela, che organizza convegni annuali incentrati specialmente sul confronto metodologico. La riflessione che il progetto emiliano-romagnolo vorrebbe avviare riguarda vari aspetti, che vanno dalle tecniche di inchiesta sul campo alle connessioni tra l'onomastica e le altre discipline (per esempio l'archeologia, l'antropologia o la geografia del paesaggio), senza dimenticare l'importanza dei nomi di luogo come fattore di identità comunitaria e come risorsa concreta per lo studio del cosiddetto multicomunitarismo.

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